Generazione Riesling. Elementi di marketing e comunicazione supergiovane made in Germany

Generazione Riesling. Elementi di marketing e comunicazione supergiovane made in Germany

di Redazione

Ulrich Kohlmann, “fondatore e proprietario” di Tuscantasting.it, ci invia questo contributo che parla di Generazione Riesling, un “progetto nato in Gran Bretagna nel 2006 allo scopo di modernizzare e rendere più dinamica l’immagine del vino tedesco”. Contiene molti aspetti interessanti che riguardano, oltre al marketing, anche un’idea di comunicazione fresca e spontanea. Lo pubblichiamo volentieri, pensando che possa incuriosire quanti, a casa nostra, progettano di percorrere vie simili. 

Viola sorride. Un sorriso simpatico. Delicatamente sospeso tra una speranzosa fiducia in se stessa e un tocco di timidezza. Con un calice di Riesling in mano la ventitreenne mi racconta: “Tra poco parto per l’Italia, vado dall’azienda Condé, in Emilia Romagna. Sono così contenta!” Viola è membro della Generation Riesling, la più grande, ma soprattutto la più dinamica associazione di giovani viticoltori al mondo. Per statuto, i membri della Generation Riesling hanno meno di 36 anni. Sono gli ambasciatori della viticoltura tedesca moderna che rigorosamente punta sulla qualità.

Attualmente l’associazione conta più di 530 membri. Giovani viticoltori e cantinieri che hanno studiato nei migliori istituti di formazione professionale in Germania ma anche all’estero. Vanno in giro per il mondo con stage in Austria, Nuova Zelanda, Francia, USA, Australia, Sud Africa e Italia, per poi tornare con idee nuove nei loro vigneti, nelle cantine e negli uffici di marketing. “Certo, venendo da una famiglia che produce Trollinger, uno stage nel Südtirol, presso un’azienda altoatesina, sarebbe stato più logico. Mi avrebbe portato alle radici del vitigno che deriva dalla vostra Schiava, emigrata verso nord per fermarsi poi molto tempo fa con il nome Tirolinger nella mia regione, nel Württemberg”.

Viola non parla l’italiano. Scegliere una zona di lingua tedesca come l’Alto Adige sarebbe stato anche più facile per lei. “Ma no, troppo scontato”, dice, e il suo simpaticissimo sorriso ritorna, “vorrei conoscere una realtà diversa dalla mia, esplorare qualcosa del tutto nuovo per me”. E aggiunge: “Farò un corso di lingua nel weekend, e poi, se mi rimane un po’ di tempo, andrò in giro per vigne”.

Generazione Riesling - smile

Questo dinamismo spumeggiante, questa voglia di imparare e di conoscere sono il denominatore comune della generazione Riesling. Altro che generazione zero. Via col vino verso il futuro. Con uno spirito quasi rinascimentale, pieno di curiosità e l’insaziabile voglia di fare meglio.

“Ten Years Young – una generazione lascia le sue tracce”, c’è scritto sul biglietto d’invito che mi ha portato qui. Sembra quasi il motto di un convegno dei giovani imprenditori della confindustria tedesca. Invece no. Il 13 giugno giornalisti e blogger, enotecari e sommelier di mezza Europa sono venuti a Francoforte sul Meno, nel prestigioso ambiente del Gesellschaftshaus Palmengarten, per festeggiare il decimo compleanno della Generation Riesling.

L’idea di unirsi è nata appunto 10 anni fa. L’Istituto Tedesco del Vino (DWI), un’azienda di marketing vinicolo finanziata con il contributo dei viticoltori tedeschi e attraverso guadagni propri, aveva notato che l’immagine del vino tedesco all’estero era ancora legata al passato. “In Gran Bretagna, in particolare”, afferma Monika Reule, la direttrice del DWI, “i nostri vini soffrivano di vecchi stereotipi e perciò si è cercato un nuovo approccio per comunicare quei cambiamenti che hanno aumentato in maniera così impressionante la qualità del vino tedesco”.

La strada da seguire era di fare le valigie e partire per la Gran Bretagna. Una degustazione tenutasi alla Imagination Gallery nel West End di Londra l’8 giugno 2006 vedeva uniti 25 giovanissimi viticoltori, che si presentavano come “Generation Riesling”, una sigla che stava per il dinamismo e la forza innovativa del vino tedesco. Da quel giorno non si sono più fermati, presentando i loro vini in tutto il mondo con professionalità e usando un linguaggio giovane, rimuovendo barriere culturali e generazionali.

Hanno cambiato etichette e depliant, hanno creato siti web e sale di degustazione per rivolgersi alle nuove generazioni con lo stesso messaggio: i nostri vini sono ottimi, giovani e cosmopoliti come la nostra generazione. I nostri Riesling o Spätburgunder, Pinot grigio, Chardonnay o Silvaner parlano la vostra lingua, più che la Coca Cola o la birra.

