I vini che puzzano beviteli tu

di Alessandro Morichetti

Tornata da Vini di Vignaioli – fiera annuale a Fornovo di Taro – la nostra Giulia Graglia era entusiasta e il video lo dimostra. Vini mediamente molto buoni, possibilità di acquistare senza costi d’intermediazione (prezzo sorgente?) e un’atmosfera calorosa, in cui l’immagine è zero e la “sete” tutto. Gli fa eco Corrado Dottori (La Distesa): “Eravamo 20 produttori al bar, che volevano cambiare il mondo”. Ora sono molti di più: conversione dicono alcuni, convenienza punzecchiano altri. Contadinità, territorialità e digeribilità sono (o sembrano) 3 parole d’ordine per chi frequenta fiere simili.

Il mondo è bello perché vario. A sollevare non pochi dubbi è la commentatrice Patrizia, un’addetta ai lavori di tutt’altro avviso al ritorno da Fornovo: accanto ai “soliti” nomi affidabili, ancora troppi vini con difetti, venduti a prezzi alti e la sensazione che parte del pubblico presente continui a privilegiare il concetto “naturale” alla qualità del prodotto: “ho trovato un manipolo di persone anche volenterose, che hanno in mano un potere importante, ma che tecnicamente sono lontane anni luce dal saper dare ai propri vini dimensioni stabili, identità certe, qualità affidabile. E molte di queste hanno la presunzione di essere i salvatori del mondo“. Più o meno dello stesso avviso il lettore boccaimpastata: come giustifico con mia moglie che ho speso 25 euro per un vino che puzza di ridotto? Dire che “troppi produttori naturali soffrono di un egocentrismo patologico che autorizza il consumatore a pensare che più che la terra e i suoi prodotti essi vogliano mettere al centro se stessi” è un’affermazione che farebbe decadere automaticamente il mio abbonamento a Porthos ma pur non condividendolo ne capisco il senso.

Veniamo a noi. Qui nessuno scriverà mai “Elogio dei difetti”. Non siamo fetish e Il Magnifico Puzzone rappresenta l’esperienza limite di un principe che si presenta vestito da rospo reclamando attenzione. Vero è che talvolta il “costo” dell’autenticità è troppo alto e la meraviglia della perfezione stilistica talmente evidente che diventa impossibile prescindere da entrambe. L’unica sicurezza è che terminare una riflessione col mantra “freguntubo del naturale, il vino deve essere buono” è un’emerita banalità. “Buono”, “bello”, “vero” non son mica come la legge, uguale per tutti.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

53 Commenti

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Roberto Giuliani

circa 13 anni fa - Link

E' proprio tipico italiano avventarsi contro chiunque faccia un percorso fuori standard, lo vediamo in politica e lo possiamo vedere nel vino. Il fatto che ci siano opportunisti, e vini che puzzano (sulle cosiddette puzze ci sarebbe molto da discutere, vorrei sapere quanti sono così esperti da saper distinguere il "ridotto", che fra l'altro avviene in qualsiasi vino sia stato chiuso in bottiglia da poco o sballottato da un viaggio, e odori derivati dal tipo di vinificazione senza le successive bombardate di solforosa che bloccano tutto, persino gli enologi non sempre riconoscono un certo odore "anomalo"), non mi sembra affatto strano, avviene ogni giorno ovunque ci sia odore di possibili sviluppi economici. Ci siamo sorbiti bibitoni allucinanti per anni, alcuni pagandoli fior di quattrini, fatti da enologi che applicavano la loro formuletta in barba a qualsiasi ricerca e interesse per il terroir (e la sua salute), e oggi facciamo i risentiti se in questo mondo del naturale, ancora tutto in evoluzione, ci sono cose che ancora non vanno. E' del tutto normale, vorrei vedere che fossero tutti bravi e facessero vini perfetti in così pochi anni! Per fare un vino con metodi naturali ci vogliono anni di ricerche, a oggi non è facile trovare un modo per stabilizzarli in modo che un viaggio non ne alteri le caratteristiche. A queste manifestazioni la maggior parte dei vini arrivano sofferenti (spesso anche quelli "tradizionali"), quindi non è il luogo giusto per trarre conclusioni. Quello che è invece importante è l'approccio diverso, il rapporto diretto con chi il vino lo fa con le proprie mani e non per delega. Il confronto fra gli stessi vignaioli è molto più aperto rispetto a ciò che avveniva in passato (un tempo pochissimi assaggiavano i vini degli altri, e se lo facevano, alla fine dicevano che il loro vino era sempre più buono). Insomma, cerchiamo anche di vedere i lati positivi di chi fa certe scelte, altrimenti corriamo il rischio di banalizzare e uniformare tutto.

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Per contro rovescio il problema: ne ho piene le scatole di vini fortemente instabili giustificati con "Eh! ma se è ancora troppo ridotto!!!", spunti acetici eccessivi definiti "volatile di carattere". Proprio perchè tengo al vino ONESTO (quello che sa trasmttere identità territoriale, varietale, e umana-del produttore) vedo che i paladini di questo concetto aumentano a vista d'occhio. Okkio ai furbetti, che rischiano di comprometere le illustri intenzioni di chi, certe scelte, le ha compiute lontano dai riflettori per vera e profonda convinzione personale.

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Antonio Ciccarelli

circa 13 anni fa - Link

Bravo Francesco, non basta essere "naturale" o bio qualcosa per essere automaticamente buono. In questa querelle si sta perdendo di vista quello che un appassionato cerca in un vino prima di tutto, piacevolezza. Se poi qualcuno si emoziona con un vino torbido, ossidato o con una volatile oltre l'accettabile liberissimo di farlo, ma non demonizzi tutti gli altri come usano fare gli "adepti". Non ultimo tale Hans Barth che ad un mio post spiritoso su Stefano Amerighi mi consiglia di lasciare i blog ed iniziare un viaggio nel mondo del vino!!! Già iniziato circa 15 anni fa, assaggio in media 2/3000 vini all'anno per lavoro, convenzionali, naturali, biodinamici, biologici sempre senza pregiudizi solo cercando piacevolezza ed emozioni.

