E’ già Natale: la magia del vino del ghiaccio di Casa Ronsil

E’ già Natale: la magia del vino del ghiaccio di Casa Ronsil

di Giorgio Michieletto

L’abbraccio del pigiama scaldato sulla stufa. L’uvetta strappata con le mani dal cuore del panettone. La vasca che si riempie di schiuma fine, mentre fuori i fiocchi diventano fitti. Vaniglia e cannella. Le calze di lana sul parquet che scricchiola. Una ghirlanda di pan di zenzero e un cesto di frutta secca ed essicata. Le noci spezzate sulla tovaglia con le briciole del torrone. Tripudio di fichi secchi e canditi.

Qui a Milano i negozi vendono già gli addobbi, ma il Natale mi scoppia addosso all’improvviso un venerdì sera in una sala d’hotel. Evento Ais: “Gli insoliti vini di Val Susa e Pinerolese“. Sorprendente. Relatore: Gabriele Merlo. Applausi. Ed eccolo, poco prima di mezzanotte, il Natale che brilla nel bicchiere: Ice One 2015 di Casa Ronsil, scivola consistente, rosato con riflessi aranciati. È un ice wine a bacca rossa: più unico che raro.

Di più: è prodotto da tre vitigni autoctoni che a ripeterli veloci arrivano le streghe a cacciare via Babbo Natale, Avanà-Becuet-Chatus.

Questo brivido lunghissimo nasce a Chiomonte, valle di Susa: solo 200 bottiglie da 0,375. Il vigneto ha 71 anni, due in meno del vignaiolo Pierino Ronsil che dopo aver fatto “50mila mestieri diversi”, una volta in pensione, ha deciso di prendere in mano i terreni di famiglia. Al telefono ci racconta la vendemmia più estrema: «Nel 2008, due metri e mezzo di neve. E’ stato durissimo anche riuscire a slegare le reti per cogliere i grappoli: le montiamo da settembre a gennaio per proteggere l’uva dagli animali».

Quando arriva la Befana, si raccoglie di primissima mattina: meno undici gradi e i grappoli se ne vanno via veloci in motoslitta per essere pigiati ghiacciati. Acciaio 18 mesi, barrique usate di rovere per sei. “Abbiamo in tutto 2,5 ettari, produciamo vini Valsusa Doc, tutti da vitigni autoctoni; Ice One, invece, resta fuori dalla denominazione, ma è un prodotto unico al mondo».

Il figlio dell’inverno nasce in 1500 metri quadri, a 770 metri d’altezza: «La prima vendemmia è stata nel 2006, in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino», racconta Pierino che sull’evoluzione del vino del ghiaccio mette la mano sul fuoco: “Magnifica!”. “Va provato col gorgonzola (quello buono!) e soprattutto col foie gras. Si serve a temperature da champagne”.

Scalda il cuore con dolcezza e freschezza. Perfetto quando i parenti tornano a casa, sprofondi in poltrona, spegni la stufa e accendi Tom Waits. Ed è già passato un altro Natale…

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

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