Fermi tutti! In cantina c’è il tenente Colombo

Fermi tutti! In cantina c’è il tenente Colombo

di Samantha Vitaletti

“Anche Tiziano sarebbe impazzito nel tentativo di ottenere un rosso così bello e non ci sarebbe riuscito”.
Non è Vittorio Sgarbi che parla, è così che inizia la puntata 2 della terza serie de “Il Tenente Colombo” che, se una cosa del genere esistesse, dovrebbe entrare di diritto e in pompa magna in un eventuale Patrimonio Unesco-delle-cose-sul-vino. La puntata andò in onda per la prima volta nel novembre 1973 sulla NBC e portava il bel titolo, dal doppio senso, “Any old Port in a storm”, che già conferiva al vino il ruolo da protagonista previsto  dalla sceneggiatura. Da noi, che col cambiamento evidentemente abbiamo qualche problema da sempre, è stato, appunto, cambiato nell’anonimo e bruttino “L’uomo dell’anno”.

Siamo in California, terreno di azione del Tenente, alle Carsini Wineries, di proprietà dei due fratellastri Adrien (interpretato da Donald Pleasance, attore della carriera quarantennale passato per le direzioni più illustri e disparate: da Chabrol a Carpenter, da Dario Argento a, vabbè, Vanzina) e Ric, che hanno ereditato l’azienda dal padre, italiano. I due fratelli non potrebbero essere più diversi seppure accomunati dall’arte di spendere a piene mani (Adrien va in giro in Rolls Royce e sperpera liquidi nell’acquisto di bottiglie rare, Ric va in giro in Ferrari, è un latin lover e sta per sposarsi per la quarta volta.) Adrien è nel bel mezzo di una degustazione dei vini più preziosi dell’azienda al cospetto di importanti rappresentanti dell’associazione di cui fa parte e che sta per conferirgli il premio di uomo dell’anno quando, a interrompere il momento di gloria, arriva Ric che gli annuncia le sue prossime nozze e si dichiara in bolletta. Comunica ad Adrian la sua decisione di vendere le vigne. Come se non bastasse, di volerle vendere ai vicini, i fratelli Marino.

Adrian rabbrividisce, i fratelli Marino sono dei volgari commercianti che producono “sciacquatura di piatti” per pochi centesimi al gallone. Una decisione di questo genere non può essere accettata così e quindi Adrian fa quello che chiunque farebbe (vabbè, forse no): colpisce il fratello in testa con un fermacarte e lo trasporta in cantina, nella cripta dove sono custoditi tutti i vini da collezione, spegne l’aria condizionata e lo lascia lì a morire. Poi torna dai suoi ospiti e prosegue la degustazione, quando si dice l’impassibile professionalità!

Congedati gli entusiasti ospiti veste il fratello, ormai cadavere, con la tuta da sub, lo carica sulla Ferrari e lo butta a mare per simulare un incidente. Poi parte con la segretaria per New York, dove ha intenzione di trascorrere qualche giorno passando di asta in asta. Proprio qui ha luogo una scenetta esilarante: insieme ai suoi colleghi compratori scalda i motori assaggiando dei vini e si esibisce in un riconoscimento alla cieca, su modello dell’indimenticabile Michele del Glen Grant, che gli provoca il plauso incredulo degli astanti: “Secondo me si tratta di un Gewürtztraminer, d’importazione s’intende. Un po’ troppo fermentato per i miei gusti. E’ senz’altro del ’69, anzi, sicuramente del ’70.” “Ma come ci è riuscito?” “Semplice: mentre voi eravate intenti a studiarne il delicato bouquet, io ho dato una sbriciata all’etichetta.” Come a dire che anche negli USA, già negli anni Settanta, la figura del Giucas Casella dei calici provocava una certa ilarità.

