E un giorno arrivò la svolta epocale di Jancis Robinson: “It’s time to turn to Piemonte”

di Alessandro Morichetti

Quando i mostri parlano, io mi metto in un angolo e ascolto giudizioso per carpire quello che c’è da capire. Quella sotto è una letterina che sua maestà Jancis Robinson – una che parlava di vino quando io non ero ancora nei progetti di Madre Natura – ha scritto al montanaro del vino italiano Alessandro Masnaghetti, un critico che non trovi in copertina ma che riempie tutte le pagine restanti del libro. Per la traduzione del testo inglese andate a senso, usate Google Translate come me, oppure soffermatevi sulla riga catartica: “It’s time to turn to Piemonte“.

L’Alessandro del testo non sono ovviamente io ma mio figlio non lo saprà mai, chiaro. Poiché sembro scemo più di quanto sono in realtà, il concetto espresso approfonditamente nel testo mi era già abbastanza chiaro a caldo spulciando un po’ le impressioni di Walter Speller, braccio armato italiano della Robinson. Questo il tweet rivelatore.

Queste, poi, le parole a corollario di Alessandro Masnaghetti, lasciate sulla pagina Facebook della rivista Enogea che dirige. Valgono come corso monografico di storia contemporanea delle Langhe, prendetele come tali.

Questo non è un post di commento
Non è un post di approfondimento.
Non è un post riempitivo.
Non è nemmeno uno spot pubblicitario per il Barolo.
Semplicemente, da italiano e da appassionato di Langhe, una frase come “It’s time to turn to Piemonte /E’ ora di guardare al Piemonte” è più di un incoraggiamento all’acquisto: è una vera e propria svolta epocale!
Almeno per la stampa britannica.
[masna]

E Jancis Robinson un giorno disse: “E’ ora di guardare al Piemonte”. E nell’attesa che qualcuno insorga al suono di “maledetto anglocentrismo, non servono i giornalisti stranieri a dirci quanto siamo bravi”, io penso “Buongiornoooooo!”.

[Crediti: Enogea. Foto: Tim Atkin]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

57 Commenti

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

"Unused Bordeaux budgets and vacant cellar space can now be devoted to Piemonte". Non conoscevo Walter Speller. Ero una persona serena anche per questo.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

:) :) :)

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Ho anche letto che la JR, dopo aver scoperto i 2008 in langa, ha anche scoperto che dal rubinetto colorato di rosso, esce acqua calda... (cit) Della serie meglio tardi che mai!!

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she-wolf insinuating a doubt

circa 12 anni fa - Link

Mah! A pensar male a volte ci s'azzecca. Senz'altro Walter Speller ha fatto un bel regalo al Barolo 2008 e guarda, guarda, il team di Jancis Robinson.com comunica ad Alessandro Masnaghetti, chiamandolo familiarmente per nome, che è tempo di guardare al Piemonte, guardando prima , naturalmente il pezzo di Speller anticipato. In fondo alla bella letterina personalizzata poi, incidentalmente, viene suggerito di guardare anche un altro post in cui c'è l'ultima occasione di per vincere quel Mouton '96. Ora, meglio certo che un calcio nei denti, o l'assoluta indifferenza del passato, ma non starei proprio a chiamarla "svolta epocale", con tutto l'immenso rispetto per il lavoro e la professionalità di Alessandro masnaghetti. ps Moricchia, ma non avevi frequentato con successo un corso di Laurea in marketing?

