Gamay del Trasimeno, a che punto siamo

Gamay del Trasimeno, a che punto siamo

di Jacopo Cossater

L’occasione per tornare a parlare di Gamay del Trasimeno, il vino che viene prodotto in Umbria a partire dall’uva che tutti conosciamo come grenache, è una recentissima degustazione organizzata in zona.

DOVE – Tutto merito dell’Associazione Corciano Castello Divino, ampio gruppo di persone guidato da Bruno Nucci che in questo piccolo borgo tra Perugia e il Lago ogni anno promuove una bella manifestazione dedicata alle produzioni locali. Evento che negli anni è riuscito a sintetizzare molte delle energie della zona riuscendo in particolare a farsi sempre più promotore di questo rosso così specifico: non molte infatti le occasioni di dibattito e di assaggio di Gamay del Trasimeno al di fuori di questa rassegna che tradizionalmente si tiene proprio in autunno (l’ultima edizione è stata quella del 2019, in bocca al lupo per il 2022).

COSA – Molte le storie che raccontano da una parte come la grenache sia capitata in questa zona del Centro Italia e dall’altra come questa sia finita per essere localmente chiamata gamay perugino, varietà iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come sinonimo di cannonau e di alicante. Certo è che solo a partire da una decina di anni a questa parte, e forse anche meno, il distretto produttivo dell’ampia zona del Trasimeno si è gradualmente sempre più interessato a questo specifico vitigno. Che si tratti di vini rossi o di (fenomeno ancora più recente) vini rosati è indubbio che tutta la DOC abbia giovato della possibilità di identificarsi con una singola varietà così unica. Poche infatti le altre grenache che è possibile trovare in giro per l’Italia peninsulare: il bordò nelle Marche (che non si potrebbe chiamare così e per il quale si è in cerca di un sinonimo capace di accontentare un po’ tutti), il tai rosso in Veneto, l’alicante in Toscana e la granaccia in Liguria. Con il cannonau sardo tutti vitigni che appartengono alla grande famiglia delle grenache, nelle sue tante sfaccettature uno dei vitigni più diffusi al mondo.

CHI – Ancora poche le cantine che vinificano il gamay in purezza, in rosso, ma con risultati sempre più incoraggiati in termini sia numerici che qualitativi. Un racconto, quello di questa specifica varietà in questo angolo dell’Umbria, che molto deve alla locale cantina sociale (Duca della Corgna di Castiglione del Lago): una realtà che negli anni (nei decenni), anche quando il mercato cercava tutto tranne misconosciuti vitigni locali ha sempre continuato a proporla in purezza in ben due diverse versioni. A questa si sono poi via via affiancate realtà di carattere artigianale capaci di valorizzarne le peculiarità relativamente a questo specifico fazzoletto di terra. Oggi i migliori Gamay del Trasimeno sono vini profumati e saporiti, non eccessivamente caldi ma neanche troppo scarichi, di buona struttura senza eccedere in concentrazione. Vini cioè che ben raccontano quelle che sono le caratteristiche della zona: collinare, con terreni sciolti da una parte e più argillosi dall’altra, assolata, calda e ventilata, con escursioni termiche abbastanza significative specie d’estate.

LA DEGUSTAZIONE – A Corciano, sabato 6 giugno, in occasione di un’iniziativa benefica organizzata dalla locale associazione. Un momento per assaggiare il grosso della produzione della zona. A seguire le mie brevi note di tutti e dieci i Gamay del Trasimeno nei bicchieri, con in grassetto i vini che penso essere oggi più significativi in termini di aderenza territoriale e di qualità assoluta, quelli che sembrano insomma indicare una possibile via per questo rosso ancora così giovane e (in parte) inesplorato.

Agricola Casaioli, Umbria Gamay “Fontinius” 2018
Carico, l’attacco è intenso su note soprattutto di frutta scura, sentori affiancati da una decisa nota di rovere.

