Consigli a un giovane degustatore

di Alessandro Masnaghetti

Alessandro Masnaghetti è il direttore di Enogea. Questo articolo è originariamente comparso e solo ieri sul profilo Facebook della rivista (consigliatissimo), utilizzato alla stregua di un blog. A livello sperimentale, lo pubblichiamo anche qui pensando sia cosa gradita.
1. Non so quanto questo possa turbarvi, ma sono convinto che per degustare non si debbano avere delle doti particolari. Bastano un naso, una bocca e se vogliamo anche degli occhi che funzionino a dovere.
Se poi Madre Natura vi ha dato il tocco di Zico o la memoria enciclopedica di Bettane, tanto meglio. In caso contrario, basteranno un bel po’ di allenamento e tanta voglia di conoscere per farvi diventare una specie di Gattuso del vino, che visto con l’occhio del milanista è tutt’altro che da buttare.

2. Volendo imparare ad assaggiare, bisogna ovviamente iniziare ad assaggiare e per farlo bisogna investire su tre fronti: viaggi, studi e bottiglie. Viaggi, per conoscere i produttori e le relative zone di produzione (di tutti i generi, sia i primi che le seconde); studi, per crearvi delle basi tecniche indispensabili (ma senza perdersi nei tecnicismi inutili tipici dei neofiti); bottiglie per potervi allenare con metodo.

3. Quando scrivo con metodo, intendo degustazione alla cieca e comparata. Che siate da soli e in compagnia, questo è l’unico modo per permettere ai vostri sensi di “scavare” con profitto nel bicchiere restando allo stesso tempo con i piedi per terra (e scoprirete più avanti che cosa intendo dire).

4. Volendo iniziare a “scavare” con proficuo, la prima cosa che dovete fare è memorizzare ogni vino che assaggiate perché il primo obiettivo che dovete perseguire è quello di essere in grado con il tempo di riconoscere alla cieca un vino, un’annata, lo stile di un produttore o di una zona in particolare. Quando riuscirete a fare questo non avrete bisogno che qualcuno vi dica bravo, perché ve lo potrete dire da soli.

5. Una volta diventati bravi, la prima cosa che dovrete fare è dimenticare tutto ciò che avete fatto fino al giorno prima (a parte viaggi e studi). Da quel momento in poi dovrete infatti iniziare a degustare alla cieca senza più pensare a ciò che sta nel bicchiere (cosa tutt’altro che semplice). Se così non fosse, il vostro giudizio inizierebbe ad essere guidato più che altro dalle vostre simpatie (o antipatie) e il vino, invece di degustarlo (anche se a voi sembrerà di farlo), inizierete a immaginarlo, perdendo di vista ciò che realmente c’è nel bicchiere e perdendo in un solo colpo anche quel minimo di oggettività che ogni degustatore deve sforzarsi di avere. Non è un delitto, ovvio, ma sappiate che se così fosse potreste anche risparmiarvi la fatica di rendere anonimi i campioni.

6. “Le vin ne doit pas être seulement bon à boire, il doit être bon à penser”. Questa frase l’ho presa pari pari dalla rivista Vinifera di Jacques Perrin e fa da raccordo perfetto con quanto scritto al punto precedente.
La sua applicabilità non è chiaramente universale, ma di sicuro, per una certa fascia di vini, ha una validità pari a quella della legge di gravità. Ciò che distingue l’alcolista dal vero appassionato di vino è infatti l’esigenza di trovare nel vino qualcosa in più del semplice piacere organolettico e quindi qualcosa che lo induca a “pensare”. Il vero problema, non solo da oggi – per la verità, è che il vino, invece di fare pensare, viene troppo spesso “pensato”, specie da chi ne scrive, vuoi perché serve a trasmettere una propria sincera convinzione, vuoi perché fa “fico” e ti fa apparire agli occhi dell’interlocutore come il depositario di chissà quali straordinarie verità.

7. Se volete un esempio, eccovene uno. Nel catalogo di una degustazione organizzata pochi mesi fa da una rivista di settore (pur valida) ho trovato una scheda organolettica in cui la Malvasia di Bosa di Columbu veniva descritta come un vino dalla “dolcezza chiara”. Avendone una bottiglia in fresco, aperta dal giorno prima, sono tornato ad assaggiarla, trovandola di nuovo rigorosamente secca. Non sicuro, il giorno dopo l’ho riassaggiata. Secca, inequivocabilmente secca. Ancora nel dubbio, ho mandato un campione al laboratorio di analisi e il risultato e stato inappellabile: di zuccheri, solo tracce. Così va il mondo.

