[Focus] Cosa sta succedendo a Bordeaux. Crisi, espianti, soluzione, insegnamenti

[Focus] Cosa sta succedendo a Bordeaux. Crisi, espianti, soluzione, insegnamenti

di Tommaso Ciuffoletti

ABSTRACT

  • Bordeaux è il cuore del mondo del vino. Lì è nato il vino moderno a metà del ’600 e lì c’è la più importante piazza mondiale per il suo commercio.
  • A partire dalla metà degli anni 2000, la crescita di prezzo dei vini più importanti di Bordeaux ha avuto un’accelerazione pazzesca. In quegli stessi anni, tutto il resto della zona è stato attraversato da una crisi da eccesso di produzione, che non si è mai realmente risolta.
  • Nei mesi scorsi avevano fatto notizia le proteste dei viticoltori di Bordeaux che chiedevano indennizzi per estirpare le proprie vigne.
  • L’Europa tuttavia vieta quel tipo di aiuti dal 2008 e così serviva un escamotage che è stato trovato tirando in ballo la prevenzione da malattie che potrebbero diffondersi dai vigneti abbandonati.
  • Verrà così finanziato con risorse pubbliche, l’espianto di 10.000 ettari di vigne bordolesi (come espiantare in un colpo solo tutte le vigne iscritte a Chianti Classico e Barolo). Una soluzione definitiva? Forse, ma di sicuro una soluzione che crea un precedente ed una vicenda che offre spunti di riflessione.

Bordeaux È il vino

È a Bordeaux che il vino moderno è nato. Il merito è di un uomo geniale che nella seconda metà del ‘600 mise in atto una rivoluzione che partì dalla creazione di un brand applicato al prodotto vino, fino ad arrivare all’incoming di influencers dell’epoca e a ricevere la prima nota di degustazione della storia (passando per una strategia di posizionamento attraverso il prezzo, l’apertura di un ristorante a marchio aziendale e altre cosine da niente!). Un genio che dovrebbe essere conosciuto da chiunque intenda lavorare nel mondo del vino: Arnaud III De Pontac. Non è del resto un caso che Haut-Brion sia l’unico premier cru classé del 1855 ad esser situato nelle Graves e non invece in quel Medoc che gli olandesi avevano strappato al mare, lasciando in dote un terroir unico a quella Bordeaux che, proprio per prima mano di Pontac, dette loro il ben servito per tornare a vendere al mercato inglese. Ed è ancora a Bordeaux che il vino moderno è diventato oggetto di comunicazione globale con l’invenzione di Robert Parker (nel senso che è stata Bordeaux ad inventare Robert Parker, traendone nuova linfa per confermarsi come capitale mondiale del vino). Ed è ancora Bordeaux la place unica al mondo per vendere i vini più importanti e costosi del globo.

Questo per chiarire, se ci fossero dubbi in proposito, che stiamo parlando del cuore pulsante del mondo del vino. Un cuore che però negli ultimi anni è stato periodicamente attraversato da crisi profondissime che sono sfociate pochi giorni fa nella decisione di espiantare 10.000 ettari di vigneti bordolesi. Follia? Nient’affatto. E proprio perché Bordeaux è il cuore del mondo del vino, è opportuno conoscere quanto è accaduto per trarne insegnamenti che possono essere validi ovunque.

