I vini rossi di Campania Stories 2019

I vini rossi di Campania Stories 2019

di Antonio Tomacelli

Seconda parte degli assaggi di Campania Stories 2019 con tutti i rossi che mi sono piaciuti. Alcune considerazioni d’obbligo: sempre più mi convinco che il meglio dei rossi di Campania non cresce tra le colline di Taurasi, ma va cercato tra lo zolfo dei Campi Flegrei, sul Vesuvio e sulle zone meno battute dai turisti del vino. Troppe bottiglie di Aglianico ho dovuto rispedirle al mittente con la motivazione: imbevibile. Eppure i punti di riferimento ci sono e dimostrano che un altro vino è possibile e non sempre l’Aglianico sfigura il palato a colpi di tannino e alcol. Nel frattempo mi godo i Gragnano, i piedirosso e tutto quello che di buono la Campania può offrire.
Nota di servizio: non sono riuscito ad assaggiare tutti i campioni, come al solito scelgo un campione composto da un 70% di vini conosciutissimi e un 30% che invece no.

P.s.: per la seconda volta: dove sono i rosati?

Gabry, Viticoltori Lenza – Aglianico Rosato frizzante Igp Colli di Salerno 2018
Semplice, fresco, fruttato e pericolosamente beverino. Fossi il produttore gli allegherei un tagliere di salumi e formaggi. 84

Ottouve, Salvatore Martusciello – Gragnano della Penisola Sorrentina doc 2018
Fuori dai denti: se penso al vino campano penso a questa bomba di Gragnano tutto more e mirtilli, non a certi Taurasi da falegnameria così duri e difficili da bere. Sarò io che sono sbagliato ma il vino mi piace berlo. 88

Sciascì, Capolino Perlingieri – Igp Campania Sciascinoso 2015
Sa di cacao e amarena, è bevibile, lungo e ha un nome simpatico. Non fosse per quel pizzico di lucido di scarpe che si sente sarebbero molti più di 88

Montevetrano – Rosso Igp Colli di Salerno 2013
Spalle larghe e tanta potenza ma tannino e alcol picchiano duro. Forse da aspettare. 85 sulla fiducia

Pompeii, Bosco de’ Medici – Igp Pompeiano Rosso 2018
Mandorla e prugna, sontuoso, ricco e freschissimo, scorrevole. Ideale per le vostre cene nel triclinio o, almeno, così me o immagino il vino dei pompeiani. 89

Agnanum, Campi Flegrei Piedirosso Dop 2017
Se conoscete Raffaele Moccia solo come produttore di falanghine spaziali, vi state perdendo tanto. Il suo piedirosso sa di iris e frutta rossa, ha ritmo e bellezza, mandorle fresche e lunghezza. 90

Colle Rotondella, Astroni – Campi Flegrei Piedirosso Dop 2017
Naso  e bocca che sanno di tostature e Caffè Borghetti, poi da pocket coffee si trasforma in boero al liquore senza pesare sul palato. Pulito, dritto e senza tannini fastidiosi. Cioccolatoso. 90

La Sibilla, Campi Flegrei Piedirosso Dop 2017
Più semplice dei piedirosso precedenti ma altrettanto goloso e poi è elegante dinamico, spinge sulla freschezza e si fa bere volentieri. 87

Artus, Mustilli – Sannio Sant’Agata dei Goti dop Piedirosso 2017
Profuma di languido e dolce come una ciliegia matura e senza asprezze. In bocca è fine, setoso e morbido come taffettà. 86

Territorio de’ Matroni, Cantina Matrone – Vesuvio Lacryma Christi Rosso Dop 2016
Al naso dice poco ma compensa con la botta di vita del sorso che è pieno, adulto e sa di frutta e cose buone. 88

Marisa Cuomo, Costa d’Amalfi Furore Rosso Riserva Dop 2015
Toni scuri di cioccolato fondente, terra calda e amarena, la bocca è severa, verticale, di vaniglia e fiori rossi. Sicuramente meglio fra qualche anno, quando sarà più morbido. 89

Ragis, Le vigne di Raito – Costa d’Amalfi Furore Rosso Dop 2015
Si concede poco, è ancora molto contratto ma c’è tanta materia e frutto che fatica a uscire. Relax, baby, ché il più lo hai fatto. 87