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

Ma si possono avere esempi di vini che puzzano? Almeno ci si confronta su qualcosa di oggettivo.

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Roberto Giuliani

circa 13 anni fa - Link

appunto, io tutti questi vini che puzzano da far schifo non li ho ancora trovati, se non qualche anno fa quando l'ambaradam è cominciato. Ho la sensazione che il naso e il gusto di molti non sia ancora preparato alla differenza di approccio. Chi garantisce che tutti gli odori incomprensibili siano automaticamente difetti del vino? C'è qualche tecnico che ha stilato una precisa connotazione? O si va a sensazione? Ricordo perfettamente che le prime volte che ho assaggiato i vini di Gravner e Radikon ero quantomeno turbato, non dalle puzze, ma da vini che raccontavano storie a cui non ero abituato e per le quali non avevo un bagaglio di esperienze tale da poterli comprendere e apprezzare pienamente. Oggi, dopo quasi dieci anni di assaggi, non solo di vini finiti, posso dire di avere molti più punti di riferimento e la convinzione che i vini "sporchi" siano fortemente diminuiti. Se poi si vuole parlare dei furbetti mi va benissimo, ma non per generalizzare una categoria che ha comunque notevoli pregi, non ultimo quello di rispettare di più l'ambiente e il destinatario finale.

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

Concordo con roberto, anch'io di vini terribili non ne ho ancora incontrati. Per dire, di Pepe (emidio) si dice che spesso puzzano, beh io ne ho bevute decine di bottiglie di varie annate e mi è capitato solo una volta un banale sentore di tappo. Certo passare dal bianchetto standar a podvesric o gravner è chiaro che sconvolge e bisogna arrivarci un po' preparati anche se, per dire, mia moglie ha abbracciato questi vini senza battere ciglio.

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Francesco Amodeo

circa 13 anni fa - Link

Copio incollo un mio commento su un altro post comparso su questo blog, dal momento che lo spunto della discussione è la stessa: Per me bisogna anzitutto chiarire alcuni punti. Di che cosa si sta parlando? Di vini veri? Di vini Biologici? Di vini Biodinamici? Di vini “tradizionali”? Perché sono tutte cose diverse che non implicano necessariamente il fenomeno della riduzione. Un Barolo di Rinaldi è un vino “vero”? E quante volte vi è capitato di sentire forti riduzioni e volatile alle stelle? Oppure, parliamo di Roagna? O magari delle giovani riserve di Biondi Santi? Il fenomeno della riduzione non è sintomo di un vino fatto male, piuttosto è un fattore direttamente collegato ad una certa tipologia di vini, una stretta cerchia, che li caratterizza. La riduzione è sempre risolvibile con una più o meno lunga ossigenazione, mentre il difetto no. La riduzione NON è piacevole, ma la si accetta di buon grado se il vino in questione è in grado di liberarsene e di elevarsi al cielo successivamente. Diversamente, esistono molti vini che sono subito puliti e pronti ma viaggiano sempre a mezzo metro d’altezza

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Se qualcuno di noi osasse bere un vino come quello che circolava per le case patrizie di Roma duemila anni fa passerebbe subito alla coca cola. Lo sapete con cosa l'aromatizzavano, no? Eppure e' proprio grazie a quel vino che la coltura della vite si e' diffusa in tutto il mondo ed oggi beviamo qualcosa di veramente buono. A una cantina chiedo il rispetto delle norme d'igiene e dei divieti all'uso di sostanze illecite. Per il resto, pero', mi incuriosisce tutto e non precludo assolutamente nulla. Ovvio che poi vado avanti a bere solo cio' che mi piace e butto invece nel lavandino cio' che fa schifo, ma il piacere della scoperta e' qualcosa che e' ancora possibile nel mondo del vino italiano. Ci sono ottocentomila produttori di vino, gran parte a livello famigliare, ben trentamila cantine che imbottigliano piu' di cinque etichette diverse, hai voglia ad assaggiare tutto...

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Davide Bonucci

circa 13 anni fa - Link

Tovo il ragionamento di Roberto sensato ed equilibrato. Sparare a zero su una intera categoria di vini non sarebbe corretto, ma se non si fanno i nomi quello è il rischo. Insomma chi è che fa vini che puzzano pesantemente di fradicio appena aperti, poi ancora dopo ore o magari un giorno intero di areazione? E questo invariabilmente per ogni bottiglia di qualunque annata e con qualunque grado di affinamento in bottiglia, conservazione e tipo di trasporto? Se è così, fuori i nomi, è bene che quei produttori la piantino di produrre con quei metodi... Se invece il tutto significa solo una scarsa pazienza in chi beve o la necessità di avere descrittori assolutamente puliti in ogni frangente, dalla stappatura in poi... beh, allora stiamo ragionando di filosofia e non più di vino reale.

