Della grave crisi di una parte del mondo del vino si parla molto poco

Della grave crisi di una parte del mondo del vino si parla molto poco

di Jacopo Cossater

È stato diffuso qualche giorno fa da ISMEA, ente pubblico la cui sigla sta per Istituto di Servizi per il mercato agricolo e alimentare, un ampio report dedicato proprio al mercato del vino in Italia e nel mondo prima e dopo il Covid-19.

Si tratta di un documento particolarmente interessante perché delinea, forse per la prima volta da un anno a questa parte e in maniera così precisa, la profonda crisi che sta attraversando il settore del vino, in Italia e non solo. Tanti i passaggi interessanti, dall’effetto della pandemia sul commercio internazionale del vino durante i primi mesi di lockdown (pari a un calo del 20% in valore e del 9,1% in volume) a quei Paesi che hanno sofferto maggiormente di questa flessione (la Francia, più di altri). Dal tracollo che hanno avuto alcune specifiche tipologie (i vini spumanti sono calati del 31% in valore) al successo di altre, bag in box in testa specie nel canale retail, quello dei supermercati (+10%).

Screenshot 2021-03-02 at 08.16.19In particolare, nel report vengono riportati i risultati di un sondaggio effettuato su una base di oltre 300 aziende dal quale è risultato che solo il 3% di esse può ritenersi soddisfatto di come è andato il 2020, per le quali la pandemia non ha causato “nessun impatto” sulle vendite. Soprattutto, il 64% delle cantine oggetto del focus prevede per il 2020 una riduzione del fatturato, per la stragrande maggioranza superiore al 20%. Un dato che appare particolarmente drammatico anche alla luce del fatto che il settore del vino in questi mesi non è mai stato, o quasi, al centro del dibattito economico. Si è parlato moltissimo di e-commerce e di quanto questo sia cresciuto ma in nessun caso o quasi è canale che è riuscito a compensare le tante perdite causate dai vari lockdown, ancora in corso nella maggioranza delle regioni italiane.

Se da una parte è infatti vero che le cantine che lavorano quasi esclusivamente con la grande distribuzione organizzata, spesso molto grandi, hanno chiuso un 2020 senza grossi danni dall’altra c’è tutto un enorme mosaico di cantine medio/piccole – quelle che spesso noi preferiamo – che sono in grandissima difficoltà, il cui unico sbocco commerciale o quasi era quello della ristorazione, in Italia e all’estero. Cantine che tuttavia mancano di rappresentanza: la stessa FIVI – la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, la più grande – ne conta circa 1.300 per 13mila ettari complessivi di vigneto e 95 milioni di bottiglie prodotte, una piccola percentuale del totale.

Screenshot 2021-03-02 at 08.22.53Da una parte quindi cantine che in queste settimane mandano comunicati stampa dai toni più o meno trionfali, che annunciano cioè aumenti di fatturato in netta controtendenza rispetto al mercato, e dall’altra aziende agricole (moltissime) che si ritrovano le cantine piene di vino, che in molti casi continuano a imbottigliare nella speranza il 2021 a un certo punto prenda un verso accettabile (nonostante il mercato dello sfuso abbia visto una flessione minore rispetto ad altre tipologie: -7% in valore nel periodo marzo-maggio 2020).

Un mondo del vino che è quindi molto disunito, almeno nella sua percezione. Un problema, perché se le difficoltà della ristorazione sono sotto gli occhi di tutti quelle dei suoi fornitori e della filiera che questa ha alle spalle, vino in testa, sono in larga parte ignorati sia dall’opinione pubblica che (di riflesso?) da quella classe politica che li dovrebbe tutelare.

[immagine: Rocco Stoppoloni; grafici: ISMEA]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

3 Commenti

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Tiziana Sarnari

circa 3 anni fa - Link

Grazie di aver fatto un articolo sul report Ismea!!!Buon lavoro

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Stefano Cinelli Colombini

circa 3 anni fa - Link

Ho letto il report ISMEA, e mi lascia molto perplesso. Soprattutto perché non è coerente con i dati sull'export, essi pare di provenienza pubblica, che indicano un aumento sia in valore che in volume. E allora delle due l'una, o il rapporto sull'export è sbagliato o le vendite in Italia sono calate di più del 40% in valore. Il che è certamente inesatto, almeno a livello di media nazionale. Temo che questo dato sia come quello di Cantina Italia, che in teoria dovrebbe essere esatto al litro perché con la smaterializzazione dei registri dovrebbe essere così. E invece non torna manco per niente. Ah, giusto per nota, non è vero che le cantine medie e piccole sono prive di rappresentanza. Ad esempio nel mio Consorzio del Brunello valgono i due terzi dei voti, e hanno da sempre la maggioranza in CDA. Anche in molti altri Consorzi Toscani è così. Certo, se non vanno a votare, se non sanno coordinarsi e se non sanno fare alleanze è difficile che riescano ad avere peso, ma questo vale per qualunque categoria. Sta a loro farlo.

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Rolando

circa 3 anni fa - Link

Le piccole cantine e le piccole aziende agricole hanno esattamente quel problema, ossia che sono piccole e fanno più fatica ad accedere a canali alternativi per la distribuzione dei loro prodotti. Mettere in piedi un e-commerce non è semplice, quindi si devono affidare alle piattaforme esistenti, e sarebbe interessante sapere quanto siano rappresentate nei marketplace. Poi c'è il problema dei dati sottolineato da Stefano, fonti diverse hanno dati differenti e non confrontabili. Anche guardando il mercato dal punto di vista del consumatore, difficile trovare dati relativi a fasce d'età e localizzazione geografica, ad esempio.

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