Mentre sulla East Coast vengono spese migliaia di dollari in bottiglie, sulla West Coast viene ritrovato il cadavere del promesso sposo Ric Carsini e qui, finalmente, entra in scena Colombo con l’immancabile impermeabile beige, il sigaro in bocca e il taccuino in mano e l’indagine prende il via. L’autopsia rivela che il decesso è avvenuto per trauma cranico seguito da asfissia e sembra probabile quindi che Ric abbia sbattuto la testa su una roccia e perso i sensi per poi esaurire l’ossigeno. Per Colombo i conti fin dal principio non tornano ma, casomai a qualcuno venisse la curiosità di vedere la puntata, non mi dilungherò sui geniali dettagli investigativi. Ad ogni modo da qui ha inizio una lunga serie di incontri con Adrian, in cui la costante sarà sempre un calice di vino. Carsini gli offre del Cabernet Sauvignon e Colombo accetta puntualizzando, però, di non essere solito bere qualcosa di cui non sa pronunciare il nome e professandosi completamente ignorante in tema di vino. Al che Carsini lo apostrofa con un: ”Ma come? Se è di origine italiana anche lei!” “Eh già ma pensi che neppure canto!” Il vecchio “chitarra-mandolino-vino buono”, insomma!  Colombo decide di colmare le proprie lacune in campo enoico rivolgendosi ad un vecchio enotecaro francese. “Quanto ci vuole per imparare tutto sul vino?” “Io ci ho messo quarant’anni.” “Bene, e in un’ora e mezzo cosa mi può insegnare?” 


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Probabilmente qualcosa gli insegnerà perché all’incontro successivo Colombo si offre addirittura di indovinare cosa Carsini gli ha versato nel bicchiere. “Vitigno nobile, vino corposo, dev’essere senz’altro un Borgogna, mi resta il dubbio se si tratti di uva pinot nero o gamay”, lasciando Carsini di stucco. Del resto, chi di spada ferisce dovrebbe sapere che di spada perirà. “Ma come ha fatto?” “Semplice, alle Carsini Wineries producete solo tre rossi. Il Cabernet Sauvignon me l’ha fatto assaggiare l’altra volta, restavano il Pinot Nero e il Gamay!” Colombo chiede di poter visitare la cantina e Carsini gliela mostra con orgoglio, gli racconta delle preziose bottiglie che vi si trovano, cita addirittura “Il barilozzo di Amontillado” di E.A. Poe (finissima allusione, vista la finaccia che nel racconto la vittima fa proprio in una cantina). Particolare accento viene posto da Carsini sul problema della conservazione delle bottiglie e spiega che una temperatura costante e la giusta umidità sono due elementi imprescindibili, ecco perché da lui la climatizzazione è sempre accesa.

Colombo si mostra d’accordo e gli fa notare che la climatizzazione dev’essere stata fondamentale soprattutto nei giorni passati in cui si è raggiunto il record della calura a Los Angeles, proprio nel giorno in cui si fa risalire la morte di Ric. Il tenente trova poi un espediente per restare qualche minuto solo nella cantina e, una volta uscito, trovata la soluzione del caso, finge di aver accantonato ogni sospetto su Carsini e, per scusarsi di aver dubitato della sua innocenza, lo invita a cena, con la sua segretaria, nel migliore ristorante di Los Angeles. La scena della cena è esilarante. Alla fine del secondo piatto Carsini si complimenta con Colombo per gli abbinamenti scelti: vino della Mosella con le ostriche e Zinfandel con la carne. E si dice molto curioso di scoprire l’abbinamento scelto per il dolce. Resterà a bocca aperta quando Colombo chiederà al sommelier un Porto Ferreira del 1945, per la cronaca ancora in vendita da qualche parte tra USA e Hong Kong a circa 1000 euro la bottiglia.

Una volta servito il vino, Colombo e la segretaria lo giudicano delizioso, mentre Carsini esplode in un moto di rabbia urlando contro il sommelier di aver rovinato quella che doveva essere un’esperienza mistica non essendo stato in grado di provvedere alla giusta conservazione: il vino era palesemente cotto ed era cotto perché sottoposto a uno shock termico irreversibile. A questo punto gli appare chiaro e con orrore che, avendo sottoposto le proprie bottiglie allo stesso trattamento, spegnendo l’aria condizionata per far morire d’asfissia il fratello, queste dovevano essere ormai compromesse come quel Porto Ferreira.

