I “dieci chiari segnali che i tuoi Oscar del vino sanno di tappo”
di Antonio TomacelliDomenica scorsa sono stati assegnati gli Oscar del Vino, gli ambitissimi premi che l’Associazione Italiana Sommelier di Franco Ricci consegna ogni anno a chi si è distinto nel campo vinicolo. Il consolidato classico della scena mondana ha visto la presenza di una bella sfilata di Vip presentati dalla brava e frizzante Elisa Isoardi in un clima che non esito a definire gioioso ed emozionante. Ma ho qui con me la Top Ten di oggi dedicata all’evento e questi sono “I dieci chiari segnali che i tuoi Oscar del vino sanno di tappo”. Leggiamola insieme:
10) L’unico buco libero per la differita degli Oscar è la seconda serata del 17 di Luglio. In prima c’è il documentario “Vita sessuale dei coleotteri dell’Amazzonia”, o qualcosa del genere.
9) Del duo radiofonico c’è solo Federico Quaranta, Tinto non ce l’ha fatta a superare la vergogna…
8 ) La stella canora della serata si chiama Anita e ha preteso come cachet “du’ fiaschi de quello bbono”
7) La catena Autogrill, non appena ha saputo del premio, ha rotto il contratto con Cecchi, il “miglior produttore”.
6) Quelli del Tavernello festeggiano per lo scampato pericolo.
5) Per far vincere Berlucchi, hai inserito nella terzina un Lambrusco.
4) “Eat Parade” è considerato “giornalismo”? Maddai, non lo sapevo!
3) “Hey! Qualcuno svegli il cameramen della 2”
2) Miss Italia c’è, ma ti hanno rifilato quella del 2006.
e la numero uno della nostra Top Ten “I dieci chiari segnali che i tuoi Oscar del vino sanno di tappo” è
1) Quando hai consegnato il Premio Speciale della Giuria all’azienda Castello Banfi “Per aver contribuito in maniera determinante al successo del nostro paese, fino a renderlo il primo assoluto nel mercato americano” è venuto giù il teatro dalle risate!
39 Commenti
D. Titvs Flavivs Vespasianvs
circa 14 anni fa - LinkPECUNIA NON OLET
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkScusa Antonio, permettimi una considerazione: oramai siete uno dei punti di riferimento per enonauti e non solo, avete un feedback lusinghiero, vi faccio davvero tanto di cappello. alla luce di tuto questo perchè continuare ad attaccare con una certa puntualità l'A.I.S.? Non hai trovato di tuo gradimento l'evento? Pazienza, magari ci sarà chi non trova interessante intravino (pochi credo), non per questo si dovrebbe sentire giustificato al motteggio. Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla mia prima formazione AIS ma non posso che ricordare come, senza quella formazione iniziale, forse non avrei la coscienza enologica che ho oggi. Resta fermo il fatto che non ho mai assistito a una nota di spregio o scherno nei confronti di questa bella realtà da parte di nessuno. Non credi che basti la bontà del progetto in sè? p.s. Per l'amor di dio, ognuno in casa sua è libero di comportarsi come vuole
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkIMHO, nell'AIS ci sono persone degnissime e altre meno (da mie personali esperienze, e da esperienze sentite da altre persone alla cui sincerità e affidabilità credo). Il che chiaramente è lo stesso per ogni associazione che si occupa di vino e non solo, in questo l'AIS non è né meglio né peggio di altri. Solo che l'AIS con allarmante puntualità pretende di rappresentare l'alfa e l'omega di tutto lo scibile del mondo enologico e della sua comunicazione, discretamente disprezzando tutto il resto, e personalmente questo mi sta sui cosiddetti. Nella fattispecie degli Oscar del Vino, è stata premiata un'azienda che è tra le protagoniste di uno sputtanamento epocale, proprio e del territorio storico in cui opera. Poiché negare questo significa essere scollegati dall'universo in cui si vive, assegnare un simile premio, dammi retta Francesco, è meglio ironizzarci sopra piuttosto che altro...
RispondiAntonio tomacelli
circa 14 anni fa - LinkFrancesco carissimo riesci a darmi UNA giustificazione plausibile per la vetta della topten?
