Ho abbinato 3 vini e 3 formaggi della Lidl e ora non temo più nessuno

Ho abbinato 3 vini e 3 formaggi della Lidl e ora non temo più nessuno

di Simone Di Vito

Tentar non nuoce, forse. Dal salto nel buio con lo Chablis del Penny Market è passato qualche mese e fortunatamente l’esperienza non fu così malvagia. Stavolta invece sono andato di proposito al discount: mi imbatto online nell’adv su una presunta settimana dedicata alla Francia della Lidl (maledetto algoritmo), e dato che per me la curiosità non è donna ma unisex sono andato al primo punto vendita che mi capitava a tiro.

Di gente ce n’era abbastanza in ogni reparto tranne che davanti agli stand “Sapori dal Mondo”, proprio dove ero diretto io, ma questo non mi ha scoraggiato. Oltre a diversi vin de France, la scelta di prodotti era piuttosto ampia: tra lumache precotte (?!), madeleines, ratatouille e paté vi erano anche alcuni formaggi del calibro di Camembert, Brie de Meaux e Roquefort.

Sono un grande amante ma non un esperto di formaggi ma alla fine ho fatto una “mezza follia” prendendone tre da abbinare ad altrettanti vini. Etichette mai sentite prima e prodotte da negociants, quindi con uve e/o vino sfuso acquistato e imbottigliato da terzi.

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Si comincia!

Cremant de Loire Brut, Caves Elizabeth (€4.99)
&
Brie de Meaux (€1.99)
Inizio dal Cremant dall’etichetta a metà strada tra l’anonimo e il minimalista, che in retro etichetta però non fa menzione del vitigno, riportando solo che è stato imbottigliato a Saumur, quindi basandomi su quelli più coltivati in zona posso immaginare sia chenin blanc in purezza; un metodo champenoise con poche bolle piuttosto grossolane e a scomparsa che mi avrebbe fatto pensare ad uno Charmat.

Aspetto paglierino, lucente, con naso tutto all’insegna di frutta e toni erbacei, facile, essenziale, dal sorso corto che gioca tutto sulla freschezza, comunque piacevole e dissetante. Per un aperitivo va più che bene, come anche in accoppiata col Brie de Meaux, il quale da buon formaggio a pasta molle e crosta fiorita risulta si cremoso e di discreta pastosità, ma non così aggressivo e dominante nei confronti del cremantino. Visto anche il costo direi che ho bevuto e mangiato di peggio, per cui promossi sia vino che abbinamento.

Côtes-du-Rhône Villages Seguret 2020, Les Aumoniers (€4.69)
&
Camembert (€1.99)
Seguret è forse il dato su cui si trovano più info online: un village che fa parte dell’Aoc Côtes-du-Rhône dal 1967; per il resto ho trovato poche e discordanti info sull’uvaggio: c’è chi riportava un 100% syrah e chi invece il classico grenache, mourvèdre e carignan, ma una volta assaggiato tendo a pensare più alla seconda ipotesi.

Rubino con sfumatura violacea, semplice e sbarazzino al naso con fiori di campo, frutti rossi e spunti di pepe qua e la. Liquido, beverino ma sufficientemente fine, pochi tannini ma ricco di frutta e acidità, finale corto ma succulento. Visto anche il costo ridicolo direi che ne è valsa la pena. L’ho poi avvicinato al morbido ma timidino Camembert (di cui però ricordavo più prestanza) e cavolo: ci stava da dio. Nessuno dei due aveva voglia di prevaricare l’altro, o probabilmente nessuno dei due ne aveva le facoltà per farlo e il risultato è un abbinamento che quelli bravi descriverebbero come armonico. Ancor di più pensando al costo complessivo di nemmeno 7 €: Scopa!

Alsace Gewurztraminer Vieilles Vignes 2020, Camille Meyer (€5.99)
&
Roquefort (€1.79)
Dei tre vini è quello su cui nutrivo più dubbi. Stavolta il vitigno è riportato ma era proprio questo a preoccuparmi. Non pensavo certo di trovare qualcosa di secco e tagliente in un gewurztraminer alsaziano ma il problema è che in questo vino aveva poco da offrire oltre materia e morbidezza, incarnando alla perfezione il termine stucchevole.