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Andrea F.

circa 13 anni fa - Link

Buongiorno, sabato scorso sono stato a Fornovo. Non sono certamente un'esperto ma solo un semplice appassionato, tuttavia una puzza è una puzza, sentirla da un vino naturale non la rende più piacevole; una produttrice ha ammesso l'odore di ridotto senza alcun problema (tra l'altro il difetto riguardava solo il suo vino base, mentre i Brunello erano veramente buoni..), altri invece o negavano totalmente l'evidenza oppure sostenevano trattarsi del profumo del vino. Dopo essere stato alla Sorgente del vino live e a Cerea ho notato un passo indietro nella qualità media dei vini, i prezzi rimangono costantemente alti e alcuni produttori credono veramente di essere i salvatori del mondo, mostrando una certa arroganza di fronte a semplici osservazioni; inoltre ho avuto difficoltà digestive (non sono il degustatore modello, qualcosa andava giù...). Quello dei prezzi è un problema reale anche se in parte giustificabile, il lavoro in vigna è tanto e la produzione per alcuni non è alta; tuttavia ho la sensazione che qualcuno approffitti del fascino del "naturale" che oggi va tanto di moda, ero partito da casa con l'idea di fare provviste e sono tornato con 4 bottiglie. Occorre anche migliorare la scelta delle locations, ad Agazzano si bevevano vini ghiacciati e a Fornovo mancava lo spazio per camminare. Rimango comunque convinto che questa sia la via da seguire, la salute non deve essere un discorso di nicchia e ci sono parecchi vini molti buoni ancora poco conosciuti.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Faccio un copia incolla del tuo commento, Andrea, e lo sottoscrivo in pieno. Da sempre sono e lo sarò sempre un sostenitore ed un bevitore di vini "naturali", ma la verità odierna è quella descritta da Andrea. Va bene la convivialità ( che comunque è sicuramente inferiore a quella dei primi Fornovo, dove l'aria che si respirava era unica) ma non si possono continuare ad organizzare eventi alla Rocca di Agazzano in marzo senza riscaldamento o a Fornovo dove, quando entro nei servizi igienici (?), ringrazio il Padre Eterno di non essere donna. Stesso discorso per i prezzi: come Andrea, sino all'anno scorso a Fornovo facevo la provvista per l'inverno, quest'anno ad Agazzano sembrava che ci fosse, per bianchi, il prezzo fisso di 15 euro salvo poi scoprire che alcuni di questi vini venivano venduti sul mercato inglese a 13. Non prezzo sorgente ma prezzo per sprovveduti. E questo non è corretto. Infine la supponenza di alcuni produttori (pochissimi, intendiamoci) si è fatta, a mio parere, davvero eccessiva.

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Davide Bonucci

circa 13 anni fa - Link

qualcuno... alcuni... altri... Insomma, chi? Nomi, per favore... Facciamo servizio e confrontiamoci sulle bevute reali e nel tempo, non con un paio di bottiglie stappate a Fornovo. Se poi i produttori sono antipatici o poco obbiettivi... vabbè, ad un certo punto chissene', valutiamo il lavoro nel suo complesso. Abbiamo uno dei più grandi (Soldera) che è anche uno dei più altezzosi e "antipatici" (senza dimenticare che nei suoi vini il ridotto c'è, ogni tanto, anche se lui nega, appunto...). I vini è giusto che dividano, così come i produttori e i loro comportamenti. Ma almeno cerchiamo di capire CHI, con nome e cognome...

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Francesco Amodeo

circa 13 anni fa - Link

Ma infatti Davide, qui mi sembra si parli (anche) per pregiudizi. Io ho assaggiato questi vini: Barbera d'Asti 2005 Tavjin Lambrusco 2009 Crociza Cappellano Barbera 2005, Barolo 2003/2004/2005 Cascine Ulivi Terre Bianche 2006/ Terre Rosso 2006 Trinchero Barbera Vigna del Noce 2002 Trinchero Barbera Vigna del Noce 1999 Trinchero Bianco Tenuta Grillo Barbera 2004 Tenuta Grillo Freisa 2003 Roagna Rocche e Pira 2004 Roagna Pajè 2004 Roagna Asili 2005 Roagna Montefico 2005 Roagna Chrichet Pajè 2001 Bressan Pignolo 1999 Bressan Verduzzo 2006 Borc Dordon Bianco 2007 Borc Dordon Refosco 2007 I Clivi Merlot 2003 I Clivi Tocai/Verduzzo 2009 La Porta di Vertine 2006 La Porta di Vertine 2007 La Porta di Vertine R.2006 La Porta di Vertine R. 2007 La Stoppa Barbera 2002 La Stoppa Barbera 2005 La Stoppa La Macchiona 2005 La Stoppa L'Ageno 2005 La Stoppa Vigna del Volta 2007 Denavolo Bianco 2009 Denavolo Bianco 2006 Bera Barbera/Dolcetto/Cortese 2006 Boulard (Murgieres, Grand Cru, Rachais 2005, Petraea 1997) Marco Sara Picolit 2007 Marco Sara Muffato 2007 De Bartoli Miccia 2005 De Bartoli Samperi 1990 De Bartoli Marsala 1986 A parte Boulard, che non mi ha convinto ma per motivi legati alla bontà del vino più che ai difetti che ho riscontrato, e forse la Macchiona de La Stoppa e il bianco di Borc Dordon (forti, troppo forti sentori da lunga macerazione) non ho travato alcun vino difettato, sporco e fastidioso. Anzi, tutti vini ben fatti, alcuni sufficienti altri eccezionali, altri ancora insufficienti (ma per motivi diversi dalla puzza da vino "vero"). Io veramente non capisco di cosa si stia parlando...

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Davide Bonucci

circa 13 anni fa - Link

Oh, finalmente una lista di vini bevuti su cui ragionare... grazie Francesco! :) A parte Cappellano e Roagna che tenderei a considerare grandi, addirittura a prescindere... ;) Sono curioso di avere un tuo parere sui vini di Porta di Vertine, azienda sulla quale sono sorte polemiche infuocate, dicerie e preconcetti, sia online che offline...

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Francesco Amodeo

circa 13 anni fa - Link

Sulla Porta di Vertine, bisogna distinguere le annate: con la 2006, prima annata di produzione, effettivamente il vino si è presentato più cupo al profumo e più scomposto in bocca. Con l'annata 2007 le cose migliorano parecchio, profumi puliti e nitidi e dolcezza di frutto rosso in bocca ben distesa. Non ho sentito però puzze, difetti evidenti, riduzioni. Ho sentito un vino alla sua prima annate, che come credo sia normale, si presentava un pò goffo e impacciato. Ma con la Riserva 2007 sono su un altro pianeta, secondo me.

