E ora qualcosa di completamente diverso: giornalismo VS blog. Moriremo tutti blogger?

di Fiorenzo Sartore

Corso per aspiranti pubblicisti presso il sacro Ordine dei Giornalisti, Regione Toscana. Un corso di tre giornate, denso e interessante che si conclude con una frase tra speranza e rassegnazione: “alla fine conta quello che uno fa e la professionalità che si raggiunge, indipendetemente da tessere e tesserini“. Ogni blogger che si rispetti, prima o poi, si confronta con il giornalismo, quello serio, con la gi maiuscola. Quello del Sacro Ordine Nazionale. Molti di noi sfiorano questo mondo senza esserne parte, altri invece fanno il grande salto. Siccome qui ad Intravino i mezzi son quel che sono, ho realizzato questa intervista nel tinello della stanzetta cablata dove il team si confronta, con uno che a quel corso c’era. Insomma, ecco a voi Andrea Gori the day after il Grande Corso Per Entrare Nell’Ordine.

Intravino: allora Andrea, com’è andata? Com’è stato il primo impatto con quelli che fanno sul serio (altro che noi cazzari)? E’ sempre “noi” opposto a “loro”?
Andrea Gori: la distinzione tra blogger e giornalisti è questione dibattuta, ormai è noto. Tra i giornalisti più scafati è data come inesistente a certi livelli, e questa è la notizia vera. Nel corso delle tre giornate sono affiorati tantissimi spunti per riflettere sul mestiere di giornalista e sul punto in cui siamo in Italia, particolarissimo per tante ragioni, non ultima quella che ci vede, forse, come l’unico paese ad avere un Ordine dei Giornalisti la cui attività sindacale pare soltanto intenta a tenere in piedi un sistema creato nel ventennio. E il tutto per un settore cha ha mostrato il tasso più basso di innovazione, ovvero la stampa italiana, che oggi paga molto più di altri il suo immobilismo. Dai grandi editori in giù, per ammissione di celebri e importanti direttori che si sono succeduti come docenti al corso, l’imperativo categorico oggi nelle redazioni italiane è di salvare i posti di lavoro e lo status quo, non certo quello di proporre o pensare modelli nuovi di sviluppo.

Intravino: la situazione è così critica? Per esempio, le redazioni web esistono e lottano con noi…
Andrea: le redazioni web spesso sono distinte da quelle per la stampa e infarcite di stagisti e personale non retribuito che aggiorna siti dalla dubbia utilità, molti responsabili del resto ignorano cosa sia una licenza Creative Commons, la resistenza e le porte chiuse al cambiamento sono superate solo dallo sbarramento ai nuovi arrivi, potenziali rivali ancora prima che colleghi. L’80% delle informazioni e delle notizie provengono da agenzie di stampa, solo un 20% deriva da attività giornalistica propriamente detta e del resto con giornalisti costretti a scrivere, correggere bozze e impaginare, non si capisce quando possano uscire e cercare notizie, verificare fatti, scoprire retroscena. Se pensi a come funziona nei blog del vino, direi che la suddivisione nelle percentuali è come minimo inversa.

Intravino: immagino che però abbiate affrontato seriamente elementi tecnici della professione del giornalista. Cosa fa il giornalista, che non facciamo noi?
Andrea: in aula gli spunti per gli aspiranti giornalisti ma soprattutto per i blogger o curatori di notizie del futuro erano molti. La differenza tra diritto di cronaca e diffamazione per esempio. I princìpi di verità di una notizia, della sua pertinenza (deve essere di qualche interesse per un pubblico ampio) e la sua continenza (ogni critica per quanto dura deve essere espressa con toni civili).

Intravino: anche alla luce di quanto hai appreso, ci sono errori della blogsfera che il giornalista non farebbe?
Andrea: quante volte un blogger per attirare attenzione usa un linguaggio sopra le righe, o attacca a testa bassa senza qualche forma di delicatezza? Le notizie vengono sempre date dopo aver verificato l’attendibilità della fonte? Spesso poi la ricerca del posizionamento alto nei risultati dei motori di ricerca spinge ad azioni affrettate. Privacy e uso dei dati sensibili, scandali, truffe e inganni nel mondo del vino non sono mancati e spesso ci si è interrogati su quando sarebbe stato il caso di fermarsi prima di mandare alla gogna alcuni personaggi, di certo importanti ma non proprio definibili come “personaggi pubblici”.

Intravino: dammi qualche buona notizia. Aspetti positivi dall’interazione tra giornalismo e Rete?
Andrea: L’interesse pubblico, il ricordarsi che il primo referente e la prima persona verso cui siamo responsabili è il lettore e non l’editore, uno degli elementi che s’era perso nel giornalismo più attento alla realtà e meno incline al compromesso, e che vive sul web una stagione nuova.

Intravino: i doveri del blogger sono delineati. E quelli del giornalista? Può apprendere qualcosa dalla Rete?
Andrea: Un direttore di una tv locale che ha molto puntato sul web e sul digitale terrestre ha descritto alcune ricette per il futuro giornalista, ordine o non ordine. Costruirsi una professionalità completa multimediale imparando ad accentrare tutti gli elementi di una redazione, dalla foto al video editing, la scrittura e l’impaginazione (e su questo molti blogger hanno fatto davvero scuola). Guardarsi dalla malainformazione, le notizie non verificate e la mancata riconoscibilità di una notiza in quanto tale. Conoscere il mezzo con cui ci esprimiamo e le sue caratteristiche peculiari. Il futuro sarà dei media integrati con redazioni costruite come un flusso ininterrotto di materiale che usa tutti i canali disponibili con pertinenza e tempi giusti. Ricordarsi che non possono esistere testate giornalistiche, giornali o editori del tutto indipendenti ma che almeno abbiano giornalisti davvero indipendenti. Umiltà e onestà intellettuale, battere le strade attorno al proprio uscio prima di disquisire dei massimi sistemi. Non si fa la cronaca di Inter-Milan senza aver prima fatto quella di Calcinaia-Buti, non si scrive un commento sul significato dei Referendum se non si sa scrivere delle municipalizzate del proprio comune. Non perdere la voglia di essere un poco rivoluzionari per davvero, di dare fastidio, di mostrarsi curiosi e spesso poco accomodanti, rifuggire l’appiattimento e le posizioni di comodo.

Intravino: questi buoni propositi trovano riscontro nelle redazioni?
Andrea: la nostra classe dirigente manca di competenza in materia di comunicazione ma ancora meno competenti in materia sono i grandi direttori nazionali di stampa, radio e TV, o almeno non lo sono per i tempi in cui ci troviamo a vivere.

Intravino: quale futuro ci aspetta?
Andrea: non esisteranno blogger o giornalisti ma solo professionisti dell’informazione. E se guardiamo al futuro è probabile che saranno più tra i blogger di adesso che tra i giornalisti di adesso.

Intravino: e noi, allora?
Andrea: noi moriremo blogger.

[Immagini: Patentlyo.com, Gianfrancorusso.com]

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

114 Commenti

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Che tristezza i corsi della Regione per entrare a far parte della gang dei giornalisti. E, perdonami Andrea, che tristezza chi li fa. Vengo pagato per scrivere da quando ho 25 anni. Non mi sono mai iscritto ad albo alcuno per ragioni di principio. Intendo continuare su questa linea. Per provare ad essere quel famoso cambiamento che vuoi vedere non dico nel mondo, ma almeno nel mio paesello (e il primo cambiamento che vorrei è il veder cadere le caste e le cricche). Siamo l'unico paese, oltre all'Egitto, ad avere un ordine dei giornalisti. Mi pare significativo.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Scusa ma essere pagati per scrivere è diverso da essere pagati per fare i giornalisti. E i corsi non li fa la regione, ma l'Ordine. Con il limite che sono solo orientativi e alla fine non c'è nessun esame.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Peggio mi sento! ;)

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Sul merito dell'intervista (nella quale trovo ragioni che condivido con Andrea) suggerisco e segnalo "L'ultima copia del New York Times".

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Ehm...onestamente ne avrei tante da dire, ma ne dico solo un paio. 1) I "professionisti dell'informazione" esistono già e si chiamano giornalisti. Lo dice la legge, non io. Chi vuole diventarlo, basta che diventi giornalista. E' semplice. Perchè i blogger non lo fanno? Forse perchè non vogliono accollarsi anche i limiti e le responsabilità che quella qualifica comporta? 2) Curioso il capovolgimento (strumentale?) della frase "“Alla fine conta quello che uno fa e la professionalità che si raggiunge, indipendentemente da tessere e tesserini“: in realtà è il rilascio del tesserino che attesta (o dovrebbe attestare) la raggiunta professionalità e non la professionalità che si attesta senza tesserino. Vedasi: http://blog.stefanotesi.it/?p=189. Speriamo che adesso non si accenda un vibrante dibattito, perchè non avrei il tempo di seguirlo!

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Tesi, perdoni, ma la sua è una logica giusto un tantinello conservatrice. Ma proprio un tantinellino! Oltretutto tesa a conservare un esistente che invece è bene sia non solo criticato, ma al più presto cambiato. Alla radice, secondo me. E ribadisco, a lei pare che il fatto che siamo solo noi e l'Egitto ad avere un ordine dei giornalisti le fa pensare che in tutto il resto del mondo non ci siano professionisti dell'informazione perchè non c'è una legge a qualificarli come tali? Si rende conto dell'assurdo di questo assunto?

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Guardi, quello che è assurdo è la sua superficiale conoscenza delle cose sulle quali si pronuncia. A parte il fatto che se una cosa è da noi e non altrove ciò non significa che per questo sia sbagliata, vecchia o da abolire a prescindere . Ma soprattutto dovrebbe sapere che i vincoli e le responsabilità che da noi sono imposti a chi fa informazione, cioè ai giornalisti, dall'ordine sono in sostanza gli stessi imposti agli stessi soggetti anche dove l'ordine non esiste. In USA, ad esempio, il "tesserino" non esiste, ma di fatto è sostituito da quello che ti dà il giornale per il quale scrivi. Ne consegue che se il tesserino ti viene ritirato, tu cessi di essere giornalista perchè la tua professionalità viene disconosciuta. Ciò per dire che non è che all'estero, come comunemente si crede, chiunque possa fare il giornalista. Può casomai scrivere ciò che crede, liberamente (ma questo è possibile anche da noi), ma non chiamarsi giornalista, nel nome di un malinteso concetto di libertà e di impunità. Ciò le è un tantinello comprensibile?