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkRispondo ad entrambe le vostre comprensibili perplessità che sono, tra l'altro in sintonia. Premio speciale a Banfi discutibile? discutibilissimo? Comprendo benissimo le vostre ragioni. Forse non riuscite a comprendere altrettanto bene le mie, che sostanzialmente si riassumono nella frase "c'è spazio per tutti". Ognuno è libero di sentirsi "alfa e Omega" e di premiare chi vuole. Ovviamente questo discorso vale per tutte le altre forme di guide e premiazioni presenti sull'italico suolo (e anche estero). Antonio credimi, non vuole essere una provocazione: non sei daccordo con le assegnazioni dei vari premi? Organizza tu una guida, un panel di degustatori, una scala valutazione più oggettiva possibile e prova a vedere i risultati (che tra l'altro credo sarebbero interessanti)
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkCerto che c'è spazio per tutti, ci mancherebbe. L'unica che non è tanto d'accordo è l'AIS, per i cui associati condurre degustazioni in collaborazione con altri soggetti, da statuto, è "attività in concorrenza". Non è il max della democrazia, non credi? Tanto più che non ho mai capito un gran che bene cosa significhi attività in concorrenza per un'associazione senza scopo di lucro... Forse vuol dire attività contraria all'oggetto sociale, che è la diffusione della cultura del vino: però non mi pare che tutti quelli che si sbattono a organizzare e rendere interessanti eventi con Slow Food, Fisar, enoteche varie, ecc., facciano esattamente oscurantismo nei confronti del vino... E' questo assolutismo che mi fa "imbelvire". Inoltre, permettimi, spazio ci deve essere anche per chi vuole dissentire in merito a certi riconoscimenti attribuiti da chi si atteggia a guardiano della fiamma dell'Italia enoica: di cosa sia l'identità, e di cosa debba essere l'immagine, del vino italiano nel mondo ho un concetto un po' diverso. Tanto non preoccuparti, non credo che a Roma smetteranno di assegnare gli Oscar del Vino per i nostri post...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - Linkgiusto per rassicurarti, io all'oscar non c'ero, non sono un dipendendte ne un collaboratore esterno AIS, non ho in alcun modo forme di compenso provenienti da strutture nemmeno lontanamente collegate alla suddetta società, conosco molte persone che ne fanno parte, con alcune ci'è simpatia con altre meno, come per tutte le persone nella vita. Il mio intervento non voleva minimamente essere di censura, non mi interessa. Quello che forse sarebbe più interessante, e lo dico seriamente, sarebbe provare a metter insieme tutti coloro che non condividono e provare a trasformarli da partito di "opposizione" a partito di "governo". L'unione fa la forza, il polo Intravino attorno a cui molte sensibilità si radunano potrebbe essere un ottimo catalizzatore che si renda fecondo di attività in positivo, superando la fase di antagonismo a priori. p.s. non sessendo interessato personalmente nemmeno a progetti eventuali di Intravino, cosa dovrei fare: criticare? Nemmeno per sogno, esattamente come non lo faccio con AIs, Gambero, Espresso o similia.... tutto qui
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkNon mi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che tu fossi interessato in qualche modo all'organizzazione dell'evento, la mia ultima frase era solo una battuta, se non si fosse capito. Stavo parlando in generale, di un'associazione che a mio giudizio predica bene e razzola male, e che ha blindato la possibilità di cambiarla dall'interno impedendo l'elezione diretta dei delegati provinciali. A mio giudizio personale, la critica che ho fatto non è fine a se stessa, ma serve a prendere con un grano di sale certe prese di posizione trinciate dall'AIS, o da altri personaggi che si comportano in modo similare. Lo stesso credo fosse il senso generale del thread dal suo inizio. FERMO RESTANDO, L'HO GIA' SCRITTO E LO RIPETO, CHE FANNO PARTE DELL'AIS NUMEROSE PERSONE DI CUI HO LA MASSIMA STIMA. E' l'approccio generale dell'associazione che non mi sconfinfera un gran che, vulgaris "se se la tirasse di meno sarebbe meglio". Inoltre, e prego di credermi, ho da far di meglio che criticare l'AIS in quanto tale. E' il credersi al di sopra di chi ti circonda in generale che mi urta il sistema nervoso. Un forum vitale come Intravino può essere sì il catalizzatore di attività, tendenze e "forze" (termine odioso) positive. Mi sembra anzi che lo sia di già, con la pubblicità che garantisce e lo scambio di opinioni che consente, senza che si sia giunti (si potrebbe discutere di quanto sia necessario) a una sorta di movimento di opinione organizzato per ciò che attiene certi argomenti. E' proprio in questo contesto che credo che il diritto di critica sia fecondo, non fosse altro per fornire spunti di riflessione, come ho la presunzione di credere possa fare il mio post.
