Guarda Mamma senza solfiti! Estro a Venezia e altre storie

Guarda Mamma senza solfiti! Estro a Venezia e altre storie

di Andrea Gori

Venezia è una città di 30mila abitanti abituata a gestire 30milioni di turisti ma anche capace di ospitare una delle più importanti comunità resistenti di appassionati di vini naturali e non convenzionale. Tra locali “no spritz” e carte dei vini ardite e intelligenti c’è spazio per tanto da bere da gustare anche oltre i soliti cicchetti e locali caratteristici.

Nei pochi giorni a disposizione abbiamo visitato Vino Vero, Adriatico Mare e altri bacari di livello stellare ma anche avuto il piacere di conoscere Dario Spezzamonte, visitarlo nel suo ristorante Estro (che conduce insieme al fratello chef Alberto) e di ascoltare un bel po’ degli episodi del podcast “Guarda Mamma senza Solfiti” che cura insieme agli amici Andrea Lorenzon e Lorenzo Benelli del Ristorante Il Covo (altro ristorante da segnarsi per chi vuole gustarsi la “Venezia dei veneziani”).

Ci lasciamo guidare da Dario negli abbinamenti al calice e cominciamo la nostra degustazione.

Raboso Ancestrale Terre Grosse 2020 sprizza gioia e felicità come la tipologia richiede e le note di melograno menta e zenzero si risolvono in un sorso soave sottile e vinoso che ricorda una kriek, chiude veloce e con lieve acetica saporita, intrigante anche per i non amanti della tipologia. 87

Arriva in tavola il piacevolissimo Antipasto di Pesce Tradizionale Veneziano con baccalà mantecato con chips di polenta, alici marinate con crema di mandorle e finocchio e salsa teriaki, piovra alla griglia con crema di peperoni e tapenade di olive, tutto a livelli altissimi per equilibrio, saporosità e presentazioni. In tre giorni a Venezia il baccalà rischia di venirvi a noia ma proposto in questo modo mi sa che potrei andare avanti all’infinito e oltre.

L’altro vino che accompagna gli antipasti è un altro frizzante in zona Soave.

La Guglia Garganega frizzante 2020 naso lieve delicatamente e sassosamente floreale, sorso croccante e con fruttato leggero di susina e pesca bianca, fila via veloce e fa il suo dovere anche se transita molto veloce. 84

Schermata 2021-07-31 alle 18.39.59

Sui primi ci sbizzarriamo tra un rosa e un bianco e ci vogliono tutte le risorse di freschezza e imprevidibilità per star dietro a due piccoli capolavori come lo Spaghettino Mancini Tiepido con crema di melanzane affumicate, pomodoro confit, stracciatella e olio al Basilico e i Bigoli al Farro “Anticamente” AOP con caparossoli, friggitelli e bottarga fatta in casa. Due piatti di pasta dalla cottura millimetrica, dosi non omeopatiche e un gusto di profondità notevole che avvolge e restituisce un’idea di campagna e di mare realistica e sfaccettata. I vini non sono da meno.

Cacciagalli Aorivola 2019 Roccamonfina DOC naso floreale giallo con note ammoniacali classiche dell’etichetta ma un poco sopra le righe, susina in confettura poi emerge il lato esotico tra mango e frutta tropicale arricchito da nota vulcanica affumicata. Il sorso ha acidità pacata, menta, anice e maggiorana nel finale. 86

Etna Rosato Nerello Mascalese Enó-trio 2020 non un Etna doc ma il concetto è quello: le uve vengono da Randazzo e Calderara, nel bicchiere è deciso per la tipologia con carattere vinoso e croccante, ribes rosso, resina e cumino, pepe nero e salsedine, ferroso ed ematico. 90

Schermata 2021-07-31 alle 18.38.33

Un vino di grande spessore, ideale per gustarsi il Carpaccio di branzino pescato all’amo, piatto fuori carta ma del menu del giorno che schiude orizzonti raramente frequentati da chi assapora pesce di allevamento o industriale. La sensazione e il gusto della carne sono squillanti e avvolgono, senza lasciarlo, il palato con un accompagnamento di maionese e verdure degne del pesce.

Schermata 2021-07-31 alle 18.41.14
Arriva come secondo la faraona Scudellaro con verdure di stagione e caponatina leggera e si ripete la stessa piacevolezza di cui sopra con carni dal sapore autentico e cottura perfetta, né troppo al sangue come la moda impone né troppo asciutta come spesso accade. Per questa faraona si rivelano ottimi i due rossi in chiusura.

