Ho bevuto lo Champagne del Lidl e ora vi posso dire com’è

Ho bevuto lo Champagne del Lidl e ora vi posso dire com’è

di Lisa Foletti

In questo periodo di giornate e tasche vuote, la caccia a prodotti “furbi” che garantiscano una discreta soddisfazione a prezzi contenuti è una costante, almeno per me. Gli e-commerce sono di grande aiuto in tal senso, perché si può fare una buona spesa senza alleggerirsi troppo il portafogli, sapendo scegliere. Quanto ai supermercati, s’è parlato in lungo e in largo (anche qui su Intravino) di come ci si può districare senza prendere clamorose sòle, ma io resto sempre scettica, anche solo per la scarsa offerta che trovo nella media dei supermercati vicino casa.

Comunque ieri ho voluto provare lo Champagne commercializzato dalla Lidl. Avevo già azzardato con il loro gin (qui il mio racconto) e mi era andata piuttosto bene, dunque perché non sperimentare ancora? Escluse le famigerate scarpe gialloblù per cui la gente si è letteralmente accapigliata, mi sono orientata su qualcosa di più familiare.

Euro 13.5 a scaffale, etichetta semplice e vagamente vintage, retroetichetta pressoché inutile che riporta “vino spumante brut prodotto in Francia” e poche altre informazioni obbligatorie, in 362825 lingue diverse.

Mi son detta che qui, probabilmente, è superfluo cercare la provenienza delle uve per intuire il carattere del vino: che sia Côte de Blancs, Vallée de la Marne o Montagne de Reims, ho la sensazione che non cambierà molto, nel bicchiere.

L’etichetta parla di una MA, marque d’acheteur (o auxiliaire) che commercializza il vino prodotto da una certa Maison Burtin di Epernay. Se dici Epernay pensi subito a Möet&Chandon, Pol Roger, Perrier Jouet… ma poi ti ricordi che stai parlando di uno Champagne che trovi sugli scaffali italiani della Lidl a poco più di 13 euro, e smetti di vagheggiare. Non si trova praticamente niente su internet, salvo il fatto che la Maison Burtin fa parte del Gruppo Lanson ed è uno dei più grossi fornitori di Champagne per la grande distribuzione.

Schermata 2021-05-13 alle 17.27.48

Impossibile anche conoscere la composizione della cuvée, ma ipotizzo un blend delle tre uve con prevalenza di bacca nera.

Dopo l’esperienza del gin, parto sicuramente ben disposta, consapevole che non andrò a bere un grande Champagne, ma comunque ottimista.

Colore piuttosto scarico e bollicina che fa il suo dovere, fine e cremosa. Naso pungente e non particolarmente espressivo, ma potrebbe essere dovuto alla temperatura davvero bassa della bottiglia, appena uscita dal frigo.

I primi due sorsi sono gradevoli, anche se pericolosamente morbidi e rotondi. Vanno giù con piacere, mentre azzanno un crostino con il pesto e la burrata, e fioccano le chiacchiere. Nel frattempo il vino prende un po’ di temperatura, e cominciano le perplessità: il naso resta poco espressivo (un po’ di lieviti, un po’ di frutta matura e poco altro), la bocca ha un ché di dolciastro, e sul finale tira all’amaro. Sento la necessità di berci dietro un mezzo bicchiere d’acqua, e non è un buon segno. Proseguendo nella bevuta, mi rendo conto che il sorso è corto e bidimensionale, manca completamente di nervo, è accettabile in ingresso ma davvero misero in chiusura. Il palato resta limaccioso, poco pulito, con un retrogusto lattico e caramelloso.

In due, fatichiamo a finire la bottiglia. Ma l’acqua, quella sì che la finiamo.

Inutile ribadire che per 13.5€ si possono trovare buone bollicine (italiane e non) senza inseguire il blasone dello Champagne. Certo è che a 13.5€ si possono bere anche discrete ciofeche, e pure a prezzi più alti.

