Guida alle guide del vino 2 | Il produttore, questo sconosciuto

di Antonio Tomacelli

Guida alle guide del vino: seconda parte. Lo so, preferivate una dissenteria da cozze, ma per oggi niente ombrelloni e infradito: questa mattina, cari i miei villeggianti, ci si chiude nel bungalow e si studiano le nuove “categorie sociali” che ad ottobre spunteranno come i funghi, grazie alla nuova guida vini di Slow Food. Essì, cari lettori, tocca aggiornarsi perchè non basta più sapere quanti centesimi o bicchieri ha quella boccia da urlo: ad ottobre l’imperativo categorico sarà: questo vino è “imbottigliato all’origine” o solo “imbottigliato da”?

Come dite, vi sembra una differenza da poco e poi basta leggere la retroetichetta per sapere tutto? Ma beati voi che vivete nella crassa ignoranza e nell’ignavia completa! Aggiornatevi: per Slow Food l’enostrippato doc deve conoscere stato di famiglia, analisi del colesterolo ed eventuali amanti di ogni singolo produttore.

Facile, direte voi, in fondo sono solo due categorie, che ci vuole a impararle e ritornare sul gommone? Ah-bello-de-mamma, torna qua e studia: Intravino ha il piacere di presentarti “Quelli che fanno il vino”, ovvero “tutto quello che avreste voluto sapere sull’imbottigliamento e che la rivista Porthos non ha mai osato rivelarvi”. Iniziamo dunque dall’Olimpo della classifica con:

Quelli che la cantina è la loro, il vigneto pure e magari sanno fare anche il vino senza l’aiuto di enologi e stregoni. In Italia si contano sulle dita di una mano, ma di essi è il regno dei cieli. Imbottigliati all’origine senza se e senza ma.

Quelli che “il vigneto me lo ha lasciato papà” ma si è scordato di lasciare la cantina e allora mi tocca raccogliere l’uva e portarla dal mio amico che invece la cantina ce l’ha. Fortuna che l’amico è autorizzato a imbottigliare per conto terzi, per cui mi basta avere i registri vinicoli e potrò scrivere anch’io sulla retroetichetta: Imbottigliato all’origine. Insomma, quasi.

Quelli che “la sfiga mi perseguita: non c’è un cane nel raggio di decine di chilometri autorizzato a imbottigliare per conto terzi”. Il vigneto è un gran cru, però hanno dovuto affittare la cisterna da 20 ettolitri nella cantina sociale (praticamente una culla). Dormono tra le botti e guai a chi si avvicina al loro bebè ma, al momento di imbottigliare, scatta l’onta dell’Imbottigliato da. Dio abbia pietà di loro.

Quelli che la cantina c’è, il vigneto quasi. Parte dell’uva la producono loro e parte la comprano da terzi scegliendo le migliori partite sul mercato. Nella categoria entrano d’obbligo tutti i produttori da “milioni di bottiglie”, considerando che un medio vigneto di qualità non produce più di 8/10.000 bottiglie l’anno. Imbottigliato da: insomma, quasi.

Quelli che “quando c’è la cantina c’è tutto”, salute compresa. Se ne fottono di clima e terroir e comprano l’uva dove cazzo gli pare e piace. Sono quelli del vino “mangia e bevi”, capaci di restituire alla vita anche l’uva grandinata. Imbottigliato da, solo imbottigliato.

Quelli che “vigna, quale vigna?” e delle cantine frequentano giusto gli uffici commerciali. Sono i cosiddetti terzisti, i migliori clienti delle cantine sociali: entrano, scelgono la cisterna più lucida e ordinano solo le bottiglie che hanno già venduto. Quando vogliono impegnarsi sul serio fanno stampare l’etichetta con il loro nome e il blasone di famiglia: falso, naturalmente. Sono quelli dell’Imbottigliato da, per conto di. L’inferno ha un girone tutto per loro.

Ne dimentico qualcuno? Forse si, ma voi che ci state a fare?