Valpolicella Classico Monte dall’Ora 2019 fragole e lamponi freschi, marasca, resine piccante e delicato, beva ed eleganza, finale di liquirizia e incenso, la nuova direzione di tutta la Valpolicella è stata dettata da vini semplici e straordinari come questo. 90

Luigi Tecce Satyricon 2018 Campi Taurasini Doc ricco di amarena, marasca, pepe e fumè, sorso dal tannino lieve e delicato sempre punteggiato di spessore sapido frutto e terrosità, dolce in chiusura. 89

Chiude l’esperienza un dolce di alto livello cremoso e saporito e soprattutto una pasticceria secca e burrosa dall’equilibrio specialissimo a cura della mamma di Dario e Alberto, che per la loro leggerezza e ampiezza di godimento meriterebbero un locale a parte… Sinceramente non mi ricordo di aver mai chiesto il bis dei biscotti e petit four a fine pasto!

Tanto c’è da camminare per sottoporteghi e calli per tornare all’albergo, quindi si smaltisce tutto con un sorriso.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

43 Commenti

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Francesco Fabbretti

circa 3 anni fa - Link

"lieve acetica saporita"... è acetica, non è che esista un'acetica buona e una cattiva, è acetica. E se hai avvertito la necessità i chiamarla acetica anzichè glissare con un più neutro e politically correct "volatile" vuol dire che si sente. La vogliamo finire di "salvare" i vini difettati?

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

come vedi dai punteggi, per me era acetica che nei vini non sopporto ma gli appassionati dei vini naturali hanno tolleranza più elevata. Scritto così si capisce che per te (o per me) non è un vino consigliabile mentre per qualcun altro potrebbe essere imprescindibile. Comunque è un argomento interessante, vedi anche le questioni sollevate dal Flawless...

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

87/100 per un vino con l'acetica la trovo comunque una valutazione eccessivamente benevola. Amanti o meno dei vini " naturali ". 20 anni fa un vino con le caratteristiche citate sarebbe sceso serenamente sotto gli 80/100. Ora sembra esistano 2 scale di valutazione.

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gaetano citra

circa 3 anni fa - Link

divulgazione politicamente corretta,ora la volatile va contestualizzata,aspetto con ansia la levata di scudi di vinogodi,ahhahah

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... è il "soggettivismo empirico" che frega , quello che non concepisce il fine (il buono) dal mezzo (come ci si arriva) , valutando una forma di interferenza uno dell'altro così come l'apprezzamento sensoriale più un aspetto concettuale che edonistico. Come non si può dare degli imbecilli ai novax oppure dei cretini ai complottisti/terrapiattisti /sciisti chimici per ormai acquisita "parità di genere ", così la volatile va tollerata per il medesimo concetto di " pace di genere enologico" , che i sedicenti fondamentalisti vinnaturisti ,soprattutto italici, ormai la prendono come caratterizzazione tipologica , quando "l'artigiano-poco interventista-biologico-ecc" dovrebbe solo fare il vino buono , senza difetti e tecnologicamente in ordine per capacità ed esperienza acquisita ( un recentissimo Musigny di Roumier e Grands Echezaux DRC mi hanno definitivamente convinto della cosa...) ... allora si che avremo la pace dei sensi e dell'anima...

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Alvaro pavan

circa 3 anni fa - Link

Appunto. La percezione acetica non è mai un sostegno al vino ma un detrimento. Dopodiché personalmente ho una certa tolleranza se la materia prima é interessante. E comunque un raboso che vira in acetica così giovane significa pessima conduzione della vinificazione.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Il punto è proprio questo. Un raboso giovane, metodo ancestrale, ricorda una Kriek,2020,con acetica. 87/100?!?

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Non molto tempo fa si criticava la volatile di Soldera. Secondo questi parametri la sua peggiore annata sarebbe 115/100.

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

ragazzi i tempi cambiano e ora questi vini sono qui per restare. O decidiamo di non valutarli affatto perchè li consideriamo non adatti al consumo e difettati oppure li consideriamo con vezzi stilistici propri della tipologia e cerchiamo di contestualizzare. 87 su 100 per me vuole dire che NON LO COMPREREI MAI ma se è il tuo genere e hai sete va benissimo (considerando anche il prezzo non elevato)

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Il mio appunto era relativo a differenti scale di valutazione. Io ho bevuto, apprezzato, consigliato ed inserito nelle carte vini per i ristoranti dove ho lavorato vini a cui ho dato 87/100 ed anche meno. La reputo una valutazione di tutto rispetto. Al contrario non ne ho inseriti tanti superiori ai 90. L' acetica è un difetto che non lascia scampo. Aldilà dei gusti, dei tempi e delle mode.

