Com’è Pipette, nuovo magazine indipendente sui vini naturali
di Jacopo CossaterWelcome to Pipette, the world’s first indie magazine dedicated to natural wine and the culture around it. Esordisce così l’editoriale di Rachel Signer, rivista il cui scopo dichiarato è anche quello di contribuire al dibattito globale sul tema e di costruire intorno a sé una comunità di persone appassionate o anche solo incuriosite dalla tipologia.
Esteticamente è bellissimo. Vuoi per il formato, simile al celebre Apartamento anche se più snello nel volume. Vuoi per la carta, fantastica per peso e per tocco nonostante una resa fotografica che tende a esaltare eccessivamente le ombre, le parti più scure delle immagini. Lo stesso vale per il progetto grafico, l’impaginazione è leggera e ha il grande pregio di valorizzare sia il testo che le foto, nessuno di questi elementi sembra prevaricare sull’altro e anzi sfogliandolo risultano sempre ben bilanciati in un continuo alternarsi tra pagine bianche e pagine colorate, espediente sempre valido per non annoiare il lettore e anzi differenziare i tanti articoli presenti nel magazine (13 per 92 pagine complessive).
Il taglio è evidente sin dall’inizio, un focus che guarda più alle persone che ai loro vini. È attraverso interviste e racconti dei produttori che Pipette cerca di inserirsi nello storytelling del vino naturale. Lo fa con un pezzo su Stefanie e Susanne, le sorelle che hanno dato vita a Rennersistas, nel Burgenland, in Austria. Con uno su Laureano Serres, uno dei più iconici produttori naturali catalani, e un altro su Dani Rozman e su La Onda, il suo progetto californiano. Con un pezzo su China Tresemer e Nate Ready e la loro Hiyu Wine Farm, in Oregon, e uno sul Beaujolais di Julie Balagny. Con il pezzo forse più lungo di tutto questo primo numero, quello dedicato al “nostro” Gabrio Bini e alla sua Pantelleria. E altri ancora.
È tutto molto bello. Dopo qualche minuto di lettura dalle pagine traspare però un certo autocompiacimento. Una fotografia del mondo del vino naturale un po’ artefatta, da una parte di sicuro interesse ma dall’altra forse troppo incentrata su queste storie così spiccatamente “da copertina”, bellissime in tutto e per tutto ma che poco aggiungono a quel dibattito di cui Pipette vuole farsi portavoce. Da lettore poi non nascondo mi piacerebbe trovare in una rivista dal respiro così globale anche una carrellata di vini meritevoli di attenzione, magari con qualche cenno sui produttori e sulla zona, senza necessariamente scadere nei famosi listoni alla Wine Spectator o alla Wine Advocate (per capirci).
Il pollice è comunque alto per un progetto che porta nel mondo del vino un’altra bella voce, che personalmente si aggiunge a quella di Noble Rot, magazine che nasce tra le pareti dell’omonimo ristorante londinese e che ha ormai raggiunto una sicura maturità. Il primo numero costa 20 euro ma trovarlo non è così immediato (qui la breve lista dei rivenditori italiani). Sul sito di Edicola 518 viene via spedito a 27 euro, su quello di Pipette a 30 euro. Visto il periodo un’ottima idea anche per un regalo di Natale.
[immagini: Pipette Magazine]
3 Commenti
Nicoletta Ferrazza
circa 4 anni fa - LinkBuongiorno Posso chiedervi la lista dei rivenditori di Pipette su Milano. Grazie
RispondiJacopo Cossater
circa 4 anni fa - LinkCiao Nicoletta, qui a Intravino non lo sappiamo, ti conviene scrivere direttamente a Pipette.
RispondiNicoletta Ferrazza
circa 4 anni fa - LinkTi ringrazio, poi nel caso pubblico qui la risposta
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