Dialogo fra sordi
di Antonio TomacelliDialogo immaginario tra enotecario e ristoratore.
—Ristoratore: …te l’ho già detto e ripetuto un migliaio di volte: la stessa bottiglia di vino nel mio ristorante costa di più perchè io ho costi di gestione più alti, chiaro?
—Enotecario: Fammi un esempio, sono lento a capire…
—R.: La mia cantina, per dire, contiene centinaia di etichette e, a volte, più annate di uno stesso vino. I costi di gestione di cantina e magazzino sono enormi.
—E.: Beh, anch’io ho un magazzino pieno di ogni ben di Dio, che vuol dire? Vuoi una verticale di Sassicaia? Accomodati, terzo scaffale giù in cantina.
—R.: Non sei ancora convinto, eh? Pensa che nel ristorante se una bottiglia sa di tappo, torna indietro a mie spese!
—E.: Anche da me, se è per questo: ogni anno il due per cento delle bottiglie va a farsi benedire.
—R.: Sai quante spese sostengo per viaggi, fiere e degustazioni? Credi sia facile trovare buone cantine e vini di pregio? Io non aspetto mica i consigli dei rappresentanti, caro mio.
—E.: Ma se all’ultimo Vinitaly eravamo vicini di stanza! C’è bisogno che ti ricordi quanto eri ciucco dopo Benvenuto Brunello o le volte che ci siamo incrociati su e giù per l’Italia?
—R.: Le spese di fitto: pago un fitto altissimo per essere in centro. Hai idea di quanto pago ogni mese?
—E.: Eccome. La mia enoteca è a due passi dal tuo ristorante! No, dai, provane un’altra…
—R.: Ecco, ci sono: il sommelier. Hai spese per il sommelier, tu?
—E.: No, ma ho un paio di dipendenti che pago profumatamente e anche qui siamo pari e patta.
—R.: Il servizio! Carta dei vini, temperatura di servizio, apertura bottiglia, versare il vino nel bicchiere o nel decanter…
—E.: Tutta scena che ai tuoi clienti fai pagare profumatamente. La verità è che nel ristorante il vino costa il triplo dell’enoteca, e qualche volta anche di più!
—R.: Non è vero!
—E.: Si che è vero!
Chi vuole continuare?