8. Altro esempio, ancora più calzante. Ad una cena tra colleghi, la maggior parte stranieri, abbiamo aperto (non alla cieca) una grande bottiglia di un grande produttore che si è rivelata – non importa per quale motivo – un’altrettanto grande “monnezza”. Eppure quasi nessuno ha avuto l’onestà e/o il coraggio di esporsi e ha lasciato spazio alle più stravaganti giustificazioni della maggioranza. Qualcuno addirittura è arrivato a scomodare i ricordi dell’infanzia “quando andavo da mio nonno in campagna e sentivo quegli odori che voi giovani non siete più abituati a sentire”. Sarà, ma la merda di vacca (mischiata pure all’aceto) non è esattamente quello mi aspetto quando apro una bottiglia di vino. Così va il mondo.

9. Usando un linguaggio meno “forbito” e senza con questo voler dare ragione ad alcuni tecnici che vorrebbero spiegare il vino solo con i numeri (così sarebbero anche gli unici autorizzati a giudicare il proprio operato), credo che nella degustazione ci siano alcuni punti cardine (ossidazione, riduzione acescenza et similia) che vadano rispettati. In caso contrario la degustazione diventerà sempre più una coperta che chiunque, con un minimo di personalità, potrà tirare a proprio piacimento.

10. E a proposito di personalità eccovi un’altra storiella. Sempre alcuni mesi fa, alla fine di una degustazione alla cieca di Barolo, un assaggiatore giovane quanto bravo e presuntuoso si sbilanciò sul vino del produttore xy affermando, con quell’aria di chi la sa lunga: “vedrete domani, se tra i 2001 ci sarà anche il suo Barolo sarà molto meglio di questo 1996. L’ho assaggiato da lui e ve lo posso garantire”. Il giorno successivo, alla fine della degustazione, l’ardito giovinotto, richiesto di un suo parere su un vino di cui ancora non conosceva il nome, sparò a zero senza tanti cerimoniali. Come potrete immaginare, il vino in questione era il Barolo 2001 del produttore xy.

La morale? Evitate di assaggiare pensando sempre di “ tenere na minchia tanta”* perché Madre Natura, pur se donna, prima o poi vi dimostrerà di avere un paio di centimetri più di voi. E non è una cosa bella.
Soprattutto se siete giovani e nel pieno delle forze.

* cfr Frank Zappa (1940-1993), Uncle Meat, 1969, doppio CD, Rykodisc.

49 Commenti

avatar

gian paolo

circa 12 anni fa - Link

Il Masna è un Grande .....bisognerebbe far leggere questo prima di ogni degustazione :) "Da quel momento in poi dovrete infatti iniziare a degustare alla cieca senza più pensare a ciò che sta nel bicchiere " e pensare che c'è gente che pensa che non sia utile fare degustazioni alla cieca ! Consiglio per un tatuaggio... "Sarà, ma la merda di vacca (mischiata pure all’aceto) non è esattamente quello mi aspetto quando apro una bottiglia di vino. Così va il mondo."

Rispondi
avatar

Luigi Fracchia

circa 12 anni fa - Link

e continua pervicacemente a esserne convito, pensa te!

Rispondi
avatar

Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Tutto vero, tutto giusto. Ci terrei a precisare però che non esiste solo la presunzione tipica dei giovani - dettata più che altro da forte personalità e/o voglia di conoscere - che deve essere giustamente rimproverata. Esiste anche la presunzione boriosa tipica degli "anziani arrivati", funzionale a proteggere le proprie rendite di posizione ed a proteggersi da ogni pericolo possa arrivare "dal basso", in stile "lei non sa chi sono-io sò io e voi nun siete un cazzo (cit.)-io centomila vini voi niente", che dovrebbe essere ugualmente condannata. Questo in Italia accade in tutti i settori, non solo nel mondo del vino. Ed è così che, con la scusa dell'arroganza e/o dell'incompetenza, oggi in questo paese la generazione dei venti-trentenni viene costantemente rintuzzata, privata di molte possibilità che si avrebbero da parte di coloro che invece dovrebbero capire, comprendere e, nel caso, valorizzare.