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Francesco

circa 13 anni fa - Link

mah, io allora ho bevuto proprio un altro vino. tra l'altro è un vino premiato anche da slow food del quale mi sfugge proprio il senso, e per favore non dite che è gambelliano eh!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Se la mia amata moglie, taglia II di seno, di punto in bianco mi si presenta con un davanzale di V misura, non solo mi pigla un colpo, ma non é poi detto che mi piaccia, mentre magari il mio vicino adolescente bavoso improvvisamente si illumina. E ancora, se la bambina dolce con i codini che fino a ieri mi chiamava "papino" oggi ha i capelli incolti, un po' troppi peli superflui e parla di me come "quello str.." non mi fa poi così piacere, anche se so che in fondo mi vuole bene ed é una bella persona. Che c'entra con questo post, non molto lo ammetto, ma almeno avete cominciato a leggere. Nil turbolento ultimo ventennio ne sono successe di cose nel panorama italano (l'ho già scritto mille volte, ma una in più non guasta). Chi era abituato alla propria bella taglia II, soprattutto in Toscana, si é trovato ad avere a che fare con vini V misura. Le conseguenze nel bene e nel male sono sotto i nostri occhi. Nel frattempo l'adolescente bavoso é cresciuto ha capito che si poteva far bene senza spremere la natura come un limone, non gli piacciono più tanto le pocce siliconate e si é messo al lavoro, al momento combatte fra il desiderio di un vino bello, semplice e naturale come una puella acqua e sapone dalla pelle perfetta, e la realtà di una creatura a volte ostica, mai contenta, a anche un poco olezzante, ma piena di vita, del tipo "si farà". Noi, la gran parte, siamo un poco frastornati e divisi fra la noia di un rapporto ormai noioso, inquadrato su binari sicuri e ripetitivo, niente rischi, niente brividi, però moglie e amici ci dicono "bravo, hai scelto bene, ne capisci proprio" e la voglia di metterci in gioco (Moccia, pure qui!). Ci sono queste sirene tentatrici che ci invitano a tuffarci e così lo facciamo, a volte si batte una craniata, altre si nuota che é una bellezza. Sono contenta che ci siano tanti produttori decisi a continuare sulla via del vino "senza troppe puttanate" (non lo posso chiamare "naturale", l'evoluzione e la trasformazione sono comunque guidate dall'uomo). E' vero anche che a volte i loro prodotti sono troppo costosi, perché cercano di ammortizzare i costi forse troppo rapidamente, ma l'agricoltura non é l'industria e ci vuole pazienza prima di rifarsi economicamente. Sicuramente alcuni tentativi possono avere la fragranza del calzino di mio figlio dimenticato da una settimana dietro la lavatrice, mentre invece vengono presentati con una certa presunzione ed arroganza. La novità é sempre spiazzante e nessuno nasce "imparato". Poi tocca anche a noi, consumatori e acquirenti, sforzarci un po' nel cercare di capire ed apprezzare. Se passiamo tempo a leggere Intravino la curiosità c'é senz'altro. Adesso però ho sete, quasi quasi mi stappo proprio quel vino là, prodotto ante-silicone e ante-biorivoluzione, quando Mario Crosta andava ancora alle elementari (un bacio Mario, tutto speciale per te).

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Nelle Nuvole: certi vini mi fanno venire in mente Marilyn Monroe e la sua geniale battuta "vorrei essere all'altezza del mio culo".

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Io invece vorrei che fosse il mio culo ad essere all'altezza...

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Con un buon Lambrusco Salamino di Santacroce chissa'...

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MICHELE

circa 13 anni fa - Link

Personalmente, dopo la mia esperienza di Fornovo, posso dire che per quanto rigurarda la qualita' media dei prodotti, lo standard qualitativo generale si attesta su livelli medio-alti. Un merito particolare va, secondo me, ai vignaioli Francesi perchè, nel complesso, hanno presentato prodotti di alta qualita' con parecchie punte di eccellenza. Per quanto riguarda gli Italiani invece, devo dire che, a parte i soliti che tutti gli anni si attestano su livelli alti, ho riscontrato parecchia mediocrita' e, con questo, non voglio parlare di difetti e puzze varie ma, di prodotti in se che hanno poca personalita' e, sempre secondo il sottoscritto, che rispecchiano poco quelle che sono le caretteristiche del Terroir di provenienza. Oltretutto, a differenza dei Francesi, che ho trovato disponibilissimi e con i quali ho potuto fare grandi chiaccherate ( Catherine & Gilles Vergè, Boulard, Puzelat, Derain etc..) in parecchi nostrani invece ho riscontrato presunzione e poca disponibilita'. Sui prezzi invece, a parte qualcuno ma pochissimi, non posso assolutamente lamentarmi.

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Roberto Giuliani

circa 13 anni fa - Link

Mi rivolgo ai detrattori convinti, o a chi pensa sia meglio attaccare guardando ai difetti piuttosto che sostenere chi lavora per migliorarsi. La gente piena di sé c'è in tutti i settori e ambiti, non è questa che ti deve far dedurre se quel settore fa schifo. Sulle puzze mi sono già espresso, innanzitutto vorrei leggere i nomi precisi dei produttori, dei vini e del tipo di puzze. Il "ridotto", che continuo a leggere, non c'entra nulla, non è una puzza ma una naturale conseguenza del vino "ridotto" in bottiglia. Puzza che, se è vero ridotto, in pochi minuti se ne va. Se la puzza resta non è ridotto ma altro, quindi bisogna capire se è un difetto del vino o una caratteristica che non ci piace. Infine, per poter valutare appieno vini che non hanno subito stabilizzazioni, filtrazioni, solforose aggiunte ecc. non si può fare quando si assaggia in massa ad una manifestazione caotica, a temperature quasi sempre sbagliate e in condizioni di grande rumore. Bisogna avere la pazienza e la volontà di andare dal produttore che ci ha lasciato perplessi e assaggiare tutto in loco, nelle condizioni giuste. Poi fare la verifica portato il vino a casa e lasciato riposare in ambiente idoneo per almeno una settimana. Se questo appare un sistema inaccettabile, allora vuol dire che vanno bene i vini stabilizzati, filtrati, solforati e amen. Ci sono delle logiche che vanno seguite, necessariamente, non si può pretendere che un vino non trattato sia confrontabile con uno che lo è, così come non si può pretendere che una mozzarella, per quanto buona, possa resistere d'estate fuori dal frigo per una settimana senza rovinarsi. Cibo e vino sano, senza conservanti ecc. hanno inevitabilmente tempi di durata minori e una più difficile stabilità. O pensavate che si può avere tutto senza limiti?

