Ho bevuto lo Chablis di Penny Market e sono ancora vivo

Ho bevuto lo Chablis di Penny Market e sono ancora vivo

di Simone Di Vito

Edit del 2 marzo 2023: alcune informazioni fornite nel post si sono rivelate imprecise, in quanto il vino in questione non si trattava di uno Chablis di Penny Market a 7.99€ (anche se proprio lì e a quel prezzo è stato acquistato) ma di un vino normalmente venduto in enoteca a 24 euro e finito sullo scaffale del discount per vie parallele e non per volontà dell’azienda produttrice (Les Grands Chais de France), peraltro ad un prezzo totalmente diverso dal suo posizionamento reale.
Per questo abbiamo provveduto ad integrare il testo emendando i passaggi relativi integrandoli con le informazioni forniteci dall’azienda.


Dopo il mio post d’esordio, tornai a parlare di Chablis attraverso un Bag-in-Box da 3 Lt, formato su cui in termini di qualità non ho alcun pregiudizio finché si parla di vino da tavola e/o pronta beva, ma che reputo non adatto invece per tipologie di questo calibro.

Oggi ritorno a parlare del re della Chablisien in vetro, e lo faccio attraverso una bottiglia acquistata al discount: non chiedete a me perché un cane cresciuto a manzo e pollo tra tutti i croccantini preferisce quelli economici e a forma di Cheerios® che vendono al Penny Market (discount tedesco simil Lidl).

Succede che, mentre vado al reparto cibo per cani l’occhio mi cade su questo:

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Era ovviamente il prezzo di 7.99€ a stupirmi, anche perché solitamente quando lo vedo al supermercato lo Chablis medio sta sempre intorno ai 18/20, più o meno in linea con i prezzi di alcuni online. Ai soliti dubbi del caso è prevalsa però la curiosità, quindi ne ho presa una e proviamo va…
Mentre sono in fila alla cassa inganno il tempo leggendo l’etichetta: oltre ad AOC e annata (ma dimmi tu se il primo Chablis 2020 che provo lo compro al discount!), leggo il nome Pierre André, del quale in seguito ad una breve ricerca online scopro poco e nulla, se non che è un enologo che produce/va dal 1923 presso lo Chateau de Cortonche è un marchio di proprietà di Les Grands Chais de France che ha reso omaggio a un pioniere della Borgogna intitolandogli questa maison ma che non ha alcuna relazione con lui.
Mentre nel retro-etichetta il vino risulta addirittura imbottigliato a Meursault. Pratica consentita, Les Grands Chais de France imbottiglia a Meursault.

Una volta a casa metto la bottiglia in frigo per qualche ora, attendo la temperatura giusta e poi stappo: sughero naturale e per giunta mono-pezzo, che produce in me un rapido calcolo tra vetro+etichettatura+tappo=siamo già minimo a 2€. Mi iniziano ad assalire i classici “Perché lo fai?” e “Cosa ci avranno messo dentro?”, cattivi presagi che sorprendentemente però si dissolvono appena verso il vino nel calice.

Paglierino chiarissimo e dal naso inizialmente citrino, che poi vira verso gesso e frutta a polpa gialla (niente banana, menomale), con qualche spunto di erbe aromatiche che evapora ad ogni sorso. Beva pulita e dai richiami quasi salini, non troppo morbida, ma con brio e veemente acidità per cui subito dopo il classico “è giovane”, ammetto di aver pensato anche “ricorda più la fredda Chablis questo che alcuni di quelli ciccioni bevuti“. Solo la chiusura delude un po’, sprofondando dopo pochi secondi, ma lasciando comunque un bella bocca. Gracilino e tutto spostato sull’acidità, ricorda più un petit ma niente male proprio.

E pensare che prima dell’assaggio mi ero anche preparato psicologicamente al peggio, “rincuorando” il mio palato con la promessa di stappo di un Premier Cru di Chablis appena acquistato, una piccola bombetta eh, che però ha un prezzo di sette/otto volte superiore a questa qui. A fine prova (peraltro superata a pieni voti) mi sovviene un quesito un po’ becero: quanto dovrà faticare quel Vaulorent per giustificarmi il suo costo nettamente superiore?

