Divieto di inzuppo

Divieto di inzuppo

di Leonardo Romanelli

Ora che  la certificazione è arrivata con tanto di avviso sulla bottiglia, questa operazione non s’ha da fare: vietato definitivamente l’inzuppo del biscotto di Prato nel Vin Santo toscano, con tanto di simbolo stampigliato sulle bottiglie di Rocca di Montegrossi. Che poi tale divieto si allarghi anche agli altri vini dolci con biscotteria tipica ben venga, se altri produttori vogliono seguire l’esempio ma era soprattutto in Toscana il vulnus da riparare.

Anni passati nella produzione di una sorta di nettare d’ambrosia, un vino definito “dell’accoglienza”, che i contadini offrivano dalle nove del mattino alle otto della sera come ora si propone un caffè, per poi veder rovinato il certosino lavoro con un gesto che colpisce al cuore ogni viticoltore che si rispetti.

Le motivazioni sono sempre legate alla durezza dei biscotti che con l’immersione acquistano maggiore friabilità: il consiglio sarebbe quello di cambiare pasticcere, ma l’azione a fine pasto si è trasformata, nel tempo, in un rito collettivo liberatorio. E più i sommelier sconsigliavano tale pratica e più veniva ripetuta. Ci sono stati critici, come Carlo Macchi, che hanno lanciato come provocazione l’inzuppo della bistecca alla fiorentina nel Chianti Classico, ma nemmeno tale immagine ha fatto desistere gli astanti dal continuare la mossa letale.

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Questo divieto sarà forse il modo di riportare alla ribalta un vino famoso  in Toscana ma difficile da comprendere fuori dai confini del Granducato, che potrebbe diventare un campione se abbinato fresco ai crostini di fegato, ed invece  ha vissuto fino ad oggi una vita da gregario.

L’unico problema del divieto è che normalmente provoca una reazione uguale a contraria. E quindi, attendiamoci atti di ribellione quali la pizza inzuppata nell’Asprinio o le lasagne immerse nel lambrusco: probabile un’azione in tal senso della performer Marina Abramovic, vista a Firenze mentre faceva pratica sull’arte dell’inzuppo.

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

16 Commenti

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Franco

circa 5 anni fa - Link

...l'inzuppata ha il suo perchè, ma vietandola rischiamo di abbassare ulteriormente il tasso di natalità/felicità... insomma, prduttori di vini da inzuppo, pensateci bene!

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Angelo Gajo

circa 5 anni fa - Link

Cioè non si può più inzuppare il biscotto? Se il biscotto è duro, va inzuppato. E che diamine! Non me li ricordavo così bigotti sti toscani...

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massimo pivetta

circa 5 anni fa - Link

veramente in toscana continuiamo a inzupparlo.....

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nicola

circa 5 anni fa - Link

dubito che qualcuno pucci il cantuccio in un calice di vin santo di rocca [per quanto mi riguarda uno dei primi tre vin santo ch.cl.] con quello che costa e per quanto è buono. ma pucciarlo in quella roba che vendono negli autogrill e che si ostinano a chiamare vinsanto può solo migliorare il gusto di entrambi.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Il vinsanto è un capolavoro di profumi e di aromi, se proprio volete ammorbidire un biscotto duro perché non usate un normalissimo vino rosso? Oltretutto è buona norma in cucina giocare sugli opposti, un biscotto dolce pucciato in un rosso a base acida si esalta mentre con un vino dolce stucca.

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Franco

circa 5 anni fa - Link

Perchè buona norma giocare sugli opposti? non si può giocare anche sulle analogie? ovvero dolce con dolce? A me la ciambella piace pucciarla nell'Asti!! :(

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Gabriella

circa 5 anni fa - Link

Mettilo te nel vino rosso, a casa mia faccio come voglio. Questa è la nostra tradizione non ci rompete

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Claudio Ferrucci

circa 5 anni fa - Link

In Abruzzo inzuppiamo i taralli di San Biagio nel Montepulciano.

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andrea celant

circa 5 anni fa - Link

e dopo non si potrà più inzuppare la brioche nel cappuccino? NO, GRAZIE per l'avvertenza, ma io continuo!

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ROBERTO CAINI

circa 5 anni fa - Link

il vin santo all'inizio va bevuto e degustato a se'...... ma poi se si inzuppa un buon biscottino di prato... perche' no...?

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nello

circa 5 anni fa - Link

pensassero a fare il vino... io poi lo compro e ci faccio quello voglio!

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Ruggero Romani

circa 5 anni fa - Link

Che ingenuo! io pensavo che la proprietà fosse lo ius utendi et abutendi....

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Redo Cherici

circa 5 anni fa - Link

Chi inzupperebbe un cantuccio in un Sauterne o in un superbo passito di Pantelleria? Credo che il divieto (provocatorio) sia riferito a vinsanti sopraffini quasi da meditazione. Se poi si ha per le mani un vinsanto del nonno...evviva il cantuccino!

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Gurit

circa 5 anni fa - Link

Ricordo benissimo la faccia dei turisti stranieri in Toscana seduti al tavolo in fianco a me, quando come dolce ordinai Cantucci e Vin Santo...e giù di inzuppo violento...quelle erano facce di invidia! Altro che bandirlo! Ahahaha. Anzi, solo perché non era in carta, altrimenti mi sarei fatto anche pesca noce e vino rosso :-)

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Renato

circa 5 anni fa - Link

Si inzuppano, certo che si inzuppano. L'essenziale che non sia un Vin Santo doc ma quel vino aromatizzato marroncino da 3,20€ a bottiglia da 1,5 litri che viene offerto in molte celeberrime trattorie fiorentine ben conosciute anche dall'autore dell'articolo.

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Guido

circa 5 anni fa - Link

Una decina d'anni fa, puntata di Linea Verde a Terricciola (PI). Paola Palazzi (mia prozia), Az. Agr. Sorelle Palazzi, viene invitata col Vin Santo per la chiusura della puntata. Il presentatore fa: "e per finire... un bell'inzuppo col cantuccio". Lei lo guarda malissimo, si chiude la diretta e se ne va praticamente senza salutare nessuno. "Andiamo via subito..." mi dice.

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