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

34 Commenti

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Raro Umore

circa 14 anni fa - Link

...e poi ci sono quelli che: tengo vigna tengo cantina (quattro vaschette di vetroresina in croce) siccome sono contadino e non capisco cosa mi accade e mi ostino a non chiamare un'agronomo, l'uva non mi è venuta, chiamo la cantina sociale o peggio il mediatore di vini/uve/denaro liquido...e aggiusto..... ....oppure tengo cantina tengo vigna...ma faccio un'altro lavoro (oggi l'Italia è piena di questi tipi...leggi ristoratori, avvocati, industrialotti ecc ecc)...e quindi se l'uva non è buona chiamo qualche cantina che ha eccedenze (tutte ne hanno oggi) e compro vino...... ditemi che tutto questo è uno scherzo.....

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Cristiano

circa 14 anni fa - Link

Prodotto e imbottigliato da...... prodotto imbottigliato da....solo una congiunzione di differenza epperò la differenza c'è eccome ! Interessante anche "imbottigliato dal viticoltore...", senza che ovviamente che questo garantisca che il vino imbottigliato sia stato prodotto dallo stesso, ma che potrebbe fare credere altrimenti.O no ? Ma questi sofismi, mi domando sono legali, o no ?

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

imbottigliato dal viticoltore e imbottigliato all'origine sono assolutamente sinonimi

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Cristiano

circa 14 anni fa - Link

Siamo sicuri ? Io so di un viticoltore che acquista uva e poi scrive "imbottigliato dal viticoltore XXY" intendendo che lui fa sì il coltivatore,(l'attività sua prevalente) ma non di quelle uve che appunto sono andate nel vino lui imbottigliato. E' un discorso decisamente equivoco e mi domando se ciò rientra nella legalità.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

se fa cosi' e' fuori legge, perche' se si scrive "imbottigliato da" perche' l'uva o il vino proviene in tutto in parte (anche l'1% basta) da acquisto, non si puo' fare nessun riferimento ad attivita' agricola, tipo la menzione "azienda agraria, viticoltore, fattoria, ecc.". Questo vale persino se dette menzioni sono presenti nella ragione sociale dell'eventuale imbottigliatore. Quindi si puo' scivere imbottigliato da XXY ma non imbottigliato dal viticoltore XXY, a meno che ovviamente l'uva non sia tutta prodotta da chi lo ha imbottigliato. Le norme ci sono e sono abbastanza chiare, certo e' difficile che il consumatore le conosca tutte e a volte qualcuno ci marcia, pero' la Repressione Frodi fa multe salatissime quando vengono scoperti.

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

Scusate eh, ma il sottoscritto conosce personalmente diversi produttori che, avendo poco posto, poca moneta a disposizione e quantità piccole da imbottigliare per volta (il "camion" quindi è sconveniente) vanno a farsi imbottigliare il proprio vino presso altre aziende che dispongono delle attrezzature necessarie. Sono agricoltori che si fanno il mazzo quadrato tutto l'anno in mezzo alle loro vigne e nella loro piccola cantina, e mi venite a dire "Quelli che “vigna, quale vigna?” e delle cantine frequentano giusto gli uffici commerciali. Sono i cosiddetti terzisti, i migliori clienti delle cantine sociali". Ma quando mai!! "entrano, scelgono la cisterna più lucida e ordinano solo le bottiglie che hanno già venduto. Quando vogliono impegnarsi sul serio fanno stampare l’etichetta con il loro nome e il blasone di famiglia: falso, naturalmente. Sono quelli dell’Imbottigliato da, per conto di." Guardate che sono obbligati per legge a riportare quella scritta. In realtà si caricano il loro vino e lo portano magari a 2 km di distanza a farlo imbottigliare, è come se lo imbottigliassero a casa propria. Spesso loro stessi partecipano all'imbottigliamento (visto con i mei occhi) caricando le bottiglie o impacchettando i cartoni. Io penso che prima di scrivere certe cose, sarebbe meglio informarsi (rivolto ovviamente a chi le ha scritte). O no?

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Stai facendo confusione tra le categorie, credo. I primi di cui parli tu sono classificati tra gli "sfigati" L'ultima categoria poi, esiste eccome!

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patrizio mengozzi

circa 14 anni fa - Link

Sfigati perchè non hanno delle centinaia di migliaia di euri da investire? O vini non pronti tutti nello stesso memento? :lol: :lol: :lol: :roll: :roll: E quelli che vanno alle cantine sociali senza neanche sapere che vino comprano, ho forse detto che non esistono? Sono sempre più :roll:

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Ma certo che no! Sfigati perchè non sempre le cantine hanno l'autorizzazione all'imbottigliamento per conto terzi.

