Del perché l’Italia non sarà mai la Francia del vino spiegato con un telegiornale

di Alessandro Morichetti

Buon per chi, dal Vinexpo, porta a casa una fotografia delle magnifiche sorti e progressive del vino italiano, bordolese e mondiale. Noi abbiamo intercettato uno dei tanti tg francesi e la depressione sale: altro che Italia primo produttore mondiale, quando i cuginastri vendono una cassa di Château Margaux al prezzo di un bancale di Tavernello. Ebbene, ti svegli di mattina e alla televisione (BFM tv) partono due servizi sostanziosi sul vino, patrimonio nazionale e basta. Inaugurazione della nuova cantina di Château Cheval Blanc – investimento di 13 milioni per il premier grand cru classé A di Saint Emilion, e 4-minuti-4 sul Vinexpo: si è parlato di viticoltura e cose serie, mi dicono, non come da noi. Sotto Vinitaly, oltre un’inquadratura dell’ingresso incasinato che si dissolve nel fondoschiena di una standista procace non andiamo, al netto dell’analisi trionfale del signor qualcuno di turno.

In Italia, un tg non parlerebbe seriamente di vino e cantine neanche se Angelo Gaja inaugurasse un rodeo per cavalli biodinamici in mezzo a Sorì San Lorenzo. È l’approccio culturale che invidio, il senso di rispetto che i francesi hanno quando parlano di vino, quasi gli scorresse nelle vene. Da noi servono numeri, fiere baldanzose, un morto per strada o la vendemmia notturna per fare notizia. E questo mi rattrista.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

22 Commenti

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bacillus

circa 13 anni fa - Link

Ah, "ti rattrista". Eppure ne sei uno dei protagonisti. Dura la vita appena si mette il naso fuori, eh?

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Carlo Cleri

circa 13 anni fa - Link

Certo che se l'informazione vinicola deve passare al vaglio di direttori come Minzolini cosa ti aspetti? "tutto va ben Madama la Marchesa e... il vino italiano è sicuramente il migliore del mondo.!"

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

ottimo commento Alessandro, condivido in toto

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

L'intervento di bacillus mi sembra un po' troppo sferzante; ciononostante ci sono delle verità. Intravino di base propone un modello divulgativo spesso superficialmente divertente, a volte irritante, meno volte (diciamo quasi mai) "serioso". Chiunque di noi, commenti o scriva è in parte responsabile di proporre questa "ricezione" del messaggio vino e non può inca...rsi con il resto del mondo se in Francia sono forse più ingessati ma fanno quadrato. Lo sport nazionale, non solo su questo blog, è quello del "distinguo": "Gaja è buono ma...", "il Tignanello non è più quello di una volta" e via discorrendo. Forse dobbiamo ancora capire l'utilità di far quadrato e di mostrare al mondo orgoglio per un "Luce" da 100-100 (a prescindere dai gusti personali). Insomma ancora non abbiamo imparato bene l'aneddoto del proprietario dei terreni confinanti con chateau d'yquem (in altre vulgate lo chateau in questione è lafite.... l'importante p il senso). Alla richiesta del perchè i suoi vini costassero venti/trenta volte meno di quelli del blasonato vicinio la risposta fu grossomodo che "anche la vagina e l'ano sono limitrofi; ciononostante c'è immensa differenza". Vorrei conoscere un produttore italiano in grado di esprimere (magari in modo più garbato) un concetto come questo