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Tesi lei mi pare c'abbia un po' il culto del tesserino. Ma se si deve risentire evito di notarlo. Che le devo dire. A ciascuno il suo. Io continuo a sperare che il futuro sia migliore.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Tomacelli, io conterò fino a tre, lei impari a contare. E poi a pensare prima di scrivere. Anch'io se, da privato cittadino, dico o scrivo sciocchezze e diffamo qualcuno finisco davanti a un giudice. Non ho bisogno di essere giornalista per questo. Se però diffamo qualcuno da giornalista rispondo non solo come privato cittadino, ma anche per aver infranto le norme sulla diffamazione a mezzo stampa. Giustamente, perchè l'ordinamento mi riconosce una responsabilità particolare che ho il dovere di osservare. Rispondo poi anche al mio ordine, che può sanzionarmi per mancanze deontologiche non soggette al codice. Quindi lei parla di cose che non conosce. Quanto alla scontata tirata moralistica con la quale scopre l'acqua calda (tutti hanno interessi in tutto, anche l'impiegato delle poste), mi viene il sospetto che abbia la coda di paglia. Sia perchè i blogger onesti (non dubito affatto che ce ne siano) dovrebbero essere i primi a scagliarsi contro i colleghi poco seri, invece di attaccare la presunta categoria "rivale" (rivale di che, poi?). Sia perchè la tua intemerata contro la carta stampata sembra fare indenne la stampa on line, attraverso la quale si perpretano, glielo assicuro, le infamie più torbide. Ma soprattutto perchè bisogna davvero avere il prosciutto sugli occhi per non accorgersi di quanto ogni giorno accade nella cosiddetta blogosfera, dove figuri con i piedi in cento occulte staffe pretendono oggi di essere giornalisti, domani pr, domani ancora commercianti, il giorno dopo consulenti, quello appresso venditori di pubblicità. Senza che nessuno gli chieda il conto di questi palesi conflitti di interesse. Ha capito, adesso? E comunque perchè nemmeno lei risponde alla mia domanda: se ha il sacro fuoco dell'informazione, perchè non fa il giornalista? Io se avessi la passione per l'architettura farei l'architetto, non parlerei di architettura di notte per fare il giornalista di giorno.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

"Se però diffamo qualcuno da giornalista rispondo non solo come privato cittadino, ma anche per aver infranto le norme sulla diffamazione a mezzo stampa." Per niente vero, si informi. La diffamazione a mezzo stampa vale anche per chi non ha il tesserino

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Ecco, il putno che fa presente Tomacelli va esttamente nella direzione che intendo io (almeno credo!). In un paese "normale" (se non vi piace "normale", diciamo maturo, adulto o come vi pare) ci sono norme che valgono per chiunque utilizza un mezzo di comunicazione - norme tese a garantire tutti sul corretto utilizzo di quel mezzo. Che quelle norme le infranga un tesserinato o un non tesserinato non cambia nulla. Ergo il tesserino non ha alcun senso. Mi sembra che da altre parti funzioni. Cmq non credo che i bloggers siano: A) una categoria a parte. Io ho un blog, scrivo su quotidiani, riviste e conduco in radio B) animati dal senso malato di essere depositari di verità assolute. Piuttosto utilizzano un mezzo che risponde a criteri particolari (per certi versi effettivamente più libero di altri)

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

peraltro vedo, Stefano, che anche tu hai un blog (e pure molto interessante!)

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Gentile Tommaso, grazie per i complimenti. Sì, anch'io ho un blog. E' registrato come testata giornalistica e lo uso come tale, proprio perchè sono un giornalista sempre e non a seconda dei media che uso. Tomacelli, come molti, è disinformato. E si ostina a non capire che, come peraltro è giusto, le norme vigenti per la stampa sono più stringenti che quelle per i comuni cittadini. Ovvio: da chi ha un potere ci si aspettano un rispetto maggiore e una responsabilità maggiori. Quindi non è vero che l'ordine (cioè il "tesserino") è inutile: esso sancisce l'appartenenza a un ordine e pertanto la sottoposizione a certe norme. A me pare solare. Ci sono regole che valgono per tutti e altre che valgono per certe categorie. Se soccorro qualcuno per strada e involontariamente lo danneggio in quanto non sono un medico è una cosa, se invece sono un medico è un'altra. Si tratta, appunto, di professionalità. Quanto alla questione di cosa sia o meno un blogger, mi pare oziosa. E' un blogger chiunque abbia un blog. Ma avere un blog non è fare informazione.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

"Avere un blog non è fare informazione" Lei non sta dicendo sul serio, vero?

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Dico sul serissimo. Avere un blog (o scrivere sui muri, parlare a speakers' corner, diffondere volantini, parlare alla radio e perfino scrivere sui giornali, se non si è giornalisti) è esprimere un'opinione, non è fare informazione. Dicesi informazione la notizia data da un giornalista che l'abbia verificata e recepita professionalmente. E' talmente solare che è difficile spiegarlo a parole. Il diritto di opinione è una cosa, quello di cronaca un'altra.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Via su ... una cosa però non riesco a tenermela ... Lei mi scrive, ovviamente dopo aver notato che io non ne capisco nulla (cosa di cui peraltro me ne farò una ragione senza dramma alcuno), che: "i vincoli e le responsabilità che da noi sono imposti a chi fa informazione, cioè ai giornalisti, dall’ordine sono in sostanza gli stessi imposti agli stessi soggetti anche dove l’ordine non esiste" ... ecco, direbbe il giornalista iscritto all'albo Gigi Marzullo: la domanda nasce spontanea ... ma se non serve a nulla, cosa sta in piedi a fare?!

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Abbia pazienza, tenga i culti per sè e non mi attribuisca cose che non ho detto. Io sostengo, basandomi su ciò che scrive e non sulla mia fantasia, che lei tratta superficialmente una questione che non si può liquidare con ragionamenti semplicistici. Non ho detto che lei non ne capisce nulla (vede la differenza tra fare informazione e fare demagogia?). Lo stesso vale per la banalità marzulliana che lei tenta di ritorcere contro di me, con argomenti a contrario che però sono e restano deboli: lo dice lei che il riconoscimento della professionalità (attestato dal rilascio di un "tesserino") non serve a nulla. Invece serve, eccome. Serve a distinguere i professionisti (e come tali perseguibili) dai dilettanti, i giornalisti da chi esprime opinioni legittime ma proprie, i medici dai guaritori, i commercianti dagli abusivi, etc. Le ripeto, senza polemica, che il tema è delicato e richiede di essere ben conosciuto, non si può liquidare con discorsi da bar come, purtroppo e spesso, succede.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Tesi, fuor di supercazzola e senza prendersela, lei mi dice che le garanzie che l'ordine offre ai terzi sono le stesse che ci sono in altri paesi (praticamente tutto il resto del mondo) dove l'ordine non esiste. Ora la domanda era semplice: allora l'ordine cosa esiste a fare? Io mica c'arrivo ... o forse sì ... ma in tal caso le garanzie ai terzi c'entrano poco ... magari c'entrano altre garanzie ... Ma ad ogni modo io continuo a sperare che non sia possibile solo un altro vino, ma anche un altro giornalismo. P.S _ Marzullo era giusto uno spunto per sorridere di quale sia l'alta professionalità attestata dal mitico tesserino, non se la prenda. Tutti i tesserini del mondo non trasformeranno Marzullo in un giornalista (almeno per come la vedo io, per come la vede lei il tesserino fa il giornalista ... opinioni diverse).

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Mi sa che non ci capiamo. Il punto è l'opposto: non se l'ordine dà garanzie ma se la professionalità viene garantita. Da noi questa garanzia la dà (o almeno ci prova) l'ordine, altrove vigono sistemi diversi. Ma ovunque l'esigenza è la stessa: garantire la professionalità e, quindi, la correttezza dell'informazione e la responsabilità di chi la fa. Io non credo che il nostro sistema sia peggiore, ma casomai che non lo si faccia funzionare con la dovuta severità. Il tesserino non fa il giornalista, bensì lo qualifica come tale e pertanto lo obbliga a una determinata deontologia alla quale il blogger, o chiunque esprima semplicemente una opinione personale, non è obbligato. E' la responsabilità, appunto, un valore che in Italia è troppo spesso aggirato da chi pensa che sia lecito far tutto senza mai accollarsene le conseguenza. La breve cronaca del corso fatta da Andrea Gori ha portato alcuni esempi molto chiari. Avere liceità di fare, dire, pensare più cose non significa affatto avere più libertà.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Inizio a seguirti Stefano, direi che possiamo darci del tu adesso. Gli ordini tutti, non solo quello dei giornalisti, esistono per porre un filtro all'ingresso della professione e garantire i terzi sul fatto che chi quella professione esercita non è un criminale. Esistono poi i controlli sull'opera di chi esercita una professione. Sono quelli della legge, così come - in alcuni casi almeno - quelli del mercato (che possono essere molto duri in certi casi). Ecco, io ritengo che nel caso della professione di giornalista vi siano piuttosto da far rispettare controlli e leggi, più che fidarsi di un filtro all'accesso sulla cui reale capacità di selezione nutro legittimi dubbi. Al di là dei Marzulli, l'Italia è quel paese dove regolarmente vengono pubblicati atti di processi in spregio ad ogni rispetto del codice di procedura penale (tanto per dirne una che va di moda sia a destra che a sinistra) e nessuno è chiamato a risponderne (tralascio l'operato dell'attuale governo su questo punto). Io sarei contento che ci fosse un maggiore carico di responsabilità per chi scrive anche solo una lettera ad un giornale, ma eviterei l'ipocrisia di dire che quella responsabilità, così come la professionalità di chi scrive, è garantita dall'ordine. Che ad oggi non ha alcuna funzione reale in tal senso, ma esiste come tante altre autorità: inutili nel migliore dei casi, dannose nella gran parte.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Condivido, ma non a caso ho detto che l'Odg "prova" a garantire la professionalità. Il cattivo funzionamento del meccanismo de quo deve e può risolversi però solo con la sua rimessa in moto e non buttando a mare il meccanismo stesso. Anche la questione delle responsabilità è sottile e complessa. Per riprendere il tuo esempio, tra i doveri del giornalista c'è dire la verità e quindi riportare le notizie dopo averle verificate. Se dalle procure escono i brogliacci delle intercettazioni e le copie degli atti chi viola la legge è casomai e innanzitutto chi li fa uscire, non il giornalista. Il giornalista, eventualmente, viola una norma ulteriore e diversa se, a proposito di una certa inchiesta, pubblica documenti che non c'entrano nulla con la stessa e violano la privacy degli indagati (sempre che lo scopo di chi gli ha passato le carte non fosse proprio questo). Tutto ciò, però, non fa che portare acqua al mio argomento: se già è patologica la crescita esponenziale dei giornalisti e l'Odg non riesce a garantirne la professionalità, cosa ci si può aspettare da chi, come i blogger, crede di rappresentare l'informazione vera e, senza dover rendere conto a nessuno su nulla (comprese certi spesso inconfessabili cointeressi) commerciali) pensa di poter scrivere di tutto ammantandosi del ruolo di paladino della verità? E' ridicolo. Sarebbe come se avessi studiato da curandero e pretendessi un posto da chirurgo.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