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

La svolta epocale sara quando, come sembra essere, il vino italiano acquistera agli occhi del pubblico internazionale la stessa dignita' del vino francese. Quest'ultimo e' ancora considerato in molti paesi anglofoni (Asia inclusa) "il vino", e tutto il resto e' quello che si beve nel frattempo. Queste espressioni di fiducia e di apprezzamento da parte di un vero grosso calibro della critica internazionale sono pietre miliari nella conquista della fiducia di quella elite di stampa e grandi buyers che hanno sempre messo il nostro paese in secondo piano. Qualche mese fa ebbi una discussione proprio con Walter Speller a proposito del fatto che il vino italiano e' sottostimato in Inghilterra, basta guardare al coverage che Bordeaux en primeur ha rispetto a tutte le manifestazioni italiane. E questa "svolta" porterà benefici non solo al Barolo, ma a ricaduta anche sul resto della nostra produzione.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Evvabé, non dovrei, sono in orario di lavoro, ma anche questo è lavoro per me. Si chiama "comunicazione". Mi attacco a quanto scritto dalla Lupa e da Gianpaolo. La lettera ripresa da Enogea è del tipo standard che viene inviata, personalizzata con il nome di battesimo del destinatario, ad ogni fruitore abituale di blog a pagamento. Lo fa anche James Suckling, che certo non è paragonabile al Mito Jancis Robinson, ma entrambi tengono famiglia e blog da mantenere. Che scrive il Jancis Robinson team.com ad Alessandro Masnaghetti? Che è tempo di guardare al Piemonte, wow! Bisogna stare sul pezzo e sfornare novità di continuo. Mica si possono proporre argomenti triti e ritriti come i vini di Bordeaux o della Borgogna, o persino qualcosa della Cote Rotie se proprio vogliamo essere avventurosi. Walter Speller mi sembra volonteroso e tutto fa brodo per cercare di far sbattere il grugno britannico contro la qualità dei vini italiani. Però freniamo, le parole di apprezzamento sono, appunto, di Speller, e non della Robinson. Tanto pietra miliare e svolta epocale non mi sembra. ps Da parte della Lupa che è partita a caccia mi scuso con Alessandro Morichetti per aver coinvolto lui e la sua laurea in una frase infelice che c'entrava come i cavoli a merenda.

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Luigi Fracchia

circa 12 anni fa - Link
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alessandro masnaghetti

circa 12 anni fa - Link

ehm, mi pare giusto specificarlo. la letterina di jancis non era solo per me ma per tutti gli abbonati al suo sito. :-(

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Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

Mo te, alla Jancis gli hai dato retta? Sei "tornato" a guardare il Piemonte?

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valerio

circa 12 anni fa - Link

E pensare che questa Sig.ra Robinson in Italia ci viene spesso, invitata ed ospitata, e solo ora ha scoperto l'acqua calda, quella con il bollino rosso ? Ma non sarà il Dio in terra questa sig.ra Robinson, dal momento che un addetto ai lavori se ne esce con una affermazione del genere, mi sembra che in fondo in fondo non faccia proprio bene il proprio mestiere o sbaglio ? O è distratta o è poco avvezza ai vini italiani ( o gira in troppe parti del mondo ed alla fine si dimentica, si confonde ) , non la conosco e non posso aggiungere di piu', ma questa affermazione lascia il tempo che trova, cioè vale meno di ZERO, scusabile se scritta da un neofita qualunque, ma non da un vero addetto ai lavori, quale si vuole o la vogliono spacciare.

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Def. "Italianità": quando mrs Robinson dice di guardare al Piemonte, l'italiano risponde che mrs Robinson non capisce una ceppa ;-). Si scherza Valerio, ma far passare Jancis Robinson (quella che mette l'Italia immediatamente dopo la Francia nell'Atlante mondiale dei vini, non sul blogghettino de noantri) per una pirla qualunque nun se po' proprio lègge.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Scusa Alessà, ma tu vedi molti altri dopo la Francia che non sia l' Italia ? Questo lo vede anche un bambino di 5 elementare ! Ma chi dovrebbe mettere la signora Robinson allora, non pensare che per il solo fatto che scrive su una importante rivista straniera , possa ergersi a un " Guru in terra ", o per il solo fatto che è un Master of Wine. Forse i vini italiani li conosciamo meglio io e te, fidati....detto da un amico. Ciao