L’habit ne fait pas le moine… Si usa dire anche in Francia.

Aggiornamento: su segnalazione di Maurizio Gily, Pierre André è un négociant con soli 4 ettari e vende vino da uve acquistate su 100 ettari, quindi quasi certamente è un vino acquistato sfuso. Les Grands Chais de France è proprietaria della maison Pierre André, si tratta di un suo marchio. Les Grands Chais de France è proprietaria di 330 ettari e acquista uve da altrettanti ettari. Les Grands Chais de France vinifica poi queste uve nelle sue sedi. 

 

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

42 Commenti

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Io ho abbandonato ormai da anni il pregiudizio sui vini dei discount. Se abbiamo superato quello dei supermarket, non resta che questo ulteriore passo, no? In particolare le occasioni mi pare che oscillino tra private label, magari di cooperative (è il caso dello Champagne di Aldi, che non loderò mai abbastanza) e svendita di partite fortunate, magari di grandi negociànt, che devono svuotare cantina. Questo per la mia esperienza vale per i vini francesi, per i quali sono disposto e curioso. Ultima recente prova, un Crémant de Loire della Lidl abbastanza convincente. Per gli italiani, ammetto di avere riserve. PS: vedi che online trovi buoni Chablis anche a 12- 15 euro, ma mi pare che il prezzo da confrontare quando acqisti in colossi della distribuzione sia piuttosto quello di cantina

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Andrea

circa 2 anni fa - Link

Purtroppo il vigneron avrà venduto il suo chablis a meno di 4€ a bottiglia alla grande distribuzione, gli indipendenti non hanno molte alternative se non svendere. La cosa brutta è che i grandi nomi dei vini possono vendere a 40€ bottiglie che non valgono un quarto di quanto costano

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Rino

circa 2 anni fa - Link

A questo punto spero di leggere anche il post sul Vaulorent per sapere se la spesa superiore è valsa la pena.

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Povero vino

circa 2 anni fa - Link

Ma si, abbinate a questi vini la la carne di pollo che Lidl e supermercati vendono a 2 ,5 euro al kilo e quella di maiale a 3, mangiate e bevete, carne e vino tutti i giorni per tutti, questo è il benessere.

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

La tua critica e` anche condivisibile ma la polemica del tutto fuori luogo. L'intento dell'autore non e` certo quello di invogliarci a consumare carne e vino del discount in gran quantita` piuttosto sollevare qualche (lecita) domanda.

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

Mi permetto di dissentire sul fatto che il prezzo determini in assoluto la bontà di un prodotto, se parliamo di qualcosa di complesso come il vino. Puoi condurre agronomicamente in modo identico due campi limitrofi, nel primo fai diradamento, nel secondo fai il 110% del concesso. Ci sarà un decadimento organolettico, ma non della genuinità, a cui mi pare tu ti riferisca.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Buongiorno, e chi ha scritto che la bontà è determinata dal prezzo in assoluto? Io no di certo, e non lo penso affatto. L'avevo anche specificato come "quesito un po' becero", un pensiero in leggerezza nato dall'acquisto quasi in contemporanea delle due bottiglie... Dopodiché nello specifico, probabilmente il prezzo basso di questo è dato da volumi maggiori, da una aoc inferiore (nella piramide qualitativa di Chablis), da un negociant che acquista il vino poi rivendendolo, e forse da una mezza svendita ad una gdo, mentre il premier cru acquistato online subisce minimo uno, se non due passaggi tra agenti e venditore, quindi probabile che la differenza di prezzo reale (cantina:cantina) sia più o meno di 1 a 3 o a 4 max, che per un premier cru rive droite di una bella azienda di Chablis ci può stare eccome... Saluti -------------------------------------------- Per Rino, chissà...vediamo 😉