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Fabio Cagnetti

circa 14 anni fa - Link

Premessa. Malcelata è la mia simpatia per il vignaiolo/vigneron, colui che vive la terra e la vigna ed è tutt'uno con esse e con il vino che se ne ricava; costui è per me l'espressione più pura dell'arte vinicola. Il fatto che un vino sia di vignaiolo, imbottigliato all'origine, può costituire per me un valore aggiunto, mentre un vino da uve acquistate mi fa stare un po' sull'attenti. Peraltro se A.D. 2010 si possono fare delle vere scoperte nel mondo del vino, probabilmente vengono da piccoli vignaioli. Intermezzo. Prima viene il manico, poi la vigna, infine l'annata. Enunciato. Mi piace il discorso della nuova guida di Slow Food e trovo culturalmente molto interessanti i distinguo che si propone di effettuare. Però la disciplina del negoce non va rigettata tout court: quello che per me è il secondo più grande vino italiano di tutti i tempi, il Collina Rionda di Giacosa, è stato fatto con uve acquistate (il manico... la vigna...), e se varchiamo le Alpi in direzione opposta a quella annibaliana le precisazioni da fare sono ancora più numerose. In Borgogna, tolti pochi virtuosi pionieri, i negociant hanno fatto la parte del leone fino all'inizio degli anni Ottanta, e tuttora, seppur quasi esclusivamente dalle vigne di proprietà, danno vita a vini magnifici: disconoscere Bouchard o Drouhin come abili manici (altri negociants, invero, hanno una mano meno felice) significa avere un approccio non profondo nè prospettico ai vini della Côte d'Or. Se andiamo in Champagne, poi, non possiamo non riconoscere come l'affrancamento dei Recoltant-Manipulant dalle Maison sia affare degli ultimissimi decenni, e che la storia della Champagne sia stata fatta dai grandi, con qualche grande vigneto di proprietà, non c'è dubbio, ma comunque in gran parte con uve acquistate. Per cui brava Slow Food e in bocca al lupo, ma manteniamo la giusta prospettiva storica.

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Massimo

circa 14 anni fa - Link

Assolutamento d'accordo con Fabio Cagnetti. Vorrei aggiungere alcune cose: Molti negociants nel tempo però si sono nascosti dietro l'etichetta di viticoltori, così abbiamo aziende di produttori che come sede sono in pieno centro cittadino ma vengono menzionati nelle guide come: selezionatori in vigna, che sanno quanto è importante la pruina. Altri, come ben sappiamo,con prodotti anche stupendi, sono proprietari terrieri che lasciano in mano a fattori ed enologi la produzione del vino, in vigna non ci sono mai stati, ma cavalcano l'onda del produttore di vino perchè fa figo e soprattutto fa VENDERE! Perchè,proprio così, fino ad ora le guide hanno avuto spesso un ruolo fondamentale per le vendite, sono un biglietto da visita importante e mai come ora non si vende tanto il vino, ma quello che c'è dietro. Domande: Come fare un distinguo tra i vignaioli, i negociants, i manager, le holding con in mano ettari di vigneto? Come senza le visite in azienda?Cosa ci aspettiamo noi da una guida? i soliti giudizi da classifica da commentare? Bhe, io ho sempre pensato che il vino più buono è quello che mi piace, non compro una guida perchè mi dica cosa mi piacerà, perchè se sarà fatta dai migliori esperti il mio gusto sarà sempre soggettivo e diverso da quello degli altri. Aprendo una guida a me interessa che mi racconti qualcosa di nuovo di diverso, che chiudendo gli occhi mi faccia immaginare quello che in quel momento non posso: visitare la cantina, passeggiare per le vigne e conoscere il produttore. Quindi ben venga che qualcuno lo faccia al posto mio a km di distanza. Aspetto con entusiasmo una guida nuova di Slow Food che racconti, senza punteggi, e con più attenzioni verso la vigna. Ancora una cosa, da neofito del blog sono andato a rileggermi Guida alle guide qualcuno ha parlato di Luca maroni che assaggia tutto alla cieca. Forse non è chiaro ancora a tutti che il furbacchione è consulente (pagato onerosamente) del 70% delle aziende presenti nella guida e premiate soprattutto nella guida, spesso il voto è corrispondente al costo. (fino a poco tempo fa ti proponeva ai produttori un numero di copie personalizzate!)voto 2