@ Tesi "cosa ci si può aspettare da chi, come i blogger, crede di rappresentare l’informazione vera e, senza dover rendere conto a nessuno su nulla (comprese certi spesso inconfessabili cointeressi) commerciali) pensa di poter scrivere di tutto ammantandosi del ruolo di paladino della verità?" Punto primo: se dico una cazzata o diffamo qualcuno, tessera o non tessera finisco davanti a un giudice. Punto secondo: gli "inconfessabili cointeressi": siamo sotto il controllo giornaliero e accurato dei nostri lettori che hanno la possibilità di criticarci senza filtri e senza censure. Quale "cartaceo" può dire altrettanto? Concludo: il sistema dell'informazione in Italia è quanto di più putrescente si possa immaginare: i giornali sono di proprietà di banche e industriali e spesso le partecipazioni sono talmente incrociate da dare il vomito. Si rilegga, a tal proposito, l'azionariato del gruppo Rizzoli-Corriere della sera e la prossima volta, prima di parlare di "Inconfessabili cointeressi" dei blogger, conti fino a tre. Mediobanca S.p.A. - 14,209% Giovanni Agnelli & C. S.A.p.A., tramite Fiat - 10,497% Giuseppe Rotelli - 7,546%, tramite Pandette Finanziaria S.r.l. Efiparind BV della famiglia Pesenti - 7,748%, di cui: tramite Franco Tosi S.r.l. - 5,133% tramite Italcementi S.p.A. - 2,332% tramite Societé de Participation Financière Italmobiliare S.A. - 0.283% Dorint Holding S.A. della famiglia Della Valle - 5,499% Premafin Finanziaria S.p.A. della famiglia Ligresti - 5,461%, di cui: tramite Fondiaria Sai S.p.A. - 2,242% tramite Milano Assicurazioni - 1,712% tramite Sainternational S.A. - 1,406% tramite Saifin S.p.A. - 0,094% tramite Siat S.p.A. - 0,007% Pirelli & C S.p.A rappresentata da Marco Tronchetti Provera - 5,166% Si.To. Financiere S.A. - 5,140%; tramite Partecipazioni Editoriali S.r.l. (famiglia Toti) Gruppo Benetton - 5,100%; tramite Edizione S.r.l. Intesa Sanpaolo rappresentata da Corrado Passera - 5,065%, di cui: direttamente - 5,051% tramite Banco di Napoli S.p.A - 0,009% tramite Banca IMI S.p.A. - 0,005% Assicurazioni Generali - 3,957%, di cui: tramite Generali Vie S.A. - 3,894% tramite INA Assitalia S.p.A. - 0,043% tramite Toro Assicurazioni - 0,020% Banco Popolare - 3,634% Gruppo UBS - 3,522%; tramite Ubs Fiduciaria S.p.A. Gruppo Merloni rappresentato da Francesco Merloni - 2,090% tramite Merloni Invest S.p.A. Sinpar Società di Investimenti e Partecipazioni S.p.A., finanziaria della Famiglia Lucchini - 2,060%

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Naghi Elsheikh

circa 13 anni fa - Link

Tommaso sei sempre a fare polemica!;-) ... E poi sta storia dell'Egitto...eheheh Cmq, scherzi a parte, condivido in pieno il tuo ragionamento: non mi pare che in USA, Germania,UK o Francia l'assenza di un tesserino infici in qualche modo la qualità del giornalismo, anzi! Forse è vero il contrario in ossequio al pensiero che una limitata competitività porta, nel tempo, ad un decadimento qualitativo di un prodotto/servizio per mancanza di stimoli esterni al miglioramento. E di questo in Italia, perdonatemi,siamo maestri...

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Azzz ... l'Egitto! ;)

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Naghi Elsheikh

circa 13 anni fa - Link

Ah, dimeticavo Tommaso...anche in Brasile sono tesserinati! :)

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

belpietro fede feltri hanno il tesserino ? se la risposta è si gli altri "professionisti dell'informazione" dovrebbero bruciare il loro. ma è solo la mia inutile opinione

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

a lei il tesserino di anonimo chi l'ha dato? bell'esempio di trasparenza. Non è la sua opinione a essere inutile, ma il suo anonimato.

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silvana

circa 13 anni fa - Link

Chapeau!

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

la frase di anonimo la firmo io volentieri senza se e senza ma con il mio nome e cognome: "belpietro fede feltri hanno il tesserino ? se la risposta è si gli altri “professionisti dell’informazione” dovrebbero bruciare il loro." fabrizio pagliardi

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Bravo, meglio tardi che mai. Resta il fatto che le opinioni manichee non sono giornalisticamente praticabili anche perchè il mondo non si divide mai tra buoni e cattivi a priori. Si vada a leggere le notizie or ora uscite, sull'elegante comportamento tenuto da Concita De Gregorio all'interno della sua redazione prima di "scappare": http://blog.stefanotesi.it/?p=970.

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

Non ci siamo capiti io non sono anonimo ma firmo volentieri la sua frase che condivido al 100%. La realtà è che gli ordini professionali servono solo a difendere gli iscritti e ad assicurargli privilegi di casta. O almeno questo è quello che fa l'ordine dei giornalisti.

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

ma cosa c'entra un presunto comportamento scorretto nei confronti dei dipendenti da parte della De Gregorio con gli altri tre "giornalisti" ??? è tanto per parlare male, per altro con un link ad un Blog??

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Scusi Pagliardi, ho sbagliato io pensando che fosse l'anonimo. Ogni categoria difende se stessa e mi pare anche giusto, non ci trovo nulla di strano. Se poi tale difesa debba appoggiarsi a un sistema ordinistico o meno si può anche discutere, ma spesso ci si annoda in questioni terminologiche che non portano a nulla. Io vorrei restare al solco: in Italia c'è una legge che dice che la responsabilità dell'informazione ricade sui giornalisti e che c'è un ordine che vigila sul settore. Che esistano mele marce è ovvio, come dappertutto. Ma fare del qualunquismo stile "governo ladro" lo è altrettanto. Il richiamo al posto era per dimostrare che nessun settore si divide tra buoni e cattivi, tutti bianchi o tutti neri. e che perfino la paladina dei precari De Gregorio predicava bene e razzolava male.

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

si ma se un'ordine difende gli iscritti ma non espelle le marce diventa solo uno strumento di difesa per una casta

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

E' esattamente quello che dico io, infatti. Non si deve abolire l'ordine, si deve fare in modo che svolga la sua funziona. se buco una gomma non butto via l'auto, ma la porto dal gommista.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

gli ordini esistono anche all'estero, per es. in Inghilterra, pero' sono volontari, ovvero, se la devono meritare la fama di essere una "garanzia" per il pubblico. L'obbligatorieta' degli ordini fa parte della visione tutta italiana delle caste, eredita' delle corporazioni di epoca fascista; non conta se sei bravo, conta solo l'appartenenza. Sostenere che lo scopo dell'ordine e' quello di garantire il rispetto delle regole di legge di chi ne fa parte e' come quando si dice "e' severamente proibito": se e' proibito e' inutile che sia anche severamente, la legge che esiste a fare. E' un po' come se per fare il vino, che richiede il rispetto di parecchie leggi, si dovesse far parte dell'ordine dei vignaioli (scommetto che a qualcuno piacerebbe), oppure per guidare la macchina si debba far parte dell'ordine degli automobilisti. Sono tutte cose che si reggono sul niente, e che per fortuna saranno spazzate via dalla globalizzazione, o dalla tecnologia come nel caso di cui stiamo parlando, che qualche effetto buono in fin dei conti ce l'hanno.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Beh, potrei eccepire che l'accanimento con il quale, a prescindere, invece di fare ordine e pulizia al loro interno i blogger, come invece sarebbe interesse di tutti, nel nome di una malintesa trasversalità attaccano la categoria dei giornalisti, ritenendola chissà perchè loro "rivale", è estremamente "corporativistico". Ma aldilà di questo e dell'idea che gli ordini debbano essere o meno aboliti, faccio notare che essi esistono in virtù di una legge dello stato e che essa attribuisce agli iscritti diritti e doveri da cui i non iscritti sono esclusi. Tanto basta, ad oggi, ad affermare senza ombra di dubbio che l'informazione tecnicamente intesa in Italia la fanno i giornalisti, con buona pace di chi rivendica il contrario. Aggiungo che l'ordine non garantisce affatto il rispetto delle regole di legge, a questo pensa la giustizia. L'ordine è garante dei propri iscritti e controlla il rispetto delle norme deontologiche previste per la categoria, tutelando il buon nome e l'onorabilità della categoria.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

tutto quanto sarebbe molto bello, se l'iscrizione all'ordine fosse facoltativa e non obbligatoria per potersi dichiare giornalisti. La differenza sta tutta li'. Per me gli ordini possono anche rimanere, decuplicare, chi vuole aderire lo fa e chi non vuole non lo fa. Per il resto basta la legge (diffamazione, falso ideologico, ecc., tutte cose gia' previste dal codice penale, per tutti).

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

non posso resistere a rispondere a questo "invece di fare ordine e pulizia al loro interno i blogger,...". Ecco, il fatto che i blogger, l'interno, non ce l'hanno, e va bene cosi'. Se poi, presi singolarmente, devo pensare a Tomacelli che mette ordine e pulizia al suo interno, svengo sul posto :)

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

...e fai bene :-D

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

a proposito di giornalismo, leggete qui cosa e' accaduto al buon Marco Baccaglio: http://inumeridelvino.it/2011/06/i-numeri-del-vino-e-il-gambero-rosso.html da non credere

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Chi non è iscritto all'ordine degli avvocati non può esercitare la professione forense, chi non è iscritto a quello dei notai non può fare in notaio, chi non è iscritto all'ordine degli ingegneri non può fare l'ingegnere, chi non è iscritto all'ordine dei medici non può fare il medico. E' una questione di responsabilità, di controllo e di garanzia affinchè le professioni siano esercitate con perizia certificata. Lo stesso vale per i giornalisti. Si può discutere sulle modalità di accesso all'ordine o se si possano istituire altre forme di garanzia. Ma il principio è sacrosanto. Lei andrebbe a farsi operare da uno che fino all'anno scorso faceva l'assicuratore e poi ha deciso di mettere la targhetta "medico chirurgo" sul portone. E se si fidasse e poi andasse al creatore, con chi se la rifarebbero i parenti? Non si può fare demagogia su queste cose. si tratta di questioni complesse che richiedono un approccio complesso. O lei che è un produttore di vino pensa che, nel nome della "libertà" si possa produrre un vino chiamato Morellino in Australia e uno chiamato Chianti in Sudafrica? E con questo devo interrompere il pur interessante dibattito. Saluti a tutti.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Per l'ultima volta signor Tesi: la diffamazione a mezzo stampa è uguale per tutti e se questo è il suo unico appiglio per giustificare la casta, beh, sa cosa può farsene del tesserino?