Le due facce di Bordeaux: il vino come investimento

prezzi dei premiers crus

Andamento dei prezzi dei premiers crus di Bordeaux

L’investimento nel vino ha esempi che risalgono al Settecento, ma è a partire dal boom economico degli anni ’80 che il vino come prodotto d’investimento inizia a costruirsi in modo compiuto. In quel decennio il vino (di qualità) inizia a diventare un bene di interesse globale, conquistando il mercato USA che fino ad allora era stato appannaggio solo di vini di basso prezzo, e sempre in quel periodo molti iniziano ad investire in beni di lusso e tra questi figurano anche i vini più prestigiosi del pianeta. Durante questo periodo i vini francesi, in particolare quelli della regione di Bordeaux, diventano oggetto di interesse per gli investitori, grazie a quel sistema di vendita, unico nel suo genere, che è l’en primeur e grazie ai punteggi di Parker, che fungono da veri e propri ratings finanziari.
Altro momento cruciale è poi l’inizio degli anni 2000, quando i prezzi dei fine wines aumentano in modo esponenziale, raggiungendo livelli record. A fare da traino è soprattutto la crescente domanda dei mercati emergenti, come Cina e Russia, che cominciano ad apprezzare sempre di più il vino come simbolo di status e di prestigio. Ancora una volta Bordeaux è l’epicentro di questa nuova scossa.
Negli ultimi anni, il mercato del vino come investimento ha continuato a crescere e con esso anche il fenomeno – che meriterebbe una trattazione a parte, ma che qui segnaliamo solo a margine – del collezionismo, con sempre più persone che acquistano bottiglie di vino come parte del proprio portafoglio o come arricchimento della propria cantina. Tuttavia occorre segnalare che si sono andati moltiplicando in modo esponenziale anche i casi di contraffazione (il più celebre quello che ha avuto come protagonista Rudy Kurniawan) che hanno contribuito a rendere l’investimento nel vino ancor più rischioso di quanto già non fosse. Per dare un’idea, delle 10 notizie più rilevanti del 2022 secondo Wine Spectator, ben 2 riguardavano casi di contraffazioni milionarie.

Ma se questa storia riguarda i premiers crus di Bordeaux e pochi altri grandi nomi, capaci di stare a quel livello, qual è la situazione per tutti gli altri?

Il vino come disastro

Un bel bric bordolese?

Un bel bric bordolese?

La prima onda di crisi arriva proprio a inizio anni 2000, con gli impianti massivi degli anni ’90 che iniziano ad andare pienamente in produzione. Esattamente quando i prezzi dei premiers crus e dei pochi altri Petrus della zona schizzano alle stelle, il resto di Bordeaux si trova in una situazione ben descritta da questa analisi del 2004:

A metà degli anni ’90, quando un rosso di base costava 1.500 euro al barile, molti produttori hanno investito pesantemente in nuove attrezzature e terreni. Il Bordelais è passato dai 75.000 ettari di vigneti del 1980 agli oltre 120.000 attuali. Può produrre sette milioni di ettolitri di vino, ma attualmente ne vende meno di cinque milioni […] Oggi [nel 2004 ndr] secondo gli osservatori del settore, un barile da 900 litri viene venduto a 710-760 euro, ovvero 0,62 euro a bottiglia all’ingrosso, rispetto ai 1.500 euro della fine degli anni Novanta. Negli ultimi 12 mesi, le esportazioni sono diminuite del 9%. Il 10-20% dei 9.000 produttori della regione si trova in difficoltà finanziarie di vario grado. “Il crollo dei prezzi di alcune DOC di Bordeaux ha raggiunto un livello inaccettabile che minaccia la vitalità dei nostri vigneti, l’unità del nostro settore, la stabilità delle nostre istituzioni e la nostra immagine in Francia e nel mondo”, ha dichiarato Jean-Louis Trocard, presidente del CIVB [il Consiglio del Vino di Bordeaux ndr]. “Questa situazione non può continuare” [1].

Parole incredibilmente (per quanto facilmente) profetiche, quella dell’allora presidente Trocard. Tanto che nel 2009 arriva la seconda ondata di una crisi che ne vedrà di periodiche da quel momento in avanti. Il dato infatti è strutturale e le ragioni sono nei numeri di cui sopra. Nel 2009 si arriva addirittura al paradosso per cui i traders inglesi, storici partner delle aziende di Bordeaux, rispediscono il vino da poco acquistato al mittente.

