Cos’è Autochtona e 10 ottimi assaggi di ritorno da Bolzano

Cos’è Autochtona e 10 ottimi assaggi di ritorno da Bolzano

di Jacopo Cossater

Questa era la mia prima partecipazione ad Autochtona, manifestazione dedicata alle (nomen omen) varietà autoctone italiane e organizzata all’interno della fiera di Bolzano durante Hotel, rassegna specializzata in hotellerie e ristorazione. Un salone che quest’anno contava circa 60 cantine provenienti da un po’ tutta la Penisola, Alto Adige escluso. Autochtona è infatti manifestazione che occupa una specifica superficie espositiva per 2 giorni. Durante il terzo, grazie a un veloce maquillage notturno, la stessa area ospita Vinea Tirolensis, un grande banco di assaggio organizzato dall’associazione Vignaioli Alto Adige, un consorzio tra piccoli produttori nato nel 1999 che ha come obiettivo quello di “rappresentare gli interessi dei propri soci, di fornire servizi specifici del settore e di rappresentare la cultura vitivinicola dell’Alto Adige” (associazione che vista la comunità di intenti è a sua volta socia della FIVI). Infine: il quarto e ultimo giorno era quest’anno dedicato alla prima edizione di Lagrein Experience, un focus tematico sulla più importante varietà a bacca rossa altoatesina tra conferenze, assaggi, abbinamenti.

All’interno di Hotel si può quindi sempre contare su una parentesi dedicata al vino di qualità, che si tratti di uno o dell’altro banco di assaggio. Ma dicevo di Autochtona: a margine della rassegna gli organizzatori promuovono tra le cantine partecipanti da ormai diversi anni un concorso per eleggere i miglior spumante, bianco, rosso e vino dolce presenti alla manifestazione, un premio che viene assegnato dopo una lunga sessione di assaggio alla cieca da parte di un panel presieduto dal giornalista Pierluigi Gorgoni. Quest’anno ero parte della giuria, condizione che mi ha permesso, oltre a diverse ore passate tra i banchi dei produttori, di assaggiare la quasi totalità dei vini presenti. Un numero di bicchieri davvero importante che ho provato a sintetizzare qui, queste infatti alcune delle cose più notevoli che ho assaggiato durante la mia (breve) permanenza in Alto Adige.

Bugno Martino, Lambrusco Mantovano “Essentia” 2017
Un Salamino a rifermentazione in bottiglia di gran dettaglio, tanto succoso sul frutto (ciliegia e ribes) quanto minerale grazie a una scodata salina che ne impreziosisce la chiusura dell’assaggio. Un esordio particolarmente centrato: questa è la prima annata prodotta, per la prima volta proposta al pubblico proprio ad Autochtona.

Conventino Monteciccardo, Incrocio Bruni 54 “Corniale” 2017
Dovevo arrivare fino a Bolzano per scoprire questo vitigno nato nel 1936 dall’incrocio tra sauvignon e verdicchio e diffusa non lontano da casa, nelle Marche. Un bianco di grande linearità, agrumato (kiwi, limone) e particolrmente saporito. Una sensazione che non è accompagnata da un eccessivo peso specifico, anzi, e che al palato si presenta di gran finezza, con un finale rinfrescante e piacevole.

Fedrizzi, Pignoletto Frizzante 2016
Recentemente premiato da Slow Wine come “giovane vignaiolo dell’anno” Alessandro Fedrizzi ha lo sguardo vivace e le idee chiare (l’azienda agricola alle porte di Bologna è in crescita e dal prossimo anno in conversione biologica). Tra i vini quello rifermentato in bottiglia ha poi un guizzo particolare, tipico e al tempo stesso saporito, centrato, di grande integrità. Un assaggio fresco di sole, tratteggiato da note agrumate anche di acacia e da una leggera punta iodata. In degustazione non ce l’ho fatta a non deglutire.

Balli Vini, Spumante Brut Nature “L’Ancestrale” 2017
Non un caso fosse accanto a Fedrizzi, cantina in cui vengono vinificati tutti i vini targati Balli. Lo spumante (da solo pignoletto, 10 i mesi sui lieviti) è pieno, asciutto non senza una certa cremosità al centro dell’assaggio. Il frutto è bianco e contrasta perfettamente il finale, leggermente amarognolo.

Mario Portolano, Campi Flegrei Piedirosso 2017
Gran colore che sfuma su toni di inchiostro per un vino che schiocca. Belli i toni speziati, molto misurati, che aprono sul frutto e su una singolare nota aromatica, che avvolge e invita all’assaggio. Tonico, profondo e non senza un accenno minerale in chiusura.

Autochtona 2018 - assaggi

Querce Bettina, Brunello di Montalcino 2013
Appena assaggiato ho subito pensato a una vinificazione di grande classicità per un vino di particolare quadratura e completezza. Il profilo olfattivo è caldo, infiammato da una leggera scodata alcolica da cui emergono nelle note di fiori secchi, di tabacco, di frutti rossi non troppo maturi. Nobile nel tannino, fresco nel sorso, di gran persistenza. Che bella scoperta.

Cantina della Volta, Lambrusco di Sorbara Brut Metodo Classico “Brutrosso” 2016
Affilato come solo i migliori Sorbara sanno essere ma non magro, non asciutto, non eccessivamente scheletrico. Un assaggio giocato su piccoli frutti rossi (lampone, fragolina di bosco) e su diversi gradi di acidità, tanto deciso quanto capace di una certa generosità gustativa. Goloso, golosissimo. Nota: si tratta del vino che ha vinto nella categoria “spumanti”.

La Vecchia Posta, Timorasso Derthona “Poggio dello Scagno” 2017
Da una delle vigne più alta della zona un Timorasso di grande articolazione, deciso, soprattutto preciso nell’architettura e nel finale, piacevolmente amarognolo. Nel mezzo tutto il miglior repertorio della tipologia: agrumi e frutta a polpa bianca con un filo di idrocarburi. Energico e disteso. Nota: si tratta del vino che ha vinto nella categoria “vini bianchi”.

Alemat, Grignolino d’Asti “Emilio” 2017
Ah, la travolgente e delicata incisività dei migliori Grignolino. Un assaggio tutto pepe e grinta, convincente nel corpo e disteso nell’assaggio. Una delizia, perfetto nella presa tannica e nel finale, vibrante per freschezza.

Salvatore Murana, Passito di Pantelleria “Martigiana” 2008
Sole e vento in un vino che fa di una leggera traccia di ossidazione il suo miglior biglietto da visita. Sotto poi c’è di tutto, agrumi freschi e frutta candita, in particolare albicocche e datteri, fichi e fiori secchi. Potente ma non grasso, intenso ma non stancante, chiude con una scia di erbe aromatiche di particolare incisività. Nota: si tratta del vino che ha vinto nella categoria “vini dolci”.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

3 Commenti

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Denis Mazzucato

circa 5 anni fa - Link

Che piacere leggere del Grignolino di Alemat! Davvero un bel vino e un vitigno ancora tutto da scoprire! E ci si sta lavorando!

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Lisa Foletti

circa 5 anni fa - Link

Wow, Jacopo, addirittura due vini bolognesi! L'Emilia (finalmente) esce allo scoperto. Non posso che concordare con le tue considerazioni, e ti invito ad approfondire l'Emilia del vino, se non lo hai già fatto.

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Nic Marsél

circa 5 anni fa - Link

Grazie Jacopo, preso nota ;-)

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