Ho parlato di vino e ingredienti in etichetta con Saverio Petrilli (segretario FIVI) e gliene ho dette due

Ho parlato di vino e ingredienti in etichetta con Saverio Petrilli (segretario FIVI) e gliene ho dette due

di Alessandro Morichetti

Alle Terme Tettuccio di Montecatini per Slow Wine 2017 appena ho visto Saverio Petrilli della Tenuta di Valgiano nonché segretario nazionale FIVI l’ho puntato come un toro che vede rosso per dirgli una cosa. Quella di mettere gli ingredienti in etichetta sulle bottiglie di vino è la risposta sbagliata a una esigenza legittima.

Perché la risposta sia sbagliata lo ha ampiamente spiegato su Intravino il prof. Michele Antonio Fino. Qui (“FIVI dice no all’obbligo di ingredienti sulle bottiglie di vino. Ha ragione e vi spiego perché”) e qui (“Ancora sulle etichette e gli ingredienti del vino. Precisazioni, risposte, e qualche nuova prospettiva”). Il vino adotta regole di etichettatura che valgono per tutti gli alcolici e non ha nessuna dispensa specifica. Basta ripetere quel mantra scorretto secondo cui sarebbe una mosca bianca tra tutti i generi alimentari. Così non è.

Chiarito questo, vediamo di non farci sfuggire quello che per molti è il cuore del discorso anche se viene messo a fuoco molto male.

Il vino NON è una roba come tutte le altre. Noi spacchiamo il capello in quattro, calpestiamo vigne, qualcuno mangia la terra per sapere se il vino è buono e per spararsi un video che fa ridere ma pure piangere, mappiamo i cru, riconduciamo a venti, sole, pendenze e lavorazioni certe peculiarità del prodotto, siamo maniacali nell’approfondire certi aspetti di maturazione ed affinamento e alla fiere ormai non si parla che di marne, argille, bioqua e biolà. Ci prendiamo maledettamente sul serio e prendiamo maledettamente sul serio tutte le sfumature dei vini e proprio in base a quelle vediamo bottiglie schizzare a prezzi importanti.

Ecco, il punto è che alcuni, molti a dire il vero, vorrebbero solo sapere se questo nostro filosofeggiare di sfumature sia legato a fattori esogeni o endogeni. L’acidità e il pH su cui ci confrontiamo sono prodotto dell’uva o corretti? Il tannino? L’alcol? Quindi, facciamo a capirci e non stiamo ad imbrogliarci. Non è questione di vita o di morte e probabilmente non ne verremo a capo mai (e va bene così) ma la curiosità del bevitore è sapere se ciò che beve sia frutto di correzione legale e prevista – ma correzione: non siamo dei NAS e non ci interessa -, di quanto eventualmente essa potrebbe essere invasiva o se magari invece non vi fosse proprio.

Io sono scafato: diffido quasi sistematicamente e coscientemente dei produttori di vino. Faccio bene, lo so. So di avere davanti un giocatore di poker, è un gioco e in fondo ci sta ma so che stiamo partecipando ad un gioco dei ruoli. Approfondire la fattura produttiva di un vino sarebbe un unicum, una eccezione ingestibile. Impraticabile ma questo non vieta che la domanda sia legittima.

Possibilmente, non prendiamoci in giro facendo finta di non capire il discorso. Ho detto circa questo a Saverio Petrilli e lui, con la diligenza del padre di famiglia un po’ naturale, un po’ biodinamico, ha sorriso.

 

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

45 Commenti

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Pietro Stara

circa 8 anni fa - Link

Dimostrazione della indimostrabilità degli assiomi

Morichetti:
“Il vino NON è una roba come tutte le altre.”
“Ecco, il punto è che alcuni, molti a dire il vero, vorrebbero solo sapere se questo nostro filosofeggiare di sfumature sia legato a fattori esogeni o endogeni.” “Approfondire la fattura produttiva di un vino sarebbe un unicum, una eccezione ingestibile. Impraticabile ma questo non vieta che la domanda sia legittima.”