Tutto quel dinamismo non ha però rotto il legame con il passato. Molti membri della Generation Riesling rappresentano solo l’ultima generazione di una lunga tradizione famigliare. Con la calma di chi viene da lontano agiscono con senso di misura. Stuart Pigott, un giornalista che li ha seguiti sin dall’inizio, la mette così: “Il loro scopo è semplicemente produrre buoni vini che siano attraenti e dallo stile personale. Non hanno alcun problema con il fatto che con certi vitigni c’è poco spazio per l’innovazione, mentre per altri bisogna buttare tutto all’aria e ricominciare da capo”.

Generazione Riesling - presentazione

Sanno bene che molti colleghi più anziani gli hanno già preparato la strada puntando su una viticoltura di qualità, soprattutto negli anni sessanta e settanta, quando tutto il mondo del vino tedesco sembrava affogare in un mare di vini dolci e banali. Sono consapevoli che viticoltori come Werner Näkel (Ahr) Manfred Prüm (Mosella), Egon Müller (Saar) Bernhard Breuer (Rheingau), Hermann Dönnhoff (Nahe), Paul Fürst (Franken) e Franz Keller (Baden) hanno stabilito parametri qualitativi con cui ogni giovane vignaiolo tedesco di oggi deve misurarsi. Lo sguardo della generazione Riesling è rivolto verso il futuro, ma ben conscio del peso del proprio passato.

Alla fin fine però, quello che affascina di più guardando questo gruppo di giovani viticoltori, è la reciproca collaborazione tra di loro. Questo indelebile «noi» come contrappeso alle tentazioni dell’ «io». Sono persone che spesso gestiscono un patrimonio di grande rilievo anche dal punto di vista economico ma non si montano la testa. Si guardano intorno e scambiano le loro idee con altri colleghi. Si invitano a vicenda nelle loro cantine. Degustando insieme i loro vini, si sfidano. Imparando dagli altri fanno progressi nel proprio lavoro. Senza invidia e rancore, senza campanilismo regionale o aziendale agiscono poi come portabandiera del vino tedesco di qualità.

Anche se il Riesling è il loro vitigno più rappresentativo si presentano sul mercato con tutta la gamma del vigneto tedesco. E dalla moltitudine di stili e filosofie diverse ecco la scelta di tre aziende da tener particolarmente d’occhio.

Weingut Salwey a Oberrotweil. Siamo nel sud-ovest della Germania, nella regione Baden, precisamente nella zona del Kaiserstuhl. Qui i vini ricordano spesso il passato remoto di una terra nata come vulcano. Perciò è frequente il tufo, cioè una pietra formatasi dalle ceneri vulcaniche, ma anche una roccia effusiva come il basalto.
Nell’Oberrottweiler Eichberg, uno dei Grand Cru dell’azienda, Konrad Salwey produce eccellenti pinot nero come il 2013 Oberrottweiler Eichberg, Spätburgunder GG. Altrettanto eccellenti i suoi Riesling. Non mancate però di assaggiare il loro pinot grigio, il 2013 Grauburgunder Oberrotweiler Eichberg GG. Mi ha profondamente sedotto.

Weingut Pfeffingen a Bad Dürckheim nel Palatinato. Il suo proprietario, Jan Eymael, è un acclamato esperto di Scheurebe, un vitigno ormai abbastanza raro. Se siete tra i fortunati che riescono a procurarsi una bottiglia della sua 2014 Ungsteiner Herrenberg, Scheurebe Beerenauslese, il prezzo vi farà sorridere, 24,00 € (0,375 l.) per uno dei più grandi vini da dessert, una produzione in cui in Germania non pochi eccellono.
Per questa festa di compleanno, però, Eymael ha portato in degustazione molti Riesling. Lo posso dire con poche parole? Provateli tutti. Se proprio dovessi scegliere, punterei sul 2015 Ungstein, Terra Rossa, un Riesling molto, molto particolare per il suolo su cui cresce, la terra rossa che troviamo in Italia ma anche in Spagna (Mancha) a Coonawarra in Australia e, appunto a Bad Dürckheim.

La lista dovrebbe essere molto più lunga vista l’eccellente qualità di molti vini presentati ma concludiamo con il Weingut Georg Breuer a Rüdesheim nel Rheingau. L’azienda gestita dalla figlia Theresa già da quando aveva appena vent’anni, è una dei top runner in questa zona da sempre conosciuta come culla del Riesling. Di questo vitigno l’azienda produce alcuni degli esemplari più longevi, certamente non sempre facili da trovare. E’ più probabile invece imbattersi in una bottiglia dello splendido Riesling 2014 Terra Montosa che per meno di 20,00 € vi farà ricordare a lungo la serata in cui avrete aperto la prima bottiglia. Se poi volete proprio esagerare, il Rüdesheimer Berg Schlossberg, Riesling 2014 vi farà esplorare altre dimensioni di questo vitigno. Auguri alla generazione Riesling!

Ulrich Kohlmann

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