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MICHELE

circa 13 anni fa - Link

In linea di massima concordo con quello che dici ma, per quel che mi riguarda, non giudico sicuramente in base alla simpatia o all 'antipatia del produttore perchè, se fosse cosi', non berrei piu' i vini di Corrado Dottori che, soprattutto i Verdicchio, trovo molto buoni anche se trovo lui antipatico e arrogante. In ogni caso, vero è che i vini assaggiati in fiera non possono subire processi di valutazione come in una degustazione o a casa propria ma è anche vero che se in fiera dobbiamo farci delle idee su quelli che poi possono essere dei prodotti acquistabili da portarci a casa in qualche modo dobbiamo valutarli. Per fare un esempio concreto cito il Chianti Rufina di Cerreto Libri che personalmente non ho trovato un buon vino perchè, aldila' delle temperature, dei traumi derivati da vari fattori e dal contesto in cui l' ho assaggiato, l'ho trovato un vino spento e con poca personalita'. Sbagliero', parere mio comunque ma non mi riferisco assolutamente a puzze e riduzioni varie. Anche i vini dei Vergè presentano dei difetti ad esempio, uno fra tutti le ossidazioni, anche perchè non usando solforosa è quasi normale, soprattutto nelle annate vecchie ma, sono proprio quei difetti a creare delle tipicita' nei prodotti e renderli unici, quindi, a trasformarsi in pregi, tant'è che mi sono fatto ampie scorte di quasi tutta la loro selezione. i miei commenti si riferiscono solo a questo e, dato che per il 70/80% bevo vini naturali, biodinamici e biologici, non per questo dico che sono buoni sempre e comunque solo perchè naturali.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Condivido il parere sull'uomo e sui vini de "La Distesa". Cerreto Libri ha messo in commercio un grande Podernovo da un paio d'anni. C'era in degustazione a Fornovo?

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Michele

circa 13 anni fa - Link

Si, c'era ma non l'ho assaggiato perchè il produttore era impegnato con altra gente e, non riuscendo a darmi retta, mi sono limitato ad assaggiare il Chianti e andare a parare da un'altra parte e sono cascato da Puzelat che conoscevo solo di nome. Prodotti molto interessanti, in particolare il " KO ", un Cot in purezza ( Malbec ) appellazione Touraine. A proposito, RAMPAVIA perchè sei di Pavia? Perchè lo sono anch'io. Bye e Prosit.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Prosit Michele. W il pontevecchio.

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Allora, chiedere nomi e cognomi significa far finta di non vedere le cose. Potrei ancora una volta ribaltare il discorso e chiederti di fare nome e cognomi di quanti in montalcino usano vitigni "migliorativi" (non i nomi che sono stati resi pubblici.... troppo facile). Potrei chiederti di fare nomi e cognomi di quanti in langa "correggono" i baroli, perchè credo tu sappia benissimo che lo fanno. Non capisco perchè ti ostini a chiedere nomi e cognomi. Personalmente non ne farò. Ma è inutile che continui a celarti dietro la "supremazia gustativa" del tuo nobile palato, facendo passare il critico per un incauto avventore, un degustatorino della domenica. Taccio sui prezzi, perchè spesso siamo semplicemente al ridicolo, ma sarei curioso di sapere chi risarcisce il mio amico ristoratore che sabato sera ha dovuto aprire 4 bottiglie 4 di MAGMA di CORNELISSEN per trovarne una in buone condizioni (premetto che le altre tre sono state scolmate e assaggiate di tanto in tanto in un lasso di tre ore di tempo, che le condizioni di conservazioni erano ottimali e che la merce non era arrivata il giorno prima.

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

Francesco, qui non c'è nessuno da portare in tribunale. Piuttosto confrontarsi su presunti difetti tecnici (puzze di stallatico, volatili esagerate) di certi vini e senza scomodare per forza i soliti Cornelissen, Valentini o Gravner. Fornire esempi tangibili magari per scoprire di condividere le stesse idee in merito ;-)