Naso di rosa e succo di mela che ricordano un po’ il varietale, grasso e grosso al palato, acidità non pervenuta, finale corto, dolciastro e anche un po’ interdetto: un po’ dolce, un po’ amarognolo tipo “sta mano po’ esse piuma o po’ esse fero“. Esito finale? Ampiamente rivedibile.

Sapendo più o meno cosa aspettarmi dal vino almeno in abbinamento avevo alzato l’asticella, mettendogli accanto il famigerato Roquefort. Qualche versione del fantastico erborinato francese in vita mia l’ho assaggiata e questa, pur “muta”, come caratteristiche lo ricordava abbastanza: compatto, speziato, e dalla profonda aromaticità, quanto basta per far sparire il “gewur-zuccherino” dalla mia bocca. In questa come nelle altre volte in cui ho mangiato Roquefort ho sempre pensato ci stessero meglio un fortificato o magari un distillato, ma forse c’è un limite alle prove gastrofighette da fare in un discount.

O forse no?

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

21 Commenti

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Filippo

circa 2 anni fa - Link

Complimenti! Che ne pensa dello champagne ( non ricordo il nome ma alla lidl ne hanno soltanto uno: "Comte de...). Grazie

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Giulia

circa 2 anni fa - Link

Salve Filippo, ne ha scritto in proposito tempo fa Lisa Foletti. Questo il link https://www.intravino.com/primo-piano/ho-bevuto-lo-champagne-del-lidl-e-ora-vi-posso-dire-come/

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Ciao Filippo, mai provato ma ti rispondo segnalandoti un articolo della nostra Lisa Foletti di qualche mese fa https://www.intravino.com/primo-piano/ho-bevuto-lo-champagne-del-lidl-e-ora-vi-posso-dire-come/

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Continuate così.

-- Io ho come l'impressione che l'INDIMENTICABILE Direttore di Intravino sia ancora tra noi. Finché sentirò, tra le righe del blog da lui creato, lo spirito che ispirò la sua conduzione continuerò ad essere un affezionato lettore di Intravino. È il miglior modo per onorarne la memoria.

-- Sono convinto che sarà un'impresa difficile ma ce la farete.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...interessante...

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Eh si Marco, da uno Chateau Margaux 1983 ai francesi di Lidl qui il passo è brevissimo 😅

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Ciao Simone, io sono meno severo sul Cremant, che ho trovato molto gradevole, anche se secondo me di Chenin ce n'è veramente poco, sarei piū orientato sullo Chardonnay. Sono però sempre molto influenzato dai prezzi, che mi rendono benevolo verso queste bottiglie.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Ciao Stefano, bhe dai non credo di esser stato così severo, aspetto a parte l'ho trovato carino, specie per un aperitivo. Chardonnay? Non lo so, normalmente uno spumante da chardo lo trovo più burroso, ma può anche darsi che lo sia, o magari è un mix tra i due (o più vitigni). Il costo vuoi o non vuoi è un parametro sempre abbastanza rilevante, da cui spesso poi parte la base di un giudizio. Qui ad esempio parliamo di somme basse (nel caso del cotes du Rhone secondo me bassissime), quindi poche aspettative, ma basta poco poi per trovare lati positivi e dare un buon giudizio (a volte anche solo la scorrevolezza in bocca di un vino). Saluti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Simone, adoro il tuo entusiasmo giovanile...

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Andrea

circa 2 anni fa - Link

Ho provato il gwtraminer e non sono riuscito ad andare oltre al primo sorso. Naso varietale + legno un po' grossolano; bocca dolciastra e corta, freschezza nulla, ( e a tal proposito anche i più scadenti Alsaziani ce l' hanno per cui sorge qualche dubbio sull'origine), persistenza nulla e retrogusto spiacevole tendente all' amaro. Il peggiore vino da molto tempo.