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Gianpaolo Paglia

circa 13 anni fa - Link

andiamo Tesi, qui si sfiora il ridicolo. Un avvocato deve essere laureato in legge, un chirurgo in medicina, con la relativa specializzazione, il notaio, beh, e' sufficente che sia figlio di un notaio, piu' o meno, poi ci vogliono altre cose, ma senza la prima la vedo moolto difficile. E' finita, le rendite di posizione e le caste sono fuori dalla storia, esattamente come i treni a vapore, o i produttori di T-shirt bianche che non sono fatte in Cina. E' solo questione di tempo, ma poco, molto poco.

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

speriamo !!

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Tomacelli, si tenga i suoi appigli e le sue caste per farne l'uso che crede migliore, il suo è un caso disperato, non so se di fintotontismo o altro. Quanto a Paglia, ridicolo sarà lei. Per accedere all'Odg c'è un esame, facile o difficile non conta (difficile in teoria e molto meno in pratica, ma quello dell'accesso alla professione è un altro tema). Chi lo supera, entra. Sennò, no. Resta un mistero perchè i blogger appassionati d'informazione, invece di affrontarlo come sarebbe normale e di assumersi le loro responsabilità di fronte all'opinione pubblica, si trastullino a vagheggiare le sorti luminose e progressive della categoria e/o le disgrazie di un'altra. Resto in attesa di un suo cortese riscontro ed opinione anche in merito alla possibilità dei produttori del resto del mondo di produrre vini diversi da quelli della loro zona. Il Morellino di Scansano, ad esempio. Lei è anche agronomo, se non sbaglio, e quindi fa parte di una casta. E come imprenditore agricolo sarà pure i.a.p., un'altra casta a giudicare dai suoi parametri di giudizio. O si hanno giudizi diversi secondo i casi. Saluti. S.T.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

Scusi Tesi, abbassiamo i toni per cortesia, io non ho detto che lei e' ridicolo, ho detto che la comparazione e' ridicola, perche' se 8 anni di studio e di specializzazione universitaria non sono sufficenti a creare un medico, come avviene in tutte le parti del mondo, allora e' meglio chiudere la baracca. Quanto a me, io non sono Agronomo, ma sono Dottore in Scienze Agrarie. Non ho fatto l'esame per entrare all'ordine, ero troppo occupato a prendere un Dottorato di Ricerca, e ora a fare vino. Quanto alle Denominazioni di Origine, che cosa c'entrano con gli ordini? Mi sa che lei ha le idee un po' confuse.

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

bella segnalazja gianpaolo.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Guardi Paglia che i toni li ha alzati lei, non io, che per abitudine li tengo bassi nonostante certe risposte non proprio signorili. Lei comunque continua a parlare di cose che non conosce. Ha idea di quanto tempo e quanta pratica occorrano per fare di un giornalista di nome un giornalista di fatto? E reclamando competenza e perizia per medici e architetti, al tempo stesso dice che fare informazione sia una professione da lasciar esercitare a chiunque senza filtri, regole, esami di accesso? Mah... Quanto alle denominazioni dei vini, era ovviamente solo un esempio, ma molto calzante. Non credo le farebbe piacere se nella sua zona chiunque potesse, ex novo, arrivare, comprare un po' di terra, spiantare tutto, mettere le viti e senza controlli, permessi, licenze etc iniziare a produrre vino, magari usando la sua stessa denominazione. Come vede non ho affatto le idee confuse. Saluti, S.T.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

Invece si sbaglia, io sono favorevole alle liberalizzazioni, come piu' volte ho espresso, anche sul mio blog. Se esiste un disciplinare, che ovviamente al suo interno riporta dei limiti geografici e delle norme, chi lo rispetta deve avere gli stessi diritti di produrre vino degli altri che gia' ci sono. Sarebbe anche una cosa garantita dall'Art. 41 della Costituzione italiana, sotto il nome "liberta' di impresa", ma capisco che sono dettagli per alcuni. Lei continua a fraintendere, non ho detto che lei e' ridicolo, ma che e' ridicolo prospettare lo scenario dell'assicuratore che diventa medico chirurgo, in carenza di un ordine professionale. E' ridicolo perche' ovviamente per fare il medico si deve essere laureati in medicina e avere una specializzazione, che e' cosa molto piu' importante per me che sapere che uno ha fatto un esame per entrare all'ordine dei medici. Per quanto riguarda il giornalismo, se fosse come dice lei necessario istituire un filtro, bisognerebbe pensare che in tutto il mondo non esistano giornalisti degni di questo nome, solo in Italia. Il che ,evidentemente, fa sorridere.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Abbia pazienza: sai che liberalizzazione consentire di piantare vigne a chi è già dentro la zona e rispetta le regole (volendo sottilizzare, l'esistenza di una perimetrazione e di regole già implica comunque che non c'è la libertà di fare ciò che si vuole tanto invocata qui per attività diverse, ma lasciamo perdere). Nemmeno io mi opporrei se qualcuno diventasse giornalista rispettando le regole, superando un esame e esercitando correttamente la professione, solo per il fatto che viene a scrivere nel giornale in cui scrivo anch'io. Ma qui si parla d'altro. Cioè di gente che è fuori dalla zona perimetrata (i blogger) e che, restando fuori (dalle norme vigenti), accampa il diritto di fare il suo stesso vino (cioè mestiere), dicendo che chi sta dentro è una "casta" e che i confini sono una "corporazione", retaggio sospeso tra il medioevo e il ventennio. Il tutto sbandierando il sacrosanto diritto di libertà d'impresa ex art. 41, del quale però non fa comodo ricordare il postulato secondo cui la mia libertà finisce dove comincia il diritto altrui. Quanto al filtro, se ne faccia una ragione: i filtri (per fortuna) esistono ovunque, si tratti di esami, test o semplici ammissioni di fatto. Stia tranquillo che in Usa, ordine o non ordine, se in un certo o in un altro giornale non le consentono di scrivere, riconoscendole così implicitamente la qualifica di giornalista, nessuno la riconoscerà tale. Un esempio di filtro "di fatto" efficacissimo. Costitutivo di quella che lei e altri chiamano "casta".

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Gianpaolo Paglia

circa 13 anni fa - Link

@Tesi. Lei veramente sostiene che la liberta d'impresa viene violata perche', seguendo sempre il suo ragionamento, non si consente di produrre Barolo al di fuori della zona delimitata dal disciplinare di produzione? Ma si rende conto di cosa sta dicendo?

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

guarda il caso...uscito oggi un annuncio che al Corriere assumono... http://www.mantellini.it/?p=13987 ma ovviamente si deve essere iscritti all'Albo! Secondo me in senso assoluto e teorica l'albo e la teoria per diventare un giornalista non sono sbagliate in sè ma nel modo in cui vengono applicate. Ad esempio in questo esempio del Corriere io l'iscrizione all'Albo non l'avrei voluta vedere...

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Scusa ma se cerchi uno chef assumi un geometra? Se ti serve un perito agrario assumi un infermiere? In un quotidiano chi vuoi che assumano, un insegnante di chimica? O magari un blogger? Non sia mai, se lo assumessero, gli toccherebbe diventare giornalista! Hehe...

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

per es. si potrebbe pensare di assumere uno bravo nel suo lavoro, con esperienza dimostrata nel suo campo. Per tornare al suo esempio, se voglio assumere un cuoco ne cerco uno che ha una discreta esperienza in ristoranti rispettati, che cucini bene e che sia serio. Poco mi interessa se appartiene all'ordine dei cuochi. In tutto il mondo funziona cosi', il merito si deve dimostrare sul campo, con i fatti, non con i tesserini. E' finita, davvero, rendetevene conto.

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Ecco, di tutte le cose lette fin qui di Tesi (non ne condivido quasi nessuna), questa del test d'ingresso è l'unica con un appiglio di un qualche interesse. Io sarei anche disponibile, fosse necessario per poter scrivere su una testata anche non registrata, a sottomettermi ad un test d'ingresso se questo servisse a certificare la mia abilitazione professionale a scrivere di cose di vino o di altro. Ma per tutto il resto, a parte le sanzioni dell'odg al giornalista (abbastanza rare mi pare) la tutela per diffamazione è identica. L'unica regola deontologica non scritta del blogger (dico blogger anche se non vuol dire una cippa e non è una terminologia sufficientemente ampia per definire tutti coloro che scrivono senza tesserino, ma giusto per capirsi) è la sua reputazione. Fottuta quella non può cambiare editore e rifarsi una verginità. E' finito, per sempre. I limiti di critica e di cronaca, i criteri di veridicità, pertinenza e continenza, sono cose da "Diritto Penale I". Roba che noi scrittori sfigati senza tesserino, con in mano magari una stupida laurea in legge (quinquennale), conosciamo comunque a menadito. Vale forse la pena interrogarsi sul perché nessuno (o molto pochi esclusi quelli pizzicati da striscia) si improvvisi medico e sul perchè molti si improvvisino invece scrittori. Non per fare una scaletta tra il valore delle varie professioni ma il diritto di scrivere e di pensare incrocia il lavoro e gli interessi della casta del giornalista molto più facilmente di quanto non possa accadere con altre professioni che richiedono più tecnica specifica, studi e perizia che non è normalmente apprendibile in altro modo se non con un certo tipo di corso di studi. Si, anche il giornalista studia ma spero di essermi spiegato. Sono anni Stefano che ti vedo discutere sempre sugli stessi temi. Sempre con il solito piglio talebano. A leggerti, mi verrebbe da dirti che non ci sono blogger che vogliono essere giornalisti o che vivono per denigrare i giornalisti in quanto tali, ci sono giornalisti che hanno una paura fottuta che gli venga soffiato il mestiere. Tutti falsi problemi alla fine, perchè il lettore legge chi è bravo e poco gli importa dei tesserini. Filippo Ronco

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Filippo, una prima e limpida risposta te la danno qui sotto Francesca Ciancio e, indirettamente, Andrea Gori. Comunque la si voglia intendere, una regolamentazione dell'informazione (sottolineo informazione, non opinione che è ovviamente cosa diversa) sul web è necessaria e inevitabile, quindi la strada è quella. Prima o poi ci si arriverà. Finchè c'è una legge, l'informazione professionale la fanno comunque i giornalisti esercitando il diritto di cronaca. Ovvio e normale quindi che chi aspira a fare informazione desideri inquadrarsi, come Gori e i molti altri blogger che frequentano i corsi stanno facendo. Mi pare un merito e non un demerito. Quando la legge cambierà ci si regolerà diversamente, ma in qualche modo ci si regolerà e pensare che si possa andare avanti nell'anarchia attuale scambiandola per libertà è utopico. Io non sono affatto talebano, anzi (per mia scarsa accondiscendenza all'establishment giornalistico e ai suoi vuoti riti sono inviso a buona parte dei capataz, basta andare a leggere il mio blog per capirlo), ma dispiace sentirti dire, nella sostanza, che la professione di giornalista vale poco perchè c'è poco da sapere. E' vero il contrario: questo è un lavoro che richiede molta competenza, esperienza e consapevolezza per essere fatto bene. Altro che opinioni in libertà. La circostanza che in pratica tutti o quasi possano accedere all'OdG è una patologia che da un lato indebolisce il tuo discorso e dall'altro dimostra che il nodo dell'accesso alla professione è un nervo scoperto. Per tua conoscenza, peraltro, ti informo che quelli che fa Gori non sono "test", ma corsi propedeutici senza esame finale (motivo per il quale li ho criticati, anche se è sempre meglio di niente). Quanto al soffiare il mestiere, perdonami ma è un'affermazione surreale: il mestiere me lo ruba chi fa il mio stesso lavoro, non chi fa altro. Se un medico esercita senza abilitazione è un abusivo. Se tutti i giornalisti si mettessero a fare i blogger diresti che ti soffiano il mestiere? E consentimi una malizia: quanti blogger usano il blog per fare i loro affari e per assecondare il sacro fuoco dell'informazione tanto sbandierata? Sai bene che si potrebbero fare nomi e cognomi e che sono tanti. La credibilità del blogger, infine. E' la stessa alla quale deve tenere un giornalista. Solo che il giornalista ha un Ordine che, almeno in teoria, vigila su di lui. Il blogger, nessuno. Infatti proliferano i casi di cui sopra, quelli di chi si spaccia per ciò che non è, triangola i compensi, si procura inviti e vacanze a scrocco, vende le recensioni, piazza merce e pubblicità. O no? E' vero, sono sempre gli stessi temi, come dici te. Ma le risposte non arrivano mai e una ragione ci sarà. Ciao, S.

