Diventa anche tu produttore di vino per un giorno

di Alessandro Morichetti


Un amico tempo fa disse che il livello supremo della passione è produrre vino. Mah. Ho passato un anno in campagna per stare dalla parte del produttore e non nego le affinità tra fare vino e accudire un figlioletto. Potare e cambiare pannolini non sono poi sport troppo diversi. Io che sono pigro faccio anche fatica a mettere in opera il mio kit del piccolo birraio, figurarsi col vino. Sta di fatto che la provocazione lanciata da Giovanni Dubini dell’azienda Palazzone – uno che ha avuto talento e testardaggine per credere nella bistrattata doc Orvieto – ha il suo porco fascino.

Ammazza quante scelte ci sono da prendere. Uve autoctone o internazionali? Quanti ceppi per ettaro e come posizionarli? Poi i trattamenti: il meno possibile a prescindere o tutti quelli che servono per dormire sonni tranquilli? Il capitolo lieviti aprirebbe una parentesi di 700 pagine che se la batte col dilemma tra botte grande per 15 anni di affinamento lento e romantico vs legno piccolo e turbomodernista per 18 mesi. Finito il vino ci sarà da scegliere nome, bottiglia, etichetta, prezzo in base al posizionamento di mercato e chi più ne ha più ne metta. Insomma, un bel casotto ma il progetto è intrigante. Suvvia, avanti col capitolo “sogni nascosti e bagnati di vino che il mondo deve sapere prima dell’Apocalisse”. Tentare non costa nulla.

Disclaimer: questo è un post giocoso. Commenti del tipo “siete davvero superficiali: numero e qualità dei trattamenti dipendono dalle condizioni pedoclimatiche della sottozona di riferimento” verranno inesorabilmente bannati e girati al nostro psicoterapeuta familiare di fiducia.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

21 Commenti

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kenray

circa 13 anni fa - Link

io metto parte dei capitali iniziali e voglio fare il CEO, mi occupo del marketing, della bottiglia del nome e dell'etichetta del prezzo. voi di produrre il vino. intanto i nomi ce li ho già in testa, sono molto internazionali : "soul wine" il suffisso seguito da "red" , "white" e "bubbles" venduti in bottiglie che chiameremo per una ragione di marketing "soul cell" a forma rotonda, tranne che per le bollicine che saranno a forma piramidale, con tappo stelvin (kobler ha ragione anzi ragionissima) salvo che per lo spumante e con una etichetta diversa per i bianchi i rossi e le bollicine ovvero tre raffigurazioni diverse di dipinti di Tamara De Lempicka, venduti tutti al prezzo politico iniziale di 50 euro. ho già in mente anche il testimonial (segreto, ma è una gran gnocca). la location per il lancio sarà in quel di Antigua

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ag

circa 13 anni fa - Link

Buongiorno. Quella è la parte poetica. Poi viene il difficile: venderlo e, se possibile, incassare. Buona giornata.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

ho la soluzione anche per questo tranquillo, sono o non sono il CEO?

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ag

circa 13 anni fa - Link

Allora mi propongo come finanziatore delle tue giocate al SuperEnalotto :-)

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Armando Treccaffé

circa 13 anni fa - Link

Grande Ken, voglio lavorare con te, 6 sempre er mejo de sto sito...ma quanto T fai dare?

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Alessandro Bertinelli

circa 13 anni fa - Link

Chi si offre a farmi gestire autonomamente 2000 metri di vigna. Ecco il mio progetto: Zona IGT UMBRIA Sangiovese grosso, allevato ad alberello, botti grandi (ovviamente interventi in vigna ed in cantina zero). Ho tutto. Sia agronomo ed aiuto enologico.

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Palazzone Orvieto

circa 13 anni fa - Link

Se vi puo' interessare noi vi proponiamo una soluzione... http://lowine.palazzone.com/ Visitare per credere!

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

S'io fossi produttore aspetterei per diventarlo un'età matura. Quel momento di grazia in cui qualcosa già si sa e qualcosa ancora si può. Prima viaggerei con il corpo, la mente e il cuore perché una volta piantata la vigna e raccolta l'uva la dedizione deve essere totale, se veramente volessi diventare produttore e non solo un'avventuriero. Mi sceglierei dei compagni di lavoro e passione perché fare vino deve essere un'esperienza da condividere e non una mistica solitaria. Diventerei paziente, il vino ha bisogno di tempo. Sarei ostinato nell'amare l'uomo e la natura perché il vino vero é figlio dell'unione fra queste due realtà. Cercherei di essere attento al lavoro degli altri e anche ai loro giudizi, ma sordo alle parole invidiose e ai giudizi affrettati. S'io fossi produttore sarei ciclicamente ansioso, arrabbiato e mai completamente soddisfatto. Non sarei mai ricco. Ma sarei intimamente felice, perché produrre vino é un lusso quieto e appagante.