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Mostoapposto

circa 2 anni fa - Link

Masochismo

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BT

circa 2 anni fa - Link

stupendo. io però gradirei molto assaggi e giudizi su normali vini da esselunga. cioè tanto in media hanno gli stessi prezzi. tre bianchi e tre rossi italiani nella fascia 5-7 euro

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

"normali vini da esselunga", "taliani nella fascia 5-7 euro" Ho già pubblicato N volte le fonti sulla statistica di vendita per categoria. Ricordo che circa il 38% del vino è acquisito e consumato sfuso (Italia). Non solo non è poco ma, soprattutto, 5-7 € sono prezzi esorbitanti per i consumatori di questo prodotto, forse qualche grande pranzo della domenica. Se non si tiene bene a mente questo dato nonché quello sui volumi di vendita per DOP/IGP (anche questi pubblicati in risposta ad affermazioni ridicole qui lette), si continua a trattare la materia senza il quadro completo sott'occhio con tutte le conseguenze del caso.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... Sisto , hai ragione . Molto spesso ne parliamo anche con Daniele (Cernilli) sullo stacco che c'è fra diffusione popolare del vino e nicchie di appassionati ( che lui definisce wine - lovers) . Nonostante la tendenza su Intravino , in certe frange, di attrazione verso gli eskimo - wines , rimane un blog di appassionati di vino , dove l'aspetto edonistico e culturale si intersecano . E che il mercato reale voglia il 38% di consumo dello sfuso , il 50 % di vino nella parte bassa degli scaffali (bottiglioni, tetrabrik , bag in box), il'10% fra i vini sotto i 3 Euro la bottiglia e l'1,8% consumare regolarmente vino sotto la soglia psicologica invalicabile dei 10 Euro a bottiglia ( le briciole , lo 0,2% che svacca stipendi in maniera quasi ludopatica con bottiglie sopra i 10 Euro , è per visionari/stralunati/poeti del nulla) , penso possa interessare dal punto di vista statistico o forse per vomitarci addosso sensi di colpa a non finire relegandoci alla ghettizzazione in un limbo di enosnobismo che forse ci compete ... ma tutto ciò , Sisto , solo per consapevolezza di "trattare la materia senza il quadro completo sott'occhio" ...? Quali sarebbero " ...tutte le conseguenze del caso" nel momento che una comunità di appassionati non tiene conto di questa statistica ? ...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Sisto, leggendo l'articolo sui vini da miliardari, ho pensato alle tue battaglie... solitarie...su questo blog. Su 20 commenti nessun commento sul prezzo di quei vini. Le uniche critiche riguardano questioni fiscali ma nessuno ha detto qualcosa sul prezzo di quei vini. Ora tu, in questo commento, ti soffermi, invece, sul prezzo...... di 5/7 € E mi chiedo (con ironia amichevole): ma sei proprio un temerario a sfidare la platea di Intravino!

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Andrea

circa 2 anni fa - Link

Io la domandina, forse un po' più articolata ,la ho fatta. E la risposta del paziente e competente Gori è stata quella che temevo. Da ragazzo quando leggevo Le Ore mai mi è capitato di sentirmi inadeguato. La frustrazione mi prende invece ora a leggere di certi vini. E per paradosso, poiché molto raramente spendo più di 50 euro a bozza, ciononostante constatare di fare parte di una minoranza privilegiata. Come insegna il recente caso Goldberg e le sue variazioni, per quanto tu possa essere minoranza c'è sempre una minoranza minore della tua.

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

@ vinogodi + marcow Come al solito, commenti o domande o risposte interessanti (da voi). 1) non sopporto il "main stream a parte inverse" o il pensiero unico (spesso errato). Sui siti/forum di ultra esperti/appassionati di software in cui vomitano su chi usa Windows, un po' meno mac/iOS, così così Android e inneggiano a chi usa Linux, però lo scrivono sempre che la massa bruta e volgare usa Windows. Cioè l'informazione deve essere completa, non partigiana o centrata solo sulla cream degli iniziati che poi pensano che il mondo intero sia fatto da loro. A volte rimango stupito di quante false credenze siano qui diffuse, millantate e non dimostrate sentenze, fallacie di chi non ha argomenti validi, visioni miopi e ristrette e mi piace, per gli argomenti che mi interessano, andare contro corrente. 2) le conseguenze sono, per i meno informati o aperti, la limitazione del giudizio o, peggio, l'errata percezione del fenomeni e, di qui, l'emanazione di sentenze ridicole in pubblico, sino a quando qualcuno alza la mano e, fonti qualificate alla mano, contraddice 3) c'è tanto vino sfuso di alto livello, spesso di più di numerose referenze DOP. Certo, nelle assocazioni dei miescitori o nelle guide o nei siti web di tendenza o presso i social degli influencer non se ne parla mai, fa più figo parlare del corno o della bottiglia da magnate russo