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Stefano, partiamo dal fondo. Mi pare che se volessimo provare a mettere sui piatti di una bilancia i markettari giornalisti e quelli non giornalisti potremmo tranquillamente concludere con un 1-1 palla al centro. L'ordine vigila sui giornalisti, i blogger non sono vigilati da un ordine ma chi vigila sia i giornalisti che i blogger? Il lettore. Ti dirò di più. Il giornalista oltre che a sé stesso deve rispondere anche agli ordini "di scuderia" del proprio editore quindi è un po' più castrato del blogger in partenza. Sul percorso formativo. Concordo con te che il giornalista abbia compiuto un percorso che il blogger magari non ha compiuto ma il punto cruciale secondo me è un altro: esiste nella costituzione il diritto inalienabile alla libertà di pensiero e la tutela dei modi della sua espressione è anch'essa regolata in modo molto ampio. Cosa voglio dire con questo: che non esiste altra regola costituzionale che preveda un diritto analogo in altri campi (es. il diritto di curare, con riferimento alla professione di medico, il diritto di difendere legalmente qualcuno). Volevo tornare su questo punto che secondo me non viene preso nella giusta considerazione. Perché così tante persone si mettono a scrivere liberamente in rete (e senza arrogarsi il titolo di alcuno, ci mancherebbe)? Semplicemente perchè scrivere ed esprimersi è una cosa naturale per molti. Il fatto che nella sterminata landa dei blog casalinghi di tanto in tanto ne emerga uno sugli altri per bravura, competenza e attenzione ai fatti del proprio autore (uno su tutti, wittgenstein per esempio), mi pare non nuoccia di per sé alla professione di giornalista, al limite porta una voce in più. Sul pratico infine, quanto alla questione delle opinioni. Una cosa che non ho mai capito e lasciando per un momento perdere il problema dei pubbliredazionali, che differenza c'è tra l'opinione di un blogger e l'editoriale di un giornalista? Non stanno entrambi esprimendo un'opinione? E ancora, quando il blogger racconta e verifica un fatto (vedi per esempio miei articoli antichi su vicende ais, ricci, bibenda) non fornisce lo stesso servizio che fornisce un giornalista? Ciao, Fil.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Il discorso si fa lungo e non è questa la sede, quindi ti rispondo per flash fatalmente esangui. Il controllo del lettore? Ottima teoria, pura utopia. Il lettore ha raramente la possibilità di controllare e verificare, non ha fonti nè termini di confronto, spesso non sa leggere tra le righe. Giustamente, si fida. Anche di quelli che lo fregano. Se faccio marchette l'Odg mi controlla (sempre in teoria) e mi sanziona, il blogger non lo controlla nessuno. Ma il discorso ti porta dalla mia parte: nella diversità delle rispettive competenze, ci sono gli onesti da una parte e i disonesti dall'altra. Allora perchè io blogger si spalleggiano e fanno fronte comuni contro i giornalisti, invece di guardare al loro interno e di dare una ripulita al verminaio incontrollato e (sottolineo) incontrollabile che imperversa in rete? Quanto al diritto di libera espressione del pensiero, è un discorso vecchio: nessuno lo nega, ma è diverso dal diritto di cronaca. Il giornalista per lavoro esprime un pensiero, è un professionista e risponde alle norme per ciò previste. Nessuno vuole negare a nessuno il diritto di esprimersi: blog, lettere, manifesti, comizi. Se uno ha idee ottime e le sa esprimere avrà successo e seguito. Bene. Ma per farlo di lavoro, e non per hobby o passione, dovrà iscriversi all'OdG. Non vedo che ci sia di male, nè di strano. E' una confluenza naturale. Anche se gioco a calcio se sono bravo vado in serie A e divento un professionista (regole comprese) e sennò rimango al campetto con gli amici. Quanto alle opinioni, ti ho risposto sopra. L'opinionista è uno che per lavoro scrive opinioni, obbedendo alle norme (non solo di onestà intellettuale, ma anche professionali) previste per tale professione. Un blogger magari ha opinioni anche più alte o profonde ma restano le sue, non ha obblighi, responsabilità etc che non siano personali. Per questo insisto nel dire che l'acrimonia dei blogger verso i giornalisti è una nulla quaestio. La professionalità è la scriminante. Esiste la professione di blogger? No. E allora i blogger, se ne individuano i profili, lottino per farsela riconoscere senza camuffarsi da giornalisti (come fanno invece innumerevoli tuoi colleghi) per approfittare dei presunti privilegi che a parole aborriscono. Ciao, S.

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

1) Controllo del lettore. Sarà pura utopia nel tuo mondo ma in questo ti garantisco che funziona eccome. Se dici una cazzata, tempo zero emerge e per rimediare devi faticare parecchio. 2) Marchette. Ci sono addirittura le riunioni tra redazione e concessionaria pubblicitaria nel mondo della carta stampata. E ho detto tutto. Il blogger se fa una marchetta è finito per sempre. Sui giornali è prassi, spesso nemmeno evidenziata come tale così come previsto chiaramente da norme di legge. Se mi neghi questo non c'è onestà intellettuale da parte tua. 3) Costituzione. Non stavo facendo una crociata per il diritto di espressione. Non me ne frega una cippa. Stavo solo facendoti notare come, per caso, la tua professione sia l'unica che prevede una parte consistente del suo oggetto (lo scrivere e l'esprimersi) normata per tutti (anche non professionisti) addirittura dalla nostra più alta fonte legislativa. E' un caso particolare voglio dire, rispetto ad altre professioni per le quali ciò non accade. 4) Hobby e lavoro. Ma chi è che vuol diventare giornalista. Se ci sono blogger che si vogliono spacciare per giornalisti sfondi una porta aperta, anzi, un portone e ti do tutte le ragioni del mondo, quella è la tua professione ed è giusto che sia tutelata, nulla da eccepire. Ma lasciamo che per hobby la gente possa improvvisarsi blogger e se avrà fortuna buon per lui. Io sono 11 anni che dirigo tgv, non sento la necessità di registrare la testata al tribunale, ho subito alcune querele per diffamazione (tutte vinte da me) e proseguo per la mia strada. Non ci sono problemi secondo me, siete voi categoria che vi sentite minacciati, io vivo benissimo con i blogger e con i giornalisti, non me ne frega niente di essere giornalista. 5) Opinioni. Non parlavo di opinionisti. Parlavo di giornalisti che scrivono editoriali su pezzi di politica o altro sulle prime pagine dei giornali. Non esprimono forse opinioni? Ma di cosa stiamo parlando? 6) Acrimonia dei blogger Ma quale acrimonia? Ma di chi? Ma dove? Fai degli esempi ti prego perché trasecolo. Fil

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Comincio dal fondo, perchè merita. Sull'acrimonia trasecoli? Mica parlo della tua. Ma basta che ti leggi alcuni dei commenti a questo post e avrai la misura dell'acrimonia di cui parlo. - Controllo: via, dai. Sui blog (e web in generale) si leggono di quelle cazzate e di quelle marchette che, se uno non se ne accorge, o è tonto o è colluso. La verità è che l'informazione non controllata e verificata alla fonte genera disinformazione diffusa. E il passaparola crea ignoranti. - Marchette: parli per luoghi comuni e equivochi sul punto. E chi ha negato che sui giornali non ci sono marchette? Bella scoperta. Ripeto: visitati il mio blog e troverai decine di post contro questo il malcostume. Ciò non significa nè che non si possa o non si debba controllare, nè tantomento che tutti i giornalisti siano complici. Nei giornali la catena di comando e di responsabilità è lunga e variegata, non lineare nè brutale come si pensa, il sistema è complesso, i ruoli spalmati. Ma formalmente c'è un controllore a cui rispondere. L'onestà intellettuale manca invece a te se neghi l'evidenza dei blog: un sottomercato senza controllo in cui, tacitamente, si accetta o si finge di non vedere che accada di tutto senza che nessuno ne risponda in alcun modo. Gli esempi li conosci, a cominciare da quelli vinicoli di cui l'aere abbonda. - hobby e lavoro: il problema è che a parole (quasi) nessun blogger vuole diventare giornalista, ma tutti vogliono farlo senza esserlo. Gli hobby non producono reddito, mentre un requisito della professionalità è la sua redditualità. Il giornalista è pagato dall'editore per essere obbiettivo e indipendente, se non guadagna o guadagna da altri non è indipendente e quindo non può essere (nè comportarsi da o pretendere di essere considerato affidabile alla stregua di) un giornalista. Per il resto, cosa vuoi che mi importi se uno fa un blog? Ben venga, se è interessante lo leggo, sennò no. - opinioni: quelli che scrivono articoli di fondo o che commentano i fatti sui giornali si chiamano opinionisti. Se lo fanno come giornalisti (professionisti o pubblicisti) esercitano la loro professione, quindi sono soggetti ai diritti/doveri del giornalista. Di questo stiamo parlando.

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francesco bonfio

circa 13 anni fa - Link

@stefano tesi @filippo ronco cos'è una marchetta?

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro signor Bonfio, una marchetta è forma di prostituzione giornalistico/informativa. Invece di scrivere la verità io scrivo quello che tu, pagandomi e/o in virtù di accordi tra noi che esulano dal diritto/dovere di informare, mi chiedi di scrivere. In pratica sono articoli compiacenti, encomiastici, o critici della concorrenza, o tendenti a mettere in ombra i difetti/esaltare i pregi di qualcosa.