Senza voler fare paragoni, mi limito a dire che questa bottiglia, servita ghiacciata e accompagnata dal cibo, può star bene su una tavola gioviale e senza aspettative, ma di certo non può dare soddisfazione a chi cerca una bevuta “comme il faut”. Personalmente non lo ricomprerò.

Il gin invece sì.

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Lisa Foletti

Classe 1978, ingegnere civile, teatrante, musicista e ballerina di tango, si avvicina al mondo del vino da adulta, per pura passione. Dopo il diploma da sommelier, entusiasmo e curiosità per l’enogastronomia iniziano a tirarla per il bavero della giacca, portandola ad accettare la proposta di un apprendistato al Ristorante Marconi di Sasso Marconi (BO), dove è sedotta dall’Arte del Servizio al punto tale da abbandonare il lavoro di ingegnere per dedicarsi professionalmente al vino e alla ristorazione, dapprima a Milano, poi di nuovo a Bologna, la sua città. Oggi alterna i panni di sommelier, reporter, oste e cantastorie.

31 Commenti

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

A questo punto allora è consigliabile investire un po' di più (49 centesimi, per la precisione) e acquistare lo Champagne di Aldi. Provato e ricomprato. Non so se la catena di supermercayi tedesca ci sia in tutta Italia però.

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Per forza era scadente : in Champagne le uve vanno via a 7,50 euro al chilo.....

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Dave

circa 3 anni fa - Link

Anche io l'ho provato nel periodo natalizio quando era in offerta sugli 11 euro. Confermo quanto è stato detto nell'articolo. Champagne piuttosto spento secondo me. Anche noi in due non siamo riusciti a finire la bottiglia. Ricordo un terribile bruciore di stomaco dopo la bevuta. Non lo ricomprerò. Per esperienza, sotto i 30 euro non ho mai trovato champagne degni di quel nome.

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Lisa Foletti

circa 3 anni fa - Link

Prova il base di Christiane Guillaumé, costa circa 19€ ed è molto piacevole, nella sua semplicità

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andrea celant

circa 3 anni fa - Link

ma perche' farsi del male coscientemente?

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Spetnat

circa 3 anni fa - Link

Ma infatti, assurdo. Mi viene il voltastomaco solo a pensare di bere un vino della discount. Boh

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Macché, si vede che non conosci gli standard di qualità dei marchi più importanti. Io mi sono imbattuto spesso in prodotti pregevoli, altrimenti introvabili. (Aoc minori, grandi imbottigliatori, cooperative...). Sempre vini francesi, mai provato con gli italiani, ma chissà.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...non l'ho mai assaggiato , ma dalle descrizioni è quello che mi posso aspettare da un vino che ha un target di riferimento piuttosto preciso . Magari ne vende milioni di bottiglie per chi ha poche esigenze di berealto , ma di bere quotidiano ( in questo caso , destinato allo stappo domenicale oppure di una ricorrenza di chi deve guardare attentamente al bilancio famigliare) . D'altronde , immagino avesse a fianco Chianti da 1,80 Euro oppure Barbera da 2 Euro , vini in tetrabrik (che fanno il 70% del mercato da scaffale Hard Discount) oppure Soave da 1,90 Euro . Da bevitore di etichette , potrebbe sembrarmi una caduta di stile sensoriale , ma eviterei facili snobismi . Magari alla "cieca " vicino ad una grande griffe da GDO ( ... help me ... se mi leggesse Marcow...) potrebbe fare la sua porca figura ...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

