Domaine Confuron-Cotetidot: “L’eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare”

Domaine Confuron-Cotetidot: “L’eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare”

di Daniel Barbagallo

Se è vero che il primo amore non si scorda mai, è altrettanto vero che è sempre l’ultimo quello nel quale crediamo di più.
Per quanto riguarda il vino, il mio ultimo amore porta il nome di Yves Confuron.
Fino a una decina di anni fa ho sempre colpevolmente trascurato questo produttore, un po’ come quella ragazza in prima superiore che il tuo compagno di banco diceva fosse bellissima e tu non ci trovavi nulla di speciale, salvo poi trovarti un giorno a guardarla con occhi diversi e renderti conto che aveva proprio ragione lui.

La bottiglia che mi fece perdere la testa fu un Vosne-Romanée Le Suchot 1999, che è uno dei vini più rappresentativi del Domaine per prestigio e costanza qualitativa e da quel giorno i miei occhi guardarono quelle etichette in modo diverso: era scoccata la scintilla.

I Pinot nero del Domaine Confuron-Cotetidot, che ha sede in una casina a Vosne Romanée, sono un esempio di vini che riflettono pienamente chi li fa.
Ho dovuto sudare non poco per essere ricevuto da Yves: lui risponde al telefono una volta su dieci, legge le mail con tempi tutti suoi, e di rispondere, poi, se ne parla quando Saturno è allineato con Marte, il Sole è a una determinata distanza dalla Terra e il grado di umidità giornaliera è superiore al settanta per cento.

Fatto sta che, dopo un fortuito dialogo telefonico in cui strappo una visita per il mese entrante, c’è il vuoto, tanto che a tre giorni dal nostro appuntamento non so ancora se è confermato e quale sia l’orario. Insisto e insisto ancora, provo con messaggeri a cavallo, piccioni viaggiatori e pizzini, fino a quando ricevo un suo messaggio con scritto “18:30 Y”.

Mi presento a casa sua un giovedì sera all’orario stabilito, lui esce di casa con un cappola in testa, mi fa un segno di saluto con il capo, mi stringe la mano e apre la porta della cantina dicendo “andate giù, io arrivo”. Io e i miei amici scendiamo vedendo bottiglie ovunque, attrezzi vari e un angolo che dev’essere quello degli omaggi dei visitatori. Dopo qualche minuto, Yves mi guarda e dice “parlare tutti francese?”. Io rispondo che loro non lo parlano benissimo ma di stare tranquillo perché capiscono tutto senza problemi. “Allora non posso dire stronzate”, ci risponde, porgendoci i bicchieri e andando a prendere il primo vino.

Ci dà in sequenza tre vini, partendo dal Nuits-Saint-Georges, quasi non proferendo parola, e io penso che da lì a dieci minuti ci accompagnerà fuori. Poi, finalmente, al Vosne-Romanée (il terzo) mi dice “che ne pensi?”.

Dovete sapere che i suoi vini in gioventù regalano molto meno di altri, sono lontani dal classico Bourgogne tutto frutto e femminile, seducente ed espressivo, la vinificazione è a grappolo intero e i vini risultano molto tannici e criptici, si percepiscono un’energia e una purezza straordinarie ma la parte verde/vegetale li rende meno leggibili di altri. Allora, che fare? Gli dico che sono in fase molto embrionale per essere letti, o mi arrampico sugli specchi e la prendo alla larga?

Decido esprimergli il mio pensiero senza filtri, lui si distende, fa qualcosa che vagamente ricorda un sorriso e mi dice che, se c’è una cosa che non sopporta, sono quelli che trovano venti cose nei suoi vini che lui ancora non sente. Era una sorta di test, fortunatamente superato. Da lì in poi Yves si concede al dialogo e al confronto e ne viene fuori una degustazione bellissima dove c’è posto anche per delle belle risate e tutto questo non ha fatto che rafforzare l’amore che ho per i suoi vini.

Lui non fa il personaggio come molti, lui È un personaggio, tranchant nei giudizi e senza peli sulla lingua. In quelle due ore ho sentito come minimo cinquanta volte la parola “merde” e altrettante la parola “stupide” rivolte all’uso esasperato dei legni, al mercato ingordo che richiede vini di pronta beva, ai troppi vini che non durano, e a tante altre cose.

Secondo lui serve pazienza e dare il giusto tempo a un vino di svilupparsi.

Ormai i vini che fa lui sono una rarità per il consumatore medio che acquista qualcosa di fascia alta e comunque vuol godere in tempi brevi, Yves è talmente stimato come vigneron che cura anche la vinificazione di De Courcel, mostro sacro della Côte de Beaune, con risultati uguali, dando vita a Pommard di lunghissimo respiro e di classe sopraffina, inoltre fa consulenze in mezzo mondo.

I suoi vini, per una serie di motivi (alcuni a me noti e altri sconosciuti), sono fortunatamente fuori dal circuito speculativo e oggi, tra quelli che vengono considerati grandissimi, sono tra i pochi rimasti acquistabili a cifre umane. A patto di trovarli perché comunque i suoi estimatori non mancano e le bottiglie sono comunque poche.

Con gli amici che erano con me e altri bevitori seriali ci siamo regalati una giornata con i suoi vini con qualche anno sulle spalle (che comunque son sempre pochi) e i risultati, manco a dirlo, sono stati stupefacenti.
Yves, spingendo al massimo la maturazione delle uve e al tempo stesso le parti dure, ci consegna vini compressi in gioventù, che hanno bisogno di molto tempo per diventare unici ma quando escono e si mostrano lasciano un segno indelebile regalando squarci della Borgogna più autentica, forse non più di moda ma come diceva qualcuno: “L’eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare”.