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

il fatto e' che probabilmente di lei e di Alessandro Morichetti la maggior parte dei consumatori stranieri ignorano l'esistenza, mentre la Sig.ra Robinson conta qualche lettore nel mondo. Oltre ad essere MW, che di per se non vorrebbe dire nulla, e' l'autore della pubblicazione piu' autorevole al mondo sul vino, The Oxford Companion to Wine, oltre che The World Atlas of Wine, e tutte le collaborazioni con testate giornalistiche di livello internazionale, ecc. ecc. Tutta l'Asia che si interessa al vino, un enorme massa di consumatori che dell'Italia conoscono solo la Ferrari e Armani, acquisisce conoscenza specifica da persone come lei, e qualche altro "guru" piu' che altro USA. Per questi motivi e' importante che vi sia un cambiamento culturale nell'approciarsi all'Italia, che gia' oggi riscuote successo di mercato, a valori di circa la meta' di quelli francesi, ma che non puo' che beneficiare se chi fa opionione nel mondo, e non solo nei nostri ristretti confini, comincia molto lentamente a considerare i nostri vini piu' importanti alla stregua dei vini piu' importanti francesi. Questa e' una novita', a livello internazionale, e sarebbe stupido che fossimo noi a lamentarcene tirando in ballo argomentazioni inutili, come il :"poteva accorgersene prima".

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Risiko

circa 12 anni fa - Link

Dai commenti a questo articolo emerge ancora una volta il provincialismo tafazzista dell'Italia del vino. Per una volta che un critico(a) di livello internazionale cita e sottolinea la qualità di un vino/denominazione/annata prodotto in Italia (anche al netto di un proprio interesse che va oltre la mera cronaca di settore), ecco che si apre la gara a sottolineare come "abbia scoperto l'acqua calda" e che noi lo sapevamo già molto prima di lei. Anzi, sembra quasi Jancis Robinson si debba sciacquare la bocca con l'acido muriatico prima di diventare meritoria a pronunciare qualcosa sul vino italiano - Barolo o altro che sia. Se vogliamo che il Barolo, Brunello o Aglianico che sia venga bevuto solo tra Milano e Palermo, continuiamo pure. Se invece il settore si farà un esame di coscienza e arriverà a comprendere che ad oggi l'Italia non ha un solo giornalista/critico/esperto che abbia un vero spessore ed una reale influenza internazionale (!!!), si arriverà allora a comprendere che il vino italiano deve sperare nell'eco di persone come Jancis Robinson, Michel Bettane, Steven Spurrier ed altri per riuscire a varcare i confini dei mercati esteri con autorevolezza e dignità pari a quella di altri paesi produttori. Con buona pace di tutti.

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Risiko, vorrei solo informarla che, nella migliore delle ipotesi, 3/4 della produzione di barolo e barbaresco finisco all'estero... Dunque se la gentil dama si accorge solo ora della bontà del vino langhetto qualcosa non funziona. Forse, più semplicemente, ci ha sempre snobbati a priori?

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Risiko

circa 12 anni fa - Link

Sir Panzy, legga con attenzione le mie precedenti parole: "varcare i confini dei mercati esteri con AUTOREVOLEZZA e DIGNITA' pari a quella di altri paesi produttori". Quello che sottolinea lo conosco bene ma non aiuta, lei parla solo di varcare i confini, senza sottolineare a come lo si fa. Abbiamo tutti visto i Barolo a 10 euro, i Chianti Classico a 2,90 euro, i Brunello a 8 euro sullo scaffale di supermercati tedeschi e non solo... Nessuno che si convince che bisogna esportare qualità e non solo quantità, e che la qualità deve posizionarsi su prezzi adeguati smettendo di svendere denominazioni intere??!! La statistica ormai consolidata per cui ormai da anni siamo il primo paese esportatore di vino in VOLUME mentre la Francia lo è in VALORE, non ha ancora insegnato nulla? Per crescere bisogna migliorare il posizionamento,e a questo aiutano opinion makers internazionali del calibro della Sig.ra Robinson che noi non abbiamo...

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Le ha già risposto l'amico sotto, ma ci tengo pure io a ribadirle che il barolo, il Brunello, l' Amarone, Il Prosecco ecc. vengono esportati da 30 anni in tutto il mondo, quando ancora la sig.ra Robinson andava alle medie o elementari. Quello che qui si vuole sottolineare, non è il fatto che la sig.ra abbia messo in evidenza il " momento del barolo ", ma forse il ritardo trentennale con cui se n'è accorta. Questi vini sono in ogni ristorante straniero da New York, a Singapore, anche senza l'uscita estemporanea della sig.ra. Ben vengano gli articoli pro vini italiani, ma non facciamo passare la notizia come uno scoop od una novità, che appunto è la novità dell'acqua calda ( quella che scotta ).