Dunque: «Gödel, Groucho Marx e Heisenberg sono insieme al bar. Heisenberg dice: «Anche se è molto improbabile, mi chiedo se per caso non siamo finiti in una barzelletta». Gödel dice: «Se fossimo fuori dalla barzelletta, lo sapremmo, ma poiché ci siamo dentro, non abbiamo modo di determinare se siamo o non siamo in una barzelletta». E Groucho Marx risponde: «Certo che è una barzelletta, ma voi la raccontate male!» La dea delle piccole vittorie di Grannec Yannick (Longanesi. 2014)

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nicola barbato

circa 8 anni fa - Link

"Ho detto circa questo a Saverio Petrilli e lui, con la diligenza del padre di famiglia un po’ naturale, un po’ biodinamico, ha sorriso." in pratica ti ha coglionato. [scherzo, per carità. ché voi marchigiani siete subito pronti a mettere mano al coltello].

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Samuele

circa 8 anni fa - Link

Scusa Alessandro ma non ho capito quali sono le parole di Saverio e quali le tue. Alla fine non ti ha risposto?

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Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Quelle di Saverio sono sostanzialmente le parole di FIVI, con la puntualizzazione che - al contrario di cosa dice certa vulgata - il vino specifica ben pi di altri prodotti chi fa cosa, dove e in quale annata. Il meccanismo delle doc non è cosa da poco, se confrontato ad altro.
@Nicola Barbato Guarda fuori dalla finestra, ti stanno aspettando all'uscita quei brutti ceffi :-). Comunque ha sorriso riconoscendo che la legittimità di sapere, di fondo, è più che comprensibile.

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Samuele

circa 8 anni fa - Link

Sono d'accordo, anche perchè secondo me su questa partita delle etichette ci giochiamo una buona parte delle persone che si sono avvicinate in tempi recenti o che si stanno avvicinando al vino. Ancora di più per chi fa bioqualcosa.

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Manko

circa 8 anni fa - Link

" Ci prendiamo maledettamente sul serio e prendiamo maledettamente sul serio tutte le sfumature dei vini e proprio in base a quelle vediamo bottiglie schizzare a prezzi importanti." ecco questo, dal mio puntio di vista, è quello che sta rovinando il mondo del vino. Il prenderlo e prendersi troppo sul serio. Poi sul discorso ingredienti, non capisco perchè sarebbe un male evindenziarli in etichetta. Cioè, come capitato ultimamente, mi piacerebbe sapere se il bianco che mi sono appena comprato ha 0,92 di volatile, perchè se lo avessi saputo avrei pensato "te lo bevi tu l'aceto!"

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Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Sì ok, era per far capire che ci interessano certi dettagli. Qui è una manica di cazzotti, lo avrai capito, spero ;-)

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Stefano Cinelli Colombini

circa 8 anni fa - Link

Caro Moricchia, fai più che bene a diffidare di noi produttori di vino che siamo ribaldi, furbetti e mentitori compulsivi. Come no. Più o meno come chi scrive di vino, peraltro. Eliminata questa amenità, il punto è un'altro. É evidente che una deregulation in Italia è quanto di più pericoloso ci possa essere, per cui non va fatta, ma occorre rendersi conto che siamo nel regno della follia. Si regola la curvatura delle banane, il diametro dei piselli e la forma delle scale che posso usare in cantina. Vengono proposti regolamenti in cui si proibisce la semina dei girasoli (?) a S.Gimignano, le file di cipressi in Toscana e simili follie. Il tutto tra il plauso degli immancabili indignati, degli ancor più inevitabili scettici su tutto e di un bel corteggio di intellettuali. In genere ex sessantottini bolliti. Ma andassero tutti a fare un bagno! Voglio mangiare sano, ma non voglio menù di ristoranti di un foglio con allegato libro di cento pagine di ingredienti e metodi di cottura usati. Voglio controlli rigidi e puntuali e norme che bastonano davvero i sofisticatori (basta con quelle cantine che conosciamo tutti, che ogni anno vengono chiuse per qualche mese perché fanno porcherie ma poi riaprono sempre! Sono poche, ma fanno tanto danno) però non mi si vessi con nuove carte, timbri, scritte, analisi e burocrazia. Già siamo la filiera agroalimentare più controllata d'Italia, ma che volete di più?

