Henri Jayer raccontato da Jacky Rigaux è qualcosa di eccitante (video con traduzione integrale)

Henri Jayer raccontato da Jacky Rigaux è qualcosa di eccitante (video con traduzione integrale)

di Federica Benazizi

Dunque, ho trovato questo video in cui Jacky Rigaux, un’autorità tra i wine writer francesi, parla di Henri Jayer, un mito del vino in Borgogna, una vera leggenda. Siccome il video è in francese ho pensato bene di tradurlo al meglio per chi non mastica la lingua.
Tutto Jayer minuto per minuto. Buona visione!

 

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Henry Jayer fu un attore decisivo del Risveglio dei Terroir, un termine che mi è caro, che senza dubbio dev’essere collocato in maniera spazio temporale, ma che è stato ideato da delle persone, degli operatori locali… Io non sono che un commentatore, un passante, ma tra quelli che hanno partecipato al Risveglio dei Terroirs negli anni 80, tra quei pochi Henry è stato un attore decisivo.

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Dunque, un attore decisivo del Risveglio dei Terroirs, un cantore del Vin de lieu. Se oggi si parla sempre di più del Vin de lieu, Henri Jayer è stato un vero cantore del Vin de Lieu in un’epoca in cui si sviluppavano in maniera considerevole i famosi “vini tecnologici” che rappresentano al momento una parte molto importante del vino al giorno d’oggi.
È stato un promotore della degustazione geosensoriale, davvero un irriducibile, qualcuno che ha segnato il ritorno alla famosa “degustazione dei gourmet”, con cui possiamo intendere la degustazione geonsensoriale e tutto questo gli è valso di essere considerato dai suoi padri come “Il Papa dei vignaioli” e in più i suoi vini sono oggi tra i più cari del mondo alle aste, tra i 3000 e gli 80.000 euro per… 80.000 è almeno una magnum per fortuna… e questo è assolutamente incredibile.

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Henri Jayer una vocazione controversa e una successo da vignaiolo veramente straordinario, eccezionale e fuori dal comune. Nato nel 1922, Henri Jayer sognava di diventare aviatore fino a 17 anni nel 1939 quando scoppiò la guerra. I suoi due fratelli più grandi furono arruolati e fatti prigionieri fino al 1945. Come mi raccontava Henri Jayer quando scrissi un primo libro su di lui: “Non si poteva andare contro la volontà dei padri a quei tempi e il mio mi disse che gli studi per me erano finiti e che aveva bisogno del mio aiuto nel domaine.”

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Ragazzo dotato a scuola, adolescente curioso di tutto, giovane adulto appassionato fu notato da René Engel, vicino di casa della famiglia Jayer a Vosne-Romanée e René Engel propose a Henry di aiutarlo a preparare la sua automobile a gasogeno (una caldaia alimentata da legna), quindi c’era bisogno di tutta una preparazione al mattino per far funzionare l’automobile.
Quindi chiese a Henri di aiutarlo a preparare l’auto per andare alla facoltà di Digione dove lanciò il primo corso di laurea di enologia nel 1942. In cambio lo avrebbe portato con lui per seguire il primo corso di Enologia in Borgogna.
Il padre accetto poiché la formazione avveniva nel corso di una giornata a quei tempi e sapeva che il suo ragazzo aveva dovuto rinunciare alla sua vocazione di pilota e quindi in cambio accettò che consacrasse una giornata a settimana nel corso di un anno per andare all’università insieme a René Angel, esperienza essenziale per Henri poiché da una parte scoprì che coltivare la vigna e fare il vino poteva coniugarsi con il piacere di apprendere e d’altra parte avrebbe tratto beneficio di un’amicizia eccezionale al fianco di un grand’uomo, René Engel ricco di un immenso sapere e allo stesso tempo di una biblioteca eccezionale dove si potevano leggere addirittura delle lettere di Pasteur, quest’ultimo richiesto per la sua esperienza. (…) Ebbe l’opportunità 35 anni più tardi alla fine degli anni 70 di leggermi alcune di queste lettere, non dimenticherò mai l’emozione provata.

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Formazione corta all’epoca, un giorno a settimana per un anno universitario ma di una ricchezza eccezionale poiché metteva sullo stesso piano conoscenza scientifica del vino e degustazione geosensoriale. Engel aveva vini di tutti i vigneti di Francia e amava dire ai suoi studenti che la vocazione di un vino è di essere bevuto e di dare piacere e quindi di essere di alta qualità.

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Nel 1946 la guerra finì e i suoi due fratelli poterono fare ritorno a Vosne-Romanée dopo cinque anni d’assenza. Il primogenito riprese come era d’uso la cura del domaine, il secondo aveva passato un concorso nella forestale, quindi Henri si mise a cercare qualche vigna in affitto. Con l’aiuto prezioso di René Engel che lo mise in contatto con Jean Méo proprietario del Domaine Méo-Camuzet e allo stesso tempo laureato al Politecnico e futuro consigliere di Charles de Gaulle. È così che Henry poté condurre (06. 06 incomprensibile) del celebre Richebourg cosiccome qualche parcella ben esposta in 1er Cru su Vosne e su Nuit.

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Essendo venuto a conoscenza, nel 1950, che c’erano delle vigne disponibili a Vosne-Romanée si recò dal notaio il giorno della vendita pensando di trovare la concorrenza di altri potenziali acquirenti. Era il solo. E così acquistò tre quarti di un piccolo climat lasciato incolto di circa 72 are (poco più di mezzo ettaro) le Cros Parantoux completamente dimenticato all’epoca, destinato alla coltivazione di Topinambur durante la guerra. Propose, quindi al Signor Méo che ne possedeva il resto, anch’esso abbandonato di una trentina d’are (0,3 ettari) che sarebbe divenuto il famoso Cros- Parantoux, di rimetterlo a coltivazione. Qualche anno dopo un climat dimenticato diventerà un climat mitico in grado di competere col celebre Romanée-Conti. Se Henri Jayer fece del Cros-Parantoux uno dei vini più celebri al mondo è perché lo lavorò con una filosofia di cui vi parlerò ora, filosofia che lo rese il vignaiolo più emblematico della sua generazione, un attore decisivo del ritorno della Borgogna all’eccellenza, un modello per tutti i viticoltori del mondo dal momento che viene considerato “il Papa dei vignaioli”.

5 Commenti

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Cristiana Lauro

circa 5 anni fa - Link

Interessantissimo. Lo salvo. Complimenti. Dio Jayer!

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Angelo D.

circa 5 anni fa - Link

Molto interessante! Brava...

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gian luca pasqualini

circa 5 anni fa - Link

Brividi al sentir parlare di Jayer. Trovo che lui e madame Lalou siano i veri assoluti della Borgogna, impareggiabili. Complimenti, interessantissimo.

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emanuele menesatti

circa 4 anni fa - Link

Grazie mille 😊

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Armando Castagno

circa 2 anni fa - Link

La parte poco comprensibile a 6:06 dice "quelques ouvrées du fameux Richebourg". Il termine "ouvrée" identifica una antica unità di misura fondiaria: 0,0428 ettari, cioè poco più di 400 metri quadrati. Grazie a Federica per il bellissimo lavoro, che ho riapprezzato oggi a distanza di tempo.

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