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

Ciao Simone, la replica era per l'utente "Povero Vino", che ho citato nei commenti. Tu sei stato chiarissimo nell'articolo, che ho letto con piacere. Certamente che non lo pensi, altrimenti non avresti dato una chance a questo vino di essere degustato.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Allora mi scuso 🙏

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

No problem, io mi sarei offeso solo se avessi detto che i vini del Nord Piemonte sono troppo acidi o che il Kurni è troppo barricato.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Ad avercene di acidità dei vari Carema, Lessona, Gattinara ecc... solo a pensarci mi vien l'acquolina in bocca

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mariazzo

circa 2 anni fa - Link

Io invece mi domando (forse banalmente) perché un discount debba per forza avere sugli scaffali denominazioni che sappiamo bene non possono avere quei prezzi(imbottigliate da sigle incomprensibili): parlo di barolo/amarone/brunello. Per di più sono anche fuori target (ma anche budget, se vogliamo) rispetto al cliente medio del discount.* Piuttosto sforzarsi sulla ricerca di denominazioni/cantine sociali il cui rapporto qualità prezzo rientri nei parametri di convenienza. *se faccio la spesa al discount è per risparmiare e se risparmio, non compro comunque un vino da 15€

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

"sforzarsi sulla ricerca di denominazioni/cantine sociali il cui rapporto qualità prezzo rientri nei parametri di convenienza" questo sarebbe davvero una cosa originale e interessante ma temo richieda molto piu` sforzo da parte del venditore. Sforzo che poi magari non viene nemmeno compreso/apprezzato dai piu`. Tenere qualche referenza con nome/denominazione altisonante probabilmente paga di piu`, come commenta correttamente marcow poco sotto, la clientela dei discount non e` cosi omogenea. E poi magari uno risparmia su tante cose e poi decide di fare uno strappo e cosa c'e` di meglio di una bottiglia di vino per trasgredire? "avere sugli scaffali denominazioni che sappiamo bene non possono avere quei prezzi" E pero` a leggere recensioni di questo (e altri) siti specializzati sembra proprio che spesso quelle bottiglie riservino sorprese positive

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gervasio

circa 2 anni fa - Link

Pignoletto spumante brut s.a. a 2,49 da Lidl, fine ed agrumato, voto 87. Grechetto Colli Martani 2020 Terre de la Custodia ora in offerta a 3,50 al Conad, maturo e polposo, voto 88. Amarone Montigoli 2018 a 12,89 al Penny Market, scattante e non banale, voto 90. Tanto per fare qualche esempio reale...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Ho trovato molto interessante l'articolo e il dibattito che si è sviluppato. ____= È un esempio di quel che io intendo per Critica Eno(gastronomica)... INDIPENDENTE... al SERVIZIO... del bevitore, del consumatore, del cliente, del lettore ecc... Vorrei provare... la stessa "sensazione" ... quando si recensiscono altre tipologie di vini... fino ad arrivare ai vini costosissinlmi su cui abbiamo discusso. Purtroppo, io questa "sensazione" non la sento spesso. _____ Condivido la spiegazione del prezzo data da Simone Di Vito in una replica. _____ Se posso permettermi una piccola critica, eviterei di dover "giustificare" più volte, nell'articolo, il fatto di aver comprato una... bottiglia di vino... in un celebre DISCOUNT. Ma questo accade "sempre" in tutte le recensioni simili. Vorrei ricordare che i LETTORI di un wine blog includono, anche, bevitori e degustatori di vino scarsamente rappresentati dai COMMENTATORI abituali dei wine blog italiani... in cui prevalgono... Appassionati... e... Enofighetti (Che non bisogna assoluta mente confondere!) __ Mariazzo esprime delle considerazioni interessanti. Dico la mia. Perché nei DISCOUNT si trovano PRODOTTI che dovrebbero non interessare CHI si reca al discount prima di tutto... per Risparmiare qualcosa rispetto ai tradizionali punti di distribuzione? Il motivo, secondo me, è questo. Negli ultimi decenni c'è stato... in tutto il mondo... e in tutte le società avanzate... un IMPOVERIMENTO... del CETO MEDIO... che, negli anni passati, era abituato a un Tenore di Consumi medio-alti... che non si può più permettere. Ormai al Discount si trovano, in fila, anche docenti di scuola media (insieme ad altre fasce sociali simili del ceto medio impoverito) : a loro, principalmente, è diretta la vendita di Prodotti... che... ricordano... un tempo passato... che non esiste più.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Ciao Marcow, non ho capito bene la tua "critica", puoi spiegarti meglio? Grazie