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duccio

circa 8 anni fa - Link

Finalmente qualcuno che dice come stanno veramente le cose. Mettere gli ingrediente in etichetta è un danno a chi compra e a chi produce. A noi produttori comporterebbe solo ulteriori controlli e analisi e sicuramente non gioverebbero alle nostre vendite. Il compratore informato sa che un vino in vendita ha già subito i suoi controlli altrimenti non sarebbe li sullo scaffale. Senza poi parlare dei costi sia delle ulteriori analisi, sia della nuova impostazione delle etichette.

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Ivan Ferri

circa 8 anni fa - Link

Duccio perdonami, non ho le competenze per parlare di vino, ma sono un chimico e il mio mestiere sono le analisi alimentari. Per questo quando affermi che se un vino è in vendita ha fatto i controlli non posso non osservare che questa rassicurazione vale purtroppo solo per i non addetti ai lavori. Potrei indicati seduta stante almeno 4/5 stratagemmi "leciti" usati da produttori per, come si suol dire, far venire le analisi....ma qui il discorso sarebbe ampissimo.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

C'è qualcuno che ha capito qual è la posizione del blog dopo 3 post? E la spieghi con parole 1 semplici e 2 chiare?

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Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Scusa, chi ha detto che deve esserci una "posizione del blog"? E nel caso, che te ne fai?
Fattela tu una posizione, gli elementi non mancano.

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Michelino

circa 8 anni fa - Link

Comunque Saverio fa un ottimo vino. Non basta? (Più?)

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Denis Mazzucato

circa 8 anni fa - Link

A proposito di spaccare il capello in quattro: iNpraticabile? Brrrr :)

Corretto, grazie. Poi ovvio il commento da grammar nazi è il modo peggiore per accreditarsi alle cene fighe ;-) [a]

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Denis Mazzucato

circa 8 anni fa - Link

Squsa, non lo faccio più! ;)

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landmax

circa 8 anni fa - Link

Mah, francamente non capisco come Morichetti pensi di uscirne: se non si obbliga per legge ad indicare ingredienti e additivi in etichetta (cosa che si potrebbe tranquillamente estendere a tutti gli alcolici, vino e non, così non facciamo discriminazioni), prevedendo sanzioni in caso di inosservanza (fondamentale, altrimenti chi caspita li indicherebbe?), qualsiasi altra pseudo-soluzione basata su una disclosure volontaria è pura "fuffa": lei stesso, Morichetti, dice che non si fida dei produttori! Suvvia, non prendiamoci in giro...

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Diego

circa 8 anni fa - Link

Mi pare che tutta la questione relativa all'etichettatura sia un modo di chiedere implicitamente non tanto una tabella di dati chimici che capirebbero pochi, quanto invece la possibilità di capire quante caratteristiche del tale vino siano attribuibili a pratiche agronomiche e di cantina "naturali" e quanto al grande numero di sostanze (legali) utilizzabili nella pratica enologica convenzionale. E perché tutta questa curiosità? Perché oramai il fattore "bio" sta sempre più diventando un elemento di valorizzazione e conseguente apprezzamento (in entrambi i sensi) tra gli appassionati, ma sempre di più anche tra il pubblico più generalista. Forse finiremo a ritrovarci con certificazioni ancora più stringenti di quelle di biologico/biodinamico, che garantiscano il rispetto di questi parametri di "naturalità" senza passare per tabelle semi incomprensibili.