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

E’ importante che vi sia un cambiamento culturale nell’approciarsi all’Italia, che gia’ oggi riscuote successo di mercato, a valori di circa la meta’ di quelli francesi, ma che non puo’ che beneficiare se chi fa opionione nel mondo, e non solo nei nostri ristretti confini, comincia molto lentamente a considerare i nostri vini piu’ importanti alla stregua dei vini piu’ importanti francesi. Questa e’ una novita’, a livello internazionale, e sarebbe stupido che fossimo noi a lamentarcene tirando in ballo argomentazioni inutili, come il :”poteva accorgersene prima”.
(cit. Gianpaolo)

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

ecco, allora andate dai produttori di moscato, prosecco, lambrusco e chianti (etc etc) a dire che i loro vini abbassano il prezzo medio per Hl esportato. Se no quì non la finiamo con sta storia del cambiamento epocale..

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Ricapitolando: Masnaghetti, Paglia e qualche altro peracottaro avrebbero visto una nota molto positiva in quanto scritto da Jancis Robinson: una "svolta epocale" foriera di sviluppi interessanti. Sinceramente, non si capisce proprio dove sarebbe il problema. Speller non è la Robinson? Si sono accorti tardi? Non mettono i ns vini tra i best buy di fine anno? Quanto ai vini che abbassano il prezzo medio per hl esportato, facciamo anche un'indagine in Langa per vedere il prezzo medio dei 12 mln di bottiglie vendute. Mi sa che a mettere insieme autogrill e GDO sparsi per il mondo qualche "bella" sorpresa rischia di venire fuori. Però non facciamo leggere certi articoli a chi decide il posizionamento strategico, per carità; non facciamogli sapere che 'sta tale biondina - com'è che si chiama? Jènsis - dice di riempire le cantine di Barolo perché Bordò ha un po' stancato e poi c'è crisi. Ah no, cavolo, quello è il suo sottoposto.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Appurato che Missis Robinson di vino ne capisce davvero. Sbrodolati di gioia perché il suo collaboratore Walter Indiana Speller Jones ha regalato al Barolo righe di complimenti e consigli sulle pagine purpuree. Consapevoli che comunque i B&B delle Langhe vendono i 3/4 all'estero - mi piacerebbe sapere il prezzo medio a bottiglia comprendendo nella statistica la GDO germanica, svizzera e britannica - nonostante la disattenzione di quei due o tre che contano, aspettiamo speranzosi il prossimo Natale. In quell'occasione la Nostra si pronuncia su cosa comprare e vendere per le festività natalizie. Lo fa in quattro puntate - sparkling, white, red e dessert wines - sulle pagine rosa del Financial Times. Un giornalucolo che viene letto da ricconi senza gusto ma col portafogli gonfio, che danno disposizione al loro maggiordomo per acquistare quanto consigliato. Probabilmente non hanno tempo né voglia di seguire i blog specializzati, al limite hanno l'Atlante Mondiale dei vini su tavolino da fumo del terzo salotto di casa. Sanno però contare fino a 100, il totale appunto dei vini indicati. Il Piemonte l'hanno scorso ha raggiunto la percentuale dello 0%. L'Italia in toto l'1%, superata presino dalla Tasmania.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

@ Nelle Nuvole Quindi ? E' arrivato il momento del barolo, evviva, evviva l'ho ha detto la Robinson. Ma c'è solo lei al mondo, oppure qualcun'altro come lei ? facciamolo sapere in giro che noi italiani abbiamo anche il barolo

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Appunto Valerio, appunto. ps l'ha detto Walter Speller non Jancis Robinson, per essere "celopelisti" (cit. Cristiana Lauro)

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valerio

circa 12 anni fa - Link

@Nelle Nuvole Sei sempre in agguato sui vari blog, piu' veloce della luce e zac ! pronta a colpire ( p.s. mi sei simpatica pur non avendoti ancora incontrata, chissà se un giorno.....)

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Tanto veloce che ho scritto un "h" di troppo, ohi me mì!

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armando trecaffé

circa 12 anni fa - Link

l'hanno scorso in tanti?...una scorsa veloce immagino...