In un impeto disperato raccoglie quindi in un sacco le bottiglie e le getta giù dallo stesso dirupo da cui aveva gettato il fratello. Ma quando risale al parcheggio, ad attenderlo c’è, ovviamente, Colombo che gli rivela di aver portato lui la bottiglia incriminata al ristorante e di averla presa proprio dalla cantina di Carsini nel breve tempo in cui vi era rimasto da solo. A Carsini non resta altro da fare che confessare. Ma il finale riserva ancora una sorpresa divertente: i due sono nell’auto di Colombo, diretti al commissariato e il tenente offre all’arrestato un ultimo regalino: una bottiglia di Est!Est!Est! che i due sorseggiano insieme in un’insolita intimità dissertando sulla vita e sulle sue casualità dimostrando in fondo che, nella realtà come nella finzione, un bicchiere di vino può sempre essere, se non proprio una soluzione, quantomeno una buona idea!

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Samantha Vitaletti

Nascere a Jesi è nascere a un bivio: fioretto o verdicchio? Sport è salute, per questo, con sacrifici e fatica, coltiva da anni le discipline dello stappo carpiato e del sollevamento magnum. Indecisa fra Borgogna e Champagne, dovesse portare una sola bottiglia sull'isola deserta, azzarderebbe un blend. Nel tempo libero colleziona multe, legge sudamericani e fa volontariato in una comunità di recupero per astemi-vegani. Infrange quotidianamente l'articolo del codice penale sulla modica quantità: di carbonara.

13 Commenti

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Mauro

circa 5 anni fa - Link

Una bella citazione e intelligenti considerazioni, complimenti davvero. Non mi considero un grande conoscitore ma in un mondo dove San C,r****no è considerato un vino, evviva il tenente Colombo!

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Samantha

circa 5 anni fa - Link

Sì, sì, meglio Carsini Wineries tutta la vita!

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Dario

circa 5 anni fa - Link

Era decisamente più in difficoltà sulla Borgogna che sulla ricostruzione degli omicidi, il tenente... :)

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Simeone Lo Stilita

circa 5 anni fa - Link

C'è un'altra interessante incursione enologica nel mainstream televisivo (o meglio filmico) di quegli anni, ma per occhi fini e allenati. In una scena di Serpice (A.D. 1972 se non erro) il buon Pacino armeggia con una btl mentre discute con la sua ragazza. LA btl èil Titulus, ossia il Verdicchio con btl ad Anfora della Fazi Battaglia.

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Stefano

circa 5 anni fa - Link

A me pare di ricordare un'altra puntata in cui l'assassino inietta del veleno in una bottiglia di vino tramite una siringa dal lungo ago. O sbaglio telefilm? (oggi se li chiami telefilm fai la figura del dinosauro!)

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Carlo

circa 5 anni fa - Link

Vero

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Samantha

circa 5 anni fa - Link

Sì, Stefano, giusto! È “Vino d’annata”, diretto nientepocodimenoche da Jonathan Demme, quello del Silenzio degli Innocenti! Forse prossimamente su questi schermi (faccina con occhiolino).

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elle

circa 5 anni fa - Link

donald pleasance era il dottore tedesco in altrimenti ci arrabbiamo con bud spencer e terence hill. mitico!

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Davide Bruni

circa 5 anni fa - Link

Grande Colombo 👑👑 Fanno sorridere all'interno della puntata anche i bicchierini di cristallo usati nelle degustazioni ... Roba da medioevo 😁

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Dario

circa 4 anni fa - Link

Ciao Davide, nella mia ignoranza in materia di vini chiedo cos'abbiano di brutto quei bicchieri. Considerando l'elevato livello di civiltà raggiunto già negli anni settanta , che tutta la serie Colombo dimostra, chiedo per curiosità come siano cambiati quelli di oggi. :-)

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Giuseppe

circa 5 anni fa - Link

Grazie Samantha che mi hai fatto tornare alla mente un episodio del mitico Colombo che vidi parecchi anni fa quando ancora ero quasi del tutto digiuno di robe di vino e che adesso rivedrei di sicuro con maggior interesse! Comunque sempre belli quei telefilm con poca azione ma molto ragionamento e tanta logica dietro. Buona serata a tutti

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bt

circa 5 anni fa - Link

ah che gioia! grande, mi piacciono queste incursioni.

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angela giuliani

circa 4 anni fa - Link

Ma è esistito o esiste un tenente Colombo fansclub?

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