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landmax

circa 8 anni fa - Link

Aggiungo, tanto per rinfocolare un pò la polemica (sana, eh!), che quanto afferma Morichetti, e cioè che il prof. Fino avrebbe "ampiamente spiegato" perché la richiesta di introdurre obbligatoriamente in etichetta l'indicazione di ingredienti e additivi sarebbe una "risposta sbagliata" a una "esigenza legittima", è semplicemente falso. Il prof. Fino ha risposto sì e no a metà delle domande e obiezioni che gli sono state rivolte nei commenti ai suoi post. L'impressione che Egli difenda gli interessi di una sola delle parti in causa (i produttori, a scapito dei consumatori), invece che cercare di comporli detti interessi (attività che spetterebbe a ogni buon legislatore), è a mio avviso evidente. Poi se vogliamo raccontarci che va tutto bene così com'è, facciamo pure (ma non è vero). Al contrario di come sembra un pò sbrigativamente pensarla Morichetti, il dibattito è tutt'altro che concluso (come afferma ben più saggiamente il suo collega Sartore). In ogni caso ringrazio Intravino per aver dato risalto con ben 3 post in pochi giorni a un tema a mio avviso importante.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Ho partecipato anch'io alla discussione. Nel secondo post Fino ha risposto efficacemente alle obiezioni principali, inserendo argomentazioni importanti che non erano presenti nel primo post, come quella concereta sull'incontrollabilità analitica dell'osservanza dell'obbligo per tutti quegli additivi che corrispondono a sostanze comunque contenute nel vino (per esempio i tannini enologici). Certo se uno sogna uno stato di polizia in cui le cantine vengono perquisite ripetutamente alla ricerca di sostanze che non sono nemmeno proibite per vedere se dall'ultima perquisizione manca una bustina... Quello a cui Fino non ha risposto e a cui non è possibile rispondere non è né una domanda né un'obiezione, ma il dogma secondo cui "il consumatore deve sapere" con priorità assoluta su qualsiasi altro principio, inclusi quelli di ragionevolezza e propoprzionalità. Seguendo coerentemente questo dogma, però, ogni singola bottiglia di vino andrebbe accompagnata da un libretto che elenca in dettaglio non solo gli additivi, ma anche i coadiuvanti (per i quali non è prevista l'indicazione in nessun alimento) e i processi di lavorazione (idem): un approdo evidentemente irrazionale, come capita spesso con i dogmi.

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landmax

circa 8 anni fa - Link

gp, non vale nemmeno la pena perder tempo a risponderti, tanto sono abnormi le tue osservazioni. Ma quale stato di polizia? Ma per favore!

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sergio

circa 8 anni fa - Link

@ gp. Tu non hai la nozione di dogma e, per certi versi, il tuo ragionamento è dogmatico.Tra l'altro hai le idee confuse visto i commenti del primo post e del secondo.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Spiacente, non ho affatto idee confuse, ho solo idee opposte alle vostre e vicine a quelle della FIVI, di Fino, dei produttori intervenuti nel dibattito e di tanti altri.

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landmax

circa 8 anni fa - Link

Ti piace stare in compagnia, eh? ;-)

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sergio

circa 8 anni fa - Link

@ gp. Ora è tutto molto più chiaro: quando lessi il tuo primo commento, nel primo post, mi erano sembrate un po' diverse le tue opinioni. Ma il fatto che abbiamo opinioni diverse non è un male anzi è un bene: un dibattito senza confronto di idee diverse è noioso e palloso. Ho sempre(o mi sforzo al massimo) contestato le opinioni che non condivido con il massimo rispetto degli altri. Cosa che non sempre avviene nei food blog ed anche in questo: ho visto maltrattare ingiustamente commentatrici scomode che, guarda un po', sono sparite dai dibattiti (ritorna!). Contestami quando vuoi, ma non penso di meritarmi del dogmatico. Saluti :-)

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Ivan Ferri

circa 8 anni fa - Link

Credo che il problema sia di altra natura. Nel senso che a me, da consumatore, piacerebbe molto sapere se quel vino è stato fatto in modo naturale, se gli aromi presenti sono frutto di trattamenti chimici oppure no. Ma so benissimo essere impraticabile per una questione di filosofia legislativa italiana. Ci sono già tante leggi nella filiera alimentare, peccato siano fatte apposta per lasciare il modo "lecito" di infrangerle o quantomeno di aggirarle. Perciò una ulteriore normativa sarebbe giocoforza fatta con la stessa filosofia e quindi inutile. Sarebbe sufficiente avere poche leggi basilari ma molto più "logiche" tecnicamente.

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landmax

circa 8 anni fa - Link

Ci sto: poche leggi chiare, valide per per tutto ciò che viene ingerito (escluso spade taglienti e tizzoni roventi), fatte rispettare efficacemente.