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Elai

circa 13 anni fa - Link

Il pescatore del Tamigi. A volte è bello (e utile) rileggere i libri che hanno accompagnato la propria adolescenza. Se ce n’è uno che ritroviamo sempre con piacere è l’umoristico “Tre uomini in barca” di Jerome. La trama è nota: i tre amici Jerome, Harris e George decidono di risalire il Tamigi viaggiando, per giorni, sulla loro imbarcazione, scorrendo lungo le campagne inglesi, e vivendo un crescendo di inattese avventure e paradossali situazioni strappa risate. Insuperabile è il capitoletto in cui si parla dei “pescatori del Tamigi”. Leggiamone uno stralcio; chi parla in prima persona è Jerome, la voce narrante del libro. “I dintorni di Streatley e di Goring sono famosi per la pesca. V'è la possibilità di pescarci magnificamente. In quel punto il fiume è ricco di lucci, di ghiozzi, e di anguille; potete accomodarvi a pescare per tutta la giornata. Alcuni lo fanno ma non prendono mai niente. Non ho mai conosciuto un cristiano che abbia pescato qualcosa nel Tamigi, eccetto qualche invisibile pesciolino e gatti morti, ma ciò non ha niente a vedere con lo sport della pesca! La locale guida del pescatore non accenna affatto al pescare qualcosa, si limita a dire che "il punto è un buon punto per pescare"; ed io, per quanto ho visto lì intorno, sono pronto ad appoggiare questa dichiarazione. In tutto il mondo non c'è un altro posto in cui potete pescare di più o per un più lungo tempo. Alcuni pescatori vengono qui e pescano per una giornata, altri ci si fermano a pescare per un mese. Potete stabilirvi qui e pescare per anni, se vi pare, è sempre lo stesso. La "Guida del pescatore nel Tamigi" afferma che in questo luogo si pescano il luccio e il pesce persico; ma qui la guida si sbaglia.(….) Forse il luccio e il pesce persico ci sono da quelle parti. Anzi, ne ho la prova. Infatti, li potete vedere benissimo sul bassofondo, quando andate a spasso lungo gli argini; essi arrivano a spingersi a metà fuori dell'acqua con la bocca aperta in attesa di qualche briciola di biscotto. Se poi fate un bagno lì vi si ammassano d'intorno, vi si mettono fra i piedi e vi fanno perdere la pazienza. Ma se si prova a pescarli col verme e l’amo o roba simile, non abboccano. Io, personalmente, non sono un buon pescatore. Vi fu un momento in cui dedicai molto tempo a questo sport e stavo facendo progressi, credo; ma un vecchio pescatore mi disse che non sarei mai diventato un campione e mi consigliò di rinunciare. Disse che io ero un lanciatore ottimo e che sembrava che ci fossi molto portato, oltre a possedere la necessaria pigrizia costituzionale. Tuttavia egli era certo che come pescatore non sarei mai riuscito a nulla. Per insufficienza di immaginazione. Disse che avrei potuto dare buoni risultati come poeta, o come scrittore di romanzi gialli, o come reporter o roba del genere, ma che per farsi un nome come pescatore del Tamigi occorre fantasia più fertile, maggior capacità di invenzione di quanto sembrassi possederne io. Molta gente crede che tutto quello che occorre per fare un buon pescatore sia la capacità di dire facilmente le bugie senza arrossire, ma questo è un errore. La bugia semplice è sfrontata e inutile; l’ultimo dei principianti sarebbe capace di farlo. Il pescatore sperimentato lo si riconosce, invece, nei dettagli circostanziali, nei tocchi di abbellimento e di verosimiglianza, nell'espressione di persona scrupolosa, quasi pedante e veritiera. Chiunque può dire: - Sentite, ieri sera presi quindici dozzine di lucci - Oppure: - Lunedì scorso tirai a terra un ghiozzo di circa dieci chili che misurava novanta centimetri dalla testa alla coda. Per questo genere di discorsi non occorre arte, non occorre ingegno. Tuttalpiù essi dimostrano temerarietà. No, il pescatore finito si vergognerebbe di dire una bugia di questo genere. Il suo metodo è scientifico.(….)” Amiamo il vino alla follia e con caparbia ci applichiamo per migliorare la nostra confidenza all’assaggio e le nostre conoscenze. Lo facciamo prima di tutto assaggiando ripetutamente vini di tutte le zone del mondo, di diversa tipologia e con diversi stili e filosofie produttive. Non crediamo di essere perfetti ma cerchiamo di approssimarci il più possibile alla totale mancanza pregiudizi, ben consapevoli di quali tendenze abbia la nostra soggettività ma nella convinzione che il giudizio personale vada sempre educato affinando la propria sensibilità estetica e interpretando l’empatia che si instaura tra il vino nel bicchiere e i nostri organi di senso. Attraverso una competenza tecnica sempre più sicura e consapevole ci sforziamo di non considerare vista, olfatto e gusto solo come “finestre” attraverso cui il mondo esterno imprime i suoi segni sulla nostra memoria, ma anche (e soprattutto) come “scandagli” per capire, cercare, scoprire ed esprimere un giudizio con maggiore efficacia e serenità. Riteniamo che sia in questo l’unico modo per entrare in contatto con “l’anima” del vino perché noi la intendiamo come il dispiegarsi della sua autentica essenza nel mondo attraverso i modi della sensibilità. Forse anche per questo siamo convinti che nemmeno noi, come Jerome, diventeremo mai dei bravi “pescatori del Tamigi”, per lo stesso motivo per il quale, pur amanti dell’autenticità, non diremo mai che un vino palesemente difettoso, puzzolente o mediocre va apprezzato perché “naturale”, “biodinamico”, “vero” o “tipico” che dir si voglia: non abbiamo abbastanza immaginazione. Elai elai.culturadelvino@libero.it

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Bel commento, Elai. Ma il titolo giusto era "Tre uomini in barca (per non parlare del cane)". Ingiusto dimenticare il quarto di un quadretto tanto bello.

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Elai

circa 13 anni fa - Link

Hai ragione, ho omesso il mitico Montmorency solo per brevità.

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

E' indubbio che il mondo del vino sembra sentire il bisogno dei "filoni": gli internazionali, i muscolari, i legnosi, i naturali, ecc. Se si escludono i taroccatori, chi ha operato le sue scelte enologiche in passato e adesso l'ha sicuramente fatto nella convinzione di fare bene. Quello che da fastidio a me non sono tanto le puzzette (se vanno via, e no, non tutte le riduzioni vanno via con una areazione del vino, magari), ma le mode, perche' le mode inevitabilmente divengono substrati fertili per la speculazione, i furbi, ecc. Quando poi la moda si intreccia con il moralismo di chi si ritiene non solo piu' bravo, ma anche piu' giusto, l'affare mi diventa insopportabile. Ed e' per questo motivo che mischiare l'etica con l'agricoltura mi sembra rischioso. Quando l'agricoltura la facevano i contadini veri e non gli intellettuali, nessuno di loro aveva la presunzione di essere eticamente superiore, e forse era meglio cosi'.