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Ciao Francesco. Sono solo in parte d'accordo con te, perchè c'è una differenza sostanziale tra l'Italia e la Francia. In Francia certe cose, da noi usuali, non accadono. Come dici tu per i francesi il vino è un patrimonio nazionale. Ed è così, l'ho constatato di persona. Nessuno, lì, si permetterebbe di "rovinare" un patrimonio come il vino. In Francia non vedrai mai un bordolese o un borgognotto mescolato con vitigni "esteri". Non lo farebbero mai, sarebbe come "stuprare" un vino. Da noi accade l'esatto contrario. Cosa fa un produttore quando vuole vendere di più? Pensa a come stuprare il proprio vino. Lo mescoliamo al cabernet o lo mescoliamo al merlot? Usiamo lieviti aromatici che ti danno un'impronta bordolese? Usiamo tannini aggiunti? E' troppo "scarico"... lo coloriamo? Ha poca consistenza... lo concentriamo o usiamo enzimi "d'elevazione... o entrambi? In Francia queste cose le fa, entro certi limiti di pudore, la scuola enologica di Michel Rolland, a Pomerol. Ed alcuni giovani rampanti (ahimé) di Bordeaux. Credo nessuno in Borgogna: solo un pazzo si permetterebbe di "colorare" il Pinot Noir perchè "scarico". Infine, nonostante io sia culturalmente agli antipodi, ADORO il nazionalismo francese. Un nazionalismo "trasversale" che va da destra a sinistra. Lì anche i sindaci comunisti sono nazionalisti... e fanno bene. Proteggono il loro patrimonio da "incursioni" straniere. L'Italia venderà anche milioni di ettolitri di "tavernello" e qualche bottiglia da 100 euro "taroccata". Loro difendono con le unghie i loro Vosné-Romanée e gli Chateau. Questa è la differenza.

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Non sarei così drastico nel sottolineare il "purismo" francese. forse hai dimenticato i container pieni di primitivo et similia per dar colore ai bordeaux. Se vogliamo trovare le magagne, ne troviamo in quantità pari alle nostre anche in Francia Tanto a Bordeaux, quanto in Borgogna... per non parlare della champagne con alcuni prodotti elaborati con chardonnay Rumeno o di Kimmeridge (apro un parente: chi pensate che ha piantato chardonnay e pinot nero nel settore meridionale della Gran Bretannia??? open your eyes please!). Le differenze non sono sul purismo etico, sono pratiche: i franzosi da quasi settecento anni vendono vino alle corti Europee con una impostazione "commerciale", Se non avessimo avuto il Marsala, il Barolo (guardacaso concettualmente nato da mani francesi) e il Brunello Biondi Santi avremmo continuato a fare vino per consumo personale o, al limite, indigeno regionale. Come la Baronessa Lafite Rothschild ebbe modo di spiegare 20 anni fa a un tronfio produttore italiano pionere del vino di qualità: "fare vino non è poi così difficile: dopo 600 anni si imparano quasi tutti i segreti".... Fra quei "segreti" ce ne sono diversi che ancora noi non abbiamo imparato (la storia, in questo senso, funziona da attenuante per le nostre mancanze) ma fra tutti, uno in particolare temo non lo impareremo mai. PRODURRE vino per un utilizzo che non sia personale implica il confronto con un mercato di fronte al quale, forse anche per il maledetto-benedetto genius loci italico, difficilmente saremo in grado di fare "sistema", lavandoci i panni sporchi in casa senza troppo clamore.

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bacillus

circa 13 anni fa - Link

Per me, Francesco Fabbretti, sei uno dei pochi che ha veramente capito questo pazzo, pazzo mondo del vino. Ti adoro. Hai un solo difetto. Non hai ancora venduto una bottiglia del mio vino che fosse una. Ma non è colpa tua...

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Ho una mail privata, potresti rivelarti e potrei dirti che magari sto progettando di inserire proprio i tuoi vini, o forse potrei semplicemente spiegarti pacificamente il motivo per cui non penso di commercializzarlo :-)

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Quindi dovremmo lasciar fare "di nascosto"? Insomma, lavare i panni sporchi oppure no? Lasciar taroccare il vino, per un malinteso rispetto del mercato, o intervenire anche con "la mano pesante"? Che significa "fare sistema"?

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Gabriele Succi

circa 13 anni fa - Link

Massimiliano, Fabbretti ha ragione da vendere......ed è vero che è uno che sicuramente ha capito come funziona l'andazzo. Ti racconto in breve cosa mi è successo qualche anno fa: io sono di Faenza, e a Faenza, ben si sa, c'è uno dei più grandi stabilimenti italiani dove si produce vino. Un giorno tornando da non mi ricordo dove, trovai davanti a me in uscita al casello faentino dell'A14, 2 camion cisterna (di quelli che caricano 300 hl.) con targa francese. Facendo lo "spione" industriale, li ho seguiti per vedere dove andavano.... Guarda a caso proprio a quello stabilimento!!! Allora? Come la mettiamo? Ti faccio notare che in quella mega-cantina, il vino rosso presente è composto almeno al 95% da Sangiovese; mentre il vino bianco al 95% da Trebbiano Romagnolo.....entrambe varietà notoriamente autoctone della zona di Bordeaux (eh sì, perchè arrivato a casa, sono andato a vedere il n. del comparto che era esibito sulle targhe dei 2 camion......e corrispondeva a quello di Bordeaux). "A'n sèm mìa tòt fèss....."