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"non chiedete a me perché un cane cresciuto a manzo e pollo tra tutti i croccantini preferisce quelli economici e a forma di Cheerios® che vendono al Penny Market (discount tedesco simil Lidl)" . "E pensare che prima dell’assaggio mi ero anche preparato psicologicamente al peggio" __ Mi riferivo a passaggi di questo tipo che, come ho detto, si ritrovano diffusamente quando si "parla" di vini... popolari(poco costosi). __ Sinceramente, il passaggio dei croccantini per il cane, si può prestare a... interpretazioni... spiacevoli sulle quali, nel mio primo commento, non mi sono soffermato. Ma lo faccio adesso. Ora non chiedetemi di chiarire ulteriormente. ___ A volte penso che REALTÀ sia molto diversa da quella che emerge... dai "racconti" sul vino... che si fanno... sui WINE BLOG ITALIANI.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Bhe, secondo me sei un po' malizioso, cioè, li hai visti un po' troppo in negativo come passaggi, poiché sono solo passaggi per raccontare una storiella. Vera al 100% peraltro. Per esempio: -I croccantini sono il motivo che hanno portato alla scoperta di questo vino. "Quel non chiedete a me..." è l'inspiegabilità da parte mia di come un cane preferisca croccantini a carne fresca. -Psicologicamente al peggio perché: vuoi il prezzo (minimo il 50% in meno rispetto ad altri Chablis al supermercato), vuoi come dico nel pezzo che solo vetro+etichetta+tappo in sughero monopezzo stanno minimo a 2€... poi essendo abituato a spendere per una denominazione come questa minimo 20€, nel momento in cui la pago 8 posso avere qualche dubbio? Poi c'è anche chi non se ne fa per niente di dubbi su provenienza ecc, io invece si (cosa che succede anche se compro online), e penso che nessuno ti regala nulla (vale per enoteche, supermercati, discount, case d'asta,ecc.) Quindi quando vedo una cosa troppo abbordabile ci penso su , ma se mi convinco come in questo caso poi la provo... Saluti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Simone D V, è credibile l'interpretazione da te data. È anche vero che tutto(o quasi) può essere interpretato in vari modi da chi legge. E anche quelle frasi. __ È vero che dietro prezzi molto bassi ci possa essere una scarsa qualità... ma è anche vero che a PREZZI ALTI non sempre corrisponde la qualità vantata. E qui entra in gioco il mitico rapporto qualità /prezzo che dovrebbe avere, nelle recensioni, un posto di rilievo e che, invece, viene trascurato. __ Concludo dicendo. A me piacerebbe che TUTTE le Recensioni iniziassero come questa. "Ero a far spesa. Sono entrato in enoteca e ho comprato queste bottiglie di vino". Alziamo il c... dalle poltrone dei salotti dei produttori. Il vino va acquistato e recensito senza quel passaggio nelle poltrone di chi ha prodotto quel vino....che andrà valutato e recensito. Mi sembra una cosa elementare da capire. Un secondo passaggio è quello di fare il possibile(perché non sempre è facile) per degustare le bottiglie comprate nella modalità di degustazione alla cieca(relativa, anche non assoluta). Mi sembra anche questa una cosa elementare da capire.