RispondiAlessandro
circa 14 anni fa - LinkSono Anni che organizzo eventi dedicati al mondo enologico e ho ancora l'illusione di vedere partecipare persone legate al mondo A.I.S. che ho sempre pensato siano in primis appassionati, ma evidentemente visto le presenze (pressochè zero) mi devo ricredere, continuo però a chiedermi come mai. Mi trovo quindi in accordo con Riccardo e penso che questo sia un grave errore per la più blasonata associazione enologica italiana
RispondiAndrea Gori
circa 14 anni fa - Linkio non ci vedo niente di particolarmente scandaloso nei premi, semmai solo una esagerata preferenza verso aziende grandi o molto grandi. Per Banfi poi dimostratemi allora che non è anche per merito loro che l'Italia del vino così di moda nel vino e poi ne riparliamo.
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkNon lo nego, ma a parte le porcate, e scusami se è poco, il problema è che l'Italia del vino che è di moda all'estero non è esattamente quella che intendo io. E con tutto il rispetto per i produttori, ma miglior rosso d'Italia il Vino Nobile 2007 della Fattoria del Cerro come lo vedi? etc. Fai un attimo mente locale, e domandati (e non aggiungo obiettivamente perché non ce n'è bisogno, lo so che sei obiettivo, anche se Ziliani non lo pensa...): se questo premi fossero di matrice non AIS, come li giudicheresti?
RispondiNelle Nuvole
circa 14 anni fa - LinkMi permetto di dissentire sul fatto che l'Italia del vino di moda all'estero sia quella dell'azienda Banfi o dell'azienda Cecchi, persino se il concetto di "estero" fosse ristretto ai soli USA. I premi di Bibenda confermano la tendenza al'onanismo di queste manifestazioni .
RispondiAntonio C.
circa 14 anni fa - LinkA proposito di Ziliani, manca il commento del Sig. Franco ai premi AIS. Sarei curioso di sapere cosa ne pensa lui, oppure si trova in una situazione di conflitto di interessi collaborando regolarmente con la rivista dell'associazione? Senza voler ovviamente essere polemico, ma in altri tempi davanti ad una lista del genere Ziliani avrebbe fatto fuoco e fiamme sul "Franco Tiratore"!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 14 anni fa - LinkZiliani è fuori sede e ha espresso più volte il suo parere in materia: collabora con l'Ais ma non è il delfino di nessuno né deve alcuna giustificazione di sorta. Ad ogni modo, saranno interessanti le sue eventuali considerazioni.
RispondiFranco Ziliani
circa 14 anni fa - LinkAlessandro, le mie "eventuali considerazioni" non ci saranno. Anche se qualcuno vuole tirarmi, per la giacchetta o per i capelli in questa polemica, non ho niente da commentare e come dici bene non devo "alcuna giustificazione di sorta" a nessuno per cose che accadono nel mondo A.I.S. e ai margini del mondo A.I.S. Io sono solo un collaboratore, orgoglioso di esserlo, dell'Associazione Italiana Sommeliers, di cui Franco Ricci, organizzatore della manifestazione cui é dedicato questo post, é un importante esponente, come presidente di A.I.S. Lazio, animatore di importanti iniziative a Roma ed editore di Bibenda. Non vedo quindi perché, da semplice collaboratore di A.I.S., si pretendano o si vogliano "estorcere" da me commenti circa le scelte fatte da Ricci e dai suoi collaboratori per questo premio. Ho naturalmente le mie idee, ma non sono tenuto ad esternarle, né qui, né altrove... Questo per la precisione
RispondiPiù che franco