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giancarlo gariglio

circa 14 anni fa - Link

Ciao a Tutti, volevo intervenire con un regalo agli amici di Intravino, di quelli che si fanno d'estate quando gira meno gente su Internet. Vi regalerò su questo argomento il primo e unico estratto della nostra futura guida che sia mai stato pubblicato. Tratta della tematica di cui state parlando ora. Si inserirà in una parte iniziale di Slow Wine 2011, che sarà dedicata ad alcuni approfondimenti di tipo "politico". Il pezzo è stato scritto da un tecnico di cui mi fido tantissimo: Maurizio Gily. Ecco a voi questa anteprima (per forza di cosa tagliata in alcuni punti), buona lettura a tutti. Giancarlo Gariglio Contadino o “negoziante”? In Francia, soprattutto in Borgogna, la figura del cosiddetto “négociant eleveur” svolge, storicamente ma anche al giorno d’oggi, un ruolo centrale nella filiera vitivinicola, produce alcuni dei vini migliori in assoluto e gode in molti casi di ottima reputazione. Spesso possiede anche vigneti di proprietà, ma il suo nome rimane legato al ruolo di selezionatore, talvolta trasformatore (compra uva oppure vino), affinatore e commerciante. Per la potente associazione francese dei vignerons indèpendants non può far parte della loro categoria, che comprende solo i trasformatori di uve proprie al 100%. Nel nostro paese le cose stanno un po’ diversamente, ci sono tradizioni diverse e le categorie tendono ad essere meno nette. Esiste l’azienda industriale e commerciale chiaramente identificata come tale, anche quando possiede vigneti di proprietà, ma esiste anche un’ampia fascia di cantine che operano lungo una linea di confine. Secondo il nostro codice civile vale il principio della prevalenza: la vinificazione è una delle poche trasformazioni agroalimentari riconosciute come attività agricola dal nostro ordinamento, purché fatta da agricoltori, e un’azienda che trasforma uve altrui in misura “non prevalente” può essere considerata agricola. Le nostre leggi sono complicate e si prestano quindi ad essere eluse, ma il problema qui non è tanto giuridico, quanto di trasparenza nei confronti dei consumatori. I “negozianti di vino”, come si dice in Piemonte, non godono da noi della stessa reputazione che in Francia. [ ... ] E’ proprio per sfuggire ad una fama non troppo lusinghiera che molti industriali e commercianti si sono riconvertiti all’agricoltura acquisendo proprietà fondiarie. [ ... ] Dopo di che rimane la domanda: un contadino che, potendo contare su una domanda di vino superiore alla sua offerta, compra uva, è ancora un contadino? [ ... ] Non abbiamo titolo a esprimere giudizi in merito né abbiamo pronte le caselle in cui collocare i produttori. Pensiamo però che se un’azienda ha più successo sul mercato di altre ed offre, con senso del limite e senza stravolgere la sua natura agricola, uno sbocco di mercato ad uve di buona qualità di altri produttori questo non sia da condannare: in molte aree del paese è una tradizione consolidata che, in fondo, porta vantaggi a tutti. Bisogna però che l’azienda non dissimuli questo modo di operare ma al contrario valorizzi anche il lavoro dei suoi fornitori. Fare ciò che si scrive, scrivere ciò che si fa. [ ... ]

