Come ti conquisto il diploma Wset – seconda puntata: l’anosmia al rotundone
di Clizia ZuinCos’è la scuola WSET (acronimo di Wine & Spirit Education Trust)? È una scuola per diventare esperti di vino modulata su 4 livelli e nata a Londra nel 1969.
Per chi mastica già la materia enoica, i primi 2 livelli sono abbastanza banali, mentre le cose diventano più complesse col 3° livello non solo perché il corso è solo in inglese, ma perché (udite-udite!) durante il corso, la viticoltura italiana è solo uno dei tanti aspetti trattati e non l’unico, quindi una panoramica di curiosa straordinarietà sul nuovo mondo, nuovo in tutti i sensi.
E il 4° livello? Si potrebbe affermare che il 4° livello o Diploma Wset sia l’anticamera del Master of Wine, un bel percorso di studi che dura circa 2 anni e che approfondisce ulteriormente ogni fottuta tematica riguardante il mondo del vino, ovviamente sempre in inglese.)
Ok, sapevo che doveva essere dura, ma non pensavo così tanto.
Il primo modulo che tratta di viticoltura ed enologia si è concluso domenica scorsa e qualche trauma l’ha lasciato. Al termine delle 6 settimane di studio guidato, di test e di tesine con cadenza settimanale, c’è stata la simulazione d’esame e il risultato è che sono solo a cavallo della sufficienza. Il mio ego soffrirà di questa cosa per sempre. Ma come? Proprio io che nella vita ho solo avuto auto 4X4 (dotate di scarponi da vigna) per poter aver la libertà di entrare in tutte le vigne del mondo, anche le più impervie e in ogni condizione meteo, io che so potare (so fare anche l’archetto alla toscana), che riconosco le malattie, che adoro tutti i macchinari da cantina, che so riconoscere le rocce metamorfiche dai calcari alle argille più blu di tutte, i nomi dei bottai e delle loro mogli, io, proprio io ho fatto un risultato così scarso?
Certo. È proprio questo il problema.
Un tipo di conoscenza della materia di tipo nozionistico non serve proprio ad un benemerito nulla! O, meglio, la nozionistica potrebbe essere abbastanza utile quando si chiacchiera coi produttori in cantina, ma non porta alla sufficienza al Diploma Wset.
Per spiegare bene cosa si aspetta la scuola da ogni studente devo partire dall’inizio.
Il libro è densissimo di parole piccolissime e irrinunciabili e consta di circa 230 pagine. Lo stesso argomento, ad esempio l’oidio (malattia fungina causata da umidità e facilmente gestibile con zolfo e qualche altro rimedio), viene trattato in più parti del libro, ma separate tra loro: come prevenire l’oidio in vigna, come affrontarlo una volta che si manifesta, che soluzioni adottare quando è troppo tardi, le conseguenze che il fungo ha sul vino finale, come intervenire se la vigna è, per esempio, a conduzione biologica, eccetera eccetera. Se la domanda da 45 punti su 100 è: “descrivi in 250 parole le cause e gli effetti dell’oidio” e si riportano gli argomenti qui sopra, potrebbe non essere abbastanza.
L’oidio, che nel libro viene trattato in tantissime e diversissime parti, ora deve comparire in un’unica pagina, cause-effetti-soluzioni devono essere ben collegate tra loro, possibilmente in ordine cronologico. Ma non solo. Qual è il clima che favorisce l’oidio? Esempi nel mondo dove l’oidio si sviluppa di più o di meno? Eventuali effetti sul prezzo finale? Sull’uso di solfiti o altri additivi in cantina? Perché? Come? E anche gli aspetti che potrebbero sembrare più ovvi o sottintesi, vanno citati perché “non si sa mai chi abbiamo davanti quando parliamo”.
Vi assicuro che 250 parole sono pochissime. Il mio lavoro nei prossimi mesi sarà quello di liberarmi dell’eccesso di orpelli divulgativi, imparare a ridurre all’osso le frasi, ma usando le parole giuste e, come dice la teacher: bisogna essere noiosi quando si scrive! Perché quando siamo noiosi, scriviamo le cose essenziali.
Altra scoperta terrificante: la mia anosmia al rotundone. Ho scoperto che il mio naso non sa percepire questa molecola tipica del syrah a cui conferisce la famosa nota di pepe nero. Nulla. Come il 30% della popolazione mondiale, ma preferivo stare dalla parte del 70%.
Durante una degustazione di 3 tipologie diverse di shiraz australiani, degustazione tra l’altro divertentissima e molto istruttiva, ho percepito tutti gli aromi tranne il pepe nero.
Anosmia a parte, il corso invita alla degustazione comparata dello stesso vitigno interpretato in modo diverso e in diverse aree geografiche, se fatta in gruppo e supervisionata successivamente dalla teacher, il tasting è davvero molto istruttivo e porta diversi spunti di riflessione.
Innanzi tutto la degustazione del vino non è descrittiva, come si incontra spesso anche tra le pagine di questo blog, ma è di tipo analitico: i profumi del vino vanno elencati secondo un certo ordine, ci sono i profumi che indicano la presenza della malolattica o l’affinamento in legno americano o europeo, i tannini vanno valutati sia in termini di quantità che di qualità, si giudica se l’alcol del vino è integrato all’intensità di frutto all’interno del corpo del vino, etc.