A me piacerebbe che Vinogodi, per un giorno, uscisse dal mondo delle "etichette" in cui è immerso e, per noi comuni mortali, entrasse da Aldi e degustasse lo champagne segnalato da Stefano. Come ho detto, sono un lettore attento, e non distratto, e penso che Stefano meriti considerazione: non spara ca...te in questo blog e mi è piaciuta la sua replica. __ Il dibattito, e il post da cui deriva, è interessante e si potrebbe già scrivere un libro dopo aver letto gli 8 commenti. Spero che altri si aggiungano. __ A me è piaciuto molto l'articolo e, specialmente le conclusioni che vanno lette con attenzione. Spesso il lettore legge soltanto il titolo e non si arriva alle conclusioni che, in questo caso, sono pregevoli. Non penso che il palato di Lisa Foletti si sia sbagliato quando ha parlato di gin. __ Il valore di questi articoli è che si discute di due aspetti spesso trascurati nella COMUNICAZIONE sul Vino: 1) Il PREZZO 2) Il Rapporto Qualità-Prezzo. __ Come diceva Sisto, in altri dibattiti, la stragrande maggioranza degli italiani che bevono vino è al di fuori del CERCHIO MAGICO in cui vive una piccola minoranza ... che è afflitta, spesso, dal male oscuro dell'esibizionismo narcista. __ A Vinogodi, con simpatia, rispondo che non si compra l'INDIPENDENZA: non è in vendita. Che avere delle ottime capacità degustative non rende automaticamente... indipendenti. È, per questo, che bisogna adottare dei criteri che... riducano... quanto più è possibile... il SERVILISMO e la DISONESTÀ diffuse nella nostra epoca. Anche per FAR RISALTARE gli onesti e gli indipendenti.

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andrea celant

circa 3 anni fa - Link

sono contento che appaia finalmente il criterio "qualita'/prezzo": ma proprio su un prodotto che tanti di voi (noi) giudicate non possa costare cosi' poco, deve avvenire? o dobbiamo forse dire che il re e' nudo e se si facessero solo degustazioni alla cieca si dimostrerebbe che i prezzi sono gonfiati all'inverosimile?

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Caro Andrea, che i prezzi sia GONFIATI è un dato di fatto così Evidente che...addirittura... non se ne parla. Il fatto che nella comunicazione sul vino questi aspetti vengano... volutamente.... trascurati... è un fatto facilmente intuibile. La degustazione alla cieca la vuole persino Parker! (Potete trovare facilmente sul web l'articolo)

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Paolo

circa 3 anni fa - Link

Ecco, gentile Marcow, proprio sulla certezza che i prezzi siano gonfiati, o meglio "GONFIATI" come lei afferma, io non ho certeza così granitiche. Che le invidio. Sono così GONFIATI, la cosa è così EVIDENTE che la dimostrazione di tale fatto finisce per ... svanire come lacrime nella pioggia. Chi, dove e quando avvenga questo gonfiaggio è in realtà molto meno chiaro di quanto lei afferma: pensi ai ricorrenti articoli (qui su Intravino) riguardanti le emergenze di sotto_prezzo, queste si, quando in determinate conginuture bisogna liberare le cantine per la vendemmia successiva. Il prezzo gonfiato, quando esiste, è in realtà una medaglia per la struttura di vendita che è riuscita ad imporlo. E' il riconoscimento di una elevata disponibilità a pagare (questa si che è la caratteristica da indagare, non la fantomatica "domanda del consumatore). Per capirci, se il mio concittadino Vinogodi può parlarci di certi vini, per noi irraggiungibili, non è perché è abbastanza ricco da potere accedere a vini dalprezzo gonfiato, ma perché la sua disponibilità a pagare è tale da garantirsi quei beni di fascia alta. Tutt'altra cosa da "prezzi evidentemente gonfiati"

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Anche il fatto che molti prezzi non siano gonfiati va dimostrato. Ai lettori la libertà di interpretare le mie opinioni(non verità) e le sue opinioni(non verità). Lo so che le mie opinioni possono risultare "sgradevoli" ma non devo "compiacere" nessuno. Pronto a uscire di scena.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

A Paolo chiedo: neltuo ragionamento che differenza c'è tra chi " è abbastanza ricco da potere accedere a vini dalprezzo gonfiato" e chi ha "disponibilità a pagare tale da garantirsi quei beni di fascia alta" ??