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Francesco Fabbretti

circa 3 anni fa - Link

Scusa Andrea, ma sono curioso di capèire una cosa: il fatto che questi vini sono qui per restare (e ahimè sono d'accordo con te) significa che dovremmo sdoganarli anche se non ci piacciono? Io non scrivo per far contento chi legge, e non credo nemmeno tu. Il mio gusto è abbastanza chiaro e non ho nessuna intenmzione di "aggiustarlo" perchè adesso qualcuno (una minoranza, comunque) vuole leggere che un vino acetico è buono. Per quanto riguarda il voto, non nascondiamoci dietro un dito, 87 è un voto alto per un vino difettato, non ci sono santi. Tra l'altro 87 significa due bicchieri, 3 tralci, 4 grappooli etc. ect. Anche se io non guardo più di tanto alle guide, dare quel voto significa dire che è un vino che si distingue pur non appartenendo all'eccellena (poi possiamo discutere se abbia senso parlare di eccellenza, ma per molte persone è così). Tu non bevi un vino da 87 punti? Io si: non mi posso permettere un Leroy a sera

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...nei miei grandi limiti di giudizio e sensoriali, 87/100 li do a vini dignitosissimi che non entrano nei vertici qualitativi...

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Gino barrini

circa 3 anni fa - Link

Suvvia, ricordo anche io l'ilcinese aristocratico che puntava il dito contro la volatile di Soldera, questa divulgazione alla lunga risulta poco efficace e faziosa, stile marchese del Grillo

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Alvaro pavan

circa 3 anni fa - Link

Vero, non a caso i vini Soldera invecchiano male grazie al loro livello di volatile. Ben sapendo questo, valgono l'investimento di centinaia di euro?

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gaetano citra

circa 3 anni fa - Link

se un vino passa la commissione o anche se solo igp deve rispettare i limiti legali,quindi ho si dà un valore a questa volatile oppure meglio tacere,altro che centinaia di euro ,facendo questo tipo di divulgazione si fanno danni da milioni di euro.

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Secondo me questo dibattito contiene delle opinioni sulla DEGUSTAZIONE dei vini naturali che hanno dei riflessi interessanti sulla concezione della degustazione che riguarda tutti i vini. Sto parlando chiaramente di degustazione professionale fatta da ESPERTI... attraverso i MASS MEDIA(compreso il web)... per il PUBBLICO. Un appassionato, sia pur preparato, che si rivolge agli amici di vacanza, può dire quello che vuole sulla degustazione dei vini. ____ Grazie a Francesco Fabbretti, che ha innescato il dibattito con grande forza argomentativa, per aver smosso le calme acque del DISCORSO italiano sulla Degustazione professionale dei vini. Calme perché, lo abbiamo visto nei vari dibattiti, non interessa (quasi) a nessuno Cambiare le Modalità in cui si svolge in Italia la DEGUSTAZIONE del vino fatta da ESPERTI. PS Sono interessanti tutti i commenti che compongono il dibattito.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Marcow, qual' è il tuo vino preferito?

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Quelli che bevo a tavola. Nero di Troia. Rosato del Salento da Negroamaro. Critone di Librandi. Le Passule di Librandi. Il Nero di Troia è prodotto da un amico, viticoltori da generazioni che sanno cosa fare in cantina. È il vino che bevono a tavola. Gli altri sono acquistati direttamente nelle cantine del Salento e a Cirò Marina. PS Ho apprezzato molto il commento sui vini con punteggio 87.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Beh, anche il Tavernello è "qui per restare"...

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Gaetano

circa 3 anni fa - Link

Signori miei, quei vini sono ampiamente presenti sulle carte dei vini di praticamente qualsivoglia ristorante stellato. Fatevene una ragione, come dice il Gori. E La resteranno come il tavernello resterà giustamente sugli scaffali della GDO. Siamo alle solite sterili polemiche italiotte. Se non vi piacciono non siete obbligati a berli. Ve lo dice uno che ha scaraffato tre bocce di Radikon direttamente nel lavabo, non tollera la volatile nei rossi, ma non la disprezza in qualche specifica tipologia di bianchi.