Rispondi
avatar

Giovanni A.

circa 12 anni fa - Link

Bravissimo Masnaghetti, tra i più grandi degustatori italiani. Una testa pensante nel vuoto pneumatico di troppe parole. Lo seguo da anni e non ne sbaglia mai una: dalla Enogea alle cartine. Senza contare che ha dato vita alla Guida de L'Espresso. Persichetti for president!

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

And also per Prime Minister!

Rispondi
avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

Ciao Masna, pensa che io non ne so niente di vino e alcune sere fa ho ordinato da Settembrini, a Roma, una boccia di Nuits St. Georges da 120 euro. Il sommelier, scioccato dal mio aspetto proletario forse, è venuto al tavolo un po' infastidito e mi ha chiesto con aria supponente (giuro che è vero) "Ma sa che bottiglia ha ordinato?", e io "Rosso". Gelo. "E' la mia favorita di tutta la cantina del ristorante", "Mi fa piacere, quindi?" e lui, indispettito "Poteva chiedermela subito, andrebbe aperta almeno 30 minuti prima". "Scrivetelo sulla carta". A questo punto si avvia spocchioso e ferito a prendere la mia Borgogna e me la apre, affranto. Non sa di tappo. Bene. Ce la beviamo in tre, godendoci l'ottima cena, senza troppe seghe mentali su le "parole" che stavano dentro la bottiglia. Con la minchia al posto suo.

Rispondi
avatar

she-wolf short arm

circa 12 anni fa - Link

Una bottiglia di Nuits St. Georges a 120 euro su una carta dei vini è un buon prezzo, si può sapere produttore e annata?

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

mica tanto...

Rispondi
avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

Eh cara She Wolf, non ricordo. L'etichetta era fondo bianco con temi blu e rossi Tipo pennellate. Non classica. Colore scarico, il vino ha letteralmente cambiato naso e palato evolvendo durante tutta la serata. Aveva ragione il sommellier, ma non potevamo dargli la soddisfazione!

Rispondi
avatar

Francesco

circa 12 anni fa - Link

Considerando che era sicuramente un NSG di Prieuré-Roch, il prezzo è più che corretto. Meno il servizio: esiste un oggetto magico chiamato dai più "decanter", da me caraffa. In ogni caso grande vino. E "rosso!" grande risposta.

Rispondi
avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

Vero, ricordo, era Nuits St.Georges 1er Cru ‘08, Prieure Roch

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Hai detto un prospero, si dice a Roma.

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

se è prieure roch allora il prezzo ci sta tutto

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

Se era Confuron-Cotedidot annate tra 2001 e 2005 l'enotecaro lo avrà pagato una quarantina di euro non di più. Stesso prezzo per il Gevrey-Chambertin. Mentre il Charmes e il Mazis sui 90/100. Quindi 120 ci possono anche stare. Ma il produttore qui puo fare una ENORME differenza. Il tutto se non ricordo male, perchè si sà, con l'età adulta....

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

Beh, mi era sfuggita la risposta....

Rispondi

luca ferraro

circa 12 anni fa - Link

oh cazzo! e adesso come facciamo coi vini puzzoni, ossidati e con volatili altissime?

Rispondi
avatar

gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

Lo sbaglio piu' grosso di Alessandro Masnaghetti, non me ne voglia, e' stato la sua curiosa avversione verso internet e la comunicazione on line per tutto questo tempo. E' bastato un affaccio di Enogea su Facebook per arricchire il livello della conversazione del 3000 %. Invoco un referendum popolare per obbligare Masnaghetti ad essere online almeno 4 ore al giorno, con un blog, o quello che vuole lui.

Rispondi
avatar

Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

like

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

io che gli voglio bene, non glielo auguro.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Perché? (da statistiche mie personali è online 4 ore al giorno fin d'ora, se non di più)

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

Magari ti resta connesso lo smartphone, o la tavoletta o il pc di casa senza però esserci con effettivamente. Faccio i conti con le mie 24 ore: ne tolgo 6/8 per dormire, più o meno 3 a tavola, altre 2 in auto,almeno una per ascoltare solo musica, una per leggere i quotidiani, due di tv(tra TG e cagate varie)una per avanzare nella lettura del libro, una solo per leggere i blog, quanto resta? Cinque circa. D'estate c'è l'orto, quindi non fa media. Ho una moglie,che amo. Gli vogliamo riservare una quota di tempo? Non è che resti molto e non ho parlato di lavoro. Io vivo di rendita. Ecco perchè. -:))

Rispondi
avatar

superciuck

circa 12 anni fa - Link

Tutti quelli che hanno bevuto ormai più di un camion di vino non possono che condividere tutti i punti. Il pericolo sono quelli che hanno letto più di un camion di riviste e di annuari e di listini e che cercano solo qualcosa che ogni volta li stupisce, senza ascoltare cosa dice veramente il bicchiere. L'etichetta è più importante delle proprie sensazioni....

