I vini di Andrej Kristancic, meglio conosciuto come Nando

I vini di Andrej Kristancic, meglio conosciuto come Nando

di Antonello Buttara

Esistono alcuni personaggi nel mondo del vino la cui definizione di “Giovane promessa” oppure “Ne sentiremo parlare presto” ogni anno si ripetono e mentre passano le stagioni loro continuano a vendemmiare come hanno sempre fatto, è nel loro DNA magari perchè la famiglia aveva qualche ettaro di vigna e loro zitti zitti hanno imparato prima con gli occhi e poi ripetendo quei gesti per loro naturali stagione dopo stagione.

Anni fa organizzai a casa una serata bevereccia con bottiglie coperte ed un mio amico sommelier di Milano rimase letteralmente folgorato da una bottiglia di un giovane vignaiolo sloveno. Quando gli dissi che stava bevendo un vino di Nando, la risposta fu quella che forse la maggior parte di voi sta immaginando.

Andrej Kristancic è cresciuto in Slovenia al confine con il Collio goriziano, in una famiglia di vignaioli, dove il bisnonno Nando, la cui la cantina prende il nome, aveva piantato a Plesivo nel Brda (Collio sloveno) la prima vigna più di 100 anni fa e conferiva l’uva alla cooperativa di stato.

La zona è particolarmente vocata per la coltivazione della vite grazie alla barriera delle Alpi e l’influenza del mare Adriatico che generano un clima temperato, quasi mediterraneo. Il terreno è costituito da un’alternanza di strati di spessore variabili di marne (argille calcaree) ed arenarie (sabbie calcificate), che garantiscono ricchezza in minerali ed oligoelementi e condizioni di tessitura del suolo ottimali per le uve di qualità. Localmente, questo terreno viene chiamato Ponka.

Andrej coltiva le uve a bacca bianca tipiche della zona quali ribolla gialla, malvasia istriana, tocai friulano ed un po’ di sauvignon e chardonnay che non imbottiglia, mentre per quanto riguarda quelle rosse solamente merlot e cabernet sauvignon. La produzione è esigua e si aggira sulle 8.000 bottiglie, le rese sono basse circa 30 quintali per ettaro, in vigna solo trattamenti a base di rame e zolfo, la vendemmia è rigorosamente manuale ed in cantina le fermentazioni partono grazie ai lieviti indigeni.

Oramai sono un po’ di anni che seguo con interesse questo vignaiolo che concentra la sua produzione su due linee di vini. Le etichette blu sono quelle di ingresso, dalle vigne più giovani, il mosto macera sulle bucce per un breve periodo e poi rimane sei mesi sulle proprie fecce in acciaio. Tutti i vini hanno una loro personalità. Lo Jakot 2019 (tocai friulano) ha un naso caleidoscopico, perché ti travolge con gli aromi di frutta matura, salvia e fiori di acacia, sembra quasi un vino dolce finchè non si assaggia.

Un sorso importante, bilanciato da una spalla acida che fa salivare ed invoglia la beva. La Malvazija 2018 emana sentori di agrumi e camomilla, ha un sorso avvolgente ed un finale salato. La Rebula 2019 è delicata, ha un naso timido che esce fuori alla distanza con sentori di pesca noce e fiori appassiti, è snella e diretta senza fronzoli.

Le etichette nere invece sono frutto di lunghe macerazioni sulle bucce, provengono da una selezione di uve dalle vigne più vecchie, maturano in botti di rovere usato per circa 20 mesi ed escono sul mercato dopo tre anni dalla vendemmia.

Lo Jakot 2018 ha bisogno di ancora un po’ di tempo in bottiglia, una settimana di contatto con lo bucce donano complessità ad un liquido che ha talento, sbuffi iodati ed erbe aromatiche al naso accompagnano un sorso che ha grazia e chiude con la tipica nota ammandorlata.

La Rebula 2016 ha il colore del sole al tramonto, 40 giorni circa di macerazione e note di albicocca sciroppata, tè nero e richiami balsamici, un vino dalla forte componente sapida che richiama il mare.

La Malvazija 2016 rimane a contatto con le bucce per circa 60 giorni, ha profumi variegati di nocciole tostate, caramello e fichi d’india, il sorso è piacevolmente lungo con un tannino vivo e presente. Per la cronaca la vendemmia 2017 è stata abbastanza complicata da quelle parti ed Andrej ha prodotto solamente la linea blu stando attento a selezionare le uve migliori, ne sono venuti fuori dei vini più stratificati e complessi rispetto al solito con una Malvazija assolutamente sugli scudi.

Andrej è un personaggio timido e pacato, tutto il contrario dei suoi vini che riescono ad esprimere un’energia dirompente nel bicchiere e se si ha la pazienza di assaggiarli il giorno dopo l’apertura possono riservare delle sorprese perché alcune volte gli spigoli vengono smussati e il contatto con l’aria aiuta a percepire dei sentori che prima erano sopiti.

Adoro questi territori di frontiera dove si mescolano culture e lingue diverse, sono areali dove in un fazzoletto di terra convivono vignaioli virtuosi, non importa se ci si trova da una parte o l’altra del confine, il vino buono parla una lingua che è comprensibile a chiunque sappia ascoltare.

 

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Antonello Buttara

Romano di prima generazione, una laurea in tasca in Scienze della Comunicazione e mi ritrovo al Ministero della Difesa. Quando troppo tardi sono andato a vivere da solo acquisto una cantina che con qualcosa dovevo pure riempire. Presenza fissa in qualsiasi fiera dove si beve, divento l'incubo di alcuni enotecari della capitale e controvoglia mi diplomo Sommelier AIS per poi abbracciare la filosofia Porthosiana.

1 Commento

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BT

circa 3 anni fa - Link

bellissimo articolo. il commento finale é esattamente condivisibile ed é quello che penso di quasi ogni esperienza di conoscenza in cantina.

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