I commercianti britannici stanno rivendendo il vino pregiato alle controparti di Bordeaux e lo stanno esportando in Asia, mentre la domanda interna per il vino più costoso crolla e la sterlina si indebolisce rispetto all’euro.
Tom Hudson, direttore di Farr Vintners, il più grande specialista di Bordeaux nel Regno Unito, afferma: “Il commercio all’interno del Regno Unito è rallentato drasticamente … ora facciamo molto affidamento sulle esportazioni”. Hudson ha affermato che l’Asia ha sostituito gli Stati Uniti come mercato chiave per le esportazioni.[2]

Collasso

Le proteste dei vignaioli di Bordeaux a dicembre 2022

Le proteste dei vignaioli di Bordeaux a dicembre 2022

A partire dall’autunno 2022, la crisi ha portato i vignaioli di Bordeaux a formare un fronte compatto nel proporre l’unica soluzione possibile: l’espianto di migliaia di ettari di vigneti. Il problema è che gli agricoltori chiedevano indennizzi economici per gli espianti nell’ordine di circa 10.000 € per ettaro. Il piano di espianti proposto andava da un minimo di 5.000 ettari ad un massimo di 20.000. I conti sono presto fatti: gli aiuti richiesti andavano da 50 a 200 milioni di euro, che il Ministero dell’Agricoltura francese avrebbe dovuto versare. Peccato che il diritto europeo vieti questo tipo di aiuti, che vennero eliminati con la riforma della PAC entrata in vigore nel 2008 [3]. La cosa non ha fermato i vigneron dal fare pressione sul proprio Ministero dell’Agricoltura.

A partire dallo scorso dicembre diverse le manifestazioni per chiedere allo stato la ‘distillazione di crisi’ per sovvenzionare la distruzione delle eccedenze di vino, che da quest’estate potranno essere trasformate in alcol per l’industria, la farmacia o la cosmesi. La crisi del settore è stata anche al centro dell’ultima assemblea nazionale del sindacato Vignobles Indépendants de Gironde, che riunisce circa 2.500 viticoltori, il 17 febbraio. [4]

La pressione esercitata dalle associazioni di settore ha infine ottenuto ciò a cui mirava, grazie ad un escamotage che crea un precedente non trascurabile.

Motivi di prevenzione fitosanitaria

Dopo nove mesi di trattative con i rappresentanti dei governi locali, regionali e nazionali, il 1° marzo il Consiglio del Vino di Bordeaux (CIVB) ha raggiunto un accordo con Marc Fesneau, ministro francese dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, per il finanziamento del prelievo delle viti. […] Annunciando l’accordo del 1° marzo, Fesneau ha dichiarato: “Saluto il lavoro di consultazione svolto negli ultimi mesi, con l’industria vinicola della Gironda e la regione, per trovare soluzioni durature alla crisi del settore e per gestire le questioni fitosanitarie del settore sul territorio”.
La parola chiave per trovare una soluzione è stata “fitosanitario”. Sebbene la normativa europea vieti di finanziare l’estirpazione delle viti quando le ragioni sono di natura economica, la legge consente di finanziare l’estirpazione quando le viti presentano problemi fitosanitari. Con i coltivatori che rischiano il fallimento, Bordeaux avrebbe potuto ritrovarsi con migliaia di ettari di vigneti abbandonati. “Siamo in una situazione in cui se le viti non vengono mantenute e trattate, ci saranno malattie che si diffonderanno alle viti vicine”, ha dichiarato Christophe Chateau, portavoce del CIVB. Oltre ai parassiti, malattie come la perniciosa flavescenza dorata e il virus delle foglie rosse prosperano nei vigneti trascurati. [5]

I viticoltori di Bordeaux avranno a disposizione uno speciale pacchetto di aiuti finanziari. Il governo fornirà 38 milioni di euro, mentre il CIVB metterà a disposizione altri 19 milioni di euro. Inoltre, la regione Nouvelle-Aquitaine ha destinato 10 milioni di euro per incentivare la conversione dei vigneti ad altre colture. I coltivatori che aderiranno al programma riceveranno almeno 6.000 euro per ettaro per coprire i costi dell’espianto dei vigneti. Sebbene questa cifra sia inferiore rispetto ai 10.000 euro per ettaro inizialmente richiesti, i vignerons potranno accedere ad ulteriori finanziamenti per convertire i loro terreni in progetti di cattura del carbonio, riforestazione o ristrutturazione per la coltivazione di nuove colture. In questo senso il CIVB ha già avviato un progetto in collaborazione con l’organizzazione forestale Alliance Forêt Bois per riforestare oltre 4.500 ettari di vigneti abbandonati.

