Gender gap nel vino, passi avanti ma ancora molto da fare

Gender gap nel vino, passi avanti ma ancora molto da fare

di Jacopo Cossater

Donne sempre più ai vertici delle aziende vitivinicole nei ruoli della comunicazione, marketing e accoglienza, ma se nasce un figlio, sono costrette a chiedere il part time perché mancano gli asili nido che consentano di conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia. Sono ancora numerosi gli episodi di intimidazioni e abusi sul luogo di lavoro: manca una politica che aiuti le donne a denunciare. È quanto emerge da un’indagine sul gender gap nel mondo del vino, condotta dall’Università di Siena in collaborazione con Le Donne del Vino e Unione Italiana Vini, presentata a wine2wine, il forum del wine business italiano di Verona ideato da Stevie Kim, durante la sessione «Il futuro del vino è donna. Primi risultati di un’indagine sul gender gap delle aziende del vino in Italia»

Credo sia la prima volta che prendo per intero un paragrafo di un comunicato stampa e lo incollo così, senza alcuna modifica o intervento. Si tratta però di comunicazione di rara limpidezza, che in poche righe anticipa in modo chiaro quanto emerso dalla ricerca in oggetto.

Un’indagine realizzata dal Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici dell’Università di Siena che tra giugno e luglio di quest’anno ha sottoposto a 58 aziende (26 al Nord, 12 al Centro, 20 tra Sud e Isole) un questionario molto articolato sul gender gap all’interno delle loro strutture. «Mi rendo conto che si tratta di un campione non particolarmente esteso -mi racconta Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino- ma mi è sembrato incoraggiante che questa ricerca italiana sia arrivata a conclusioni quasi uguali rispetto a una, molto più estesa, effettuata negli Stati Uniti l’anno scorso».

Tre in particolare gli aspetti che sono emersi con più chiarezza da questo studio.

Il primo riguarda le competenze e i ruoli svolti in azienda: mentre solo il 10% delle donne è occupata nella produzione e nei vigneti, quasi l’80% è coinvolta in funzioni commerciale-comunicazione-marketing e agriturismo-ristorazione.

Il secondo il rapporto vita privata-lavoro e in particolare l’allarmante dato che vede un numero troppo alto di donne, il 7,6%, abbandonare o richiedere il part-time a seguito della nascita di un figlio. Un dato che se da una parte si associa alla diversità nei contratti (nelle donne c’è più precariato) e a difformità salariali penalizzanti con la progressione della carriera, dall’altra è strettamente legato all’assenza di asili nido e scuole dell’infanzia, sia pubblici che privati, nei pressi delle aziende (e al loro costo, non compatibile coi redditi agricoli).

«Una questione -continua Donatella Cinelli Colombini- squisitamente politica: se a partire dall’alto, da Roma, non c’è volontà di dotare i piccoli comuni di risorse da destinare all’infanzia questi sono destinati a diventare, o rimanere, belle isolette per le vacanze. Ma per una giovane coppia che lavora nel settore, e la stragrande maggioranza delle aziende vitivinicole italiane si trova in provincia, questo può rivelarsi un problema insormontabile. Fare passi avanti in termini di gender gap siginifica investire nei servizi sociali, nel Nord Europa ne sanno qualcosa».

Da sinistra Laura Donadoni, Stevie Kim, Donatella Cinelli Colombini, Elena Casprini, Valentina Ellero

Infine, il terzo e ultimo aspetto riguarda episodi di intimidazioni, abusi e violenze che hanno interessato le donne. Negli ultimi 3 anni nel 6,9% delle aziende intervistate si sono registrati episodi di intimidazioni e abusi: un dato sicuramente sottostimato considerando che molti di questi non vengono segnalati ai vertici dell’azienda (anche per le tipologie di contratto di cui sopra, difficile denunciare quando si è precarie).

Laura Donadoni, presente a Verona, ha proposto l’introduzione di corsi contro la violenza di genere raccontando l’esempio americano: «rendere obbligatorio per tutti i dipendenti un corso di educazione anti sessismo e anti violenza. In California per esempio è obbligatorio per tutte le aziende sopra i 5 dipendenti e si può frequentare online, dà accesso a un attestato valido per due anni».

Un tema enorme di cui piano piano si sta iniziando a parlare anche nel mondo del vino affrontandone le tante sfaccettature. Un solo numero per dare un’idea dell’enormità del problema: secondo l’ultimo Rapporto Coop (immagine in apertura) in italia il costo della disparità di genere è di 89 miliardi di euro, cifra pari al 6% del PIL di questo Paese.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

1 Commento

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josè pellegrini

circa 2 anni fa - Link

Ho atteso un bel po' per vedere se arrivava un commento . Cossater parla di una rivoluzione in atto e nessuno fa finta di accorgersene . Troppa importanza agli asili nido, forse, e poca a chi conduce il carrello della spesa . Dagli anni Ottanta a oggi. varrebbe la pena di fare un riassunto.

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