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Francesco Fabbretti

circa 3 anni fa - Link

Non ho capito: se io ritengo che un vino è difettato devo smettere di dirlo perchè una parte dell'enomondo ama bere quei vini e quindi, giustamente, i rivenditori (ristoranti, enoteche, et. etc.) li mettono in carta? Separiamo il commercio dall'opinione personale: ho avuto un'enoteca per più di qualche anno e da commerciante non mi sono mai rifiutato di vendere questo genere di vini, però a chi mi chiedeva un parere non ho nascosto il fatto che alcuni erano semplicemente difettati. Sul fatto che questi vini sono qui per restare ho vissuto abbastanza dal prendere questa convinzione con le pinze: abbiamo vissuto un'epoca in cui in cui i vini si facevano con barrique barricate anch'esse per raggiungere il grado opportuno di legno, e anche allora si berciava che il legno piccolo era lì per restare. Come vedi oggi se ami un vino affinato in legno piccolo devi quasi vergognarti quindi direi che possiamo classifcare entrambi questi momenti come transitori senza impegnarci in strenue crociate sul fatto che i vini acetati sono il mew deal dell'enomondo.

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Gaetano

circa 3 anni fa - Link

Sui difetti non transigo anch'io! La cosa strana è che non uso l'aceto neanche per condire l'insalata. Eppure come accennato sopra in alcune tipologie di bianchi difetti come questo, è non solo questo, cominciano a piacermi. Forse un balzello da pagare per avere accesso a vini altrimenti vivissimi e mai banali? Ma allora, è su questo convegno con te, con un po più di pulizia in cantina e in lavorazione cosa potremmo avere??

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Francesco Fabbretti

circa 3 anni fa - Link

appunto. Se infatti ci fai caso, la perplessità che ho manifestato ad Andrea è su un solo vino in cui lui ha segnalato l'acetica. Se parli di acetica e non usi il più neutro "volatile" vuol dire che l'acetizzazione c'era ed era importante. Ora, che una via più sana e pulita per produrre vino sia un dato di fatto è davanti agli occhi di tutti, il risultato però DEVE essere corretto. Senza accorgimenti di sorta, una leggera ossidazione è comprensibile e, dirò di più, talvolte anche molto gustosa (Soldera docet), però sta prendendo piede, tra i più giovani, animati dalla tipica ribellione a ciò che gli era preesistente, la scelta di bere vini palesemente difettati, e di di elogiarli oltre ogni lecita aspettativa. Aggiungo che questi vini hanno spesso un costo contenutoe questo consente la loro diffusione sicuramente più di un Sassicaia. Se posso tollerare che un giovanotto si sforzi di apprezzare un vino palesemente difettato per "distinguersi dalla massa" (un tipico meccanismo consumistico per cui tutti fanno la stessa cosa per prendere le distanze dagli altri e poi si ritrovano tutti accomunati nel voler essere uguali nella diversità) non mi sta bene che un palato avveduto come quello di Andrea strizzi l'occhio ai "ggggiovani" facendo il "supergiovane" di eliana memoria, tentando di liberarsi do noi matusa a colpi di miccette.

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

il fatto è che Intravino è stato il primo ad occuparsi di vino naturale dopo Porthos e nessun altra rivista di grande tiratura l'ha fatto con la nostra intensità. Oggi i parametri di giudizio sono molto diversi da quelli di 10 anni fa, compreso il grado di tolleranza della volatile. Rimase famosi il 78 punti di Suckling a Soldera 1995...ineccepibile dal punto di vista tecnico ma inaccettabile dal punto di vista di qualità complessiva del vino.

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Gino barrini

circa 3 anni fa - Link

https://www.vitisphere.com/news-90038-A-charter-for-natural-wines.htm

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Si parlava di scale di valutazione...che comprendono, radikon,tavernello e raboso. La discussione è sfuggita di mano.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Tutti e tre sono qui per restare. Ma non perdiamo il filo della discussione.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...lasciamo perdere il ginepraio dei punteggi e ...torniamo all'anidride solforosa/solfiti , dunque, come da titolo . Essendo necessari per vini dal lungo invecchiamento e come coadiuvante tecnologico indispensabile ( pur ragionando sull'aspetto quantitativo che è inversamente proporzionale alla bravura tecnica del produttore) , di cosa stiamo parlando? Ad oggi non c'è alternativa : allo stato dell'arte attuale , sarebbe come ipotizzare , per ragioni tossicologiche , il vino senz'alcool ... non scordiamoci il "macello/premox" del lustro fra il 2006 e 2009 in Borgogna "bianca" con 'sta mania , a macchia di leopardo ed anche dei grandissimi produttori bioqualcosa, di togliere la solforosa , con bottiglie da centinaia di euro a donne di malaffare dopo pochissimi anni dall'imbottigliamento... oppure tutte le difettosità che la solforosa permette di metterci una pezza sui vinnaturisti più di cuore che di testa ...