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Marchetta è quando a pagare è la notizia ;-)

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Francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

@filippo sul fatto che i blogger non vorrebbero diventare giornalisti io la mano sul fuoco non la metterei! D'altronde da dove ha avuto origine questo post? Dalla volontà di gori di diventare giornalista

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Volevo sottolineare come la categoria (che pur non mi piace delimitare così) dei blogger non si sente attaccata dai giornalisti, accade (quasi) sempre il contrario.

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Stefano Il Nero

circa 13 anni fa - Link

Un giornalista tempo fa ha denunciato un collega giornalista-blogger del vino all'Ordine dei Giornalisti. Le motivazioni erano quelle del Tesi, al punto che il denunciatore potrebbe anche essere benissimo lui. Il denunciatore voleva sottilmente sostenere proprio una battaglia anti-blog. Che io sappia ha perso la causa. Se lo dice l'Ordine dei Giornalisti! Con questo Tesi ho già dibattuto ferocemente sullo stesso argomento tempo fa, il tempo è passato e la sua posizione si è addirittura irrigidita, il mondo va avanti il Tesi no. Però è coerente.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro quasi omonimo, non è che io non vado avanti, sono le questioni che restano le stesse. Irrisolte. Si può anche confrontarsi ferocemente e restare delle proprie opinioni, basta avere chiaro il quadro. Che qui invece non è chiaro. Lei parla di un giornalista-blogger, ma che vuol dire? Se uno è un giornalista resta tale sia che scriva su un blog che su un giornale o in tv. E un blogger resta tale anche se, senza essere giornalista, scrive sulla stampa. Non si tratta di figure antitetiche, ma nemmeno sovrapposte. Ci sono cose che un blogger può fare e un giornalista non può fare. Vanno bene tutte e due le posizioni ma i piedi in due staffe non si tengono. Ho spesso la sensazione che spesso la complessità del mondo dell'informazione e delle sue regole sfugga a chi critica i giornalisti e che tutto si risolva in semplificazioni manichee che non aiutano. La mia è una posizione coerente, ma non rigida. Lo sembra perchè non ottengo risposte a domande che mi paiono sensate e legittime. Saluti, S.T.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

Vale la pena di ripetere una cosa che forse sfugge a S.Tesi, e anche ad altri: i bloggers non esistono come figura collettiva. O meglio, esistono alla stessa stregua dei "telephoners". Non e' che lei vorrebbe essere accomunato alla categoria dei telefonatori solo perche' ha un telefono. Io ho un blog, e lo uso per comunicare cose mie, sul mio lavoro, altri fanno lo stesso, Intravino e Dissapore sono diversi perche' il loro obiettivo e' quello di fornire informazione, e ancora piu' importante e non esistente nella stampa tradizionale, conversazione. Stabilito cio', chi e' chi decide, in tutto il mondo e in tutte le cose, chi e' affidabile e chi no? Il fruitore, il lettore. Se ci sono migliaia di lettori su Intravino e' perche', evidentemente lo ritengono degno di essere letto, e perche' lo ritengono un luogo dove si puo' discutere degli argomenti di cui tratta. Quando hanno detto qualche cazzata, succede, gli e' stato fatto notare in tempo reale. Da qui poi si vede la credibilita' delle persone, nel saper ammettere anche gli errori. La credibilita', anche nel mondo della stampa, la fa la testata, la firma. Non mi venga a dire che, per es. i giornalisti del Financial Times o del Washington Post non sono credibili perche' non hanno il tesserino dell'ordine. Vi sono dei blog che si sono conquistati autorevolezza sul campo, e sono considerati ne piu' e ne meno credibili della stampa. La differenza e' chi in Italia si pretende di acquisire credibilita' con un tesserino, nel mondo con i fatti. Indoviniamo qual'e' delle due la cosa che prevarra'?

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Questa cosa del tesserino dev'essere un'ossessione sua e di qualcun altro. Ha presente lo schetch di Verdone? Ecco, quello. Ma lei crede che solo perchè in Usa non esiste un ordine dei giornalisti si possa diventare tali senza colpo ferire? E essere considerati "colleghi" da quelli del FT? Certo che la competenza e la credibilità si acquisiscono anche sul campo (che peraltro è quella "scuola" di giornalismo che lei altrove nega). Ciò nin impedisce affatto che esista nell'ordinamento un'istituzione che si autogoverna nei limiti indicati dalla legge, predisponendo l'accertamento dell'esistenza e del mantenimento dei requisiti di correttezza e professionalità indispensabili in certi settori delicati, come ad esempio l'informazione. Lei si illude che all'estero, dove non hanno l'Odg, tutto rifulga di trasparenza e vigore? Continui pure, il sonno della ragione genera mostri, come noto. Il lettore è come l'elettore: nell'80% dei casi di fida ed è giusto che sia così. Poi si ritrova i governi che si merita. Quanto alla "non categoria" dei blogger, sfonda una porta aperta. Peccato che poi, quando attaccati, si comportino corporativamente e omertosamente come la peggiore corporazione. A proposito, sarei curioso di sapere che ne pensa dei giornalisti-blogger. Possono tenere i piedi in due staffe oppure no?

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Dire che il lettore nell'80% dei casi si fida è come dire che è privo di senso critico il che spero non corrisponda al vero, se non altro perché rovinerebbe gran parte del piacere che ho nello scrivere. Inoltre mentre sulla carta stampata non c'è possibilità di replica immediata, sulla rete il commento libero è il liquido di raffreddamento delle cazzate e delle inesattezze. Già soltanto considerando questa abissale differenza nei due modelli credo sia facile comprendere come la mancanza di un ordine controllore sia sul web sostituito molto più decisamente da un controllo (con i commmenti, mi ripeto ma per esser chiari) fatto dal basso e su base potenzialmente infinita. Se non è una garanzia questa. Fil.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

Lei Stefano Tesi ha una passione per incasellare: il giornalista, il blogger, quello iscritto all'albo, quello che non e' iscritto all'albo. Forse non ha capito che alla gente, quell'80% un po gonzo come lo descrive lei (tra me, lei, Filippo, e tutti quelli che hanno scritto o letto qui, vi sono forti possibilita' di rinetrare nella categoria), non gliene puo' fregare di meno. Leggono, ascoltano, credono, a chi gli sembra credibile. Che poi non tutti quelli che sembrano credibili lo siano e' un fatto della vita, bisogna darsi da fare per giungerci a patti, ma il tesserino non aiuta (anzi). L'ordine dei giornalisti e' una cosa per lei importante? Gli altri 200 paesi del mondo ce lo invidiano? No problem, se l'iscrizione e' *facoltativa*, come avviene nel resto del mondo, e non obbligatoria come e' in Italia, un paese "speciale".

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Se la scriminante fra noi è credere o non credere nella demagogia del "controllo dal basso" smentita da miliardi di circostanze antiche e recenti, prendo atto che si tratta di posizioni inconciliabili. In ogni caso preferisco un ordine da riformare alla suburra della rete spacciata per un convento di virtuosi. Credo che ci vorrebbe più coraggio di prendere le distanze dalle mele marce dei rispettivi orticelli. Io la mia parte, non da ora, la faccio e l'ho fatta. Non mi pare di vedere altrettanto nel compattissimo fronte di chi sguazza nel mercatino delle parole in libertà. Dopodichè, chi si accontenta gode.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

lo capisce, Tesi, che non ci sono orticelli in rete? Ognuno e' se stesso, e risponde in proprio. Questo e' un luogo, non una appartenenza. E' proprio una forma mentis diversa, difficile da capire da chi ha sempre vissuto tra tesserini, ordine, consigli, direttive, ecc. ecc.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Guardi, Paglia, finiamola qui. Continui a cullarsi nell'illusione di essere un sapiente che ha lungimirantemente capito tutto e che io sia un poveretto chiuso nel suo paraocchi. Autoconvincersi non costa nulla e mi pare che lei ne sia capacissimo. Del resto, se uno crede (e lo scrive, pure) che "non ci siano orticelli in rete", che aggiungere? Altro che trave nell'occhio. Forse la cosa le farà piacere, ma uno che non ha mai dubbi, come lei, non potrebbe mai fare il giornalista. Tesserino o meno, intendo. Saluti, S.T.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

Lei Tesi e' veramente sorprendente: la rete, un orticello di 2 miliardi di persone. Assolutamente fenomenale.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Quello che è fenomenale è il suo fingere di non capire, segno che ha capito benissimo.

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

non capisco proprio cosa tu voglia dire Stefano quando dici "sarei curioso di sapere che ne pensa dei giornalisti-blogger. Possono tenere i piedi in due staffe oppure no?". Cosa vuol dire tenere i piedi in due staffe? Io che sono giornalista non penso di tenere i piedi in due staffe o di fare qualcosa in tono minore quando scrivo sui miei due blog (ne ho addirittura due) piuttosto che quando scrivo per riviste cartacee o per il sito dell'A.I.S. E' la qualità di quello che si scrive, la fondatezza, l'autorevolezza e la credibilità la cosa che conta, non che tu scriva su un blog piuttosto che su una testata istituzionale...

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Franco, non capisco perchè ti senti chiamato in causa. Io non mi riferivo nè a te nè a me (come sai anch'io sono giornalista e anch'io tengo un blog). Sennò dovrei chiederti che volevi dire quando alludevi ai giornalisti con tesserino che tentano di animare i blog, etc etc. A Paglia - per risponderri - intendevo invece, provocatoriamente, chiedere se ritenesse che, nel momento in cui diventavano anche blogger, fosse lecito ai giornalisti comportarsi ora da uni (cioè da giornalisti, quando scrivono sui giornali) e ora da altri (cioè da blogger, quando scrivono sui blog) oppure se ritenesse, come me, che un giornalista non possa mai venire meno alle norme deontologiche in nessuna circostanza, anche quando "blogga". Ciò in quanto, a mio parere, anche sul web non cessa il suo ruolo "pubblico". Già che ci sono, però, raddoppio chiedo sia a te che a lui che ne pensate dei blogger che tengono, nell'omertosa indifferenza generale, i piedi in tre staffe: quelle dei blogger, quelle dei falsi o sedicenti giornalisti e quelli di fornitori di beni o servizi via web. Non faccio nomi, tanto ne conosciamo tutti a decine.

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

Stefano, non mi sono sentito chiamato personalmente in causa da quanto dicevi e altrettanto non devi fare tu, perché non mi riferivo a te. Del resto sai che non faccio sconti anche agli amici e quando hai sostenuto cose che non condividevo te l'ho detto apertamente. Io non continuo a capire il discorso dei piedi in due o tre staffe. Io sono lo stesso, e scrivo con lo stesso spirito (magari sui blog personali con più libertà, perché in casa d'altri devi essere per forza più moderato e "istituzionale", non falso) sia quando scrivo su Vino al Vino e Lemillebolleblog,sia quando scrivevo per la defunta rivista dell'A.I.S. De Vinis, quando scrivo per il supplemento La cucina del Corriere della Sera, sia quando curo le news e la rassegna stampa settimanale per il sito Internet dell'A.I.S. Non vedo proprio l'esistenza di un registro diverso, di identità diversa, per cui quando si scrive sui blog ci si "traveste" da filibustieri e quando si scrive sulle riviste normali in giacca e cravatta....