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link
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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Un ultimo inciso poi abbandono la nave: Di JR ne vorremmo una al giorno. Anche due. Aspettarsi cambiamenti epocali per il vino italiano e soprattutto per il prezzo medio di vendita ad Hl è pura utopia. Tutto fa brodo. Ecco. Ne più ne meno.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

non capisco il tuo atteggiamento, prima critichi perche' giornalisti come la Robinson non si sono accorti del vero valore del vino italiano, che e' comunque esportato in tutto il mondo, e poi dici che pero' aspettarsi una rivalutazione dei prezzi e' utopia. Ma se il vino vale, come siamo convinti noi, allora perche' questo non deve essere riconosciuto? Non sara un articolo della Robinson a cambiare le cose, ma il cambiamento di atteggiamento a livello internazionale che potra avvicinare i valori reali a quelli pecuniari. E in questo senso l'articolo va in questa direzione. Guardate che gli inglesi, che pure amano l'Italia, non hanno mai osato mettere in discussione la superiorita del vino francese, che hanno in larga parte contribuito a creare nell'immaginario collettivo. Questa e' una notizia.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Bisogna ricordarsi che oltre a produrre grandi vini, i francesi sono molto piu razzionali, organizzati e disciplinati di noi italiani; questo fa la differenza.

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Gianpaolo, condivido la parte finale. Ma JR parla di barolo e non di Italia, arriva nel 2012, nei mercati che contano la sua parola e rispettata ma "vende poco" soprattutto se parla di Italia, e sai benissimo che % di €/Hl muovono Barolo Barbaresco e Brunello sul totale. Brodo, buon brodo magari, ma non Raviole... Scappo che se no mi bannano :)

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Dalla prima di WineNews, or ora arrivata nella mia mailbox, qualche dato sull'export italiano, da valutare criticamente. Scusate il copia e incolla, ma non e' lungo ed e' pertinente alla discussione di questo post. Vino italiano & export tra “luci e ombre” Vale 14,5 miliardi di euro l’Italia del vino, con un “fatturato” in crescita anche negli anni della crisi, a +6,6% sul 2007, e una produzione che vale il 17% di quella mondiale. E un export che compensa il calo dei consumi interni (nel 2012 si scenderà sotto i 39 litri pro capite), e che, dopo il record del 2011 a 4,4 miliardi di euro, ha visto una diminuzione del 5,5% nei primi tre mesi dell’anno sul 2011, ma con valori cresciuti del 12,5%, da 1,76 a 1,98 euro al litro. Ecco la fotografia del settore scattata da Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi, nel congresso nazionale. “Ma non ci si può sedere sugli allori: siamo coscienti che se ci sono cantine con il vento in poppa, altre sono in profondo rosso, e che l’export va curato con sempre maggiore cura. Anche la Cina, che già produce 30 milioni di ettolitri, presto potrebbe diventare un grande Paese esportatore”. “E poi 3,4 miliardi su 4,4 arrivano da tre soli Paesi, Usa, Germania e Regno Unito. Basta che uno di questi entri in recessione - ha sottolineato Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita - per metterci in difficoltà: dobbiamo muoverci compatti per penetrare meglio in altri mercati, dove l’Italia non è in posizione dominante”.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Usa, Germania e UK : paesi con grandi e laboriose comunita di immigrati italiani; sono stati loro, che per decenni hanno promosso l'azienda Italia all'estero.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Il guaio e' che una come la Robinson, l'Italia non ce l'ha; e non ha neanche un programma credibile ed efficente per promuvere come si deve i suoi magnifici prodotti all'estero. In compenso abbiamo tanti individui sempre pronti a creare confusione. Quindi dobbiamo essere grati a tutti gli stranieri che si interessano a noi, anche se non a tempo pieno. Ieri sera, ho stappato una bottiglia di barolo 2000, dei Marchesi di Barolo, non dei piu' illustri, invece si e' rivelata magnifica, e l'agnello ci ha guadagnato. Altro che Bordeaux.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

Ben venga la JR, però se questo sarà un primo passo verso un'affermazione dei vini piemontesi al pari di Bordeaux, significa che i prezzi saliranno: fuco off la JR, io il barolo non lo voglio pagare caro (come se adesso certo barolo costassero poco)

