“È Rosso” Poderi Cellario, vino naturale del popolo. Eh?

“È Rosso” Poderi Cellario, vino naturale del popolo. Eh?

di Pietro Stara

Non sarebbe possibile parlare del “È Rosso” dei Poderi Cellario senza pensare che dietro a questo vino rustico e popolare ci stia dietro, come a tutti gli altri, Fausto. Questa affermazione la estenderei, erga omnes, a tutti quei vini dietro cui è ben viva e presente la mano artigiana del produttore, i suoi mezzi, le sue tempistiche, i suoi errori, i suoi modi di intendere le cose.

Tra Dennis Hopper anni ‘70 e Johnny Depp in “Paura e delirio a Las Vegas”, Fausto è talmente piemontese, di quel Piemonte che cavalca tra le Langhe del Dolcetto e il Monregalese, che quando parla a denti stretti mi fa subito pensare a ‘a l’é nen ëstàit bon vin a sarà nen bon asil” (se non è stato buon vino non sarà buon aceto). E così la facciamo finita anche sull’esito naturale, dove “naturale” sta per “ovvio” (ah la semantica!), che trasmuterebbe il primo nel secondo, dando come esito un prodotto “naturale”, l’aceto, dove “naturale” sta per “segue i processi della natura non indotti dall’artificio umano e tecnologico” (ah la semantica!).

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Nella “pubblicità progresso”, oltre alla foto di tre amici storici di Fausto pluribocciati già in terza elementare (in realtà sono collaboratori dei Poderi Cellario di cui non si sa molto degli esiti scolastici), in una posa plastica stile “dolce e palandrana” in salsa verde in cui si scorgono proiettili e abiti d’antan, compare il logo “È Rosso” con la didascalia “Vino naturale del popolo”. Più che di un vino si tratta di “un manifesto”! Barbera da litro con tappo a corona fermenta in maniera spontanea, fa una macerazione di 10 giorni e conclude in bellezza, si fa per dire, con un affinamento dentro vasche di cemento da 100 hl per un anno. Mai chiarificato, badate bene.

Succosissimo, gustoso, scorrevole come l’Extreme River, lo scivolo velocissimo dell’Aquafan di Riccione, fresco come una serata romantica sulle pendici meridionali del Kilimangiaro, si correda di frutta fresca dalle diverse gradazioni di rosso e di nero brillante. Scalpitante, trasuda come un irrequieto giovane puledro. Non finge di essere ciò che non è, né ciò che non vuole essere. E così Fausto.

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

6 Commenti

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Stefano

circa 5 anni fa - Link

prezzo al litro per il popolo?

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Pietro Stara

circa 5 anni fa - Link

4,90 la bottiglia da litro.

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Marco

circa 5 anni fa - Link

Retail o cantina?

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Marco

circa 5 anni fa - Link

il marketing alternativo di questo vino è insopportabile, giusto buono per hipsters fighetto-alternativi. PS: ma è legale scrivere vino naturale? PS2: il fatto che sia buono o meno è purtroppo soccombente rispetto a come si pone il vino.

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Pietro Stara

circa 5 anni fa - Link

Cantina. Vedi Marco, posso capire benissimo il rifiuto totale del marketing di questo vino e, come hai potuto leggere nell'articolo, ci gioco anche io, come credo, ci abbaino giocato anche loro. "E' rosso" fa molto Antonio Albanese sommelier, tra le altre cose. Se ne percepisci, tra i tanti aspetti, anche quello ironico, allora puoi saltare al contenuto. Altrimenti ti fermi prima. Quello che mi piace meno è quando ti allunghi e dici "giusto buono hipsters fighetto-alternativi": se c'è una cosa che nel doglianese si fa poco, proprio poco, sono cose per fighetti puntini puntini. Fausto fa, di norma, altri vini: dolcetti, soprattutto, nascetta....: si sbatte come un dannato per produrli e per venderli perché il dogliani, come ben sai, si fa una fatica fottuta a proporlo in giro. E lui è uno dei pochissimi in zona che non espianta, ma anzi pianta vigne nuove, recupera delle vecchie.... E' un grande passionale e i suoi vini lo seguono. "il fatto che sia buono o meno" soccombe, in definitiva, ai tuoi giudizi estetici. "Liberissimo", come si usa dire

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Bruno

circa 5 anni fa - Link

Caro Marco, il tuo commento è quanto mai fuori luogo. E' evidente che non conosci minimamente Fausto Cellario e da come ti poni sembri uno che va subito alle conclusioni senza fare ulteriori approfondimenti. Ti assicuro che Fausto è lontano anni luce dal personaggio che descrivi, piuttosto tu mi sembri un gastro-fighetto, senza offesa, neh ! Basta guardare la maglietta che indossa per rendersi conto che noi in Piemonte il marketing non sappiamo proprio cosa sia, tolte poche, grandi lungimiranti aziende. Se esci dai territori del barolo tutti gli altri sono "peones" come Fausto. Lui, con alle spalle una storia di vino, ma non di vigne, ha avuto uno scatto d'orgoglio e si è messo in gioco, a modo suo, come abbiamo fatto in tanti negli anni passati. La sua visione del vino è molto personale, difficilmente paragonabile ( per fortuna ) alle tante correnti esistenti oggi. Lui percorre la sua strada, fuori dagli schemi, fuori dalle mode, facendo tanti errori ma anche tanti vini buoni. Il suo marketing più vero è portarsi i clienti in casa, quando può altrimenti li porta in giro, nelle Langhe marginali, quelle vere, dove il vino si beve e non si annusa. Dove poco ci importa se è lecito scrivere naturale o no, perchè il naturale noi lo abbiamo perso di vista. Parlo di serate tra amici, prima che clienti, dove ci si diverte in modo "naturale" senza forzature e a volte si beve tracannando il bicchiere d'un fiato. Perchè il vino è anche quello. Il vino ha due anime, altrettanto importanti, il grande vino che tutto il modo assaggia e decanta e ci invidia, che porta alto il nome delle Langhe e il vinonaturalpopolare ( parafrasando Pippo ) che è quello che trasuda umanità e che non ha nessun bisogno di marketing. Ascoltami, non offenderti, programmati un fine settimana nelle Langhe di Fausto, quelle Monregalesi, assaggia i suoi vini e vedrai che cambi idea. Ciau, neh !!!

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