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Un big. AScolta anche lui la musica moderna, ma gli diamo le attenuanti. Particolarmente gustoso è il capitolo "Saper Bere", alla fine della Guida dei Vini dell'Espresso 2002, un vero piccolo trattato con tutte le cose fondamentali. I punti fermi del bere vino sono espressi con linguaggio divertentissimo: "Diffidate da chi, novello Archimede, vi consiglia di servire i rossi ben gelati per godervi l'evoluzione nel bicchiere. Le possibilità in questo caso sono solo due: o è matto o capisce nulla di vino" "Se siete al ristorante e vi servono un vino troppo caldo non fatevi problemi e chiedete un secchiello con acqua fredda e un poco di ghiaccio. Siete dalla parte della ragione, e chi vi guarda con malcelata sufficienza ha - come minimo - torto marcio". "Il bicchiere ufficiale da degustazione ISO, prodotto da molte vetrerie, è invece la peggiore scelta che possiate fare, a meno che lo scopo del vostro assaggio non sia quello di scovare i difetti (cosa che per la verità troveremmo piuttosto curiosa)". "Trasferire il contenuto di una bottiglia in una caraffa (o decanter) è un'operazione da guardare con una certa diffidenza. Indispensabile se il vino presenta un sedimento consistente[...], la scaraffatura presenta molti inconvenienti. [...] Di nuovo, molto meglio avere un bicchiere ampio e lasciare che il vino prenda piano piano confidenza con il nuovo ambiente".

Rispondi
avatar

esp

circa 12 anni fa - Link

e io “Rosso”. Gelo. E pensa se avessi detto "Nero"... ;)

Rispondi
avatar

mario iltitolarecubano

circa 12 anni fa - Link

Questa davvero bella !!

Rispondi
avatar

Zakk

circa 12 anni fa - Link

Io avrei chiesto del ghiaccio che "magari volti fresco nel bicchiere durante il pasto" Purtroppo troppo spesso i sommelier sono "soltanto" dei camerieri e neanche tanto bravi.

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Impeccabile Decalogo di Modesty Masna. In cui il "Modesty" sta a significare una serena consapevolezza di sé e della propria esperienza, senza bisogno di sciorinarla ad ogni pie' sospinto. E' importante capire il significato di "degustatore", diverso da quello di "bevitore appassionato" a sua volta distante da "alcolizzato". Ho trovato particolarmente gustoso il punto 8. Succede a chiunque si riunisca per assaporare qualcosa a lungo atteso e che poi delude. E per mascherare la delusione e non perdere la faccia ci si arrampica sugli specchi. Quanto al concetto di "giovane" non ne farei tanto una questione anagrafica e su questo sono d'accordo con Francesco Amodeo. La presunzione non ha età, se però si può considerare un peccato veniale in qualcuno con meno esperienza ma tanta passione diventa mortale (nel senso di noia) quando a pontificare sono personaggi rimasti al bel tempo che fu quando c'ero solo io, mammate e tu.

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Senza contare che i giovani sono il male.

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Così come per il vino non ho pregiudizi ad attaccare un mito se la sua boccia è difettata, non ho problemi a dire che non condivido il concetto del vino che debba far pensare in sè inquanto: 1-Dioniso e Apollo sono due facce della stessa medaglia 2-Pensare richiede un abbinamento psicologico circostanziale adatto 3-Il vino resta un alimento e non un "der numinose" di mulleriana memoria Per il resto concordo con quasi tutto

Rispondi
avatar

alessandro masnaghetti

circa 12 anni fa - Link

in questi casi non so mai come comportarmi. se commento, mi sembra di mettermi in mostra. se non commento, ho paura di fare la figura dello snob. nel dubbio, mi limito a ringraziare: intravino, per l'ospitalità, e tutti quelli che hanno voluto commentare. in particolare tommaso farina per avere citato la parentesi "espressa" a cui sono molto legato e che conteneva tanti piccoli semi: alcuni di cicorione, altri di dragoncello. masna Dopo anni di studi nel settore, mi arrischio a pontificare: sentiti come al (wine)bar e sii te stesso, il resto viene da sé. E perdonami se son stato troppo tecnico ;-). [ale]

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Di nulla.