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Gabriele, le mele marce ci sono in tutti i cesti. Non credo che la Francia sia esente. Nel mio commenro precedente faccio proprio due esempi: Pomerol ed alcuni bordolesi. Credo che la Borgogna sia abbastanza indenne da questi cattivi maestri. Amo il vino ed adoro, ovviamente, i vini italiani, piemontesi in testa. Però ti posso dire che, secondo me, la qualità francese è una spanna sopra quella italiana. Vado spesso in Borgogna, bevo molti francesi, e ti posso dire che sono mediamente più buoni degli italiani, ed alcuni semplicemente strepitosi. La storia dei primitivo e dei siciliani usati come vini da taglio è vecchia. Me la raccontava mio padre quando ero bambino, non è certo una "novità". I produttori francesi ammettono candidamente che i loro "Vin de Pays" a volte sono tagliati. Non credo che lo siano i Gran Cru di Borgogna o i Premier Cru bordolesi. Ma d'altro canto queste due tipologie rappresentano circa il 5% della produzione francese (ma come valore economico più del 30% del volume d'affari francese). Non credo che si faccia bene al vino continuando a cercare "scorciatoie" ed a "coprire" magagne. Non è questa la strada. I produttori italiani non venderanno una bottiglia in più se sperano di farlo modificando disciplinari e taroccando il vino. E questo non lo dico io: lo dicono le cifre. Una inutile caccia al mercato che passa attraversso lieviti aromatici, tannini solubili e merlot. Che risultati avete ottenuto fino a ora? Patate! I due vini italiano più venduti all'estero (direi che tengono banco) sono Brunello e Barolo: due autoctoni. Sassicaia e Tignanello se lo sognano di raggiungere i volumi di vendite di Brunello e Barolo. C'è una sola via per i produttori italiani, mi dispiace: FARE VINI BUONI. Se poi vuoi "vedere" come in una partita a poker io ci stò. Vedremo in futuro chi aveva ragione.

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silvana

circa 13 anni fa - Link

In Francia, nessun ministro della repubblica si sognerebbe mai di dichiarare che con la bandiera nazionale "lui ci si pulisce .. ...."; nemmeno arriverebbe a pensarlo. Eccetera.

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Francesco Annibali

circa 13 anni fa - Link

hai mostruosamente ragione

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andrea

circa 13 anni fa - Link

Potrei avere una spiegazione di cosa significhi "fare sistema" ?

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

"Fare sistema" significa essere in grado di correggere tutte le eventuali storture nel mondo enologico Italico senza che si accendano i riflettori del chiacchiericcio mediatico sul problema. La Legge VA RISPETTATA. Non troverai mai in me un fiancheggiatore dell'elusione giuridica. Quello che fa la differenza è il metodo con cui si affrontano le criticità. In francia si fa in silezio e si risolve.... in Italia si sbraita, si alza la voce, ci si indigna.... e tuto rimane come prima. Tanto per dare un esempio concreto, La storia degli Chardonnay Britannici e Rumeni in certi Champagne ha radici che vanno ricercate intorno agli inizi degli anni '60. La cosa, sulle prime passata sottobanco dal governo Gaullista era troppo evidente per non poter, alla lunga, suscitare scalpore e venire a conoscenza dei fruitori (gli importatori e i rivenditori già lo sapevano...). La soluzione statale fu quella di ripristinare a denominazione A.O.C. Champagne una zona, la Cote d'Aube, a cui in precedenza era stato tolto il diritto di fregiarsi della suddetta appellazione. Una zona che dista 168 Kilometri (A sud!!!) da Reims, oggi posseduta per oltre l'80% da un gruppo produttore di champagne. Questo è fare sisterma! p.s. Caro Andrea, cerco di scrivere in modo oggettivo, senza che le mie reali sensazioni prendano il sopravvento, solo per farti capire come si "difende" un comparto trainante dell'economia. L'intera faccenda può far inorridire o sorridere di compiacimento per la "furbizia" dei cugini ma non è quello il punto. Noi eravamo partiti dal fatto che i francesi sono stinchi di santo e noi siamo dei quaquaraquà; noi restiamo dei quaquaraquà... loro sono furbi, non PURI

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andrea

circa 13 anni fa - Link

Caro Fabrizio, non possiamo fare sistema come loro poichè non siamo la Francia, il cui popolo ha ben alto il senso della res publica; noi siamo un popolo che si è ridotto in uno stato di servitù volontaria.