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"della bottiglia da magnate russo" __ Anni fa uno chef stellato molto bravo della penisola sorrentina, in un'intervista, disse qualcosa della sua esperienza in Russia. E, parlando degli OLIGARCHI e dei miliardari russi che siedevano ai tavoli del locale di lusso in cui cucinava, disse che la scelta dei vini era basata essenzialmente sul prezzo. Più era alto e più si eccitavano. Disse chiaramente che non capivano molto di vino ma provavano un gran piacere nel consumare bottiglie costose. __ Caro Sisto, sempre a proposito di un'altra tua nobile battaglia, e sempre sul vino da oligarchi, mi è venuto in mente un pensiero: ma perché non applicare il metodo della degustazione alla cieca alla degustazione dei vini da magnati russi? E vedere l'effetto che fa?

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

marcow, beh, è già stato fatto, sul web trovi i risultati di questi esperimeni. Io stesso ne ho eseguiti alcuni, non con modalità normate, e i risultati sono quelli noti. Pazzesco che anche qui taluni "preparati" si ostinino ad autoconvincersi di essere o al circo (prevale l'uso del verbo "indovinare" o "riconoscere") o di non essere totalmente condizionati dalla conoscenza della referenza valutata. Invece, ti notizio che, in condizioni normate, ho potuto partecipare al test sulle caratteristiche del vino che dovrebbero derivare dalle zone (ne ho parlato la scorsa estate). 10 merlot e 10 chardonnay (scelti non a caso questi vitigni). Per il tipo di test selezione di soli giudici qualificati. Il risultato è che tutte le altre variabili hanno un peso enorme sul set delle caratteristiche organolettiche (per quanto il campionamento sia stato eseguito in modo da renderle costanti per subset) e l'attribuzione di un campione al territorio di provenienza è descritta da una distribuzione di probabilità casuale (gli indici di correlazione indicano sostanziale assenza, al netto del rumore di fondo). Cioè, quello che ho sempre pensato è, soprattutto visto, quando agli esperti "maghi" non fai vedere l'etichetta. Ma questi articoli bisogna andarli a trovare sulle barbose banche dati della ricerca, non li trovi sui siti ove parlano dei vini dei magnati o delle associazioni che straparlano di biodinamica censurando l'esoterica peculiarità (rispetto alla biologica) cioè la stregoneria (alias "antroposofia + omeopatia").

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gervasio

circa 2 anni fa - Link

Da Lidl i vini da non perdere sono 3: il Muller Thurgau 2020 da 2e99, il Pignoletto spumante brut s.a. da 2e49 e il Nero d'Avola-Cabernet bio 2020 da 3e99... Ma se vi capita di trovare anche lo Chenin Blanc sudafricano 2020 da 2e69 prendetelo senza indugio perchè vale la pena. Passando ad altro, qualcuno qui sopra ha parlato di Esselunga... Bene, in questo momento il vino imperdibile in questo supermercato è il Chianti Classico Riserva Ser Lapo 2018 Mazzei, che costa sui 18 euro... Troppo? Forse... Però si tratta di un vino che fa tranquillamente un culo come un secchio a tanti altri da 50/60 euro, se vi pare poco...

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Davide

circa 2 anni fa - Link

Questa e la prova che ci si può accontentare veramente di poco.. non scherziamo dai. la Lidl può anche avere dei prodotti discreti, ma arrivare a un affermazione del genere e veramente ridicolo.. ho provato i prodotti Lidl prima di parlare, il vino lo lascio bere a voi.. buona fortuna

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