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...CITO Marcow (con ironia riprendendo il suo mantra anti critica enologica) :"...Alziamo il c... dalle poltrone dei salotti dei produttori..." RISPONDO: ...." per anni ed anni il mio c... l'ho fatto sedere sulla poltrona di De Villaine e Conterno . Effettivamente , ora che non siedo più da tempo sulla poltrona del primo ( per avvenuta indigenza economica rispetto ai loro pessimi rapporto qualità/prezzo , aspettando qualche occasione alla LIDL o da Penny Market ) , denigro quasi al limite dell'insulto i vini della Romanée Conti , mentre appoggiando spesso il mio c...o , attualmente, sulla poltrona di Roberto Conterno , non posso che adulare in maniera servile , sfacciata e zerbinesca il suo Monfortino ... ma solo ed esclusivamente per quel motivo , è chiaro, mica per ragioni qualitative (secondarie) ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Vinogodi, il mio mantra è riferito esclusivamente alla Critica Eno-(gastronomica) che recensisce sui media e si rivolge al Pubblico. Ho anche detto, in altro dibattito, che potresti benissimo svolgere questa nobile attività anche perché non... dipendi... economicamente... dal mondo del vino. (Chi campa con il vino ha più difficoltà a svolgerla indipendentemente... ma, attenzione, non lo escludo) Mi hai risposto che non è tra le tue aspirazioni e, per me, sei un Appassionato(non ti includerei mai tra gli Enofighetti :-) che può mettere il suo c.... dove gli pare. Sono due cose distinte. __ PS Stefano pone un problema interessante. (Spero di averlo compreso bene perché è un po' sintetico) 1 Il mio ragionamento può far pensare che escluda totalmente l'INFORMAZIONE sulle realtà aziendali. 2 Non escludo... ma separo nettamente le due cose: 1 attività di critica tesa a recensire (e valutare) un vino prodotto da un'azienda. 2 Informazione sulle aziende produttrici di vino. 2b Vorrei ricordare che anche le azienze fanno COMUNICAZIONE sui media e che forniscono così molte informazioni al pubblico. È chiaro che è un'informazione intetessata, di parte: e qui scatta il ruolo delle figure del 1 CRITICO RECENSORE e 2 del Comunicatore Esterno all'azienda che descrive la realtà aziendale con i suoi occhi (che non sono gli occhi della comunicazione aziendale. Purtroppo capita che il comunicatore esterno che descrive, illustra la realtà aziendale si mette al SERVIZIO dell produttore... dimenticando... che è al servizio del lettore, del bevitore, ecc...) __ Quindi, per concludere: 1 si può fare fare informazione e comunicazione sulle aziende ma 2 la separerei nettamente, (l'attività del punto 1) da quella di chi recensisce esclusivamente un vino. Il primo può mettere il suo c... sulle poltrone il secondo no. Il primo di fatto... oltre a descrivere ecc... RECENSISCE anche i vini che vengono prodotti dell'azienda illustrata. Ma, secondo me, queste recensione hanno molti limiti.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Sì può fare l'una cosa e l'altra. Ci sono produttori che è un peccato non conoscere, e dai quali si impara tantissimo.