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BT

circa 3 anni fa - Link

grazie del sacrificio. è una tentazione che a volte ho anche io con altri vini GDO poi però spesso rinuncio per mancanza di coraggio. devo dire però che sentire le opinioni degli esperti sui vini dell'esselunga (di milano) nella fascia 8-15 euro mi piacerebbe molto. dai qualcuno di intravino si sacrifichi! io li bevo, eh. non lo nego ma non so degustarli. susumaniello? four roses? la colombera?

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Sisto

circa 3 anni fa - Link

@ Marcow Ti racconterò un fatterello. Una volta, in pubblico, ad una "appassionata ed esperta" che sedeva tra il pubblico che disse più o meno una cosa del tipo "ma chi lo beve il Tavernello e il vino da GDO?" dissi "ma lei lo sa che una grande (ma grande davvero) parte del vino consumato in Italia lo producono Cantine Riunite/Civ, Gruppo Italiano Vini, Caviro? Lei sa chi sono questi? Che processi, tecnologie, competenze, certificazioni, etc. hanno questi? Lo direbbe in faccia ai presidenti e ai soci titolari quello che lei ha detto prima? E a chi lo compra e lo beve lo direbbe?" Risposta "eh ma che centra? Io non li bevo di certo...". Ah, ecco: mo' me lo segno!

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Manco dalla Champagne da più di un decennio, causa moglie + 3 figli, sicché invoco l'aiuto di un Ambassadeur, a scelta, per confermare o smentirmi; io ricordo prezzi in cantina non lontani da quello citato, e si beveva benissimo. Giravo con la Guide Hachette, perché se no è difficile orientarsi tra i piccoli, essendoci cantine ad ogni angolo. Nessuna svendita allora, anzi, poco prodotto e alcune maison che si permettevano di chiudere per ferie ad agosto. Forse i volumi gdo permettono di restare più vicino al prezzo alla fonte, cosa che i nostri importatori non riescono a fare. Ma Lisa, la mia domanda è: si capisce che è Champagne il "tuo" Lidl? Quella cosa che non riesci a spiegare, ma che senti nell'aria anche quando la bottiglia viene stappata all'altro capo del tavolo...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Sisto spesso in chi "esibisce" c'è indifferenza e disprezzo verso chi, per esempio, per la pandemia, ha perso il lavoro ed è passato...ad uno stile di consumi...che prima non immaginava. E sono tanti. Ma chi se ne accorge? A chi frega?

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Ed è una forma di indifferenza equivalente alla più bassa ignoranza, poiché deroga a un requisito tra quelli minimi di decenza ed educazione: il rispetto della dignità altrui. Il coming out qutidiano di boriosi ed elitisti etilici ha peraltro un aspetto alquanto utile: se li conosci, li eviti (cit.).

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andrea celant

circa 3 anni fa - Link

ma allora perche' non trascurare certe etichette e parlare piuttosto di quei vini con prezzi umani? diciamo fino a 50,00 € ? Parlo di vini italiani, perche' per quelli esteri il prezzo aumenta per varie cause... Francamente oltre certe cifre trovo immorale (si puo' dire?) spendere per una bottiglia di vino. In Francia fanno anche i secondi vini: perche' da noi non si usa? Scusate i troppi quesiti; pero' mi piacerebbe che questo sito diventasse un po' la Revue du vin de France per il vino italiano

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Se qui si parlasse solo di vini fino a 50 euro ci perderemmo il "bevitore di etichette" principe...

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...eccomi...

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

In parte è già così. Non potrebbe, d'altronde, esserlo che in parte, visto che la redazione è una pancrazìa - o quanto meno una Grosse Koalition - che mette insieme i portafogli più vari, dai paperoniani ai paperiniani.

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Pauline

circa 3 anni fa - Link

MA è « marque acheteur » non « maison acheteur », vuole dire un marchio di supermercato o altro di questo tipo. Purtroppo champagne di questi prezzi si trovano a Auchan/ carrefour in Francia e anche in Champagne...