circa 14 anni fa - LinkCome la pensi Ziliani è facile a dirsi: "E' diventata una delle mie occupazioni preferite raccontare, ovunque me ne capiti l’occasione, come l’America del vino non possa essere ridotta e ricondotta unicamente a Robert Parker e Wine Spectator e ai suoi aficionados che ne seguono pedissequamente le indicazioni, il gusto per vini muscolari, legnosi, massicci e privi di eleganza e piacevolezza. E che quando si parli dell’America che di vino scrive e si occupa occorra riequilibrare la valutazione ponendo sull’altro piatto della bilancia, ché pesano sempre di più e sempre maggiore seguito e influenza riscuotono, personaggi come Eric Asimov, Alice Feiring, Gregory Dal Piaz, Jeremy Parzen, Tom Hyland, Neal Rosenthal, Tyler Colman, Alfonso Cevola, Joe Dressner, Ceri Smith, Steve Heimoff, Craig Camp, Sergio Esposito, per citare solo alcuni dei personaggi che seguo, conosco e con i quali ho spesso contatti, che stanno rendendo sempre più vivace e articolata e tutt’altro che monocorde la wine scene negli States. Però, quando ti capita di leggere certe notizie, è difficile non sottrarsi al cliché (che tale rimane) secondo il quale di vino gli americani non capiscano granché e lo dimostrano puntualmente con le loro… americanate… Così, anche se la fonte è ben nota, più che autorevole, non voglio prendere sul serio, e trattare piuttosto come un clamoroso epifenomeno o sintomo collaterale, quello che ha stabilito, potete leggerlo qui, la rivista made in Usa Forbes, e come prontamente si sono accinti a riportare, con ossequiosa attenzione, diversi organi di stampa toscani, ovvero che sarebbe “la Castello Banfi, l’azienda leader del territorio del Brunello di Montalcino, la meta enoturistica migliore al mondo”. Più bella, affascinante, ambita, appealing and glamour, di altre undici meravigliose wine location, o mete da wine tourism, dislocate dalla Mosella a Château Lynch-Bages a Bordeaux a bodegas della Ribera del Duero, wineries della Margaret River australiana, della Central Otago in Nuova Zelanda, della Colchagua Valley in Cile, della Rioja spagnola della sudafricana Stellenbosch. E’ giustamente la Castello Banfi, e quale azienda avrebbe mai potuto contenderle questo “primato”, ad essere il posto del vino più bello al mondo “secondo il sito della prestigiosa rivista statunitense che edita ogni anno la celeberrima classifica degli uomini più ricchi al mondo”, così come altrettanto giustamente aveva ricevuto quest’anno dal Vinitaly (forse a titolo di risarcimento d’immagine dopo i danni patiti per lo scandalo del Brunello lo scorso anno?) il Premio Internazionale come “massima espressione dell’imprenditorialità legata all’agricoltura, e da sempre votata all’eccellenza, cresciuta, nei trent’anni dalla sua fondazione, sotto l’egida dell’alta qualità”. Una rivista americana che premia un’azienda, a proprietà americana, dal marketing tipicamente americano e dai vini perfettamente in sintonia con un certo gusto americano (non certo quello degli amici che ho citato), in un contesto di americanate, dove l’Italia, la Toscana, Montalcino, c’entrano come i cavoli a merenda, e dove ad essere premiata e proposta come modello ad un certo occhio americano è una sorta di Las Vegas, di Disneyland del vino. Non certo il posto dove l’americano dotato di buone letture e gusto, attento al vino come ad una storica espressione della cultura e della civiltà, vorrebbe recarsi, una volta sceso, anche per un wine tour, in Europa… Prendersela, ma perché mai? Come avrebbe detto il buon padre Dante: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”…"
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkPrendiamo atto. Su certe aziende premiate in effetti il dott. Ziliani si è espresso più volte. Certo che se qualcuno scrive che sarebbe interessante leggere il commento di un noto giornalista in merito, e l'interessato risponde che non ha intenzione di farsi "estorcere" commenti, allora in generale, indipendentemente dalle singole persone, son brutti tempi.
RispondiBurde
circa 14 anni fa - LinkIntanto diciamo che sono di matrice Bibenda più che Ais... Cmq diciamo che sono un po' troppo global, soprattutto pensando ai premi dello scorso anno!
RispondiLeonardo Romanelli
circa 14 anni fa - LinkNessuno che faccia notare che non si chiamano più, da un pezzo, Oscar del Vino, vista la causa intentata dagli Stati Uniti...
RispondiAntonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkL'Academy Awards ha scatenato una campagna a livello planetario contro chiunque faccia uso della parola Oscar. Tra l'altro ne ha fatte le spese anche il Gambero Rosso che editava gli "Oscar Qualità/prezzo" dell'Almanacco del berebene
RispondiLido Vannucchi
circa 14 anni fa - LinkMa le candidature di tali aziende che poi puntualmente vincono su che base vengone fatte, ma stiamo scherzando sul premio come migliore azienda vitivinicola, è un insulto a chi veramente cammina le vigne "come diceva Veronelli", chiamiamo col suo nome ogni cosa L'azienda vimcitrice di questa rassegna "non la nomino" ma tutti lo sapete forse è brava nel marketig, como lo sono state altre in anni passati e recenti con i vari Parker WS. Ecc Ad Identità golose ultima edizione il Fenomeno Sommelier Gardini si faceva in 4 per decantare il vino di tale azienda in una degustazione per intimi, che tristezza ca... io nel bicchiere quello che ci sentiva lui non propio non lo sentivo, bravo lui è il più bravo forse sente anche cose che noi comuni mortali non sentiamo, bhoo io continuo a bere vini toscani possibilmente di matrice Gambelli, scusate ciao lido
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkOvviamente concordo. Abbiamo appunto concetti diversi, talmente diversi che l'attribuzione dei premi suscita (ovvie) perplessità. Mutatis mutandis, è come quella volta che Cernilli scrisse in un editoriale del Gambero Rosso: "Io rispetto le opinioni di tutti, ma se qualcuno scrive che il NOvello dei Feudi di San Gregorio è meglio del Solaia, secondo me non capisce niente"... Comunque siamo fortunati, visto che (di nuovo, con tutto il rispetto per i produttori) il Miglior Vino d'Italia costa 3 o 4 volte meno delle Pergole Torte, e i vini del Miglior Produttore d'Italia li troviamo in tutti gli autogrill quando ci fermiamo a fare pipì in autostrada... ;-) ;-) @ Alessandro (vedi post precedenti): purtroppo è vero, in giro per degustazioni vedomolti più apparteneti ad altre associazioni, che non all'AIS. Peccato che secondo me la prima qualità di un sommelier dovrebbe essere l'umiltà, e non l'autoreferenzialità, non so quanto questo venga insegnato durante i corsi.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkPer quello che ne so io: - la manifestazione sta mutando nome in "premio internazionale del vino". Il Marchio è registrato e da quest'anno oscar del vino compariva come sottotitolo -@ lido, al netto delle candidature, che sono 5 per categoria, ci sono le schede inviate dai singoli soci, che determinano democraticamante la maggioranza -sul premio speciale a banfi: ha ragione Andrea e aggiungo "chi non ha mai bevuto un brunello banfi in vita sua scagli la prima pietra" ;-) -@Riccardo: se, passata l'adolescenza, non non si è imparata la difficile virtù dell'umiltà, difficilmente la si imparerà più avanti. Magari dipendesse dall'AIs, obbligherei con decreto legge la quasi totalità della popolazione italiana a seguire i loro corsi ;-) ah, dimenticavo, alle degustazioni ci vado un'ora prima dell'apertura, mi faccio il giro dei prodotti da degustare con quei colleghi maniaci come me e all'apertura sono andato via. Quando ancora non facevo così vedevo molte persone, indifferentemente dalla "divisa", che andavano a "farsi vedere" più che ad assaggiare i vini
Rispondiantonio Tomacelli
circa 14 anni fa - LinkDevo fare un appunto "fraterno" a Francesco e a qualche altro commentatore. QUando parlate di Ais ne parlate come se fosse vostra madre, padre e benefattrice del genere umano. Cito Fabbretti ma è una frase che sentito da molti: "non posso che ricordare come, senza quella formazione iniziale, forse non avrei la coscienza enologica che ho oggi." Ora, francamente, tutto questo spirito di riconoscenza per una formazione pagata a caro prezzo io non la capisco. L'Ais non è la maestrina buona delle elementari che con un sorriso copriva le tue marachelle, l'Ais è quell'associazione(?) alla quale si devono pagare circa 2.000 euro per un titolo assimilabile legalmente alla carta straccia. Insomma, Franco Ricci non è Madre Teresa di Calcutta