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rudy alias garrigue

circa 2 anni fa - Link

Vetro 0,3 Tappo 0,7 Etichetta 0,05 Si può fare anche meglio P.s:non capisco come mai andare al discount è così squallido, basta saper scegliere Trovo un filino di ipocrisia in questo post La volatile sale sempre più

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violadiottobre@gmail.com

circa 2 anni fa - Link

In una famosa inchiesta intitolata “Il vero prezzo delle grandi bottiglie”, e pubblicata dalla prestigiosa rivista “Revue du Vin de France” a firma Baudouin, spiega alcune cose. Il desiderio di Baudouin, era quello di capire quale fosse il costo all’origine per bottiglie vendute a prezzi che variano dalle centinaia alle migliaia di euro. Ebbene, il risultato è stato che una bottiglia di Dom Perignon costa alla Moët & Chandon tra i 17.28 e i 22.28 euro, a fronte di un prezzo di vendita consigliato in enoteca di 129 euro. Lo Chateau Petrus esce dalla cantina a 450 euro più tasse, ed ha un costo di circa 30 euro, confermato dallo stesso Christian Moueix, proprietario dello Chateau. Petrus 2005 arriva a costare sugli scaffali delle enoteche anche 4.500 euro a bottiglia. Altro caso clamoroso è quello del Musigny Grand Cru 2006 di Roumier, prodotto in sole 450 bottiglie, che costa in enoteca 1.500 euro. Il costo di 750 ml di questo vino, tutto compreso, è di 5.50 euro, a cui vanno aggiunti, per bottiglia, 11.30 euro di costi di affinamento e 3.50 euro di imbottigliamento. Altri 3.50 euro come costi di amministrazione, commercializzazione, etc. e i costi fiscali che portano ad una cifra finale di 30.00 euro a bottiglia. Ma non pensiamo che questi ricarichi siano destinati solo ai grandi nomi. Il vino è una merce con cui, se tutto va bene, è possibile fare discreti guadagni. Una bottiglia qualsiasi, che allo scaffale costa sui dieci euro, può essere prodotta, considerando i costi complessivi di vino, bottiglia, capsula e tappo, per 1.50 euro. Una ricerca dell´Unicesv (Centro universitario di ricerca e formazione per lo sviluppo competitivo delle imprese del settore vitivinicolo italiano) che ha preso in esame un campione casuale di 40 aziende dell´area del Chianti Classico, rivela che il costo medio di produzione di una bottiglia di Chianti Classico docg è di 4.93 euro, con un costo minimo di 3.66 ed uno massimo di 9.62 (inclusi anche costi di pubblicità e marketing).

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...lo sai quanto e' il CIV di una Ferrari ? Io si. Sai quanto costano i componenti di un Frank Muller Aeternitas? Io si. Quindi smettiamo di scrivere scemat... Ahem... Affermazioni scontate.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...mio padre era un grande enologo e non faceva altro che sproloquiare conti economici dei vini che bevevamo, fal Lambrusco che produceva ai vini della Romanee Conti. Embe' ? Come se vivessimo su Marte e le leggi economiche del mercato arcano getoglifici in attesa di qualche Stele di Rosetta che ce la decodifichi...

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

L'articolo mi ha messo curiosita` tanto che, avendo un Penny Market a poca distanza da casa, ci sono passato e ne ho comprata una bottiglia. E di fianco c'era un Solaris di Cantine Atesine, il mio primo PIWI preso al Penny :-) Buona settimana a tutti

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viola

circa 2 anni fa - Link

Aggiornamento: su segnalazione di Maurizio Gily, Pierre André è un négociant con soli 4 ettari e vende vino da uve acquistate su 100 ettari, quindi quasi certamente è un vino acquistato sfuso. Ecco, per quanto riguarda la segnalazione di un certo Gily, che non conosco ma ringrazio, avrei da dire qualcosa. Potrà sembrare strano (secondo me nel mondo del vino si sa) ma ci sono produttori molto conosciuti che vendono bottiglie a prezzi carissimi che nelle annate che non si sono vendute tutte le bottiglie anche loro svendono il proprio vino sfuso a imbottigliatori (per cui parliamo di Barbarescho, Barolo, Brunello, ecc ...) che sotto sigle di società o a volte anche e per conto di altri produttori, imbottigliano e poi vendono principalmente all'estero bottiglie con vini molto buoni. Questo solo a titolo di cronaca, anche perché è molto avvincente ricordare un piccolo aneddoto riportato nel 2008 su un quotidiano tedesco, mi sembra La Berliner Zeitung nelle pagine della città (un po come la Repubblica qui a Palermo che le ultime pagine del quotidiano sono dedicate alla città) riportava la scheda di un'enoteca dove il proprietario ricordava di aver degustato alla cieca 12 Barbareschi di due annate differenti dando il punteggio più alto a due bottiglie che prima di essere scoperte l'enotecario giurava che quel vino era di sicuro un Barbaresco di Gaja, bevuto qualche giorno prima in un locale, per cui con i ricordi organolettici ancora freschi di memoria. Successivamente le bottiglie vennero svelate ma di Gaja non si trattava, bottiglia, etichetta, tappo e capsule belle ma la dicitura riportava Barbaresco 2002 e Barbaresco 2003. .. una sigla tipo Weinauswahl srl - Asti Italia - Prodotto in Italia. Imbottigliato in Germania da un nome che non ricordo. Io non giudico ma riporto quello che avevo letto, comunque qualche dubbio rimane su dove va il vino invenduto anche dei produttori conosciuti. Comunque Viva lo Chablis del Penny ad un prezzo proponibile a tutti. Ultima mia considerazione, io economicamente non potrei permettermelo ,ma pur essendo una appassionata di vino e del mondo del vino anche potessi permettermelo, certi vini a certi prezzi non li acquisterei a prescindere. Buona serata.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Hai riportato il caso migliore: di solito avviene ben il contrario, vale a dire un grande produttore che vende vino sfuso acquistato da terzi, imbottigliato con la sua etichetta e proposto a caro prezzo!