La soluzione del sostegno all’espianto per motivi fitosanitari, fa venire in mente che fatta la legge, trovato l’inganno. Laddove un domani un qualunque altro stato membro avesse a ricevere pressione per sostenere finanziariamente l’estirpazione di vigneti, sicuramente potrà addurre le medesime ragioni addotte dal Ministero francese ed ottenere il via libera. Viene da chiedersi il senso di quella riforma del 2008, nella parte relativa al divieto di sostegno all’espianto, alla luce di quanto accaduto.

In totale si prevede che saranno espiantati circa 10.000 ettari di vigne bordolesi (grossomodo come estirpare il totale delle vigne iscritte a Barolo + quelle a Chianti Classico).

In conclusione

Le vigne di Bordeaux, da vineyards.com

Le vigne di Bordeaux, da vineyards.com

10.000 ettari sembra una cifra monstre, ma ricordiamo che a Bordeaux ci sono 120.000 ettari di vigne (per dare un’idea delle proporzioni: il totale delle vigne presenti nell’intera Toscana sta sui 60.000 ettari). La soluzione adottata certamente riduce in maniera sensibile e strutturale la produzione totale di Bordeaux, ma viene da chiedersi se possa essere una misura sufficiente. La corsa alla piantagione degli anni ’90 ha messo le radici di una crisi che è durata decenni e che solo ora trova una prima vera inversione di rotta.
Una crisi generata da una spinta istintiva ad approfittare di un momento che si pensava eterno e che invece è corso via rapidissimo proprio perché lo si riteneva eterno. Una crisi costruita con numeri che nemmeno il mito di Bordeaux ha saputo sostenere e questo dovrebbe essere un monito per chiunque. Se nemmeno il cuore dell’enomondo, il luogo dove il marketing del vino è nato ed ha sviluppato tutte le sue rivoluzioni più importanti, insomma, se nemmeno Bordeaux può reggere al peso di numeri insensati, come possono sperare di farlo altri? Un insegnamento che tuttavia giunge tardivo anche per tante zone del vino italiano che della corsa al vigneto hanno fatto quasi un marchio di fabbrica.

[1] The Irish Times
[
2] Financial Times
[3] Commissione Europea
[4] Ansa
[5] Wine Spectator

[Cover photo credits: visitfrenchwine.com]

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

27 Commenti

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Sarò superficiale ma finché son vigne, impiantare ed estirpare è un problema relativo. Quando invece si tratta di capannoni industriali o più in generale di cemento l'impatto è a volte irreversibile.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Io metterei una tassa sull'entropia!

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Però gli aiuti non sono comunitari, e sebbene l'escamotage abbia permesso di aggirare una norma europea, creando un brutto precedente, non è automatico che la questione si allarghi a mo' di contagio in altri stati membri. Anche perché le risorse a coprire i costi sono interne.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Ci mancherebbe anche che le risorse fossero comunitarie! ;) Il punto è che la norma vieta sostegno all'esopianto per motivi economici. E qua ci sono esattamente motivi economici!! Solo che si vende il fatto che il rischio di default economico creerebbe le condizioni di rischio fitosanitario!

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Ho capito, ma aggirare la norma europea implica avere un sacco di soldi per riqualificare quei terreni, e qui il problema è dei contribuenti francesi. Se sta bene a loro... Pensi che in Italia possa succedere qualcosa di simile se mai la bolla del prosecco (è solo un esempio) dovesse sgonfiarsi? E i soldi dove li troviamo?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Ecco, questa è la domanda sottesa a tutto l'articolo. Prosecco, ma ... il Chianti? Per dirne un'altra? Sono paralleli così peregrini? Io temo di no, ma spero di sbagliarmi. Ecco ... in un caso del genere io provo a immaginare (mettiamo il caso del Prosecco) la pressione sulla politica e la sua risposta. Penso al caso delle quote latte e dei milioni che pagammo. E credo non sarebbe troppo diverso. Anzi.