Sabbie di Sopra il Bosco, Nanni Copè – Igt Terre del Volturno Rosso 2017
Sabbie di Sopra è buono fino all’arroganza. È scuro, materico, profondo, di more e cacao. In bocca ha una struttura michelangiolesca, da cupola rinascimentale. Vibrante. 92

R12, Nanni Copè – Igt Terre del Volturno Rosso 2012
Una tacca sotto il Sabbie, penalizzato dall’alcol asciugante. Ha solo bisogno di tempo ma c’è tanta dinamite pronta a esplodere. 89

Vigna Camarato, Villa Matilde – Falerno del Massico Dop Riserva rosso 2010
Aprono la parata i mirtilli e le more, segue sul carro, sua maestà fondente al 90 per cento, subito dietro le amarene, le prugne e i giocolieri. Sfilata lunghissima e piena di toni scuri, sanguigni e dolci. La metà basterebbe ma perché accontentarsi? 92

VentinoveMaggio, Nolurè – Igp Irpinia Aglianico 2017
Con quel filo di ossidazione un po’ così, quella mandorla e prugna a fil di bocca, le labbra che sanno di cioccolato e menta che si sciolgono e rinfrescano per tanto, tanto tempo…ci fosse un Miles Davis qualunque a suonarmi My funny Valentine sarebbe perfetto. 92

Vigna Quattro Confini, Benito Ferrara – Igp Irpinia Aglianico 2016
Forte l’humus che sale dal bicchiere, sangue, ferro e poi frutta matura languida e carnosa. Il tannino ha smesso di soffrire, l’alcol no, e graffia. 88

Costa Baiano, Villa Raiano – Irpinia Campi Taurasini Dop 2015
Fragola al naso e ciliegia rossa in bocca, il più primaverile dei vini presentati con quel piglio rinfrescante che risveglia gli ormoni. Da abbinare alla stagione degli amori. 90

Poliphemo, Luigi Tecce – Taurasi Riserva Dop 2014
Sangue e carne, cuore che pulsa e tumtum alle tempie. Dietro questo vino ci può essere solo quel dio dimenticato che chiamavamo Bacco, non certo l’umano Luigi Tecce. Pazzesco. 95

Puro Sangue, Luigi Tecce – Taurasi Riserva Dop 2014
Bosco e madre terra umida, sensuale e calda, ancora sangue e polvere di cacao, prugne dolci e alcolica marasca. Scalpita il purosangue e scalcia forte, ha muscoli, potenza ed eleganza, tanta vita davanti e 92 punti.

Taurasi Dop 2013, Contrade di Taurasi
Profuma di caffè bollente e nocciole tostate, sa di amarene e cioccolato. Somiglia molto alla mia vita, passata tra un pocket coffee e un moncherì. Sometimes un bacio. Perugina. 90

Piano di Montevergine, Feudi di San Gregorio – Taurasi Riserva Dop 2013
Un Feudi che mi piace e, credetemi, non capita spesso. Siamo mondi differenti che a volte incrociano le loro orbite e si scambiano saluti e baci. Questo Piano di Montevergine ha stoffa e classe, bocca gastronomica e voglia di farsi bere. 89

Nero Né Riserva, Il Cancelliere – Taurasi Riserva Dop 2011
Il lupo irpino si muove nel bicchiere con elegante lentezza, scuro e nero come una notte a Taurasi. È brutale, mannaro e ha tanto di tutto: frutto, alcol, cacao, menta, more e sottobosco. Nella notte di luna, nella luce di luna… 93

Kleos, Luigi Maffini – Aglianico Cilento Dop 2016
Vino verticale, austero come certi tabarri che girano nei paesi di montagna. Concede poco ma quel poco è prezioso piacere al palato. 89

Massaro, Viticoltori Lenza – Igp Colli di Salerno Aglianico 2015
Liquore al caffè e cioccolato al latte, in bocca è ancora nervoso ma si calmerà. Intanto ha frutta nera e viole. 88

Agriddi, Albamarina – Cilento Aglianico Dop 2014
Note eleganti di iris e floreale scuro di viola, è un po’ asciugato dall’alcol ma nel complesso bel vino. 86

Igp Paestum Aglianico 2011, Viticoltori De Conciliis
Tostato e tosto come un giro di jazz, tum tum e basso che spinge. Magico ritmo sulle note floreali del Cilento. 88

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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