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Damiano

circa 2 anni fa - Link

Gentili signori, qui non si tratta di fare crociate contro il marchio low-cost piuttosto che incensare quello high-cost. Sostanzialmente mi trovo d'accordo con Mariazzo...la formula che potrebbe essere commercialmente vincente è appunto quella di selezionare vini con un buon rapporto qualità prezzo piuttosto che misconosciuti. Se siamo onesti vedere uno Chablis o uno Champagne a petit petit petit prix suona più di "vorrei ma non posso" più che "guarda cosa ho scovato per te" (salvo eccezioni, naturalmente). E, da curiosatore di bolle di ogni forma, colore, prezzo, punto vendita posso dire che, salvo sempre eccezioni, il livello dei petit petit petit si è confermato... ahimè petit. Io preferisco una ottima pizza ad una fiorentina oscena.

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

Damiano sono d'accordo con te ma "selezionare vini - originali - con un buon rapporto qualità prezzo" richiede molto piu` sforzo da parte del venditore. E qui parliamo di venditori che non credo abbiano grosse marginalita` sui prodotti che vendono. Personalmente poi, piu` che un "vorrei ma non posso" si tratta di acquisti che posso permettermi a cuor leggero per soddisfare qualche curiosita`.

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Damiano

circa 2 anni fa - Link

Si Giuseppe, hai messo una piaga nel dito...in effetti lo sforzo per la "selezione" è un elemento che frena quel tipo di ricerca (come peraltro accade anche nell'horeca). Poi potremmo disquisire sul fatto che forse è maggiore la percezione di sforzo che lo sforzo stesso a conti fatti... Ma il ragionamento non fa una grinza. Sulla soddisfazione sostenibile delle proprie curiosità vinifere anche io mi adopero...ma di fatto scopro cose veramente diverse (che non vuole dire necessariamente cattive) rispetto ai parenti arricchiti emigrati in Argentina.

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Francesco Romanazzi

circa 2 anni fa - Link

Bella immagine quella della pizza buona vs fiorentina scadente, me la rivendo sicuramente :)

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gervasio

circa 2 anni fa - Link

Dato che le chiacchiere non fan farina, l'unico che l'ha indovinata è il buon Giuseppe che oltre allo Chablis ha comprato anche il Solaris 2020 di Cantine Atesine a 3,99 allo scaffale, un vino che bastona di santa ragione tante cazzatine che vedo in giro a 10/15 euro ed a cui personalmente avevo dato un bel 91 (allo Chablis avevo dato 89 ma con un annetto di bottiglia può certamente migliorare). Detto questo corro subito da Lidl a comprare il Nero d'Avola-Cabernet Bio 2020 capsula verde, gustoso e fragrante, in offerta questa settimana a 2,99 ed a cui, qualche mese fa, avevo dato 89...