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Francesco di Carlo

circa 3 anni fa - Link

Assaggiati regolarmente Quelle venduti in Germania, sono semplicemente vergognosi meglio cambiare tipologia e bere decentemente forse spendendo anche qualcosina in meno

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domenico

circa 3 anni fa - Link

Interessante discussione. Poi si torna sempre alla GDO. Apprezzo molto la curiosità e lo avrei comprato anch'io, anche perché ho bevuto dei bianchi siciliani BIO al LIDL che ho gradito parecchio, per 5 euro. Il prezzo a 13,5 non è poi scandalosamente basso, ci si poteva aspettare di più. Io bevo saltuariamente Cesarini Sforza che si trova a Esselunga a 11 euro (a volte in promozione a meno di 8 euro) e la bottiglia finisce rapidamente, altro che! Si può paragonare agli champagne base, sempre in GDO. Ovvio che se vuoi i lieviti di un certo tipo, l'aroma leggermente ossidato, insomma la complessità....devi andare su vini che stanno sui lieviti molto di più e che nella GDO fai fatica a trovare perché non è il target e la nostra discussione lo dimostra.

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Angelo

circa 3 anni fa - Link

Mi urta di più il Barolo (con tutte le sue restrizioni e disciplinari) in qualsiasi autogrill d'Italia a 9€ che uno Champagne della Lidl a questo prezzo. Sotto Epernay nel supermercato di Pierry E.LeClerc si trovano tra i 7/12€ innumerevoli etichette e tipologie di Cooperative o imbottigliatori che vanno benissimo per fare degli ottimi Kir Royal.........

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Giuseppe

circa 3 anni fa - Link

Lidl, Aldi, mi fate venire una certa curiosita` di provare queste bottiglie avendo entrambi i supermercati a pochi km da casa. D'altra parte non penso siano peggio dei "prodotti base" di tante maison venduti a cifre leggermente superiori e spesso in offerta sotto Natale. Per non parlare dei metodo classici nostrani... I volumi di vendita di Champagne e Bordeaux, dopo tutto, si giustificano solo con le tantissime bottiglie di "prima fascia" vendute. Ragazzi, e basta dare addosso a Vinogodi, almeno non in questo post... :-) il suo commento non mi sembra si presti alle critiche che ha ricevuto anzi. Chiudo con una domanda, qualcuno ha mai trovato/provato alla Lidl un metodo classico prodotto come private label da una cantina ungherese e che pare abbia vinto un premio internazionale? Méthode traditionnelle Extra Dry “Pannon Imperial“ ne parlavano in un articolo su winemag ma mi sembra che in Italia non sia commercializzato. Buona domenica a tutti Giuseppe

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...tranquillo , Giueseppe , essere identitario al cospetto di taluni scienziati, sensoriali o metodologici, è un vero piacere e godimento . ..eppoi chi mi conosce di persona cambia solitamente opinione e abbandona i preconcetti , essendo un libertino/libertario ... ma è il bello del blog in diretta , creare cliché e identità da consolidare nel tempo. Io scherzo , solitamente, e mi rido addosso , ma anche i seriosi seriali mi inducono ilarità ...

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Raffaele

circa 3 anni fa - Link

Mettendo da parte la mixology, quel Gin l'ho trovato molto utile per "correggere" un caffè in cialde...sempre LILD.

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GG

circa 3 anni fa - Link

vino al discount ammetto di non averlo mai comprato e non so se mai ci riusciro`. Pero` facilmente sono solo preconcetti miei visto che acquisto nella GDO generica. Alla Lidl, sara` perche` sono tedeschi, ma ho trovato delle birre dal rapporto qualita`/prezzo ottimo. Pils, weiss a 0.9-1.2 euro/litro Nella fascia delle cossidette "birre industriali" per me si posizionano molto bene costando pure meno

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