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Non è stata certamente la Robinson ad affermare i franciosi nel mondo. I cugini sono molto piu' abili ed astuti di " noaltri " italiani a fare marketing ed a fare squadra. Nei paesi cosiddetti " emergenti, quali : Cina, Russia ecc. i franciosi sono presenti da almeno 15 anni ed invece noi, stiamo qui ad aspettare che sia la Robinson e compagnia bella, a farci da apripista ? Ma lo sapete come hanno fatto alcuni produttori negli anni '60 a fare conoscere i loro vini all'estero ? hanno preso la loro valigetta, qualcuno senza conoscere una sola parola di inglese, e sono volati negli States ( leggasi Angelo Gaja, Emidio Pepe ecc. tanto per non fare nomi e cognomi ). Oggi esiste internet, esistono gli uffici marketing, le aziende medio/grandi sono attrezzate, esistono molti strumenti per farsi conoscere, quindi rimboccarsi le maniche tutti insieme ed avanti tutta. Anche all'estero stanno capendo che i franciosi sono sovra prezzati, vale a dire costano troppo per quanto valgono ( almeno in moltissimi casi ). Poi esiste il rovescio della medaglia : i furbetti del quartierino ( o meglio del poderino italiano )che per primi sono arrivati nei paesi emergenti cosa hanno pensato bene di fare per fare businnes ? Esportare in molti casi delle autentiche porcherie spacciandole per " perle di qualità e tipicità " pur di lucrare come forsennati, non capendo che in questo modo andranno a rovinare per sempre quei mercati. Non sottovalutiamo i paesi emergenti, perchè quando poi capiranno che per anni gli sono stati spacciati dei " bluff " allora saranno dolori per tutti. Ho visto dei Montepulciano d' Abruzzo imbottigliati ad Ovada, da una ditta piemontese; dei nero d'avola imbottigliati a Bolzano e via di questo passo. Queste sono le azioni che ci danneggeranno nel medio/lungo periodo, sai quante Robinson ci serviranno per risalire sulla nave ? Robinson risalga a bordo!

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Non e' la Robinson ad aver creato il mito dei vini francesi, ma sicuramente lo ha fatto l'Inghilterra per almeno una grandissima parte. I vini francesi venivano esportati sopratutto in Inghilterra, dai porti di Bordeaux sopratutto, perche' nel 1700-1800 era il mercato piu' ricco del mondo, l'unico dove ci fosse una middle class capace di spendere soldi. Samuel Pepys scrive alla fine del 1600 di un vino che ha comprato a Londra, un certo claret che si chiama Hau Brio'. Ed e' per tutti questi motivi storici che gli inglesi sono stati i piu' grandi mercanti di vino degli ultimi 3 secoli, che abbiano fondato letteralmente la scuola dei professionisti del vino e che la loro opinione e' oggi sicuramente piu' pesante di quanto lo sia la sua grandezza di mercato (che non e' poco, comunque), con grande influenza anche nelle ex-colonie, oggi mercati potenziali rilevantissimi. Se si prende un biglietto da visita di un cinese o un orientale che si occupa di vino, e' molto frequente vedere riportato il marchio WSET (Wine and Spirits Education Trust, la scuola piu' importante al mondo per il vino, che e' inglese) e non quello dei Sommeliers. Ed e' per questo motivo che se una cosa la dice Jancis Robinson, considerata la decana del vino inglese, ha un peso diverso a livello mondiale che se la dice, con tutto il rispetto, Daniele Cernilli o Masnaghetti o Morichetti. Il che non vuol dire che il produttore italiano non debba continuare ad andare in giro con la valigetta per i mercati del mondo, e per quello che conosco, ti assicuro che lo fanno. E' solo che queste cose aiutano ad essere presi un po piu' sul serio.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Qui si gira intorno al nocciolo della questione : nessuno ha affermato che quanto dichiarato dalla Sig.ra Robinson sia negativo per il mondo del vino italiano, anzi ! Quello che abbiamo cercato di spiegare ( in diversi ) è che non ha " scoperto o inventato nulla di nuovo " , dal momento che il nostro Barolo è conosciuto da decenni in tutto il mondo, ben prima che la signora iniziasse a scrivere e degustare. Questo non significa, lo ribadisco per l'ultima volta e chiudo, che tutto ciò sia deleterio, anzi ! E' tutto chiaro cosi' ? Speriamo bene P.S. ) Poi paragonare Cernilli, Masnaghetti e Morichetti è errato due volte : primo perchè con la signora il trio non ci azzecca nulla ; secondo perchè tra i tre citati c'è una differenza come dal giorno alla notte. Naturalmente con tutto il rispetto

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

com'era quella storia del dito e della luna?

