Grappoli del Grillo, il respiro dell’isola “bedda”

Grappoli del Grillo, il respiro dell’isola “bedda”

di Daniel Barbagallo

C’è tutto il respiro dell’isola “bedda” in questo Grillo 2018 di Marco De Bartoli.

Sapido all’inverosimile, agrumato di limone e cedro, poi pesca matura e melone: una macedonia vera e propria. Floreale, venato di erbe aromatiche, lavanda e resine appena accennate. Profuma d’estate.

Metà del mio sangue proviene proprio dalla Sicilia e mentre il naso cerca nel calice, riaffiorano i ricordi delle vacanze di quando ero bambino. Chiudo gli occhi e sorrido da solo.

La mamma con precisione tedesca caricava la macchina riuscendo a farci stare tutto l’occorrente per il mese di mare. I viaggi interminabili in Alfetta, con le prime arie condizionate – alle quali non si sa come siamo potuti sopravvivere – che trasformavano l’auto in una ghiacciaia.

I sedili posteriori diventavano un letto dove io e mia sorella avremmo dovuto dormire, ma l’eccitazione era troppa, non si poteva dormire al pensiero di rivedere i cugini e gli amici sapendo di avere un mese di libertà, quella libertà che a casa non avevamo: fare tardi, andare a mangiare la pizza da soli, guardare i fuochi d’artificio della festa del Patrono.

Mina e Celentano accompagnavano ininterrottamente i milletrecento chilometri che separavano Modena e Siracusa, e ogni volta che mia sorella più grande di me (già una ragazzina) proponeva di mettere su una cassetta di un cantante moderno, mio padre sentenziava sempre: “chisto è nu babbo, se fosse uno scecco, non gli darei da mangiare” (questo è uno scemo, se fosse un asino non gli darei da mangiare).

E via con “Soli”, “Azzurro” e “Amor mio” fino al traghetto, dove immancabilmente si mangiava una arancina.

Ricordo perfettamente una bottiglia di Grillo 2001 bevuta a “In bianco” (una bellissima manifestazione organizzata dal mio amico Camillo Favaro a Torino) come uno dei vini più straordinari della giornata, tanto che dopo aver chiacchierato un po’ con un rinomato vigneron d’oltralpe e avergli scroccato una visita, lo accompagnai al banco di De Bartoli dove ne bevemmo un calice insieme.

Bevo pochi vini siciliani, troppo pochi, e anche questa occasione me lo ricorda. Ma stavolta faccio una promessa a me stesso: appena potrò, voglio andare a fare un giro in quella splendida isola e fare un giro per cantine.

Colpisce per pulizia e linearità, il corpo è snello, la sapidita torna prepotente in bocca. Il vino è freschissimo, l’acidità è ben integrata e assai piacevole, ed esalta la parte agrumata del vino dando ancora più spinta e invogliando la beva. Un po’ di zenzero chiude una bevuta di grande piacevolezza.

Un vino alla portata di tutti e, per me, il migliore che potessi bere oggi, perché mi ha regalato un’ora di autentica felicità. Ora metto su “Storia d’amore” di Celentano e sogno ancora un po’.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

1 Commento

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giuseppe costantino

circa 3 anni fa - Link

La fregatura di questo periodo è che si scrive della bellezza(in questo caso benissimo)perchè siamo impossibilitati a viverla

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