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Angelo Cantù

circa 8 anni fa - Link

Allo stato attuale delle conoscenze l' alcool è il componente del vino più dannoso per la salute. Correttamente le etichette delle bevande alcooliche ne riportano la gradazione. Credo che oggi sarebbe un bel passo avanti riportare in etichetta il dettaglio sulla quota di solfiti presenti. Quel "contiene solfiti" mi sembra/è una presa in giro, sarebbe un po' come dire "contiene alcool". Molta gente oggi è informata più o meno correttamente sulla possibile pericolosità di queste sostanze e sarebbe quantomeno doveroso dare una risposta concreta ad una esigenza crescente di informazione almeno su questo specifico punto. A mio avviso sarebbe un buon inizio.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 8 anni fa - Link

La percentuale di solfiti cala con il tempo, e non poco. Io posso anche indicare quanta SO2 libera c'è al momento dell'imbottigliamento, ma dopo qualche mese quel numero non sarà più reale. Inoltre c'è da sempre una legge che stabilisce il tenore massimo di solforosa ammesso, non è che uno può fare come gli pare.

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andrea

circa 8 anni fa - Link

Si ma se ne indichi il valore al momento dell'imbottigliamento o magari quanta ne hai usata nelle fasi di vinificazione penso sarebbe un buon inizio (il valore di legge è elevato anche nel biologico). Inoltre, chiedo su questo punto se è legale inserire alcuni valori in etichetta tipo appunto i valori di solforosa all'imbottigliamento, il ph, l'acidità volatile, ecc..perchè se lasciamo libertà ai produttori di poterlo fare almeno qualcosina potrebbe cambiare...Il che vorrebbe in un certo senso dire che se uno vuole può indicare se il vino è fatto senza l'utilizzo di almeno una parte di schifezze...

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amedeo

circa 8 anni fa - Link

Mi sorge un dubbio grosso come una casa...ma che vini bevete? Chianti e falanghine da GDO? Quelli che costano meno di una birra media? Be' lì è probabile che qualche schifezza ce la possiate trovare. Suvvia!

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Ivan Ferri

circa 8 anni fa - Link

Ciao Amedeo, non penso che nessuno qui si stia riferendo ai vini da 2€ della GDO. Il problema è che per come è fatto il sistema legislativo italiano non puoi avere la certezza di essere sicuro nemmeno con i vini di livello più alto. Anzi, spesso c'è più rischio con i grossi nomi che con i medio-piccoli.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

Un contributo di oggi al dibattito, http://gustodivino.it/home-gusto-vino/ingredienti-del-vino-in-etichetta-non-si-puo-dillo-a-tuo-figlio/nicmarsel/17221/ Il post è anche interessante perché l'autore si toglie un sassolino dalla scarpa: anche se sono passati degli anni. Voi siete come lui, vi togliete i sassolini? Delicatamente, io, qualche volta, me li tolgo :-)

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gp

circa 8 anni fa - Link

Più che un contributo, è un grosso passo indietro rispetto al dibattito qualificato che si è svolto qui su Intravino, come chiunque può verificare confrontandolo con il secondo post di Fino. Basti pensare che questo intervento di stampo "vinnaturista" non contiene nemmeno la parola "additivo", che è il tema principale di cui si deve parlare.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Tra le tante imprecisioni contenute nell'intervento linkato, c'è quella secondo cui "ogni vino subisce analisi chimiche obbligatorie prima della commercializzazione": quest'obbligo riguarda solo i vini a denominazione d'origine.

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Nic Marsél

circa 8 anni fa - Link

Pur vergognandomi di trovare il tempo per rispondere, devo puntualizzare che 1) nello scritto si legge testualmente : “A chi replica che non ha senso perché bisogna intendersi tra ingredienti, coadiuvanti, conservanti, eccipienti ecc.. rispondo OK sediamoci al tavolo e discutiamone. Il problema è già stato risolto per tanti altri generi alimentari non credo che per il vino sia tanto diverso”. Non trovando la parolina “additivi” mandi tutto il ragionamento in vacca? 2) Affermando che le analisi si fanno solo sui vini a denominazione di origine intendi dire che su tutto il resto la grande industria imbottiglia forse senza analisi? Ma sei serio?