Oggi ci divertiamo con quattro bottiglie di cui vi racconto con grande piacere. Piccola premessa: i vini sono stati aperti due ore prima della degustazione e risentiti dopo altre due ore dai primi assaggi e tutti sono stati un crescendo continuo.

Nuits Saint Georges les Vignes Rondes 2010
Che il millesimo sia stato baciato da Dio si sente subito al naso, il vino è diritto e tagliente, erba trinciata e mentolato seguito da cola e spezie piccanti, il frutto impiega un po’ a crearsi un posto nel quadro olfattivo con una marasca. L’attacco al palato corre diritto come fosse lanciato a duecento all’ora sull’autostrada, sembra non voglia nemmeno perder tempo per andare a toccare tutte le parti della bocca. Chiude netto su liquirizia ed anice poi pian piano le sensazioni dolci fanno retromarcia ed allungano la persistenza. A quattro ore dall’apertura è cresciuto in modo esponenziale in tutte le sue parti regalando una sfumata di goudron che mette il sigillo finale ad un grande vino. Da tenere in cantina come minimo altri quattro-cinque anni a farsi ancora un po’.

Gevrey-Cambertin Les Craipillot 2009
La maggior ampiezza dell’annata gioca un ruolo fondamentale già al naso, più voluminoso, carnoso ed espanso il frutto rosso in evidenza si snoda tra ciliegia matura e accenni di melograno, complice il calore del millesimo sono presenti ricordi mediterranei terriccio pino marittimo e tabacco da sigaro. Il sorso è definito e compiuto, avvolgente e godurioso con le parti dure molto integrate nella fitta materia. Risulta meno mobile del Nuits ma decisamente più vicino al punto di completa maturazione. Qualche anno anche qui non guasta ma già oggi è una bomba. Altra grande bottiglia.

Echezeaux 2014
Millesimo che personalmente amo come pochi, la sua capacità di esaltare i piccoli dettagli è una cosa che mi fa impazzire.
La prima sensazione è più emotiva che gustativa, si percepisce subito l’energia solo da come si muove nel bicchiere e da come il frutto scuro sembra saltar fuori dal bicchiere. È una versione maschia di questo Grand Cru ancora bisognosa di sfogare le sue esuberanze, i tannini sono in prima fila e lavorano ai fianchi la bocca che non riesce a domare la struttura e l’energia. Vino che ha bisogno di tantissimo tempo per affinare tutti gli elementi anche perché, seppur in fase giovane e arrogante, colpisce ugualmente per l’equilibrio. È tutto tanto.
Mi è piaciuto molto, scommetterei su un suo futuro radioso. Compratelo per i vostri figli e bevetelo il giorno del loro matrimonio e probabilmente sarà pronto .

Vosne-Romanée Les Suchots 2007
Una esplosione di fiori secchi, rose e cenere. Di colore chiaro, il vino comincia a spogliarsi per raggiungere la sua essenza balsamica ed orientale con note di carcadè e arancia amara. La dolcezza di Vosne esce con una purea di fragoline di bosco mentre la parte di cenere diventa una vera affumicatura fondendosi a le spezie anch’esse dolci. Naso orgasmico e perfettamente definito, si aggiunge una nota selvaggia di piuma bagnata. La beva è la quintessenza della Borgogna , “maestoso nelle sue mille sensazioni delicate” chiude infinito e via al prossimo sorso. È il vino più compiuto del giorno e quello con più spalla che probabilmente verrà superato in struttura dell’Echezeaux con il tempo ma in questo momento lo metto senza dubbio tra le migliori esperienze che si possano fare in Borgogna. Un liquido magico che una volta incontrato non scorderai più perché l’asticella viene alzata di un paio di tacche. Bottiglia pazzesca

Yves Confuron fa vini per bevitori pazienti, vini che quando ti ci approcci devi scordare tutto quello che hai bevuto fino ad ora perché non puoi metterli in nessuna casella se non in quella che creerai appositamente per lui.

Fra poco lo rivedrò in visita da De Courcel e sono già emozionato come un bambino.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

10 Commenti

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Vale sempre il discorso fatto con la visita a Madame Leroy: se decidete di andare in camper, vi porto io andata e ritorno..... Porto anche un paio di chili di cappelletti fatti in casa.

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rudi alias Dott.Conti

circa 2 anni fa - Link

vini emozionali raccontati in maniera banale e scontata...fantastico il passaggio"decido di esprimere il mio pensiero senza filtri"....bisognerebbe farlo sempre o stare zitti sopratutto blogger che vogliono fare divulgazione alternativa

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Roberto1976

circa 2 anni fa - Link

Il peggior articolo è sempre meglio del solito commento del cavolo...

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Dott.Conti alias rudy

circa 2 anni fa - Link

Beeee

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Cosa intende per "divulgazione alternativa"?

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Dott.Conti alias rudy

circa 2 anni fa - Link

Intravino è un wine blog collettivo, originale e indipendente 

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josè pellegrini

circa 2 anni fa - Link

Caro Daniel riesci a far degustare insieme a te . Mi sono annotata "r icordi mediterranei".Bello.Dei commenti precedenti non ho capito nulla, pazienza. Torna presto....

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Daniel

circa 2 anni fa - Link

Grazie mille davvero Josè , a presto .

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aldo gandolfi

circa 2 anni fa - Link

Ciao Daniel. Ho fatto per anni la comparativa di Confuron dal loro distributore italiano. Secondo me il LORO vino è Les Suchots. Tu cosa ne pensi ??? ciao aldo

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Daniel

circa 2 anni fa - Link

Aldo a me piacciono molte referenze , diciamo che quello lo trovò particolarmente rappresentativo .

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