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Già il sublime understatement dell'aver scritto "alessandro masnaghetti" con le iniziali minuscole dimostra che la tua consulente d'immagine è una che sa il fatto suo :)

Rispondi
avatar

iltitolarecubano

circa 12 anni fa - Link

Davvero una piacevole lettura, nonchè discussione del "bere bene" ...ovvio vino.

Rispondi
avatar

alessandro masnaghetti

circa 12 anni fa - Link

te ghe resùn, morichetti, ma cerca di capirmi. già sono entrato in un'altra era con facebook. mo' tutto questo panegirico. sono un po' frastornato.

Rispondi
avatar

Rizzo Fabiari

circa 12 anni fa - Link

Il Masna, pur da poco nel settore della critica enologica, sa già orientarsi. Certo, non è un esperto navigato quanto i numerosissimi allievi di Veronelli oggi in circolazione (lui invece l'ha a malapena sentito nominare), ma farà presto valere le sue capacità anche con la rivista "Enogea". Basta dargli tempo: non ha ancora la solida tradizione internettiana dei classici wine-blogger, però il cartaceo ha margini di miglioramento e - sebbene ancora poco noto come strumento comunicativo - secondo alcuni tecnici fra qualche anno sarà molto più diffuso di quanto non sia adesso.

Rispondi
avatar

she-wolf wondering

circa 12 anni fa - Link

In effetti Modesty Masna è uno dei rara avis che non mostra nel suo curriculum la discendenza Veronelliana, forse è perché non ne ha bisogno come credenziale? Lo stesso si potrebbe insinuare per il semi-sconosciuto Frazzio Ibari, appartenente anche lui alla generazione di mezzo della critica enologica italiana, attualmente la migliore.

Rispondi
avatar

Francesco Annibali

circa 12 anni fa - Link

visto che si è in tema di revival e si citano le prime edizioni di guida Espresso, e avendo contribuito, pur modestamente e pur trattandosi di una collaborazione scarsamente significativa nella mia carriera, alla prima edizione, credo che non c'è bisogno di avere tra le mani gli scampi freschi dell'adriatico per fare un buon piatto: un buon piatto si può fare anche con i semi di cicorione. Dipende tutto dallo chef, se è un incapace rovina anche il caviale beluga

Rispondi
avatar

Gianluca Zucco

circa 12 anni fa - Link

Complimenti Alessandro, per il decalogo e l'approccio low profile. Ho appena terminato il 2. livello del corso AIS e, nonostante le decadi di degustazioni empiriche dietro le spalle, mi sembra letteralmente di ricominciare tutto da capo. Molto meglio così, in certi casi il metodo è necessario. Ti seguirò su Enogea!

Rispondi
avatar

Enzo Pietrantonio

circa 12 anni fa - Link

Grande Masna, grande Enogea.

Rispondi
avatar

Olimarox

circa 12 anni fa - Link

Masnaghetti, lei è stato il mio primo amore enologico. Ero abbonato ad Enogea, cui devo la scoperta di un primitivo di manduria maiuscolo tanti anni fa, quando ancora la categoria era rappresentata da vinacci dolciastri. Parlo di Felline. Però, a proposito di maiuscole, lasci perdere chi la lusinga con l'understatement. Non usarle, nemmeno dopo il punto, è solo un terribile strascico di sms e internet. La prego, Masnaghetti, usi l'ortografia della sua era. Cordialità

Rispondi
avatar

filippobarbabianca

circa 12 anni fa - Link

Che anche Persichetti faccia capolino su internet, mi sorprende, ma mai dire mai. Io so solo che mi diverto a ripercorrere le sue esperienze e mai dico mai sono rimasto deluso o in disaccordo. Per me resta uno dei pochi seri degustatori che ci sono in giro. Buon bere a tutti.

Rispondi
avatar

alessandro masnaghetti

circa 12 anni fa - Link

@ olimarox la ringrazio del suggerimento, ma continuerò per la mia strada. non è understatement né strascico di sms (li uso pocchissimo). al massimo - da vecchio "nostalgico" - è un ricordo di internet degli albori. e poi mi piace così. senza rancore.