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Omikelet

circa 1 anno fa - Link

Secondo me il Chianti è al sicuro... Noi veneti abbiamo il primato dei vini in bolla espansiva! Tra prosecco e valpolicella tra un po’ inizieranno ad abbattere i capannoni per fare vigneti.

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Paolo Fabrizzi

circa 1 anno fa - Link

Sono d'accordo

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Enrico

circa 1 anno fa - Link

Io trovo inammissibile ed eticamente sbagliata la continua pretesa da parte di imprenditori, agricoli o commerciali o industriali che siano, di sussidi o fondi perduti per trovare soluzioni. Un imprenditore è tale perché si assume il rischio d’impresa. Se ti va male vai a piangere il morto e chiedi l’elemosina per sopperire a ciò che hai creato con le tue mani? Io penso sia ora di finirla di tutti questi aiuti o si è imprenditori fino in fondo nel bene e nel male oppure se non si vuole seguire ciò che pensò sia normale si va a lavorare 8 ore al giorno con ferie pagate ogni santo anno. Troppo facile salvare sempre coi soldi della collettività. Il rischio d’impresa dove finisce in questo caso?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

In questo contesto gli interessi corporativi hanno saputo far valere il proprio peso. La politica francese è sempre molto sensibile a certe istanze che arrivano dal mondo agricolo - ricordate lo Chirac che faceva passerella trionfale ogni anno al salone dell'agricoltura di Parigi? - e anche stavolta si è messa al lavoro per trovare una soluzione che permettesse l'accesso a fondi pubblici. Che poi se ci pensate bene, questo escamotage del motivo fitosanitario potrà utilizzarsi pressoché in ogni caso simile ... tanti saluti ai regolamenti europei?

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Omikelet

circa 1 anno fa - Link

Moltiplicare pani e pesci è sempre stato un vecchio tarlo dell’uomo, logico che si provasse anche con la vite pensando di creare valore dal nulla. Gli indici della zona di Bordeaux però mi danno da 5 anni un aumento costante tolto l’inizio del 2020, per cui mi chiedo se in Bordeaux si sia creata una polarizzazione tale del mercato per cui le cantine leader (su cui si fanno gli indici compositi) veleggiano serene mentre i peones annaspano e chiedono sussidi

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Polarizzazione estrema! Con i top 10 (arrotondiamo per fare prima) che crescono salvo qualche battuta d'arresto dovuta ad annate che hanno goduto di stampa meno favorevole e crescono a livelli pazzeschi (portandosi poi dietro tutto il problema relativo al valore fondiario con relative tasse, soprattutto alla successione, che in Francia sono altissime ... tema di cui magari si potrebbe trattare a parte) e il resto di Bordeaux che tende massicciamente al ribasso. Sì, io credo che questo quadro sia piuttosto fedele alla realtà, pur nella sua semplificazione.

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Paolo

circa 1 anno fa - Link

Non è un problema nuovo nel settore, non è sconosciuto, anzi: ci sono fior di corsi e cattedre che compulsano e spiegano il tema "gestione di una produzione intrinsecamente pluriennale e l'inevitabilità del ciclo economico". Non è una battuta, un esmepio di ciclo indottoera nel mio manuale di macroeconomia di... diciamo qualche anno fa :) Quello che deve spaventare è il moltiplicatore di questi problemi, cioè la finanziarizzazione del settore, dal collezionismo che hai ricordato al sistema dei futures (che rappresentano un rischio ancora maggiore). Insomma, la benzina perché tutto prosegua, si ripeta, si moltiplichi, viene in abbondanza fornita da quel Golem che si chiama "mercato". Tanto poi chi ci rimane appeso sono i vignerons, non certo i finanzieri che "diversificano il portafoglio". Nel frattempo non farei troppo conto sul pericoloso precedente: in questo come in molti altri casi di regole UE vale la massima che le norme si interpretano o si applicano a seconda del destinatario...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Purtroppo è proprio come scrivi. Norme ad interpretazione variabile?

