Gli effetti nefasti della Brexit

Gli effetti nefasti della Brexit

di Elena Di Luigi

Da ‘get Brexit done’ a ‘invest in the EU’.

A un mese dal divorzio la GB lancia un nuovo motto per gestire le difficoltà burocratiche, invitando le aziende, là dove possibile, ad aprire uffici e magazzini sul continente per sbrigare le pratiche doganali. Questo comporterebbe non solo un esodo di capitali di investimento ma anche di posti di lavoro.

Se questi fossero tempi diversi le telecamere non sarebbero sulle file ai centri di vaccinazione, unico e indiscutibile successo di questo governo, ma su quelle ai porti dove il 65-75% dei camion che arrivano dall’Europa sono costretti a ripartire vuoti. I motivi sono sia la lunga attesa per i nuovi tipi di controlli entrati in vigore che la mancaza di merci da parte di chi si è visto costretto a sospendere temporaneamente la produzione per adeguarsi alle nuove normative decise alla vigilia di Natale e entrate in vigore a inizio anno. Nel complesso, il saldo in negativo tra volume di esportazioni di gennaio 2020 e gennaio 2021 è del 68%, imputabile soprattutto a Brexit, anche se non solo.

Per una compagnia britannica che lavora prevalentemente con l’Europa, spostare la residenza sul continente consente di esportare all’ingrosso, evitando di pagare le tasse sulle singole merci e, soprattutto, rientrare nel mercato unico. Un altro vantaggio sarebbe quello di assorbire il costo dell’imposta sui prodotti, cioè VAT, che in GB è al 20%. Ma per le piccole imprese non sarà così facile adattarsi perché sono quelle che più utilizzano il groupage, cioé spedizioni aggregate su un solo camion di prodotti di diversa natura e provenienza, destinati a clienti diversi.

È stato calcolato che spedire le merci in GB costerá 200 euro in piú rispetto a prima.

In un articolo per The Buyer, Philip Cox ha fatto una lista dei cambiamenti che dovrá adottare per continuare a importare vini dai paesi europei. Ecco alcuni esempi: la GB richiede che le merci entrino con pallet fumigati ISPM 15, piú costosi e difficili da reperire rispetto a quelli fino ad ora utilizzati; tutti gli importatori di vino dovranno dichiarare l’origine dei singoli materiali che compongono il prodotto finale in lotti che superano ii 6,000 euro; dal 2022 le fatture saranno piú dettagliate e le etichette dei vini dovranno riportare il nome e l’indirizzo dell’importatore, quindi dovranno essere fatte su misura anche per chi, in un secondo passaggio, si occuperá della distribuzione capillare sul territorio.

Cox non ha dubbi sul fatto che questi problemi prima o poi verranno digeriti, ma solo le ditte piú forti ne usciranno bene e comunque con inevitabili conseguenze per il consumatore. Il Financial Times ha infatti calcolato che una bottiglia che prima costava £12 ora ne costa circa £1.50 in più, e questo solo per ammortizzare il costo burocratico di Brexit.

Richard Ballantyne, capo esecutivo del British Ports Association, prevede problematiche ben più serie quando dal primo luglio entrerà in vigore la legge che impone alla GB il controllo a tappeto di tutte le merci. Le strutture doganali ad oggi non sono ancora in grado di effettuare il controllo fisico dei lotti e per questo il governo ha acconsentito a una proroga. Ma con l’auspicata ripresa delle attività post-vaccinazioni, molte compagnie si preparano ad affrontare quella che qualcuno ha già chiamato la tempesta perfetta.

Anche auspicando che gli esportatori britannici abbiano sfruttato bene questo periodo di bassa attività per adeguarsi alle nuove regole, non è detto che quelli europei abbiano fatto, voluto o potuto fare altrettanto. L’estate sará il momento giusto per capire se il futuro commerciale verso e dalla GB sarà solido come lo è stato nei decenni passati.

Chi conosce il paese sa bene che in men che non si dica la GB tornerà a essere il paese solido di sempre. Tuttavia leggere che i counsulenti del Department for International Trade (DIT), di fatto portavoci del governo, consigliano alle industrie di aprire delle filiali in territorio europeo, puó solo confermare quanto essenziale sia il mercato unico per le sfide economiche che ci aspettano.

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