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gp

circa 8 anni fa - Link

"Additivi" non è una parolina, è una categoria fondamentale che bisogna aver chiara se si vuole affrontare la questione di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere indicato sulle etichette dei vini. Cerchiamo poi di non falsificare la posizione originaria in risposta alle obiezioni: l'obbligo di analisi esiste solo per i vini a denominazione, per tutti gli altri non esiste, e notoriamente la "grande industria" che lei tira improvvisamente in ballo non è l'unico operatore presente sul mercato (grazie al cielo). Comunque con la sua affermazione modificata lei dà ragione alla FIVI, che sostiene che gli adempimenti previsti da una eventuale modifica della legislazione sui vini ricadrebbero in modo sproporzionato sui piccoli produttori.

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Nic Marsél

circa 8 anni fa - Link

Falsificare la posizione originaria??? La mia affermazione modificata??? Ma di cosa parli? Questa mancanza di buonsenso talmente palese da far sospettare la malafede. E qui mi fermo.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Chi legge può confrontare le due versioni della sua affermazione, quella originaria ("ogni vino subisce analisi chimiche obbligatorie prima della commercializzazione"), che è falsa, e quella modificata ("Affermando che le analisi si fanno solo sui vini a denominazione di origine intendi dire che su tutto il resto la grande industria imbottiglia forse senza analisi?"), dove compare improvvisamente (e a sproposito) la "grande industria" assente dall'affermazione originaria.

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Nic Marsél

circa 7 anni fa - Link

Bene, esaurito il fumo vogliamo passare all'arrosto?

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Ivan Ferri

circa 8 anni fa - Link

Visto che spesso si parla di analisi che i prodotti sostengono dico la mia. Tutti i prodotti alimentari per legge devono sostenere determinate analisi chimiche per poter essere venduti; purtroppo il sistema è fatto apposta per poter "gestire" questa cosa. Mi spiego. 1) Il campionamento viene eseguito dal cliente, non dall'azienda o dall'ente che fa analisi. Ciò significa che io (produttore alimentare) posso mandare un campione non rappresentativo della produzione che nessuno lo saprà mai. Ad esempio mi tengo una parte di vigneto in cui non utilizzo pesticidi. Per assurdo tutto questo è lecito, pertanto tutto si basa sulla fiducia che ciascuno faccia il suo dovere con moralità (moralità quando si parla di soldi?????). 2) Sono le aziende che chiedono al laboratorio di analisi quando deve fornirgli i risultati. Capita con alcune azienda, soprattutto le più grandi, che richiedano come data di consegna risultati un periodo molto posteriore alla consegna dei campioni. E nel frattempo vuotano gli scaffali del prodotto. Possono? Non possono? Non importa, lo fanno e basta. 3) Nelle assurdità normative italiane c'è anche il fatto che un determinato analita (es. pesticidi) può essere determinato con diverse metodiche, ciascuna con diversi limiti di rilevabilità (cioè la quantità minima che il metodo di analisi riesce a "trovare"). Ciò che succede quasi quotidianamente è che il laboratorio utilizza il metodo più sensibile, magari il risultato è positivo (ci sono pesticidi), contatta l'azienda per avvertirla del fatto e questa "chiede" di utilizzare un altro metodo, con limite più alto, in modo che risulti negativa la presenza di pesticidi. Tutti e due i metodi sono autorizzati dal ministero, perciò questa "richiesta" è lecita. Ora immaginate la richiesta fatta da un piccolo produttore, la risposta sarà quasi sempre no, ma se la richiesta la fa una grossa azienda che pesa molto sul fatturato del laboratorio, pensate che la risposta sia negativa? Col rischio di perdere il cliente? Questo giusto per chiarire che la frase "ma tanto fanno le analisi" non vuol dire nulla, purtroppo.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 7 anni fa - Link

Signor Ferri, guardi che il campionamento dei vini a DOCG e DOC, e presto anche delle IGT, è fatto dalle istituzioni preposte al controllo (accreditate a tale fine dallo Stato) con loro personale e gli esami di laboratorio richiesto dalla legge sono fatti da laboratori scelti da loro e a loro volta accreditati. Nessun controllo della filiera è soggetto alla discrezionalità del produttore. Per i DOCG e DOC c'è anche una commissione di assaggio, i cui componenti sono nominati a norma di legge e mai dai produttori. Per legge il 20% dei vigneti a sorteggio viene controllato ogni anno, così come le cantine e i registri. Oltre a questo NAS, Guardia di Finanza, Forestali e Consorzi fanno ispezioni. Guardi che i controlli ci sono, e pure tanti; nessuna filiera agroalimentare è controllata come quella del vino. Infatti una percentuale non piccola di vini a Denominazione viene declassata ogni anno.

