Frank Cornelissen: tutte le nuove release ai piedi dell’Etna

Frank Cornelissen: tutte le nuove release ai piedi dell’Etna

di Vincenzo Le Voci

Viaggiatore, appassionato e collezionista di vino, Frank Cornelissen viene folgorato dal versante nord dell’Etna e si traferisce in Sicilia nel lontano 2001.

In quegli anni l’Etna non godeva della fama attuale, era una terra trascurata ma ricca di risorse per un occhio attento come quello di Frank che, guidato dalla sua lungimiranza, decise di mettere dimora in terra vulcanica trasformando il sogno in realtà.

Da allora l’azienda è cresciuta, Frank si è circondato di collaboratori che lo aiutano a crescere e a migliorare.

Oggi i vini sono più precisi, il rame utilizzato in vigna è dimezzato, è iniziata una nuova collaborazione con un gruppo di agronomi, insomma un approccio dinamico, in continua evoluzione.

Cornelissen suddivide il suo percorso di vignaiolo in tre fasi: la prima, 2001-2006, la definisce intellettuale, da appassionato a produttore; aveva un fazzoletto di terra, si definiva infatti un giardiniere, un romantico intellettuale della terra.

I vini venivano prodotti a partire da vigne vecchie, con una super selezione degli acini, dal frutto molto maturo, con ossidazioni controllate, vini personali più che territoriali, non facili.

Nel secondo periodo si cerca la finezza, l’eleganza, la precisione. Il terzo ed ultimo periodo che inizia nel 2012 è caratterizzato dalla crescita aziendale. Oggi Cornelissen produce 150 mila bottiglie: “se si produce più vino (entro certi limiti), con il guadagno si può investire sull’azienda, sulla lavorazione dei terreni, sulla crescita e sulla qualità del prodotto finale“, afferma con sicurezza.

Per chi non lo sapesse Frank ha un forte legame con la natura, “Accettare e seguire la natura è la nostra linea guida, dal momento che la divina abilità di comprendere il ’Tutto’ non è stata chiaramente data all’uomo, visto che siamo solo una parte di questa complessità e non Dio stesso.

La 2018 ad esempio è stata un’annata strana, difficile, l’estate ha piovuto molto, l’uva ha avuto difficoltà a raggiungere la piena maturazione, per cui ci sono stati dei cambiamenti nella vinificazione: l’utilizzo di anidride solforosa è uno di questi, sempre bandita in passato, oppure l’utilizzo di una parte di uva non diraspata.

Di solito cerco la materia, la densità, la polpa, nel 2018 c’è stata una ricerca del frutto, dell’eleganza, della leggerezza”.

Di seguito i miei appunti sui vini che ho degustato ad un evento organizzato da Meteri nel nuovo ristorante Meteri Cucina. Si parte con due anteprime, campioni non ancora imbottigliati:

Susucaru rosso 2020
È un assemblaggio di vari vitigni autoctoni dell’Etna: fresco, fragrante, leggero, spensierato, il vino da tavola, da “sbicchierare”, il pane quotidiano secondo Frank.

Munjebel 2020
Nerello in purezza, ha un frutto più denso e pronunciato, maggiore spessore, tannino scalpitante. 
Chiede tempo per distendersi e infatti gli verrà concesso, non a caso sarà imbottigliato dopo l’estate.

Si continua con una novità:

Perpetuum1
Assemblaggio di alcune partite di vino di diverse annate, 2015/2016/2017/2019. 
Floreale, speziato, profumi di rosmarino, agrumi, lavanda. Sfaccettato e dinamico, volatile sul filo del rasoio e tannino ancora ruspante nonostante l’evoluzione, molto persistente. Buono oggi e con margine di crescita, per quanto mi riguarda uno dei vini più interessanti della degustazione.

Arrivano i vini dalle varie contrade, tutti targati 2018. I primi due provengono dalla medesima contrada, Feudo di MezzoPorcaria è la parte alta, molto rocciosa e in annate molto piovose dà vini corposi e densi. Sottana ha un terreno più profondo, si adatta bene alle annate calde, ed è situato ad un’altitudine minore, dà un vino più equilibrato e meno denso, più elegante e raffinato.

Munjebel, PA Feudo di Mezzo Porcaria 2018
Floreale e lievemente vegetale, rispetto al Munjebel “base” 2020 il tannino è più integrato. Sottile al tatto e innervato da una freschezza rigenerante.

Munjebel FM Feudo di Mezzo Sottana 2018
Frutta rossa e note agrumate, vitale, leggero, dal tannino piccante e goloso, sapido, dal sorso appagante ed elegante.

Munjebel MC Monte Colla 2018
I terreni di Monte Colla sono sabbiosi, ricchi di silicio, geologicamente molto diversi rispetto a quelli di altre contrade. Colore più scuro, meno preciso al naso, parte ridotto ma si ripulisce presto, frutto più maturo rispetto ai precedenti, maggiore struttura e compattezza, chiude balsamico.

Munjebel CR Contrada Campo Re 2018
Profumi di melone e menta, lievemente smaltato, ha meno intensità dei precedenti ma simile ampiezza. All’assaggio il tannino è vivo, il sorso slanciato e fresco.

Munjebel CS Chiusa Spagnolo 2018
Uno dei vigneti preferiti di Frank, dà vini che lui definisce nebbioleggianti, caratterizzati da un frutto più evoluto e complesso. 
La parte fruttata sfiora il candito, liquirizia e un lieve sbuffo alcolico a seguire, è polveroso, ha un carattere meno spigliato e più introverso degli altri. Da attendere.

Munjebel BB Barbabecchi 2018
È il famoso vigneto da cui viene prodotto il “grand vinMagma, vino di punta dell’azienda. 
Nell’annata 2018 è stato prodotto il BB al posto del Magma, una sorta di declassamento. Fragole mature, amarena, e aromi lievemente selvatici. Estrazione tannica di grande precisione, maggiore impatto e profondità rispetto ai precedenti ma sempre in chiave elegante, fresco e persistente. Ottima bottiglia.

A questo punto la degustazione è finita. Sono stato colpito dai vini, oltre che dall’intimità e complicità che traspariva nel rapporto tra Cornelissen ed il Patron di Meteri.

Frank crede sempre più nelle potenzialità dell’Etna, Raffaele crede sempre più nell’abilità di Frank. Bravo anche Luca Gardini che ha guidato la degustazione con un bel ritmo, sempre carico, espansivo e coinvolgente.

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Vincenzo Le Voci

Farmacista con un passato da bevietichette spinto in via di redenzione, beve tanto e di tutto dal naturismo estremo alle bombe certificate passando per il vinoverismo che non dissangua e convince. Non è tipo che si perde in chiacchiere e va dritto al punto

1 Commento

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Gino barrini

circa 3 anni fa - Link

Vigneti vecchi sul versante nord contaminati sicuramente da molta garnacha e ciò che lì rende più buoni e completi secondo me, colore molto più carico rispetto agli altri, grande produttore soprattutto grande uomo

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