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

La mia esperienza personale: ho 22 ettari di vigneto di proprieta'. Anche se volessi e potessi non potrei aumentare la superfice coltivata a Morellino perche' l'albo e' chiuso dal 2000 (qui andrebbe aperta una enorme parentesi su questo tipo di pratiche ma non lo faccio). Nel tempo ho comprato uve da viticoltori della mia zona, con alcuni ho rapporti da molti anni. Con il tempo, perche' la diffidenza e' grande in campagna, ho convinto molti ad affittarmi i vigneti (oggi sono circa 20 ettari in affitto oltre a quelli di proprieta'). Alcune vecchie vigne di oltre 50 anni di ciliegiolo stavano per essere spiantate e noi adesso ci facciamo un vino che amo molto e che secondo me rappresenta il territorio piu' di tanti altri. Altri consegnavano le uve a 30 euro al Qle alla cantina cooperativa che non gliele pagava da un paio di anni, e chissa se glieli paghera'. Da due anni abbiamo convinto quasi tutti i proprietari dei vigneti che ho in affitto a farci fare la conversione al biologico. Chi decide la politica vitivinicola di un territorio ne influenza anche gli assetti e le situazioni che ne derivano. L'importante e' essere trasparenti, come giustamente detto. Si badi che il vigneto in affitto e' per legge equivalente a quello di proprieta', e le uve possono avere la dizione "imbottigliato all'origine", menzione che e' esclusa se uno compra anche un solo chilo di uva (il che avviene nel mio caso e infatti non lo scrivo). Questo non impedisce che, per qualche motivo misterioso, io la veda ricorrere sulle bottiglie di aziende che invece di uva ne comprano eccome. Chissa come mai. Aggiungo che la Repressione Frodi queste cose le controlla eccome, magari qualcosa gli sfugge, ma in genere sono poco gentili con chi bara su questo aspetto.

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enrico togni viticoltore di montagna

circa 14 anni fa - Link

pienamente d'accordo con gianpaolo, l'italia ha una conformazione geo-morfologica che in alcuni casi rende necessario l'acquisto delle uve per la sopravvivenza di piccoli produttori e per la tutela del territorio. esempio concreto le zone di montagna: qui mettere insieme ettari non è facile, inoltre le condizioni di lavoro sono tali da richiedere più ore di lavoro manuale quindi non è possibile gestire direttamente più di un certo numero di ettari ecco quindi la possibilità di acquistare uve. ovviamente il tutto deve essere fatto con criterio e trasparenza fare ciò che si crive e scrivere ciò che si fa

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cernilli

circa 14 anni fa - Link

Giampaolo, la dizione è stabilita vino per vino e non per azienda. Le faccio un esempio. E' ovvio che Antinori compri uve, forse anche vino, ma sul Solaia c'è la dizione "prodotto e imbottigliato da" perché quel vino è effettivamente prodotto solo con uve aziendali. Non troverà la stessa dizione sul Santa Cristina o sul Villa Antinori, ma sul Solaia sì.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

@Cernilli. Lo so, infatti mi riferivo ad altri che stranamente hanno il loro vino base, che di solito e' quello per cui si comprano le uve, che riporta la menzione suddetta. Come facciano non lo, di sicuro ci sara' una spiegazione perfettamente legale.

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cernilli

circa 14 anni fa - Link

Speriamo.

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carolina di lorenzo gatti

circa 14 anni fa - Link

noi abbiamo 5 ha di proprietà e pure la cantina con relativi registri dalla vinificazione all'imbottigliamento, ci facciamo imbottigliare da un terzista (siamo sempre presenti), quindi nella retro scriviamo imbottigliato per noi da icrf xyz.sbagliamo qualcosa?

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cernilli

circa 14 anni fa - Link

No, ma non potete scrivere "prodotto e imbottiglieto" o con la nuova normativa "integralmente prodotto da" perché la filiera produttiva risulta interrotta dall'imbottigliamento da parte di un terzista. Mi saluti Lorenzo.

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carolina di lorenzo gatti

circa 14 anni fa - Link

ok le saluto il papà :) e al prossimo imbottigliamento vedremo di fare le cose sempre meglio!grazie

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Mi scusi Cernilli, ma se il terzista è abilitato ad imbottigliare per conto terzi, mi basterà chiedere i registri di imbottigliamento e, pur non avendo cantina, imbottiglierò da lui, ma sarà come se avessi imbottigliato io stesso. (caso n. 2)

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Ok., troppe bottiglie, ma è meglio essere chiari :-)

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Maurizio Fava

circa 14 anni fa - Link

siete riusciti a confondermi... non ho capito una cosa: esiste ancora la differenza tra vino "buono" e vino "no"? oppure si torna al "vino del contadino" purchessia? fatemelo sapere, che cerco di rintracciare il mio gastroenterologo

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

Con questo post mi avete un pò deluso! Mi aspettavo un attacco frontale alla guida, una polemica accesa riguardo la nuova guida slow wine... e invece niente, un semplice e calmo post... Non c'è più l'Intravino di una volta :D Con affetto Luca

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

.... se non si parla di AIS, che senso ha fare polemica? ;-)

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

E fatela uscire, no?