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gaetano citra

circa 3 anni fa - Link

anche vinogodi è qui per restare

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Sarebbe una discussione tecnica molto molto interessante da fare, ma anche quanto di più palloso ci possa essere. Il vino senza solforosa si può ottenere in troppi modi e solo uno di questi mi piace; quello che parte da uve perfette, scelte in vigna e riscelte prima della vinificazione. Una volatile percepibile è un difetto, proporzionale alla sua intensità, così come lo è una eccessiva chiarifica o una filtrazione troppo stretta. Ps. Se si percepisce la volatile, si è sbagliato qualcosa e non necessariamente in cantina.

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Gaetano Mattiuzzo

circa 3 anni fa - Link

Standing Ovation! Tra le altre cose la stragrande maggioranza dei vini cosiddetti naturale contiene solfiti. Per favore abolite quel nome "naturali" e provate a sostituirlo con "Artigianali".

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Io in cantina ho solo una pompa, una pigiatrice e un torchio. Nulla altro. I vini stanno in piedi e tendono a piacere. Sono facili, nel senso che non incasinano la vita con sensori strani. Uva matura colta a mano, cantina di una pulizia ospedaliera, rispetto dei tempi di fermentazione e di contatto con le bucce. Come un nonno, ma con più attenzione.

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Sarebbe interessante, in questo dibattito, l'opinione di Sangiorgi che è stato, sui VINI NATURALI, uno dei massimi sostenitori con toni che, in alcuni articoli, mi facevano pensare che avesse una MISSIONE da svolgere nel MONDO del Vino. E L'ESALTAZIONE dei vini naturali andava di pari passo alla DEMONIZZAZIONE dei vini convenzionali, il MALE da cui bisogna liberarsi. È anche vero che, poi, Sangiorgi, di fronte all'aumento del fenomeno di vini naturali con gravi difetti ha tentato di prendere le distanze da vini indifendibili ma non rivedendo sostanzialmenteil suo approccio verso le due tipologie di vini: naturali e convenzionali. ____ In questo specifico caso quale linea avrebbe sposato: quella di Gori o quella, per riassumere, di Fabbretti?

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Il discorso è più complesso: Si possono fare vini naturali? SECONDO ME SI Si devono fare solo vini naturali? PROBABILMENTE NO Quello che andrebbe con forza gridato al mondo è il concetto di etica, di rispetto e di storia. Il rispetto del lavoro di altri ha mille e più modi per essere attuato. Da produttore di naturali, preferisco una leggera solfitazione, rispetto a una ossidazione incontrollata, ad esempio. Chiarifiche e filtrazioni possono anche andare bene, solo se non vanno ad impoverire troppo il vino. D’altro canto un vino brettato o con una volatile fuori controllo, non dovrebbe andare sul mercato.

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Mattia Grazioli, andrebbero chiariti, almeno per me, alcuni punti. ____ Ma andiamo nel dettaglio 1 Si possono fare vini naturali? SECONDO ME SI E anche secondo me. A Ma dovremmo intenderci meglio su cosa significa vino naturale: lei nel commento parla di una concezione del vino naturale che è un po' diversa da quelle che altri esponenti del cd. vino naturale hanno espresso in questo ultimo decennio. B Poi, secondo me, andrebbe vietato, come è vietato, la parola naturale non soltanto dall'etichetta. Ci sono tanti altri modi per chiamare questi vini che si vogliono differenziare dai convenzionali. C E, poi, caro Mattia Grazioli questi vini diversi dai convenzionali, che non chiamerei naturali, andrebbero regolamentati SERIAMENTE con CONTROLLI RIGOROSI che verificano se non siano state aggirate le regole di produzione in vigna e, specialmente, in cantina. __ 2 Si devono fare solo vini naturali? PROBABILMENTE NO Sono d'accordo e senza il probabilmente. ____ 3 Quello che andrebbe con forza gridato al mondo è il concetto di etica, di rispetto e di storia. Questo è uno dei punti che, per me, andrebbe chiarito prima che possa commentarlo ____ 4 Il rispetto del lavoro di altri ha mille e più modi per essere attuato. Anche questo punto, per me, andrebbe chiarito prima che possa commentarlo ____ 5 Da produttore di naturali, preferisco una leggera solfitazione, rispetto a una ossidazione incontrollata, ad esempio. Chiarifiche e filtrazioni possono anche andare bene, solo se non vanno ad impoverire troppo il vino. D’altro canto un vino brettato o con una volatile fuori controllo, non dovrebbe andare sul mercato. E su questo sono d'accordo ma, come ho detto, ci sono opinioni diverse all'interno di quelli che producono questa tipologia di vini. ____ Mattia Grazioli, spero che il mio commento non ti appaia come pura polemica sul piano personale. Polemizzo con alcune cose che non condivido da anni sul cd vino naturale. __ Ti saluto sinceramente.