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Paolo Fabrizzi

circa 1 anno fa - Link

Vigneron e mercato. La distanza tra questi due soggetti è, per me, tra le componenti alla base di queste tipi di crisi. Se il viticoltore gestisce il suo prodotto fino alla commercializzazione ha il contatto con il mercato e riesce a reagire alle variazioni (non solo di prezzo). Altrimenti va per sentito dire o peggio ancora segue dei guru. E tra questi si trova di tutto.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Tanti i guru, ma ancor di più i paraguru!

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Ottimo articolo e ottimo dibattito con commenti che chiariscono le problematiche e i dubbi sugli argomenti

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Leone Zot

circa 1 anno fa - Link

Molto interessante Grazie

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Grazie a voi per questi commenti! Oggi leggevo che l'ipotesi è di allargare il piano di espianti fino a raggiungere potenzialmente i 30.000 ettari. Per ora sono ipotesi, ma continuo a seguire la vicenda che non si sa mai.

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Luigi

circa 1 anno fa - Link

Bravissimo Tommaso. Incredibile: affrontavamo la questione proprio la settimana scorsa con dei viticoltori di Prosecco in visita a Bordeaux. Tra l'altro siamo stati ricevuti proprio da M. Château al CIVB, il cui discorso lo si potrebbe riassumere con:" a buon intenditor..."

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Grazie Luigi!!

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landmax

circa 1 anno fa - Link

Leggendo l'articolo, non ho capito se il governo francese abbia ottenuto qualche rassicurazione preventiva dall'Europa per concedere questo tipo di aiuti. Se così non fosse, la soluzione potrebbe non essere sicura: i controlli europei arrivano anche ad anni di distanza dai provvedimenti nazionali e non vorrei che la Francia fosse domani costretta a richiedere indietro i soldi agli imprenditori agricoli (come accaduto in Italia in diverse occasioni, seppure in contesti diversi).

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Non so cosa si intenda con "rassicurazione preventiva". Nel caso vi fossero stati contatti in tal senso, immagino siano avvenuti in forma riservata. Ma è una pura ipotesi che rimane lì. Più plausibile è che intanto si procederà con le tappe previste dal piano di aiuti che sommariamente son queste: Il calendario provvisorio di questo piano "prevede le prime estirpazioni nell'ottobre 2023 e i primi pagamenti ai viticoltori all'inizio del 2024", afferma la prefettura. Sono già attivi un numero dedicato al sostegno degli agricoltori in difficoltà e il recente "regime di aiuti regionali per il riorientamento delle operazioni viticole". [fonte Le Figaro]. Eventuali obiezioni che dovessero essere avanzate in sede europea credo siano già messe in conto e immagino che più che cercare "rassicurazioni preventive" immagino si cerchino argomenti a sostegno della propria tesi. Poi rimane il fatto che le opinioni in questo caso si pesano, oltre a valutarne la fondatezza. Quanto al parallelo con il caso italiano, se il riferimento è alle quote latte e relative multe, credo di poter dire che i casi sono profondamente diversi. Se il parallelo proposto è con quella vicenda direi che no, non lo vedo assimilabile come caso. Ma magari ho inteso male io.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Aggiungo solo una nota landmax ... prendi queste mie parole con cautela. Perché l'ipotesi che si siano cercati contatti e "rassicurazioni preventive" anche se informali, è plausibile, non dico di no. Solo che penso che, nel caso, sarebbero appunto contatti in forma riservata.

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Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...per non sapere ne' leggere ne' scrivere, vista la prossima scarsita' di Bordeaux dopo gli " espandi assistiti" , un paio di barbatelle di Cabernet Sauvignon le ho piantate nel mio orto, provenienti da Chateau Latour...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Dici sul serio?!

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Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...espianti...maledetto correttore automatico...

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