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Hahah Gianpaolo, dire qui l'ultima frase che hai pronunciato equivale a una bestemmia in chiesa. Te le vai proprio a cercare, aizzando così i parlatori forbiti specializzati nel nulla... ;)

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Simone e Zeta

circa 13 anni fa - Link

Di una cosa sono certo, quando i vini naturali smetteranno di puzzare, non ne parleremo più! ;-)

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Appoggio tutto quel che dice Fabbretti, come potrete immaginare. Ci sarà di sicuro qualcuno che vorrà impartirmi l'estrema unzione e che dirà che non capisco nulla. Me ne farò una ragione. Ma come ribadisco, quello a essere talebani è un diritto che non ho minimamente voglia di mettere in discussione. ;)

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Fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

"Ho la sensazione che il naso e il gusto di molti non sia ancora preparato alla differenza di approccio." .......... Ecco queste frasi sono quelle che mi piacciono di più. Se una cosa Che piace a me a te non piace sei tu che non sei pronto a capire. Che dire e' inutile scrivere altro tanto non sono pronto al confronto. Posso solo dare un giudizio sul prezzo di questi vini che per me nell'80 % dei casi e' troppo alto. Non sono un illuminato e' bene che non dia giudizi. In questi Anni ho bevuto troppi vini sbagliati sono irrecuperabile.

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Fabrizio, sai bene che io e te siamo solo due poveri mentecatti che non capiscono la poesia di certe cose. Non siamo etici, oltretutto.

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Danilo Ingannamorte

circa 13 anni fa - Link

Ma voi che sapete tutto e sicuramente avete assaggiato molto più di tanti altri (tipo me che mi sollazzo di sola bonarda), a voi rivolgo questa domanda: ma i francesi biodinamici hanno le stesse "puzze"?

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Non imposterei così la domanda, se permetti. Mi chiederei piuttosto i Francesi (maggiormente) e gli Italiani che lavorano da 20/30 anni sullo stesso terreno con lo stesso vitigno in condizioni di agricoltura "pulita" ed ecosostenibile hanno le stesse puzze..... risposta semplice semplice: NO!

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Ringrazio Fabbretti di esprimere con equilibrio quel che penso anch'io, senza i miei eccessi "passionali" che rischiano di farmi apparire a mia volta un talebano della vague opposta.

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Patrizia

circa 13 anni fa - Link

Ho gettato il sasso in piccionaia, a quanto vedo. Come appassionata di vini, credo fortemente nell'identità assoluta del vitigno, per cui non mi spaventa la puzza ma l'incapacità del vignaiolo di rendere l'anima del suo vino. Molti vini erano assolutamente banali, puzza si o puzza no. Una costante era il prezzo: il vino costa e lavorare in un certo modo costa sicuramente di più. Ma per questo DEVO AVERE di più. E allora la lunga strada verso l'affidabilità non può non comprendere una giusta dose di umiltà, specialmente in chi da pochissimo si trova a districarsi nel meraviglioso quanto complesso universo della vinificazione. Il concetto del vino naturale può dirsi ormai diffuso in modo sorprendente; peccato che la gran parte dei consumatori in generale non sappia degustare. La cosiddetta puzza è un indicatore che non basta da solo a cassare un vino, anzi. Il vero problema è sentire Nebbioli contorti, sangiovesi isterici, merlot cotti, garganega metallica, catarratto amorfo,uvaggi improbabili.. e mi fermo qui. Il giornalista intuisce l'importanza del fenomeno VINOVERO e giustamente si esalta davanti al fumus di notizia. Ma il vino è economia, non moda. E' si' passione, ma soprattutto lavoro, e le parole, gli articoli, i premi, ancorchè lungimiranti possono fuorviare. Il teorema VINOVERO deve ancora essere dimostrato e siamo totalmente in fase di svolgimento. Pochissimi produttori hanno capito come e dove arrivare. E guarda caso sono nomi ristretti, di gente che - bio o no - sa fare il vino. Il giornalista campa se scrive e suscita novità. Ma troppe volte ci marcia con la novità perchè il suo mondo è la parola. Il professionista della vendita invece, l'odioso e odiato intermediario, campa solo se capisce il mercato, lo anticipa e propone vini che valgono e che fanno lavorare. Ma non dimentichiamo che se fa bene questo mestiere a crescere è soprattutto il produttore, altrimenti destinato a restare fenomeno da mercatino, icona ideologica della filiera corta, pardon, filiera morta. Chiaro che bisogna avere l'intelligenza di capire che oggi si devono aprire scenari nuovi e valorizzare e apprezzare sensazioni gusto-olfattive anche giudicabili estreme, ma solo se tanto nette quanto pure, e non a qualunque prezzo e soprattutto non in dispregio di tutto il lavoro che hanno fatto e che fanno i vignaioli cosiddetti ormai "convenzionali". Io voglio bere naturale nel senso che pretendo vini puliti, ottenuti nel rispetto dell'ambiente e della natura, pretendo vignaioli competenti, esperti affidabili; sulla mia parola un ristoratore sceglie uno strumento di lavoro, un consumatore privato porta a casa una bottiglia e la consuma con i suoi cari: o stiamo forse edonisticamente parlando di concetti astratti piuttosto che di un fattore ECONOMICAMENTE RILEVANTE? Questo dibattito è anche fortemente etico ma pure economico, perchè se esaltiamo produttori che non sono capaci di fare il vino o non sono pronti adesso per proporlo, sbagliamo di grosso e inganniamo i consumatori! So distinguere benissimo fra un vino naturale e un vino fatto così e così: lo sanno fare altrettanto tutti quelli che affollano le mostre e solo perchè comperano dal produttore e solo per questo sono convinti di essere sostenitori di un evento che cambierà il modo di fare il vino? Quale è la vera responsabilità di noi addetti ai lavori? Esaltarci e cavalcare l'onda o mantenere equilibrio e senso critico per far sì che i produttori si impegnino al massimo per raggiungere livelli di vera qualità? Il mercato è saturo dell'ovvio e bisognoso di verità: vogliamo farlo crescere il comparto del vino naturale o vogliamo bruciarlo per farci belli attribuendogli ora meriti che in toto non gli spettano? Siamo severi e seri, per favore. Fare cronaca non è svolazzare di mostra in mostra: è suscitare una riflessione seria , che trasmetta l'intuizione e il desiderio della svolta senza mangiare il vitello in pancia alla mucca.