Cantina Il Poggio, Trasimeno Gamay “Legamé” 2016
Maturo, saporito, avvolgente nel calore e intrigante nel frutto, paga qualcosa in termini di dinamicità.

Madrevite, Gamay del Trasimeno “Opra” 2020
Fresco e invitante, saporito e fragrante ma esile, fatica a tenere il passo dei vini che gli sono affianco a causa di una struttura tutta sulla sottrazione. Gastronomico.

Duca della Corgna, Trasimeno Gamay Riserva “Etichetta Nera” 2018
Carico, a note anche mediterranee affianca sentori vegetali e leggermente speziati, ha struttura ma non molto mordente.

Pucciarella, Trasimeno Gamay 2020
Etichetta alla prima uscita per la cantina il cui storico enologo è Riccardo Cotarella. Sopresa in positivo: vino fragrante, equilibrato, tutto è al posto giusto e anche in termini di struttura non sembra mai né eccedere in concentrazione né ammiccare a eccessive sottrazioni. Solido.

La Querciolana, Trasimeno Gamay Riserva “Camporso” 2019
Carico, ricco, più complicato che complesso su tonalità che ricordano anche l’inchiostro e caratterizzato da una struttura di particolare tannicità.

Coldibetto, Trasimeno Gamay “Etrusco” 2018
Ricco, di buona complessità specie sul frutto, maturo, saporito anche se un po’ largo in chiusura. Cantina in crescita.

Cantina Nofrini, Trasimeno Gamay “Rosso Principe” 2020
Invitante, appena selvatico e pungente sul frutto, non scontato e caratterizzato da una bella struttura al cui interno il tannino appare appuntito ma solo sullo sfondo. Piacevolissimo.

Madrevite, Gamay del Trasimeno Riserva “C’OSA” 2018
Lucente, già a un primo passaggio sembra rivelare una stoffa superiore, come si trattasse di vino che gioca un campionato a sé. Gamay completo, solare, splendidamente definito sul frutto senza mai eccedere e anzi capace di continuare a evolvere col passare dei minuti. Cesellato, ricco senza strabordare, raffinato e al tempo stesso goloso, gastronomico, invitante. Difficile non continuare a tornare sul bicchiere per quello che a memoria sembra essere il miglior Gamay prodotto da Nicola Chiucchiurlotto nella sua cantina di Castiglione del Lago (sarebbe bello assaggiarlo a fianco del già fantastico 2016). Vino buonissimo, che segna un punto fermo nella storia della denominazione e che più di ogni altro indica oggi quanto di buono sia possibile produrre sul Trasimeno.

Duca della Corgna, Trasimeno Gamay “Etichetta Bianca” 2020
Il solito ottimo Gamay della cantina sociale: vino tanto semplice quanto fragrante nel sorso, fresco, saporito, fruttato fino alla fine. Una sicurezza.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

2 Commenti

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Marcovena

circa 2 anni fa - Link

Segnalo Jacopo, ancorché fuori dalla Doc - siamo ad Assisi, alle pendici del monte Subasio - , il Vigna del Salice della Tenuta Baroni Campanino. Un' interpretazione di Gamay Perugiono che, ahimé, diverrà altro. Proveniente da un unica vigna Cru (Vigna del Salice appunto) di 1,1 hg con esposizione sud est, che vuol dire perfettamente illuminata. Questo vino racconta molto bene un certo modo di fare vino antichissimo difatti, dopo la fermentazione spontanea in tini aperti e senza alcun controllo di temperatura, il vino viene fatto decantare e maturare in damigiane. Vino rustico, ombroso, ma molto molto vivo grazie ad un'acidità che conduce diligentemente il sorso. Credo che la 2015 sia l'ultima annata fatta in questo modo.

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Jacopo Cossater

circa 2 anni fa - Link

Grazie, vero! Questi in degustazione erano tutti vini a DOC, al di fuori però (seppur sporadicamente) si trovano altre cose, qua e là. Tra l'altro è molto che non assaggio i vini di Barone Campanino, li ricordo piacevolissimi.

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