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EnotecaRomani

circa 13 anni fa - Link

Quoto e straquoto !! In Italia si fà vedere il vino attraverso i canali di comunicazione pubblici solo dando immagini di bollicine servite al Vinitaly e padiglioni carichi di gente !!

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Massimo Cattaneo

circa 13 anni fa - Link

Il fare squadra o sistema lo sintetizzo in una frase che ho sentito recentemente e trovo che sia perfetta per il mondo del vino italiano: invece di parlare dei difetti dei tuoi amici comincia a parlare dei pregi dei tuoi nemici.

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Che bella frase Massimo.... te la ruberò quando ne avrò occasione. Intanto mi permmetto di aggiungere quello che ebbe a dire Sua Santità Giovanni XXIII nel delicato momento storico in cui rischiammo la III guerra mondiale (Cuba, Baia dei Porci, Missili Russi sulle rampe di Lancio etc. etc.) "Anzichè rimarcare quanto ci divide, puntiamo lo sguardo su quanto, seppur poco, ci unisce"

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Francesco Maule

circa 13 anni fa - Link

bell'articolo Alessandro! anche la' ogni tanto si fanno qualche guerra, ma almeno non la sventolano in piazza...son piu' bravi di noi, e' inutile.

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WALTER MASSA

circa 13 anni fa - Link

CHE BELLO, SIAMO I PRIMI. IO, TU, NOI, SIAMO I PRIMI COME NEL CALCIO, AL BAR DEL VINO SIAMO I PRIMI. I POLITICANTI GONGOLANO, I GIORNALISTI FANNO ARTICOLI, E TUTTI TI FAN I COMPLIMENTI, , , DI AVERE LE CANTINE PIENE. PERO',ESSERE PRIMI POTREBBE SERVIRE, AD ESEMPIO A far la rivoluzione. COME ESEMPIO QUOTIDIANO VI DICO CHE ESISTE UNA ISTIGAZIONE A NON VENDERE IL VINO ALL'ESTERO, COME SE IN ITALIA ANDASSE A RUBA!!!! VENDERE A SINGAPORE SERVE NULLA, IN GIAPPONE LE ANALISI, IN AUSTRALIA UNA ETICHETTA PERSONALIZZATA CON INDICATO L'ALCOOL, IN USA UNA ETICHETTA PERSONALIZZATA,NEI PAESI UE IL DAA(MA DAL 1956 NON SIAMO NEL MEC? O CEE? OGGI UE? GIU' LE FRONTIERE, SU I CASINI TRA ACCISE E RESTO. LA SVIZZERA FINO A 18 MESI FA ERA BUROCRATICAMENTE FACILE OGGI INCASINATA. IERI MI ARRIVA UN ORDINATIVO DA TAYWAN E COME DOCUMENTAZIONE MI CHIEDONO IL CERTIFICATO DI ORIGINE,. PAZZESCO , SIAMO I PRIMI, DETTIAMO LE REGOLE COME ARLECCHINO INSISTENDO SULLA DISONESTA DEI VARI PALAZZI.POSSIBILE CHE PER MANDAR VIA IN BANCALE DI BOTTIGLIE, OGNI VOLTA SIA UNA SCOMMESSA? E QUANDO LA VINCI? QUANDO E SE ARRIVANO I SOLDI. SCUSATE, MA QUESTA E' LA LEGGE DEL QUOTIDIANO.

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Signora

circa 13 anni fa - Link

Ma che cavolo abbiamo da spartire con i Francesi in fatto di vini, sono avanti a noi milioni di anni e comunque non li raggiungeremo mai. Scempio dei territori e gli italiani. Questo è il dramma.

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