Dalla Milano-Sanremo al Giro delle Fiandre, e se ogni grande ciclista fosse una bottiglia di vino?

Dalla Milano-Sanremo al Giro delle Fiandre, e se ogni grande ciclista fosse una bottiglia di vino?

di Redazione

Calvin Kloppenburg ci ha preso gusto e dopo un giro tra i Valcalepio ci porta in bici tra Sanremo e le Fiandre, con una borraccia modificata. [a.m.]

Come la Milano-Sanremo e l’imminente Giro delle Fiandre, ci sono certe degustazioni guidate, dallo sviluppo e magari anche dai contenuti arcinoti: tante chiacchiere prima degli ultimi 20 minuti. A volte, solo chiacchere. È proprio questo che unisce due appuntamenti apparentemente lontani: l’essere unità monolitiche, riti collettivi tanto prevedibili quanto attesi.

Ciononostante, ogni volta che questi momenti si avvicinano in calendario, sale l’acquolina in bocca. Al momento giusto mi piazzo comodo sulla sedia, ascolto eccitato, mangiucchio. Poi guardo l’orologio – i chilometri all’arrivo – e mi accorgo che devo distrarmi un po’ per non essere trascinato nelle sabbie mobili. Finché suona la sveglia.

In un caso, il cenno del relatore che il caposervizio fa suo, chiamando al rapporto la squadra che in una tempesta di tacchi scattanti si unisce in corteo verso le bottiglie. Nell’altro, l’attacco del Poggio per la Classicissima, Vecchio Kwaremont e Patenberg al Fiandre, in pochi minuti riescono ad emettere una sentenza lunga quasi 300 chilometri, trasmettendola alla storia.

Da quel momento, brividi. Attesa, scommesse, verdetti, déjà vu, «ci avrei giurato», estasi, delusione. Finché scendono le lacrime, nel calice come sotto lo striscione d’arrivo di via Roma o al traguardo di Oudenaarde. Così si gira pagina. E, anche se ti riprometti che la prossima volta ti metterai comodo solo gli ultimi 20 minuti, sai già che non andrà così. Tempo tre giorni e già sogni un pomeriggio fissando il plotone inerte su Capo Berta tanto quanto il sentirti ripetere che «Castellina è nota ematica, Radda è acidità, Gaiole è finezza».

Quest’anno, per la prima volta, ho deciso di dare un senso alla mia astinenza da Milano-Sanremo ascoltando un mio delirio: «e se ogni protagonista delle grandi classiche del ciclismo fosse una bottiglia di vino?». Così ho aperto la galleria dello Huawei e scelto le etichette stappate dalla Sanremo 2022 ad oggi che la mia fantasia ha meglio associato ai campioni che hanno animato la corsa.

Per la cronaca: quest’anno si è imposto, con il distacco più ampio rifilato al secondo classificato degli ultimi 29 anni, il neerlandese Mathieu Van del Poel. Partiamo proprio da lui e prepariamo già il divano per il Fiandre di domenica 2 aprile.

Mathieu Van der Poel

Come hanno scritto le penne acute di Bidon, la Sanremo «resta una picchiata verso il mare ed è nel mare che trova la sua essenza». Le cascate di salsedine in faccia, nel suo volo giù dal Poggio, le prende per primo e più forte degli altri. Il grecale, però, non scalfisce l’equilibrio del fuoriclasse dei Paesi Bassi. Sulla lingua (d’asfalto) che si fa spazio tra le calorose serre che costellano il Ponente, scorre bilanciando il peso della gravità a traiettorie taglienti e sinuose. Tornato sull’Aurelia, macina Watt a rotta di collo aumentando il suo margine e tagliando l’arrivo a mani alzate. Insieme al primo premio, guadagna l’ennesimo ingresso nella storia. Una performance di peso e tensione, calore e generosità salina, con una longevità che si misura in decenni, forse secoli: Arbois Vin Jaune Les Bruyeres 2015, Domaine Tissot.

MVDP

Filippo Ganna

Nella sua comfort zone (come se diventare campioni del mondo in pista fosse confortevole) è capace di vincere anche coi freni tirati. Ma alla prova del Grande ciclismo in linea era sempre stato respinto. Fino alla Sanremo 2023. Il gigante parkeriano di struttura e lunghi rapporti ha messo le ali e ha abbracciato la fluidità disciplinare che fa godere il tifoso-bevitore di oggi. In altre parole: basta ai dogmi degli anni Novanta ed evviva un po’ di beva. Il paragone nel calice guarda a un oriente poco esplorato. Vranec, Vranc, Vranac: comunque lo si voglia chiamare. Quel bestione imponente, seduto e marmellatoso del Vranec Grand Reserva 2018, Kamnik (Macedonia del Nord) si trasforma nel digeribile (pur legnoso) ed equilibrato Vranç Reserve 2017, Labi Wine (Kosovo).

