I giovani d’oggi

I giovani d’oggi

di Daniel Barbagallo

Aprire una bottiglia per me è un vero e proprio viaggio, nulla come il vino riesce a portarmi lontano. Non sto parlando solo del fatto che comincio a immaginare il luogo di provenienza, chi lo fa e la storia che c’è dietro, vado lontano con le emozioni ed i pensieri, si crea in me un corto circuito misto di riflessioni e immaginazione grazie al quale entro in uno spazio intimo e solo mio.

Non è una cosa cercata, è un qualcosa che accade e basta e forse sarà per questo che il vino è per me un amore grande ed è proprio per questo che non riesco ad appassionarmi alle discussioni sul livello di maturità del frutto sulla grana dei tannini e via discorrendo.

Attenzione: ho detto che non mi appassionano, non che non li valuto o che non siano importanti, rimangono un giusto parametro nella valutazione oggettiva di un vino solo che a questa analisi dedico solo il tempo necessario per staccare un biglietto di sola andata verso la bellezza.

Ora nel calice ho versato lo Gevrey Chambertin 2018 di Claude Dugat, storico Domaine che avrei dovuto visitare nel mio ultimo giro borgognone pre-pandemico esattamente un anno fa ma che, causa lo spostamento imprevisto di un paio di giorni della partenza, non è stato possibile fare. Spero di rimediare a giugno.

Il colore è assai carico per un pinot nero, non so perché ma appena lo metto al naso penso a mio figlio: ha un vigore che mi ricorda i suoi diciassette anni ma al contempo già una buona leggibilità. Mi ricorda lui perché sono entrambi più maturi dell’età che hanno e, come lui, ha tutte le contraddizioni della gioventù, aperto ma con un’anima nascosta che mostra a tratti, imbrigliato tra quello che è e quello che potrà diventare.

Il vino ha più strati, come se fosse diviso in compartimenti stagni e come mio figlio decide come e quando mostrarsi. Il frutto è dolcissimo di ciliegia avvolta da una sensazione salina o rocciosa che dona un maggiore spunto di freschezza. Cominciamo bene. Con il tempo e la giusta calma arriva una dolcissima speziatura ed una balsamicita accompagnata da note di grafite. Ciò che colpisce è la nitidezza dei profumi a cui manca ovviamente la fusione data dal tempo, ma la precisione mi consegna un naso in alta definizione.

L’assaggio, se ce ne fosse bisogno, conferma ancor di più la precisione olfattiva ed un bellissimo equilibrio con una sensazione di piacevolezza assoluta che in questo stato evolutivo (anche memore dei numerosi assaggi della 2018 in Francia) non mi aspettavo.

Succoso, gioioso senza nessun cedimento alla piacioneria, altra cosa che lo accomuna a mio figlio. Chiusura lunga e molto piacevole.

Decido di ritapparlo perché gli amici arriveranno tra quattro ore e voglio che assaporino come me un po’ di vigore, ma prima ne vuoto un altro goccio e noto che la parte sapido/salmastra sta prendendo volume ed ora si divide la scena con il frutto dove si percepisce bene anche l’amarena.

È sabato mattina, mio figlio si è appena svegliato per la didattica a distanza, ora io vado a correre dopo aver bevuto un bel bicchiere in una sorta di reintegrazione preventiva ma a mezzogiorno li farò conoscere.

Sono entrambi giovani ma essere giovani così è proprio una gran cosa

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

5 Commenti

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Bert

circa 3 anni fa - Link

Bellissimo post, complimenti. Come mi riconosco nella parte iniziale! Per il resto... beh, spero che un giorno il tuo figlio legga questo post...

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Grazie mille davvero, mio figlio lo leggerà sicuramente .

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Rino

circa 3 anni fa - Link

Come invidio i tuoi amici che lo hanno assaggiato...se non stai attento va a finire che te li trovi sempre in casa....

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Daniel PC

circa 3 anni fa - Link

Complimenti per l'ottimo articolo, mi è ricordato un po' quello che diceva Roger Scruton nel suo Bevo dunque sono sul tema cultura e storia del vino che sta sul bicchiere. A proposito di giovani, a che età il tuo figlio ha iniziato a bere il vino? Io ho 3 bambini piccoli e questo è un argomento che mi sta molto a cuore.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Grazie Daniel, guarda mio figlio ancora non beve vino in modo continuativo, è un ragazzino e apprezza giustamente di più una qualche birretta con gli amici. Ma mi piace fargli assaggiare le cose buone per educarlo al bello. Devo riconoscere che spesso riesce ad apprezzarlo.

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