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esperio

circa 12 anni fa - Link

I francesi non sono abili ed astuti quanto lo siamo noi italiani, ma piuttosto direi che sono storicamente bene organizzati e hanno il culto della comunita e del bene comune. La furberia deleteria, purtroppo, vegeta con vigore, piu a sud delle Alpi che a nord, con le sue nefaste conseguenze. I nostri vini sono insuperabili, ma a volte questo non basta per essere i primi.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Perchè il mio intervento precedente è in attesa di moderazione ? Non mi sembra di avere insultato o irritato nessuno. Grazie per la cortese risposta C'era la parola ca**o e qui abbiamo studiato tutti dalle Orsoline :-) [ale]

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Si ma quando si parla di " Risalire a bordo della nave vengono alla mente solo due parole : Schettino e quall'altra.... hai visto che questa volta ti ho fregato e non l'ho scritta ??

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passante

circa 12 anni fa - Link

forse converrebbe, ogni tanto, dare una scorsa al financial times - spt la WE edition; giusto uno dei pochi quotidiiani davvero globali al mondo.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Miracolo, ne ho trovato un altro che lo legge da queste parti! come appunto riportato in un mio commento precedente, gli articoli della Robinson su quelle pagine hanno un peso ed un seguito maggiore che gli articoli sulle degustazioni firmate dal Jancis Robinson team.com fra cui si annovera l'ottimo Walter Speller "I presume". Sottoscrivo tutto quello che ha affermato Gianpaolo Paglia. Mi riservo solo di contenere l'entusiasmo ed la terminologia "pietra miliare" per altra occasione. Quanto a quello scritto da Valerio che mi trova simpatica, so tutto a memoria, grazie. Forse però a qualche altro lettore può servire.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Domanda posta da uno che non legge il Financial Time, ma solo Repubblica e Corriere : la Sig.ra Robinson ( le fischieranno le orecchie poveretta ) oltre al mercato inglese, secondo Voi che la seguite, influenza qualche altro mercato fuori dai confini nazionali ( UK ) ? Intendo i cosidetti mercati emergenti ( Russia, India, Cina, Brasile ecc. ). Una mia risposta in mente ce l'ho già, ma ripeto non seguo gli inglesi. Tank you

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Domanda posta da uno che non legge il Financial Time, ma solo Repubblica e Corriere : la Sig.ra Robinson ( le fischieranno le orecchie poveretta ) oltre al mercato inglese, secondo Voi che la seguite, influenza qualche altro mercato fuori dai confini nazionali ( UK ) ? Intendo i cosiddetti mercati emergenti ( Russia, India, Cina, Brasile ecc. ). Una mia risposta in mente ce l'ho già, ma ripeto non seguo gli inglesi. Tank you

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Yes,she does. Soprattutto, appunto dalle pagine del Financial Times, che non viene letto solo dai cittadini britannici. Sono due i giornali di lingua inglese, intesi come quotidiani, veramente internazionali, FT e l'International Herald Tribune, collegato al New York Times.

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passante

circa 12 anni fa - Link

cmq io non è che seguo la Robinson, cmq sì il Financial Times è letto in tutto il mondo e "pesa". ti, e anche agli altri, consiglio di dargli una letta ogni tanto per allargare lo sguardo; dopo sarà dura tornare a prendere in mano corriere e rep (anche perchè molte delle notizie che vi leggi sono già state date qualche giorno prima sul FT).