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vinogodi

circa 7 anni fa - Link

CITO: "...nessuna filiera agroalimentare è controllata come quella del vino..." RISPONDO: Stefano, capisco la volontà , comprensibile, di una difesa d'ufficio del proprio settore, ma ti assicuro che non è vero . Confermo che dopo gli scandali del metanolo i controlli si sono notevolmente moltiplicati, ma a seconda della matrice più o meno a rischio , ci sono controlli assai (se non di più) puntuali in altri settori "dell'agroalimentare" , questo senza cambiare di una virgola la liceità del tuo intervento , che chiarisce bene il concetto di controlli che per alcuni mi sembra possano essere considerati volontari o arbitrari ...

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Ivan Ferri

circa 7 anni fa - Link

Sig. Cinelli buongiorno, io, da chimico lavorante in una azienda di analisi chimiche alimentari, regolarmente accreditata per qualche migliaio di analisi su varie matrici, le posso dire come funzionano regolarmente le cose, per tutti i prodotti alimentari. Semplicemente perchè è il mio mestiere quotidiano. Può essere che questo non c'entri nulla con le denominazioni, del resto io ho fatto un discorso generale rivolto a chi di nasconde dietro al fatto che si devono fare le analisi. Ho portato la mia esperienza di ciò che vedo ogni giorno sul mio posto di lavoro. Poi probabilmente stiamo parlando di due tipologie diverse. Lei ha parlato di requisiti per avere la DOCG o la DOC, comprensivo di assaggio, e questa è una cosa probabilmente differente ai requisiti che deve avere l'uva frutto per poter essere dichiarata a norma di legge. Io non credo che una cantina che non vinifica solo uve proprie, davanti ad un certificato del conferitore di assenza pesticidi, si preoccupi di verificare. Sarebbe la prima volta che capita su migliaia di campioni all'anno analizzati.