Rispondi
avatar

gianluca bianucci

circa 12 anni fa - Link

Grande Alessandro Masnaghetti. Che si divulghi il Verbo.

Rispondi
avatar

gp

circa 12 anni fa - Link

Non sono convinto del punto 1 di Masnaghetti ("per degustare non servono doti particolari"), e non lo sono proprio alla luce di altri suoi punti che condivido molto, e che come dirò nei fatti sono tutt'altro che scontati (il 3 e il 5). Per essere un bravo assaggiatore ci vogliono sia doti naturali, sia l'allenamento e il metodo, i due fattori che Masna giustamente sottolinea. Allenamento e metodo vanno per forza di cose di pari passo: allenarsi senza metodo può addirittura essere controproducente. Ora, il metodo della cieca comparata di cui al punto 3 è una pratica tutt'altro che scontata tra gli stessi addetti ai lavori, figurarsi tra gli appassionati. D'altra parte, si tratta di un metodo esigente, che mette alla prova costantemente l'assaggiatore stesso: non è detto che si abbiano sufficienti doti naturali (considerati anche i margini di sviluppo) per sostenerlo. Se infatti si riassaggia lo stesso vino poniamo tre volte nell'arco di tre mesi in cieca comparata e se ne ricavano tre impressioni e valutazioni completamente diverse, la cosa migliore è lasciar perdere le "ambizioni gattusiane" (salvo si tratti di uno di quei vini di cui non esiste una bottiglia simile a un'altra...). Da qui un corollario che mi sento di suggerire al punto 3: non solo "degustazione", ma espressamente "assaggi e riassaggi". Il punto 5 è se possibile ancora più esigente, oltre a essere di interpretazione molto meno immediata degli altri: la capacità di giudicare un vino per quello che c'è nel bicchiere, non per ciò per cui si crede di riconoscerlo (disattivando quindi volutamente la capacità che si suggerisce di sviluppare al punto precedente). Giudizi dati nell'ambito di assaggi comparati allla cieca si basano invece abbastanza spesso su riconoscimenti, magari paradossalmente errati. Infine, non può che colpire che i consigli pur largamente condivisibili di Masnaghetti all'ipotetico "giovane degustatore" non costituiscono uno standard effettivo del settore, se non in pochi concorsi che si svolgono in Alto Adige, dedicati a Pinot Nero e Riesling, che seguono il metodo messo a punto anni fa da Kobler. Questo metodo prevede tra le altre cose di scartare dal panel i giudizi degli assaggiatori che danno valutazioni troppo distanti allo stesso vino riproposto alla cieca nella stessa tornata di assaggi.

Rispondi
avatar

pragmatist

circa 12 anni fa - Link

L'aforisma di Persichetti giustamente parla di UNA bottiglia e non di CERTE bottiglie proprio perchè, Il Masna è prima di tutto un degustatore e solo secondariamente un bevitore appassionato: una distinzione davvero fondamentale, come fa notare NN, anche perchè per l'appassionato "le parole che certi vini conterrebbero" sarebbero fatte di suggestioni poetiche mentre "le parole che OGNI vino contiene" invece devono essere innanzittutto (credo) fatte di un linguaggio più analitico e tecnico: non necessariamente più arido o superficiale, ma diverso. L'appassionato vuole farsi suggestionare, il degustatore no.Molto significativo il punto 5 poi, oggi purtroppo ignorato da troppi appassionati: se "l'era del gambero", almeno all'inizio, aveva portato ad una vera democratizzazione, oggi molti appassionati semplicemente hanno "chiuso l'albo" escludendo a priori vini che invece forse meriterebbero attenzione per le loro caratteristiche intrinseche ed è un gran peccato. Infine c'è una bella differenza tra la modestia autentica espressa mediante l'understatement e l'uso dell'ironia che malcela invece solo superbia ed arroganza.

Rispondi
avatar

Lido Vannucchi

circa 12 anni fa - Link

La Bibbia del degustatore, orde barbariche di diplomati sommelier, prendete nota e fatene proseliti.

Rispondi
avatar

Antonio Ciccarelli

circa 12 anni fa - Link

Grande Masnaghetti! Alessandro è una delle pochissime persone nel mondo del vino, a farci sorridere dei vari "frutto croccante" e "pietra bagnata dopo una giornata di sole". Condivido al 100%, anche il giudizio su Priurè-Roch, Suchot 2002 meraviglioso

Rispondi

Commenta

Rispondi a Antonio Ciccarelli or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.