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valerio

circa 12 anni fa - Link

@ Passante Oltre al FT farebbe bene anche lei ad informarsi sulle cose di casa con Rep. e CS @ Nelle Nuvole Meno male che la sig.ra c'è, altrimenti bisognerebbe inventarla ( Se i nostri produttori per vendere i loro vini devono aspettare la R. hai voglia che le cantine restano piene )

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passante

circa 12 anni fa - Link

continuo col tu, nonostante il passaggio al lei. leggo quotidiani italiani e stranieri ogni giorno. non capisco il senso dell'avviso, nè del tono.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Tranquillo Sig. Passante, era solo per dirle che a volte essere piu' nazionalisti non guasterebbe ( mi metto in mezzo anch'io ). No problem per il Tu o il Lei a piacimento Buona giornata

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Tomaso Armento

circa 12 anni fa - Link

Sono contento che abbia detto così J. Robinson e spero che ogni Italiano che produce vino capisca che così "ce ne beviamo un po meno". Ciao :-)

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Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

ho chiesto a Walter Speller il permesso di quotare un suo commento su questo argomento da lui fatto sul forum di Jancis Robinson (visibile solo per abbonati). Lo riporto tutto perche' puo' essere di interesse, e' in Inglese ma si capisce bene. Quello che lui dice io l'ho sentito dire innumerevoli volte da praticamente tutti gli operatori del vino esteri, quindi qualcosa di vero ci deve essere, a meno che non sia un complotto verso l'Italia: [Gianpaolo, the main problem with Italian wines on the UK market is that there is a total lack of generic promotion, ie there just isn't a "Wines of Italy". Promotion is left to the consortiums or individual producers. The US is a very sophisticated market with regards to Italian wine, the UK much less so. If Barolo wants to drive sales here it needs to make itself seen and heard in an annual event. The UK has always been a traditional French market, but not only. There is a wealth of wines available here from all corners of the world. Let's put it this way: every year the Union des Grands Cruss de Bordeaux organises a tasting of the new vintage in the capital. I have yet to see an effort like that from the Langhe in the UK. That may (partially) explain why it becomes a self fulfilling prophesy that the UK are only interested in Bordeaux (which is not true).]

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Analisi azzeccata, ma non e' stata mai volutamente capita, ne in italiano ne, figurati adesso, in inglese. In sintesi il signor Speller ci spiaccica in faccia - Ma se siete voi gl'indolenti perche date la colpa agl'altri per i vostri insucessi?-

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Alessandro Bandini

circa 12 anni fa - Link

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Maurizio Fava

circa 12 anni fa - Link

il dibattito sulle affermazioni apparse sul Blog di Jancis, che mi onoro di conoscere de quando ai vecchi tempi di Slow Food traducemmo e pubblicammo il suo bel testo sui vitigni del mondo, prende piede forse su basi sbagliate. Ne' il campanilismo nazionalistico, ne' l'esterofilia un po' provinciale per cui tutto quello che viene da fuori è meglio, mi sembrano chiavi di lettura idonee. Caso mai ci si può rammaricare se Mr Speller (e non Jancis) suggerisce di guardare al Barolo (il più grande e storico rosso italiano, indubbiamente) solo come "riempitivo di spazi vuoti in cantina" e meritevole degli "avanzi di budget lasciati dai bordolesi" (che hanno comunque anch'essi i loro problemi sul fronte commerciale e del marketing). Ma il nocciolo della questione è la cronica assenza di proposte di marketing, e di conseguenza di credibilità del sistema-Italia, nel vino ma non solo. Discorsi ricorrenti da anni, per altro, anche in UK: perfino io ebbi modo di segnalare personalmente il problema a ben TRE ministri della repubblica, nell'ordine OPecoraro Scanio, Alemanno e Zaia... Indovinate con quali risultati :-) http://www.vinix.com/myDocDetail.php?ID=2140&lang=ita

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Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Questo e' proprio quello che Walter Speller dice, nell'estratto che ho riportato piu sopra. L'atteggiamento sbagliato e' quello di chi dice " e' colpa loro, che non ci capiscono e non apprezzano quanto siamo bravi", mentre l'atteggiamento giusto e' quello di chi dice "dobbiamo essere piu' bravi e piu' efficaci nel farci capire". Non ci dimentichiamo che e' interesse nostro, non loro, farlo.

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