Filippo Ganna

Wout Van Aert

Spunto veloce, passo, nerbo, resistenza in salita e sulle lunghe distanze, sommate a una non trascurabile eleganza. In teoria, un potenziale favorito per quasi tutti gli appuntamenti in calendario. A supportarlo, un dream team che avrebbe potuto scortarlo in carrozza fino in volata, sebbene alla partenza di Milano non si sia presentato con gli assi nel mazzo. Insomma, le aspettative su di lui sono sempre alte. Stavolta, però, una squadra blasonata non è bastata e, al momento della verità, è emerso che le gambe non bastavano. Tanta classe sulla carta che, al momento della verità, non trova espressione che emoziona. Una giornata storta: Gevrey-Chambertin Vieilles Vignes 2017, Frédéric Magnien.

Van Aert

Tadej Pogacar

Tour de France e Milano-Sanremo come vino e birra: vette aguzze da una parte e un interminabile lungomare dall’altra. Due lavori diversi, nel ciclismo moderno. Eppure, Nibali che varca l’arrivo di Sanremo a braccia alzate è una fotografia recente che ci ricorda come questa dicotomia sia una frottola da spacciare ai creduloni. Si possono rifilare tre minuti e mezzo a tutti in una tappa alpina così come spianare il Poggio, e il due volte vincitore della Grande Boucle Tadej Pogacar ci tiene a dimostrarlo: che vino e birra non parlano lingue differenti e che hanno pari dignità. Intensità a ventate, schizzi funky, cenni tropical e agrume generoso in un contesto d’erbe, che a primo impatto ricorda certe American IPA: Ageno 2019, La Stoppa.

Tadej

Matej Mohoric

«A tomba aperta»: è con un’immagine molto chiara che il gergo ciclistico dipinge chi affronta le discese in modo spericolato, prendendo rischi altissimi. Tra i funamboli della specialità c’è lo sloveno Matej Mohoric, che proprio in discesa ha costruito il suo successo alla Sanremo 2022. L’ultima volta scese tanto forte che quest’anno gli avversari hanno scelto di correre all’attacco (anche) per avvantaggiarsi su di lui prima dell’inizio della discesa. Il pericolo, infatti, è stato disinnescato: Mohoric è arrivato ottavo. La morale è chiara: se non tieni d’occhio i tuoi amici, questi rischiano di farti fuori la bottiglia prima che lo possa fare te. Matej è beva, e qui ce ne sarebbero da raccontare. Mi piace vincere facile: Foradori 2018, Elisabetta Foradori, che se la gioca con Morgon Cote du Py 2020, Jean Foillard. Bonus “bianco travestito da rosso”: Sebino IGT Marbera 2020, Corti Cugini.

Matej Mohoric

Peter Sagan

Tra i fattori necessari per un buon invecchiamento c’è senza dubbio la conservazione. Nel caso dei campioni dello sport, si tratta per esempio di affermare disciplina, cura del proprio corpo, motivazione e ambizioni. Principi a cui il fenomeno slovacco, su cui il discorso mediatico indugia nonostante le buone performance siano solo un ricordo, sembra non essere votato da qualche anno. All’ultima Sanremo della sua carriera, il tre volte campione del mondo arriva 44°. Per il vino, sappiamo bene che garantire la giusta esposizione al calore, alla luce, all’umidità, alle vibrazioni e alla buona sorte ne favorisce un ciclo di vita sereno. Chi ha custodito questa bottiglia negli anni, probabilmente, non l’ha fatto prestando tutte le cure del caso. E, come Sagan, è arrivato all’ultimo atteso momento della carriera – la stappatura – in una forma non giudicabile. Questa sfiga mi è capitata con un Barbaresco Camp Gros Martinenga 1996, Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy.

Sagan

Calvin Kloppenburg

[Foto cover]

4 Commenti

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vinogodi

circa 12 mesi fa - Link

...Pogacar sta all'Ageno della Stoppa come io a Miss Maglietta Bagnata di Soriso ...

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Mattia Grazioli

circa 12 mesi fa - Link

Pogacar ha una forza incredibile in un corpicino minuto. E un colpo di pedale notevole, d’altri tempi. Ed è anche elegante sulla bici. Non mi viene da pensare ad Ageno, sinceramente…

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Giuseppe

circa 12 mesi fa - Link

Che ne dite di fare un altro pezzo coi ciclisti del passato? 2/3 di questi nemmeno li conosco -:( comunque articolo godibilissimo e piacevole

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Giacomo

circa 11 mesi fa - Link

Con Peterone hai toppato. Il simpatico bifolco andava abbinato ad altre etichette, ed il paese da te citato di buzzurri abbonda.

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