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enrico togni viticoltore di montagna

circa 13 anni fa - Link

S’io fossi produttore aspetterei per diventarlo un’età matura. MI MANCA una volta piantata la vigna e raccolta l’uva la dedizione deve essere totale. CIELO Mi sceglierei dei compagni di lavoro e passione perché fare vino deve essere un’esperienza da condividere e non una mistica solitaria. CIELO Diventerei paziente. CIELO Sarei ostinato nell’amare l’uomo. MI MANCA Sarei ostinato nell’amare la natura. CIELO S’io fossi produttore sarei ciclicamente ansioso, arrabbiato e mai completamente soddisfatto. CIELO (parole sante) Non sarei mai ricco. CIELO (purtroppo) Ma sarei intimamente felice. MI MANCA

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Corollario perfetto caro Enrico Togni, la differenza é che tu sei un giovane produttore con i piedi per terra ed io una signora matura con la testa fra le nuvole a cui piace sognare.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

ragazzi ma davvero vogliamo produrre vino? e buono magari. maddai. ci sono già quelli che lo fanno e meglio di noi sicuramente. su su noi dobbiamo vendere un idea, una tendenza, uno status symbol. dobbiamo indirizzare i consumatori e i mercati. promuovere un territorio un vitigno un marchio. dobbiamo diffondere il made in italy e globalizzare il prodotto. alzare il pil creare forza lavoro. investire in tecnologia e in professionalità. il liquido delle "soul cell" è un fatto meramente secondario. o il nostro è potabile, quindi vendibile (e un cazzone che dice che è buono da qualche parte si trova) oppure no. se no ce lo compriamo da qualcuno che lo fa decente e lo mettiamo in bottiglia.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Sei sicuro che non sei già Presidente di qualche Consorzio o CEO di qualche casa vinicola prestigiosa? Queste idee non mi suonano completamente nuove.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

da noi abbiamo esperti che studiano queste cose ti faccio un esempio: se per ipotesi la mia azienda vendesse chessò.. mutui quale sarebbe la maniera migliore per venderli visto che sul mercato altre mille lo fanno e magari a costi inferiori? intanto ti faccio capire che essere mio cliente è glamour che puoi vincere un ipod se apri il conto che magari avrai un bancomat personalizzato e molti servizi gratis (però compresi nel costo del mutuo anche se non te lo dico) che le mie impiegate sono molto più carine che potresti essere membro di uno speciale club clienti con offerte mirate e super concorrenziali (future sia chiaro) che avresti un consulente di fiducia per i tuoi investimenti e soprattutto che siamo una azianda con rating aaa+ e dormiresti sonni tranquilli con noi. (per la cronaca sappiamo tutti come vengono calcolati i rating)

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

gia' visto. Il fatto e', che lo si creda o no, che con il vino non si fanno i soldi (quelli veri dico), al massimo si campa. Chi si presenta con aria da gran ricco e' perche' molto probabilmente i soldi li aveva gia' prima. Tutte, e dico tutte davvero, le grandi aziende del beverage, Costellation Brands, Diageo, hanno poco vino e quello che hanno stanno cercando di venderlo (con l'eccezione di LMVH, che pero' in realta' vende lusso piu che vendere vino). Il prodotto piu' remunerativo e' la Vodka, non sa di nulla e non deve sapere di nulla, la fai senza avere nulla di agricolo, la mattina e' pronta la sera e' venduta.

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

@ giampaolo. Dici che "con il vino non si fanno i soldi (quelli veri dico), al massimo si campa" Domanda : cosa vuoi di più ?

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

@Nic: Risposta: fare i soldi (quelli veri dico). Perche', non si era capito? :)

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Un taglio bordolese nel centro del cru CANNUBI!!!! ovviamente con microossigenzaioni, osmosi inverse, lieviti selezionati, e uso estensivo di legno piccolo con buona tostatura. Tiratura massima 5.000 bottiglie in un ettaro circoncluso da muretto stile borgognotto. Manco a dirlo la bottiglia si chiamerebbe "Clos du Sacrilège" e costerebbe intorno a 250 euro al pubblico p.s. ora so di avere una taglia pendente sulla mia testa :-)

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

dimenticavo: il mio "Clos" ha anche una riserva che quando viene prodotta ha un prezzo di uscita triplo e in più da un migliaio di piante poste nel cuore del "Clos" si fa anche, questo ogni anno, la "Selection parcelaire" (400 euri)

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Gabriele S.

circa 13 anni fa - Link

Suckling ha già dato 100/100 ad entrambi!!

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gionni1979

circa 13 anni fa - Link

Sarebbe favoloso, ma forse è meglio lasciar fare il vino a chi lo sa fare!!!! Ce ne sono anche troppi che lo fanno per sport!!!! Cmq deve essere veramente godurioso presentare un calice dicendo " Questo è il Mio vino! "

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

In Italia c'è troppa gente che scrive libri: da Giorgio Faletti a Bruno Vespa. Poca gente che i libri li legge. Gli stessi Faletti e Vespa hanno ammesso pubblicamente di non conoscere i classici della letteratura italiana ed internazionale. Purtroppo accade la stessa cosa con il vino: troppa gente che fa vino e pochi che lo bevono. Troppe volte, esterrefatto, parlando con produttori o enologi, scopro che sconoscono le BASI dell'enologia mondiale. E' come volere scrivere un libro senza sapere chi è Dante Alighieri o Emile Zola. Anche tra gli addetti ai lavori c'è chi non conosce i fondamenti dell'enologia e confonde un bordolese con un borgognotto. Il vino è cultura, ahimè. Non è una frase snob. E' la verità. Ci sono fin troppe persone che fanno vino. Dovremmo dare una sfrondata e lasciare che il vino lo facciano solo coloro che sanno cosa il vino è. Ci sono già troppi improvvisati, ed ignoranti, cultori del "terroir" e del "vino vero" mescolati ad industriali furbetti che mercificano vini coca-cola. E' già difficile oggi trovare un singolo vino veramente buono: non complichiamoci troppo la vita.

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