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

no, grazie Antò, lo sai che non ho la passione per le scazzottate telematiche. Come sai che, al di là dei tecnicismi produttivi, per me il giudizio intrinseco sul vino è imprescindibile (voto, grappoli, bicchieri, chiocciole, bottiglie, fai tu). Il cliente non è obbligato ad acquistare vino, il vino è un bene voluttuario e, come ben puoi immaginare, voluttà e rigore morale fanno un po' a cazzotti. Le strade quindi sono due: o obblighiamo, per legge, i clienti a comprare vino (astemi compresi), o offriamo prodotti in grado di soddisfare la domanda. Quando questi ultimi coniugano etica e qualità il gioco è facile, in caso contrario non me la sento di sacrificare la seconda.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Francesco, sei stranamente criptico in questo periodo: prova a dirlo con parole tue :-)

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Ehhhhhh, sto preparando un sordido complotto nell'ombra, per forza so' criptico! Antò, per me il vino deve essere buono e, per quanto poco mi interessino, dalle guide o da chiunque parli di un vino ho bisogno di un giudizio traducibile in "valore qualitativo intrinseco". Valore che il fruitore finale esige e percepisce. Una guida che mette al centro della narrazione il produttore rischia semplicemente di non toccare il nocciolo della questione: ovvero la qualità del prodotto. p.s. "detto con parole mie": ma 'sto vino è 'bbono o no?????

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

Francesco, nemmeno a me sono mai piaciute le guide e non ho mai nascosto la cosa! Detto questo, se una guida chiama l'azienda perchè la ritiene rappresentativa per la zona, va a visitare le vigne, visita l'azienda, assaggia tutti i vini e fa mille domande per conoscere il suo modo di lavorare. Dopo aver passato una giornata così, decidono se mandare i tuoi vini alle degustazioni, 1 provinciale, una regionale e la terza nazionale. Dopo tutto questo iter credo si possa dire che è molto difficile imbrogliare ;)

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Luciano Ciolfi

circa 14 anni fa - Link

Vista da produttore, la visita di Slow Food mi ha fatto molto piacere, vuoi mettere il solo mandare i campioni contro una visita in azienda e cantina con assaggio di molti vini imbottigliati e anche in affinamento. Sicuramente il giudizio che ha ricavato l'ispettore è frutto di una visione a 360°, certo diventa più difficile barare, non puoi avere tutti vini mediocri in affinamento mentre il campione in degustazione è eccezionale. Per ciò che riguarda il tema del post, io sono uno di quelli che scrive "imbottigliato all'origine", visto che tutto viene dai miei vigneti e ne sono orgoglioso anche se non so quanti recepiscano questo valore. Ma comunque siamo in un epoca in cui tutti sono viticoltori e contadini, qualcuno da mille anni, con blasoni inventati, che usano aggettivi che non li appartengono, tipo: antico , poggio, borgo, podere, dalle migliori uve, raccolte a mano etc svenando il loro significato e rendendoli inutili per chi veramente potrebbe vantare queste caratteristiche @Francesco Fabbretti ma a parità di bontà, questo cliente percepisce la storia, la "poesia" , l'unicità di una bottiglia di vino? se la risposta è no, mi sa che devo cambiare lavoro :-)

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

A parità di qualità vince il prezzo, a parità di prezzo vince la storia e la poesia. Mi piacerebbe poter dire il contrario ma il mercato è questo, volenti o nolenti

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

dimenticavo... ti sei dimenticato di inserire l'opzione "marchio"

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Rino Polacco

circa 14 anni fa - Link

Bah... secondo me è solo una suddivisione "classista". Ma poi che senso ha? E' come discriminare chi non ha i mezzi economici di farsi il vino direttamente o meglio, è come sottintendere che solo chi imbottiglia all'origine fa vini buoni! Va bene raccontare il produttore (e posso capire l'esigenza di fare "pulizia" dai tanti furboni), ma quello che conta è se lavora bene, magari con passione e che poi il vino abbia riscontri positivi per rapporto qualità/prezzo. Non se si appoggia a terzi per imbottigliarlo o altro! Chemmenefrega? Questo io cerco in una Guida vini.

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