La degustazione si trasforma quindi in un sentiero pieno di indizi sulla provenienza del vino (clima freddo contro clima caldo, per esempio), sul vitigno e su alcune pratiche di cantina che possono essere state utilizzate.
L’esame sarà il 2 agosto a Londra, biglietto comprato e albergo prenotato.
14 Commenti
vinogodi
circa 3 anni fa - Link... in bocca al lupo...
Rispondimarcow
circa 3 anni fa - LinkInnanzitutto, leggendo questo articolo, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una testa ben fatta che, secondo me, è molto più importante che... percepire il rotundone. __ È un articolo che fa capire, finalmente, perché questo corso è abbastanza duro. __ Ce la farai. Puoi arrivare dove vuoi e non soltanto per la 4X4 e gli scarponi.
RispondiNelle Nuvole
circa 3 anni fa - LinkNon solo ce la puoi fare, ma ce la farai. Quello che hai scritto è una conferma della differenza di approccio allo studio fra l'Italia e il mondo anglosassone, non certo solo riguardo al vino. Si tratta di una mentalità diversa, più pragmatica ed essenziale. All'inizio può sembrare sconfortante, ti assicuro però che dopo gli ostacoli degli esami quel che di teorico e umanistico hai assimilato ti aiuterà a distinguerti nel campo proprio del lavoro - credo che già questo in parte avvenga per te -.
Rispondivinogodi
circa 3 anni fa - Link...oggi , a pranzo sopra ad una bella tagliata , sto esagerando con il rotundone ... speriamo bene...
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 3 anni fa - LinkCerto però che una domanda viene spontanea. Qual figura professionale vuole formare il WSET? Sapere cosa è l'oidio e come lo si tratta in vigna o in cantina è vitale per un viticoltore, ma cosa serve a uno che è inserito nel marketing o nell'Horeca? Non capisco.
RispondiMassimiliano
circa 3 anni fa - LinkMa non credo che gli esiti finali di chi affronti il Diploma WSET siano circoscritti soltanto al marketing o all'Horeca...
Rispondiclizia
circa 3 anni fa - LinkBuongiorno Stefano, che piacere aver attirato la sua attenzione con questo articolo! In realtà marketing ed enologia sono più connesse di quanto possa sembrare: se in vigna c'è una perdita di produzione, ad esempio, del 20% dovuta all'odio, il responsabile marketing dovrà gestire questo calo non solo a livello di comunicazione, ma anche rivedere le assegnazioni e ripianificare campioni destinati agli eventi etc...Molte aziende medio piccole spesso dispongono di poco personale che deve occuparsi di ogni cosa, il Diploma Wset si occupa di formare persone che siano in grado di avere le conoscenze necessarie per gestire cantine medio piccole, ma anche Consorzi, giornalismo, insegnamento etc.
RispondiInvernomuto
circa 3 anni fa - LinkDomanda giusta, la risposta è (dopo anni di incontri con Master of Wine in Italia e all'estero) è: nulla, Se non a creare una manica di nozionisti che sa per il gusto di sapere. Divertente, per carità, ma utilità professionale secondo me zero. La competenza tecnica del vino, a meno che uno non voglia produrlo di sua mano , il vino, non è necessaria nell'80% delle mansioni all'interno di una cantina. Anzi, soprattutto nel caso di responsabili vendite o venditori tout court, è, per esperienza, spesso deleteria.
RispondiStefano
circa 3 anni fa - Linke col pepe bianco come te la cavi? Schioppettino a gogò!
RispondiLorenzo
circa 3 anni fa - LinkHo fatto da un paio di settimane l'esame del WSET 3, é stato tosto. Come dici tu, bisogna ripescare le nozioni da varie parti del libro e metterle insieme per rispondere alle domande, non oso immaginare il diploma cosa debba essere. Ho trovato l'approccio alla degustazione veramente interessante, molto schematico, mi ha permesso di diventare un poco "più bravo" nel valutare un vino. Comunque stanno attivando il diploma anche in Italia, almeno nella struttura in cui ho fatto io il WSET 3...
RispondiPatrick Jane
circa 3 anni fa - LinkMa che barba però l'analisi condotta a suon di "medium plus", me pare d'esse 'no spettrografo...
RispondiVinogodi
circa 3 anni fa - Link...stasera abbuffata di Rodimolo, Nerolo e Geraniolo ...
Rispondifranco
circa 3 anni fa - Linkmalvasia?
RispondiAntonio
circa 3 anni fa - LinkFatto martedì l'esame del D2 (business e marketing), parte sicuramente meno stimolante rispetto al D1 ma da cui ho imparato comunque tantissime cose che ignoravo. Vedrai che in queste settimane che mancano all'esame riuscirai serenamente a organizzare nella tua testa tutte le varie nozioni, per presentarle in maniera concisa e ordinata. E' veramente una bellissima avventura, una volta finito un modulo non si vede l'ora di cominciare il successivo. Peccato siano solo 6! :)
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