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Certo, Franco, anch'io sono lo stesso quando scrivo, proprio perchè non mi scindo tra giornalista e blogger. Io sono un giornalista e resto tale anche quando scrivo sul blog. Questa però è una faccia. Poi c'è l'altra. E cioè: siccome sono sempre giornalista, ho il dovere di rispettare la deontologia professionale imposta per la mia professione. Per cui, anche sul blog, resto giornalista e non mi è permesso tenere i piedi in due staffe. Per fare un esempio, se uno fa il carabiniere non è che quando è in divisa deve restare sobrio e quando è in borghese può ubriacarsi al bar, giocare d'azzardo e frequentare i bordelli, altrimenti l'Arma giustamente lo richiama. Ecco, chiedevo a Paglia se condivideva questo e non riteneva che la stessa etica andasse pretesa - visto che reclamano pari diritti, dignità e funzione sociale di "informatori" - anche dai blogger. Cosa che non mi sembra, visto che tra loro operano impunemente i figuri che conosciamo. Con l'aggravante che, mentre se un giornalista sgarra chiunque può segnalarlo all'OdG, nel caso di un blogger non c'è nessuno a cui segnalarlo e anzi in suo "doppio binario" può essere lecitamente esercitato.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

@S.Tesi, rispondo solo, ormai per inerzia, perche' mi ha citato due volte. Provo, per l'ennessima volta, a farla ragionare sul fatto che il blog e' un mezzo di comunicazione personale, per cui non vi sono i "blogger", ma vi sono le persone. Ogni persona e' quel che e', se e' un cretino prima di avere un blog, sara' un cretino anche dopo il blog. Se ad uno capita di essere un giornalista bravo, lo sara anche se ha un blog (e probabilmente lo sara' anche nel resto delle sue cose). Quello che dice Ziliani e' cristallino, ed e' chiaro a tutti quelli che leggono questo post, tranne che a lei. Il punto che lei proprio non sa o non vuole afferrare, e' che alla famosa "ggente", il fatto che l'informazione venga da un appartenente all'ordine dei giornalisti o da uno che ha un blog non fa la minima differenza. Se uno e' credibile, vuol dire che la credibilita' se la e' conquistata sul campo, e la "ggente" lo percepisce. Lei potra anche continuare a pensare che la "ggente" sbaglia, del resto lo hanno fatto in tanti nella storia. Di solito la storia li ha cancellati.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Rinunci pure a farmi ragionare, d'inerzia si può morire. Credo però che lei vada pubblicamente ringraziato per aver spiegato, con adamantina chiarezza, come mai la gente spesso sia andata a farsi curare da Vanna Marchi e dal mago Do Nascimento invece che da uno stimato professionista: erano visibili, erano credibili e l'autorevolezza se l'erano conquistata sul campo, no? A che gli serviva il titolo? Oppartenere all'ordine dei medici? Nulla. erano "bravi" imbonitori. Come certi blogger che, facendo "opinione", propinano alla gente i prodotti di cui sono rappresentanti, venditori o direttamente produttori. Vabbene, vabbene. Risaluti, S.T.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

io personalmente non ho mai ritenuto Vanna Marchi credibile, e lei? Fara piacere ai suoi lettori pensare che lei li ritiene, in larga maggioranza - quanto ha detto, l'80%? - dei semi-deficenti. Non vorrei che questo fosse il messaggio che passa ai corsi di formazione dell'ordine dei giornalisti. Ma d'altra parte ci sara pure una ragione se l'Italia figura al 50 posto nel mondo come liberta' di informazione, tra il Burkina Faso e El Salvador, pensa se non ci fosse l'Ordine dei Giornalisti. http://en.rsf.org/press-freedom-index-2010,1034.html

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

il tema é spinoso ed esitavo ad intervenire anche se qualche amico mi ha invitato a farlo. Voglio solo dire che concordo in pieno con quanto sostiene Paglia, ovvero "alla gente, quell’80% un po gonzo come lo descrive lei (tra me, lei, Filippo, e tutti quelli che hanno scritto o letto qui, vi sono forti possibilita’ di rientrare nella categoria), non gliene puo’ fregare di meno. Leggono, ascoltano, credono, a chi gli sembra credibile. Che poi non tutti quelli che sembrano credibili lo siano e’ un fatto della vita, bisogna darsi da fare per giungerci a patti, ma il tesserino non aiuta (anzi)". La credibilità di quanto si scrive non viene da un tesserino dell'Ordine. Ci sono fior di giornalisti iscritti all'ordine che non sono assolutamente credibili, nemmeno quando provano ad animare un blog, e ci sono invece persone che comunicano e fanno informazione sul vino seria e credibile anche se non sono e non saranno mai giornalisti. Sono la sostanza delle cose, l'autorevolezza che non s'improvvisa, l'autenticità e la passione delle cose scritte, a fare la differenza

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Vinogodi

circa 13 anni fa - Link

... sì , penso proprio sia così ...

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

Io non riesco proprio a capire come si faccia a difendere un istituzione evidentemente inutile come l'ordine dei giornalisti. I giornalisti hanno come unico titolo quello di avere passato un esame che serve soltanto a controllare numericamente chi può accedere a determinati privilegi. Se fosse veramente utile anche alla collettività sarebbe ad iscrizione libera dopo il conseguimento del numero di pubblicazioni necessario. Al limite con la frequenza di un corso che esamini i risvolti legali del lavoro.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Pagliardi, io rispetto la sua opinione, ma vorrei che mi spiegasse dov'è l'evidenza dell'inutilità. Si possono avere dei dubbi, ma l'evidenza... Quanto ai privilegi, mi spiega quali sarebbero? A me sfuggono, eppure sono iscritto da molti anni. Quanto alle modalità di accesso, mi spiega che differenza c'è tra superare un esame e conseguire "il numero di pubblicazioni necessario"? Fissare un numero (nonchè standard qualitativi e di tempo) minimo di pubblicazioni non equivale a mettere una soglia di accesso, peraltro meno efficace di un esame?

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fabrizio pagliardi

circa 13 anni fa - Link

La differenza tra un esame e le pubblicazioni, è semplice, e non posso credere che non le salti agli occhi, nel primo caso c'è una barriera all'entrata di tipo corporativo, la associazione decide se entri o non entri, nel secondo caso l'entrata è libera se hai il requisito delle pubblicazioni. non si può controllare il numero dei giornalisti attivi. E non si può controllare La differenza è enorme. La vostra assistenze sanitaria non è uguale alla mia, se io mi dimetto non ho diritto alla disoccupazione, io non ho sconti di associazione sui treni per esempio. io non ho i rimborsi per viaggi di aggiornamento professionale....

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Guardi, ho paura che lei non sia aggiornato. Gli sconti sui treni sono risibili e prevedono l'acquisto di una tessera ferroviaria che costa più del risparmio. Di rimborsi per i viaggi di aggiornamento non ho mai sentito parlare in vita mia. La mia assistenza sanitaria è esattamente uguale alla sua. Poi c'è una cassa integrativa, che si paga e quindi nessuno regala, e che non casca dall'alto ma è gestita dall'OdG coi propri soldi. Insomma, lei ha un'idea del giornalismo di oggi molto lontana dalla realtà. Anche la storia dell'esame mi pare un abbaglio: se voglio, posso benissimo controllare gli accessi stabilendo gli inevitabili standard di qualità e di numero delle pubblicazioni. Aggiungo però che il problema - forse anche su questo non è aggiornato - è da anni esattamente contrario: come ho scritto sotto alla collega, il nodo non è come non far entrare le persone, ma arginare una marea di persone impreparate che, grazie a una soglia tenuta scioccamente bassa dall'OdG stesso, accedono in massa alla professione. Altro che "controllo". Da qui la mia incredulità a fronte della mancanza di volontà dei blogger col sacro fuoco dell'informazione di accedere a un ordine al quale oggi come oggi l'accesso è di una facilità risibile. E le mie conclusioni che, mancando gli ostacoli, i motivi debbano essere altri.

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Stefano, questa discussione finisce sempre nello stesso modo, l'ho già vista più volte. Arriviamo a dire, in conclusione, che alla fine giornalisti e blogger sono persone con i loro pregi e i loro difetti e che occorre valutare caso per caso in base alle capacità di ognuno. Il rispetto, l'autorevolezza, si guadagnano quindi sul campo, al di là dei titoli. Quanto ai conflitti d'interesse penso di rappresentare il più grande in assoluto. Gestisco 1 sito/blog, chiamalo come vuoi, un social network e vendo pubblicità online ed altri servizi. Ti sfido però a trovare 1 caso 1 nel quale io mi sia venduto a qualcuno o abbia scritto bene di cose che non lo meritavano o favorito aziende sponsor in qualche modo. Giusto per dire, che tutti i discorsi stanno a zero, contano i fatti. Non voglio sostenere che blogger e giornalisti siano la stessa cosa. Non l'ho mai detto e non lo dirò mai. Dico che potrebbero ben esserlo e non ne farei uno scandalo, dico che vedo tanti bravi giornalisti gestire anche un blog (ma già mi fa ridere la distinzione, stiamo parlando di un nome dato ad una piattaforma di gestione del contenuto, niente di più) ma mai e poi mai direi che un blogger dovrebbe avere gli stessi titoli di un gironalista. Ma chissene frega dei titoli. Torno a ribadire, si valutano le persone, quello che fanno e come lo fanno, il resto sono solo chiacchiere secondo me. Fil.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Beh, veramente la grande differenza l'hai chiamata in causa proprio te adesso: non essendo giornalista puoi fare liberamente le cose che dici, mentre se lo fossi l'ordinamento te lo proibirebbe. Ti pare poco? Questo dimostra quanto forma e sostanza coincidano. Non c'è niente di male a fare quello che fai, è perfettamente lecito. Infatti lo fai. Potresti anche fare il testimonial della Coca Cola o il consulente di una casa vinicola. Se lo facessi io, invece, mi sospenderebbero (giustamente), perchè ho uno status che non me lo consente. La legge mi impone di garantire la mia dipendenza astenendomi a priori da certe attività, per evitare anche il sospetto e mantenere il prestigio della categoria. A te questo non viene richiesto (il che non significa che tu possa astenertene, ma non saresti comunque tenuto ex lege). Mi pare una distinzione enorme. Poi è ovvio che buoni e cattivi sono ovunque e che contano i fatti. Chi lo nega? Non è nel bonus, ma nel malus che scatta la garanzia: se pizzico il blogger a fare marchette, lui fa solo un brutta figura con pubblico, se pizzico in giornalista lo sospendo o lo radio. In pratica lo rovino. Se questa è la differenza tra avere il tesserino o meno, a me pare grossa.

