È morto il signore del vino Steven Spurrier

È morto il signore del vino Steven Spurrier

di Leonardo Romanelli

No Steven, perché ci lasci così all’improvviso alla soglia degli 80 anni? Tu, uomo del vino riconoscibile per il tuo stile, perfetto, sorridente, disponibile simpatico, sempre individuabile per la cravatta sempre ordinata ma fuori moda? Alla fine avevi ragione, perché oggi è tornata assolutamente fashion.

Hai avuto gli onori delle cronache con un film a te dedicato, quel Bottleshock che ti ha fatto arrabbiare – un po’ troppo romanzato come avevi scritto, lamentando di non riconoscerti granché nel protagonista – ma che farebbero bene a vedere tutta quella schiera di giovani influencer, giornalisti e comunicatori del vino per capire da dove si partiva, quando si facevano i confronti tra Vecchio e Nuovo Continente.

Tu, british prima di essere inglese, hai scatenato una discussione quasi inaspettata a livello internazionale. Anche perché allora, è bene ricordarlo, non è che il Nuovo Mondo godesse di chissà quale credito in ambito critico. E la tua ben riuscita provocazione colse completamente nel segno: eravamo nel 1976.

Per chi non conosce la storia, potreste prendervi un paio d’ora per vedere il film “Bottle Shock” che ha ispirato dove Steven è interpretato da Alan Rickman:

Personaggio unico, riuscisti a vivere a Parigi da inglese, fondando l’Academie du Vin e riuscendo  a coinvolgere un pubblico internazionale, in modo da fargli conoscere a fondo la realtà francese; ma intercettando anche tanti francesi, che furono contenti di seguire i tuoi corsi.

Una lunga parentesi della tua vita, quella transalpina, per poi tornare nel 1988 in Inghilterra. Da allora hai incarnato perfettamente la figura inglese del conoscitore di vino, un po’ giornalista, un po’ commerciante, un po’ divulgatore, senza che questo facesse mai pensare a conflitti di interesse. Quando venivi in Italia avevi un sorriso e una bella espressione, mai formale.

Ci mancherai, sicuramente. Quell’aurea di rispetto che aleggiava quando arrivavi era concreta, non certo di facciata.

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

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