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkBeh, Antonio, lo spirito di riconoscenza ce l'ho soprattutto per aver avuto una cosa che oggi ritengo fondamentale: un vocabolario comune, una piattaforma linguistica sulla quale innescare un confronto di idee. Ad oggi non conosco in Italia una associazione altrettanto capace di fare questo. traduco: l'AIs mi ha insegnato a parlare, i contenuti ce li metto io ovviamente, e altrettanto ovviamente spesso, in termini di apprezzamento, sono diversi rispetto alla guida AIS. Possibile rivendicare Ora ti chiedo con altrettanta sincera buonafede: non credi che si possa avere un pensiero indipendente senza criticare il pensiero le idee diverse dalle proprie? Insomma, almeno Intravino si sottragga allo sport nazionale del "guelfi contro ghibellini" e proponga via alternative: secondo mqa ha i mezzi, la freschezza mentale e le possibilità tecniche per farlo. P.S. il corso base costa un po' di più di 2000 eurini. E io, in teoria, sarei pure più fesso perchè ne ho pagati altri per il master in analisi organolettica. Per me il vino non è solo emozione, ma anche struttura e forma tangibile, pe cui lo sviluppo di una capacità logico analitica all'interno di un vocabolario predeterminato è buona cosa
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkDi nuovo: anche la mia prima formazione è stata AIS. Se però il linguaggio comune serve solo a intattenersi nella propria piccola conventicola, con reciproche manifestazioni di autocompiacimento, è un po' fine a se stesso. Se fossi rimasto nell'ambito dell'AIS, soprattutto non avrei saputo appassionarmi al vino e godermelo quanto mi capita adesso. Ed è la disponibilità al confronto che me lo ha consentito.
RispondiLido Vannucchi
circa 14 anni fa - LinkIo al limite parlerei di una anche se "piccola" formazione Non certamente coscienza, quella è un dono naturale frutto di ragionamento studio e sensibilità, cose che sicuramente a te Francesco non mancano, concordo con te che sicuramente c'è del buono come in tutte le cose naturalmente, poi le persone ...... ci sono megliori e peggiori ed in alcuni posti Ais o satelliti collegati non vedo propio cristallino. ma questo è un mio pensiero, ciao a tutti Lido
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkMi piace molto il tuo commento, prova a invertirne le coordinate in positivo e libera le tue potenzialità. Traduco Non ti senti particolarmente in sintonia con alcuni ambienti collegati all'AIS o dell'AIS medesima. Benissimo, lo trovo umano e rispettabile. Come evincerai dagli altri post c'è una nutrita compagnia che la pensa come te. Ora, anzichè dire "quelli sono zozzi e cattivi" e concentrarsi su una specie di mantra ossessivo, prova a pensare "ci sono altri che vivono la mia stessa esigenza di qualcosa di diverso". Se tutti facessero così dal nulla si getterebbero le basi per costruire una alternativa (senza antagonismi) in grado di soddisfare le diverse sensibilità. Io ad esempio sonouna persona curiosissima, tutto quello che si muove intorno al vino lo seguo sempre con interesse: hai già il tuo primo lettore (sempre che mi sia concesso di essere anche lettore senza pregiudizi di bibenda, Gambero, Esperesso, Porhots, Enogea, Wine Spectator, Wine Advocat, Gibert & Gaillard, la reveue de Vins de France)
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkMa con tutti i gruppi/associazioni che a a vario titolo e a varie forme si occupano di vino senti proprio il bisogno di metterne su un altro? Io per esempio sono iscritto alla Fisar e allo Slow Food e non più all'AIS, perché vi interagisco in un ambiente nel quale maggiormente condivido la mia personalissima maniera di vivere la mia passione per il vino. Con questo non voglio però dire che queste associazioni siano immacolate e non migliorabili!! La differenza tra questi gruppi e l'AIS è che quest'ultima rivendica una rappresentatività quasi ecumenica, il resto del mondo no. A mio parere è questo il nocciolo della questione. Sul ruolo di Intravino mi sono già espresso nei miei precedenti posts, non credo di aver altro da aggiungere. Inoltre, il cambiamento nasce dalla critica, se è costruttiva. Le mie osservazioni non nascono da pregiudizi, ma da esperienza diretta.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - Linkpotremmo concordare su molte cose ma di sicuro non su una: non sento bisogno, necessità o qualsiasi altro sinonimo di mettere su associazioni, i miei erano inviti. Oggi ho un'enoteca da mandare avanti, se domani dovessi vincere il superenalotto, penso che me ne andrei alle Caiman e non a fondare una nuova associazione :-)
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkOK, quando vinco anch'io ti raggiungo sulla spiaggia a prendere una ciucca di champagne :-) :-) :-)
RispondiTERROIR
circa 14 anni fa - LinkTUTTI i premi enologici sono mere operazioni commerciali che non hanno niente a che vedere con la vera qualità dei vini...aziende come Cecchi e Banfi sono la rovina del vino toscano ! e chi dice che hanno contribuito al successo commerciale all'estero non rispondo nemmeno,produrre meno produrre meglio...vive la france !