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rudi alias Dott.Conti

circa 2 anni fa - Link

molto interessante,recensisci e dai i punteggi ai vini gdo?finalmente qualcosa di interessante e contemporaneo ,negli ultimi 2 anni le vendite al gdo sono andate alle stelle visto la pandemia

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Dall'articolo: "Aggiornamento: su segnalazione di Maurizio Gily, Pierre André è un négociant con soli 4 ettari e vende vino da uve acquistate su 100 ettari, quindi quasi certamente è un vino acquistato sfuso" (Aggiornamento visibile alla fine dell'articolo) __ Questo è un aggiornamento dell'articolo inserito recentemente che avevo già letto nel commento di ieri, 19 dicembre, di Viola. Stimo Maurizio Gily, un ottimo esperto, di cui ho riportato i link di alcuni articoli tecnici in altri dibatti. __ Sarebbe interessante che l'autore dell'articolo, Simone Di Vito, commentasse questa nuova e importante informazione fornita da Maurizio Gily. __ Lo ha fatto, invece, Viola e trovo molto interessante il suo commento. __ Notevole, poi, è il commento di Violadiottobre del 18 dicembre che getta un fascio di luce sul mercato del vino(e quello dei prezzi) parlando di un argomento tabù sui wine blog italiani: il COSTO di PRODUZIONE dei vini e di alcuni vini famosi anche per il loro prezzo altissimo. Perché è un argomento TABÙ? Perché non se ne parla mai? Perché invece i vini costosi o costosissimi trovano sempre un'accanita difesa da parte di esperti wine blogger italiani? Ma non solo, anche gli enofighetti sono spesso in prima fila a esaltare vini che hanno fatto del prezzo altissimo il loro m! marchio di fabbrica. PS Se Viola e Violadiottobre sono la stessa persona per me è ancora più notevole il suo contributo al dibattito.

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...e vedrai quando interverra' viola di ferragosto...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Vinogodi, a scanso di equivoci, tra gli ENOFIGHETTI non ci sei perché, per me, sei un APPASSIONATO (Grande) :-) PS Generalmente, scrivo tenendo lo sguardo su tutti i più importanti wine(e food) blog italiani. E, benché sembrerà strano, io sono molto affezionato a INTRAVINO, a CHI lo fa e a QUELLI CHE partecipano ai dibattiti. Senza Vinogodi sarebbe sicuramente un dibattito più scolorito. Buon Natale a TUTTI.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Marcow, la pensavo un po' come te e Viola, fino a quando non ho vistato la Borgogna (sì, lo so, fa molto enofighetto parlare di Borgogna, ma tant''è...) e scoperto gli infiniti parametri, dal valore del terreno a dettagli infimi, che determinano il costo di una bottiglia. Lì vedi bene le differenze tra villages, premier cru e grand cru; scrivo "vedi", perché prima ancora di sentirle nel bicchiere puoi vedere le differenze enormi tra parcelle di varie classificazioni.

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Ignazio

circa 2 anni fa - Link

Allora, ho trovato il vino in questione al Lidl ed effettivamente è più che bevibile, tuttavia ho provato a cofrontarlo con uno chablis serio come il William Fevre e che dire... Dal giorno alla notte... Vero che costa dieci volte di più... però sto low cost applicato a tutto francamente mi ha rotto le palle

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Al Lidl? Pensa un po'... Per quanto riguarda il discorso LowCost, ci tengo a dire una cosa: quello che ho cercato di scrivere in questo post è che ho fatto un tentativo e l'ho indovinato, al momento quindi vale solo per questa bottiglia, poi chissà se proverò con altre... e se mi dirà bene come in questo caso, ma la vedo dura. Qui ho solo scoperto un buon "petit" travestito da Chablis, nulla di glorioso o irresistibile eh ma a mio avviso decisamente più onesto e coerente di alcuni assaggiati. William Fevre? Bhe hai scelto un ottimo produttore quindi è quasi normale siano il giorno e la notte, mentre invece continuo a non essere così sicuro che tante altre aziende meno blasonate di Fevre la spuntino così facilmente. Saluti

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viola

circa 2 anni fa - Link

Al LIDL non si trova lo Chablis di Pierre André, si trova solo al Penny. Per cui per precisione, o hai sbagliato a scrivere il nome del discount o hai acquistato e assaggiato uno Chablis diverso, ma comunque credo che al LIDL non vendano Chablis !?

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