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Innanzitutto, se ti fosse possibile, mi piacerebbe ospitarti in azienda e farti assaggiare il risultato del nostro lavoro; faciliterebbe tutti i processi valutativi😉. Capisco profondamente i tuoi discorsi, io nasco e rimango più un consumatore che un produttore. Infatti i vini sono orgogliosamente vini, ma non trovo necessario sbandierarlo. E non voglio nemmeno che siano giudicati col filtro della naturalità. Fare vini naturali è la via più lunga, è non accettare un compromesso, è passare una enormità di ore in più in vigna, è abbassare enormemente le rese, è rispetto dell’ambiente ai massimi livelli.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...però al di là delle buone intenzioni , condivisibili in termini di filosofia di vita, stiamo parlando del nulla . Come dicessi "sono Cattolico , ma a modo mio" , dire "sono enonatural ... ma con solfitazioni - filtrazioni - fermentazioni "parzialmente spontanee" ecc , ecc , ecc (ognuno c'ha la sua interpretazione "naturista"...) . Il manifesto "naturale" è talmente fumoso e contraddittorio nell'interpretazione di taluni "possibilisti" e talebano in quello di altri , anche in termini etimologici ( se riferiti al mondo del vino) che si viaggia sul filo del rasoio fra l'interpretazione legislativa (termine inibito) , quella tecnica e quella morale , dove solo l'ultima voce è condivisibile appieno , cioè quella dell'accoppiata "agricoltura sostenibile - tecnica di cantina non invasiva" per ragioni di sano ideale preservativo/preventivo non tanto della salute pubblica ( ribadisco : il vero nemico nel vino è l'alcool , potente mutagenico , non certo i ppm di qualsivoglia sostanza in soluzione normata quantitativamente e rigorosamente per legge in termini residuali...) quanto di quella ecologica. Poi ci sono i simpaticissimi ideologi/sognatori oppure comunicatori con l'ipocrisia nell'anima e la virtù nel portafogli disgiunta dalla grancassa mediatica del proprio operare sempre duro e puro ( voglio vedere in caso di maltempo prolungato o sinistri meteorologici oppure parassitari , il rispetto di protocolli coercitivi senza soluzione di compromesso) oppure i pittoreschi paladini del politically correct enologico "Peace & Love" , eredi dell'eskimo , dei jeans a zampa di elefante e corone di fiori in testa ... e delle crociate no - sulphytes... ma quello è ormai unanimemente considerato folklore dagli addetti al lavoro , solo qualche no - global oppure no - vax ci casca...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Condivido totalmente il commento di Vinogodi. Che saluto cordialmente.

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Concordo anche io; io, anzi, noi, facciamo vino. E per me quello che facciamo è da giudicare in un modo solo, cioè come vino in se e per se. Il giudizio che mi sposta qualcosa è il buono/cattivo.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Che poi questa storia dei vini "naturali" è stucchevole; la Treccani, nella sezione sinonimi e contrari, all'aggettivo "naturale" contrappone l'aggettivo "artificiale". Si vuol forse insinuare che gli "altri produttori" imbrogliano???

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Rileggendo meglio la Treccani, a "naturale" (detto perlopiù di alimenti e bevande) contrappone: addizionato, adulterato, alterato, artefatto, artificiale, contraffatto, sofisticato...

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

si la questione è sempre stata questa, se il tuo vino lo definisci naturale significa che gli altri sono sofisticati. Un'affermazione di sè che passa per il biasimo per gli altri. La Velier stessa ha lanciato i suoi vini al grido di "gli altri vini sono cadaveri profumati"...

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Personalmente penso che se esiste una scala di valutazione in 100esimi vada usata con lo stesso metro. Indipendentemente dalla natura, dagli artifizi o da qualsiasi cosa possa dipendere il risultato finale del vino nel bicchiere.

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