RispondiTERROIR
circa 14 anni fa - LinkSVEGLIATEVI !!!!! O VOLETE ANCORA BERE ED OSANNARE LE "COCA-COLA DEL VINO" MASCHERATE DA GRANDI CRU ?! MA C'E' CHI ANCORA CREDE ALLA GUIDA AIS ? L'AIS HA SOLO IL PREGIO DI UNA BUONA PREPARAZIONE BASE A CARO PREZZO,PER 3/4 E' UNA LOBBY ! MA CI SIETE O CI FATE ?! EVVIVA CHI OGNI TANTO ESPONE QUESTO TIPO DI PENSIERO IN QUESTO PAESE DI BERLUSCONIANI LOBOTOMIZZATI DALLA TV !
Rispondiluca stortolani
circa 14 anni fa - LinkGentili tutti, ho letto con molta attenzione sia il post che i vostri commenti e colgo l'occasione per invitarvi a visitarci come e quando volete, così avrete un motivo concreto di valutazione. Grazie Luca Stortolani Responsabile Commerciale Cecchi
RispondiRiccardo Margheri
circa 14 anni fa - LinkGentile dott. Stortolani, La ringrazio dell'invito, e spero che vi sia modo di aderirvi presto. Parto dal presupposto che ogni volta che visito un'azienda, piccola o grande, posso sempre imparare qualcosa. Non ho niente in sé contro aziende di grandi dimensioni, che coprono una posizione di mercato della quale, forse, non si potrebbe fare a meno. Personalmente, in genere mi piacciono di più vini prodotti da piccole aziende, e li ritengo maggiormente rappresentativi dell'eccellenza del vino italiano, ma è solo una mia opinione e va presa per quel che vale. Mi auguro che questo atteggiamento sia condiviso da tutti quelli che partecipano a questa discussione. Un'altra cosa: siccome questo tipo di confronti sul web può assumere toni accesi, io cerco a volte di alleggerirli. Il riferimento ai Vostri vini in vendita negli autogrill non voleva essere irridente della dignità dell'azienda. Credo che i prodotti migliori di Cecchi siano ben altra cosa, anche se, personalmente, i Chianti degli autogrill io non li comprerei. Di nuovo, è una mia opinione. Cordiali saluti a lei e a tutti i forumisti
RispondiLido Vannucchi
circa 14 anni fa - LinkTranquillo Francesco, le leggo tutte pure io, la curiosita e la voglia di informarsi è segno di intelligenza e voglia di confronto, poi se siamo obiettivi, ci facciamo una ns/ opinione. Buona Lettura Lido.
Rispondicarolina
circa 14 anni fa - Link"Elisa Isoardi ha tenuto la scena davanti a un parterre eccezionale, con la presenza di Vip del mondo del Vino, dello spettacolo e della cultura. Tra gli altri, sono intervenuti Al Bano, Eleonora Daniele, Federico Quaranta, Veronica Maya, Mimmo Locasciulli, Pierluigi Diaco, la cantante emergente Anita, tre bellezze di Miss Italia 2010 (Mirella Sessa, Claudia Loy, Ludovica Caramis), Claudia Andreatta (Miss Italia 2006), Gianfranco Vissani. Un bel ritmo ha accompagnato la consegna degli undici trofei, anche grazie ai brillanti interventi musicali del quartetto di Giuliana Soscia e Pino Jodice Italian Tango Quartet." ecco il paese del nano e delle ballerine, indipendentemente da chi ha vinto e da chi era o no in nomination..... bah!
Rispondibeniamino
circa 14 anni fa - LinkA me, molto semplicemente è piaciuta la sferzante ironia dell'articolo, assolutamente non offensiva della professionalità di alcuno, se imparassimo un pò tutti a riderci addosso quando qualcuno fa della sana e pungente ironia nei nostri riguardi, anche il mondo del vino, che si prende troppo spesso, troppo sul serio, sarebbe migliore.
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