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Filippo Ronco

circa 13 anni fa - Link

Sulla carta Stefano, sulla carta. Se fosse davvero come dici avremmo un'informazione di qualità anziché un pastruglio. Purtroppo la verità è che contano solo le persone e la loro lealtà, al di là dei titoli e dei controlli. Mi pare che tantissimi tuoi colleghi dovrebbero essere deferiti all'ordine (così come tanti blogger, ci mancherebbe). E torniamo a bomba. Non se ne esce. Rinuncio. :) Ciao, Fil.

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francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

si può dire che da mesi sono in crisi mistica sull'argomento. giornalista pubblicista dal 99 poi professionista da un anno appena. Sarà una coincidenza, ma da allora non ho più un posto "fisso" nel lontano anno x quando ci fu da votare sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti , io votai sì ed ero appena 18enne. L'idea di un Ordine non mi è mai piaciuta. Condivido tutte le linee teoriche di Tesi , ma nella pratica ahimè devo dare ragione a tutti gli altri. Se ha senso che l'ordine esista va ampiamente riformato, sennò meglio cancellarlo la figura stessa del giornalista è in discussione e se ci si mostra ottusi nei confronti dei cambiamenti si rischia l'estinzione. Con i mezzi multimediali a disposizione io potrei domani farmi un telegiornale per conto mio: scrivere pezzi, girarli montarli e mandarli in rete anche in live streaming. E chi mi dice che non potrei avere lo stesso seguito di quello di Minzolini? Tanto L'audience in senso generico va parcellizzandosi sempre più, è inutile puntare sui grossi numeri. Intanto sono molto curiosa di sapere come procederà la class action che i blogger orfani di Huffington Post hanno lanciato. chiedono alla lady di ferro di essere retribuiti perché fautori del successo del sito. secondo me l'esito farà scuola

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Ciao Francesca, finalmente un intervento da addetto ai lavori. Ovviamente non conosco le ragioni della tua mancanza di posto fisso, ma ho paura che coincidano con la crisi che nell'ultimo biennio ha spazzato via l'editoria periodica italiana, mandando letteralmente a spasso l'80% dei colleghi. Quanto all'OdG, siamo in tanti a sostenere che vada riformato e reso più aderente a una realtà dell'informazione, che è radicalmente cambiata dagli anni '60. Cioè più elastico nei modi di esercizio della professione, ma anche più rigido nelle modalità di accesso alla medesima, ove adesso entrano cani e porci. Come certamente sai tutto è però fermo in parlamento da tempo immemorabile. Questo però non significa di per sè che l'Ordine vada abolito, buttando via il bambino con l'acqua sporca. Quanto alla possibilità di "autoeditarsi", a cui fai riferimento, è quanto in pratica stanno facendo molti, me compreso, nel momento in cui, da giornalisti, aprono un blog o altro di tipo di strumento multimediale. I punti, però, sono due: il primo è che anche in questa veste non puoi mai ritenerti svincolato degli obblighi deontologici della professione (a cui invece non è tenuto chi ha semplicemente un blog ma non è iscritto dall'OdG), del rispetto dei quali sei responsabile di fronte all'Ordine; il secondo è di tipo reddituale: di sola gloria non si campa. Non so hai letto il mio post sull'"economia della gratitudine" (http://blog.stefanotesi.it/?p=850), che riporta proprio del curioso "testacoda" tra giornalisti e blogger: coi primi che scrivono gratis e i secondi che vogliono essere pagati dagli editori ai quali offrivano contenuti gratis. E' un segno dei tempi al centro del quale il problema rimane lo stesso: l'informazione per essere libera dev'essere economicamente autonoma e per essere economicamente autonoma deve essere professionale e stare lontano dalle "tentazioni". E ciò può essere garantito solo da una forma di controllo, che esso si chiami ordine o meno. Il resto sono fanfaluche. Ciao, Stefano.

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

e meno male che non aveva tempo per seguire il "vibrante dibattito" questo Tesi è proprio un giornalista. caccia un sacco di balle e le vende per oro colato. rimpiango Feltri.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Ecco uno di quell'80% di coglioni a cui alludevo. Anzi, una delle punte di diamante della categoria. A dimostrazione che dicevo il vero.

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

ma come si permette dare del coglione a me! lei non sa chi sono io!! mentre io so chi è lei. purtroppo. uno che dice una cosa e poi fa il contrario. non si diventa Ziliani solo perchè si ha un tesserino. si deve sudare parecchio. e soprattutto essere credibili.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Cesserò di darle del coglione (o di confermarlo) quando saprò con chi ho a che fare. Gli anonimi sono sempre coglioni e anche vigliacchi. E vedrà che su questo Franco Ziliani sarà d'accordissimo con me. Se poi nel suo post devo leggere una nemmeno troppo velata minaccia, agirò di conseguenza. Si regoli. E si sveli, se ha un briciolo di dignità.

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

secondo me lei è venuto su intravino con la prosopopea da 4 soldi per farsi pubblicità. ho visitato il suo blog e devo dire che è non solo anonimo ma pochissimo frequenato. lei scrive male, se ne faccia una ragione. e ha poco da raccontare. nessuno la caga in sostanza. la sua vita professionale è infarcita di cose mirabolanti viaggi interstellari e millanta scuole montanelliane. e non nomini Ziliani. Lui è su un altro pianeta. le auguro comunque una buona fortuna. addendum io non mincaccio nessuno. era, e solo lei non l'ha capito, una presa per i fondelli. se non ci crede vada a rivedersi qualche film di totò. addendum 2 se vuole vedere qualche blog a tema molto interessante e capire come si scrive e come ci si pone al pubblico della rete le consiglio: vinoalvino.org dissapore.it addendum 3 ma quando uno dice: Speriamo che adesso non si accenda un vibrante dibattito, perchè non avrei il tempo di seguirlo e poi inonda di commenti-risposta il blog che lo ospita per giorni... questo qualcuno come si potrebbe chiamare all'anagrafe dei minchioni?

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Vediamo di darci tutti una calmata. Poi, anonime o meno, valgono le opinioni.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Come detto, lei non è solo un anonimo e come tale non meritevole di rispetto, ma è anche un coglione e un coniglio. Essendo anonime, nemmeno le sue opinioni meritano rispetto e pertanto i suoi giudizi (haha) mi onorano. Giochini da terza elementare. E sono certo, conoscendolo, che nemmeno Franco Ziliani apprezzi troppo i commenti anonimi. Se ne faccia una ragione, metterci nome e cognome non è da tutti e lei evidentemente no può permetterselo. Detto questo, fine delle trasmissioni.

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Ci sarebbero infiniti spunti di dibattito sul concetto stesso di "correttezza dell'informazione", e prima ancora sul concetto di "verità", prima di accapigiarsi sulla querelle "ordine-non ordine". Lancio un piccolo spunto: il concetto stesso di "notizia" nelle civiltà pre-letterali (o orali che dir si voglia) significa "informazione accettata come reale e condivisa dal gruppo etnico di riferimento", come è possibile evincere da fondamentali studi antropologici (il primo che mi salta alla mente è "Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola" Ong Walter J., 1986, Il Mulino). Ma forse, per approfondire il dibattito e risalirne alle fondamenta (che nascono qualche millenio prima di questo o quell'ordine) dovremmo fare un passo indietro tutti, smetterla di screditarci a vicenda (in realtà questo varrebbe un po' per tutti i campi dell'esistenza). Purtroppo è quello che, come al solito, non si cerca mai di fare...

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

pero' qui il discredito non e' vicendevole, sono alcuni giornalisti "ufficiali" che tentano di gettarlo su tutti i fornitori di notizie (che infatti e' poi il punto della questione, piuttosto che la definizione formale di chi le da) perche' si sentono un po' risucchiati dal gorgo della storia. Tentare di alzare le barricate contro i processi storici e' inutile, meglio cercare di abbracciarli.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Fabbretti, lei ha ragione e pone una questione interessante. Dal mio punto di vista, nella società contemporanea, che è complessa e ha tempi di metabolizzazione dei messaggi molto più veloce che in antico, la funzione della stampa è proprio quella di inserirsi nella "filiera" di formazione della notizia come elemento calmieratore e ammortizzatore, in virtù di un insieme di norme che (in teoria) pongono la stampa stessa nella posizione di "filtro imparziale" tra fonte e destinatario. In sostanza la stampa dovrebbe servire a porgere all'opinione pubblica, se non la verità, almeno una serie di strumenti per arrivarci o per farsene un'idea. Quello della reciproca delegittimazione, è vero, è un vizio trasversale e generale di cui dovremmo tutti liberarci. Io però, come forse non tutti hanno capito, non intendevo legittimare i blogger, ma difendere la mia categoria. Ciò che contestavo qui ad alcuni interlocutori è infatti il tentativo, paradossale, di delegittimare la stampa (soggetto certo non immune da pecche, ci mancherebbe: anzi) da parte di quel soggetto-non soggetto (non soggetto per ammissione dei diretti interessati) che sono appunto i cosiddetti blogger. Una categoria-non categoria alla quale peraltro nessuno ha affidato ruoli o funzioni moralizzatrici o censorie che non siano autoattribuite. Il risultato sono i toni, involontariamente comici, da "grande marcia" che usa Paglia qui sotto evocando addirittura il "gorgo della storia" e le "barricate contro i processi storici". Processi storici dei quali, va da sè, si sente parte se non protagonista. L'Ordine è una minuscola ma importante parte dell'ingranaggio de quo. Saluti, S.T.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Guardi che è lei che da 100 e passa commenti ci sta ammorbando sulla presunta "funzione sociale" del giornalista. La puzza di Pravda si sente fino a qui!

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Lei non lo sa, ma anche questa della Pravda è irta di involontaria comicità e ne rido di gusto. Mi dispiace di averla ammorbata, ma a giudicare dalla quantità di risposte direi che il dibattito interessa. O forse si sente di rappresentare tutti i lettori di questo sito?

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

io io io rispondo io Tomax. Il signor Tomacelli è solo uno dei proprietari del blog (e visto quanto cuba in termine di kg direi proprio che è il pezzo grosso del blog) ergo può scrivere ammorbare quanto e come gli pare. Eh si. Mi sento rappresentato da lui. Lo voterei anche se si presentasse alle prossime elezioni. addendum bella quella sulla Pravda. Mi hai riportato indietro di secoli.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Prendo atto (ammesso che sia vero: vista la fonte anonima, ne potrei anche dubitare), e senza che ciò interferisca minimamente sulle mie opinioni e i miei commenti, che il signor Tomacelli è proprietario del blog. Una ragione in più per non dire che un lettore sta ammorbando il blog stesso. Che poi consenta a un anonimo di esprimersi per lui, è affar suo. Buone elezioni.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Prima di incappare nei rigori della Legge di Godwin, chiudo qui i commenti al post. Grazie a tutti. http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Godwin

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