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Saverio Petrilli

circa 7 anni fa - Link

Caro Alessandro, non sono molto "social" ma tanti amici mi anno parlato del tuo post e così ho dovuto leggerlo. A prescindere che un incontro a Montecatini non può considerarsi un Incontro vero, che ero in veste di Saverio di Valgiano e non di Segretario Fivi e che se vuoi dirmene due vieni a Valgiano, io te ne rispondo 4, te me ne dici 8 e finalmente stabiliamo un dialogo, il tuo post è interessante. La lettura dei commenti invece rischiava di farmi scivolare in depressione post-vendemmia, poi mi è venuto in mente che al "Bar Sport" non hanno mai vinto un campionato, ho sorriso e ignorando tutto e tutti, ci provo, sempre come Saverio perché come Saverio sono stato consultato.
Quando ci si prende la responsabilità di un ruolo lo si fa sapendo di poter sbagliare e che il proprio sbaglio coinvolgerà tutti. Quindi si cerca di elevarsi sopra le terrene passioni e di allungare lo sguardo al passato ed al futuro, aperti alle emozioni più che alle passioni, alle esperienze più che ai convincimenti, dimenticando ciò che si è e cosa si desidera per conquistare uno sguardo lungo e profondo. Non è facile e non sempre ci si riesce ma si vorrebbe.
Il motivo per cui possiamo parlare del Vino in questi termini ed esistono migliaia di produttori e centinaia di scrittori del Vino è che l'etichetta, più o meno dal 1700 riporta: CHI, DOVE E QUANDO. Informazioni che nessun prodotto alimentare vi da. Teneteveli i vostri biscotti con le loro liste di ingredienti chilometrici più di metà dei quali la vostra Nonna non poteva immaginare potessero servire per fare dei biscotti! Tenetevi pure le vostre tabelle nutrizionali che magari sapete anche leggerle!?! Io lotterò sempre per evitare che le tre informazioni fondamentali che dicono che il Vino è fatto da una Persona, in un Luogo in un Anno, vengano sepolte da illeggibili liste. Nel tempo ho imparato a sentire i vini "puri", che non mi fanno male, che posso bere in quantità senza conseguenze, ho imparato a guardare negli occhi quella Persona e capire quanto amore mette nel suo mestiere. Ho coltivato la mia saggezza, superiore a qualsiasi legge.
a volontà di stabilire delle Leggi correlate dalle immancabili sanzioni nasce nei cuori pavidi, quelli circondati dalla Paura e dalla sfiducia che chiedono al lupo di essere protetti e porta frutti sempre e soltanto al lupo. Vogliamo parlare dell'Olio di Oliva che è una miscela di olio di oliva e di sansa? O dell'aceto balsamico che è aceto di vino mescolato con mosto concentrato? O dell'imbottigliato all'origine che potrebbe anche esserlo solo al 51%? Quale legge vi protegge? Diceva il tale che la Saggezza è il più grande dei tesori dell'uomo, perché i tesori devi proteggerli mentre la saggezza è lei che ti protegge.
E tutti i produttori che ritengono essenziale scrivere gli ingredienti perché non cominciano a farlo? Chiedete a Alessandro Dettori come si fa, legalmente si può già ora, se ci credete davvero o forse, animati da spirito cristiano, lo volete solo per gli altri perché si veda che sono "peggio" di voi? Una sorta di punizione biblica. Perché non li scriviamo sul sito? Tanto è considerato legalmente come etichetta.
Oppure cominciamo a parlare delle migliaia di cisterne che entrano al porto di Livorno, vino spagnolo (quindi per antichi accordi potrebbe essere argentino o cileno) a 37 centesimi al quintale, parliamo del primitivo o ripasso imbottigliato in bag in box in Germania e venduto in Scandinavia, beh li sopra gli ingredienti ci potrebbero stare, del resto hanno rinunciato al nostro mantra: CHI, DOVE, QUANDO. Dopo che un società ne ha acquistata un altra per 62 miliardi di euro non possiamo più avere dubbi: NON SIAMO TUTTI UGUALI. E quindi il piccolo vignaiolo deve difendere i suoi privilegi generatori di grandi responsabilità e trattare il suo fratello diverso da fratello piuttosto che da nemico, la lotta tra Guelfi e Ghibellini ha fatto si che l'Italia divenisse terreno di conquista, si preferiva un popolo che parlava una lingua diversa al proprio simile un pò diverso.
Mi spiace Alessandro se, ospitato sul tuo blog sono così duro ma questa storia dell'etichettatura mi sta addosso da tutta la vendemmia, non sono "social" ma tutti si sentono in dovere di riportarmi quanto viene detto, Io (Saverio) la penso così.
Invece la Fivi è rappresentata da Vignaioli dotati di buon senso e che sanno anteporlo ai propri immediati interessi, difende la SPECIFICITA' dell'etichettatura del Vino, vuole conservare ciò che ha portato il Vino ad essere quello che è, il Vino che ha dietro di sé una Persona, la sua testa e il suo cuore, volontà e sentimento. Lasciando ad essi la libera possibilità di migliorare sempre, stimolati in questo dai consumatori, dai giornalisti, dagli innumerevoli ispettori che non sempre spingono tutti nella stessa direzione. Difende un mestiere, una categoria in tutte le sue declinazioni. Con rispetto e sincerità
S.P.

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vinogodi

circa 7 anni fa - Link

...bellissime parole, Saverio, ma siamo sul pianeta terra . Nel nostro eremo , forse non ci accorgiamo che là fuori il mondo è cattivo e patrigno , costringendoci ad obblighi/orpelli che ci distolgono da ciò che ci piacerebbe fare in maniera esclusiva : seguire la vigna , dedicarci alle ancestrali pratiche di cantina come tramandataci dagli avi , garantire i rapporti interpersonali con una virile stretta di mano , con il mercato intero che ci conosce e si fida, comprando i nostri prodotti perché buoni , sani ed evocativi . Un'epopea dell'enomulino bianco fatto di sorrisi e cose buone , belle e sane ... si , penso che un'etichetta , in questo aulico contesto, possa considerarsi un orpello inutile e fuorviante ... Io proprio l'abolirei ... se n'è fatto a meno per migliaia d'anni , perché fermarci agli ultimi 50? ...

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