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

complimenti, un altro gran bel commento.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Non posso che dirti di nuovo brava e grazie, c'é bisogno di sentire anche la voce di chi il vino non lo fa, ma lo vende e lo propone tutti giorni e per farlo per bene deve saperlo scegliere senza paraocchi.

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Giusta e ponderata riflessione.

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Simone e Zeta

circa 13 anni fa - Link

Dire che produrre bio e' maggiormente oneroso, corrisponde a leggenda. La differenza sta nel possedere una certezza quantitativa da parte dell' azienda tradizionale. A parità di medio/buona annata il risparmio pende dalla parte delle coltivazioni naturali e quindi l'equazione bio=prezzi più alti non funziona; si tratta del solito inganno per allocchi.

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patrizia

circa 13 anni fa - Link

@simone e zeta... Condivisibile la vostra osservazione, ma non possiamo smontare tutto... Indubbiamente però questo conferma che sul biovino è stato "montato" un discorso ideologico con cadute irreali e posizioni strumentali.

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

Per i prezzi dei francesi che qualcuno chiedeva. Durante la mia permanenza in champagne sono stato in una bellissima enoteca bistrot a Troyes, che vende solo vini naturali. La maggior parte dei vini costavano tra i 7 e i 15 euro, compresi i base di borgogna che comunque erano mediamente i più costosi. Avevano anche qualche italiano, che era ovviamente tra i costosi. I più erano biologici certificati. Comunque per acquisti di vini naturali francesi fatti direttamente dal produttore: Un Morgon esce dalla a 6,50+iva il vdp 4,00 il crù 9,00 Un Muscadet 3,60+iva fino ad arrivare a 6,90 per i due Crù Un Rodano tra i 4,50 il vdo 6,00 per cote e i 10 per le cuvèe particolari. Tutti e tre produttori molto famosi ma hanno dostributori in esclusiva quindi magari i nomi solo in privato. Per gli champagne è più complicato, comunque a parte alcune eccezioni i vini bio biod o naturali anche qui hanno prezzi in linea con il territorio.

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Milko PELLEGRINO

circa 13 anni fa - Link

Buongiornoa tutti. Sono un Sommelier dell'A.I.S. Liguria Delegazione d'Imperia dal 199. Vivendo in un minùscolo paesino come Tòrria ed avendo esercitato per 23 anni l'attività di ristoratore, oltre alla passione che coltivo da sempre, conosco piuttosto bene sia molti vini "convenzionali" che i cosiddetti "naturali: Ebbene, rispondendo al gentile Sig. Roberto Giuliani, che evidentementemente s'entusiasma nel rilèggersi, devo dire che i cosiddetti vini "naturali" in 99 casi su 100 sono qualitativamente scadenti se non imbevìbili. Così capitava e càpita tuttora ai contadini delle mie parti che, tutti entusiasti, a volte mi fanno assaggiare il loro "nèttare". Io cerco d'èssere più indolore possìbile, ma quando mi chièdono in sìntesi l'OK o il KO, quasi sempre arriva il secondo. Io stesso sono contadino e figlio di contadini, ma la puzza è puzza, indipendentemente dalla varietà dell'uva, del terroir, del vino etc. Spesso questa gente è affezionata a vecchie botti non più perfette, a vecchi sistemi di vinificazione aleatòrii, alla Luna più che al controllo da laboratorio. Tutto questo stile naìf è molto romàntico ma quantomai inaffidàbile almeno nella continuità dei risultati. Una grande linguaccia diceva: "Signori, la m.... di selvaggio è molto genuina, ma non dìtemi che è buona e che fa bene!" Milko PELLEGRINO - 1962

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RAMPAVIA

circa 13 anni fa - Link

Tanto di cappello alla millenaria esperienza di Milko.

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Milko PELLEGRINO

circa 13 anni fa - Link

Complimenti e grazie a RAMPAVIA per l'irònico commento. Purtroppo, ma fortunatamente, alla data manca l'ùltimo 9. Ciao. Milko PELLEGRINO

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Elai

circa 13 anni fa - Link

Una piccola aggiunta. Il pecatore del Tamigi. (vedi sopra) P.S.: Lo sappiamo che alcuni di voi ci stanno leggendo con il sorrisetto dalemiano di chi la sa lunga e lo sguardo indulgente di chi compatisce la miope limitatezza di quelli come noi che, secondo loro, non hanno il naso e il gusto pronti al differente “nobile” approccio con questi vini. Ce ne faremo una ragione. In realtà, nemmeno noi siamo immuni al fascino dell’imperfezione, ben consapevoli di come alcuni “difetti semi-subliminali” possano contribuire ad aumentare la complessità, l’interesse, l’unicità e la gradevolezza di un grande vino; ma non devono mai, nella maniera più assoluta, essere predominanti. La mediocrità non è mai un valore. Elai elai.culturadelvino@libero.it

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Lupin

circa 13 anni fa - Link

Io invece ne ho trovati un casino di vini che puzzano, difettosi e poco piacevoli: Grillo, Cascina degli ulivi, e poi il campano che non ricordo . Puzza e puzza identificativo di poca pulizia in cantina.

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