Com’è il secondo vino di un grandissimo produttore (Chateau Margaux)
di Simone Di VitoL’occasione fa l’uomo ladro e dopo il piccolo vino di un grandissimo produttore ci sono ricascato: come sarà il second vin di un grandissimo Chateau di Bordeaux? Ho pescato un’annata buona (1998) a un prezzo “vantaggioso” (150 €) del Pavillon Rouge di Chateau Margaux, conservato per un mesetto e poi avidamente stappato con tutte le aspettative del caso.
E quindi…
Un inizio timido e un po’ legnosetto mi ha fatto pensare al peggio ma se c’è una cosa che ho imparato sui Bordeaux è che sono come un diesel: partono lenti e rumorosi ma quando entrano in coppia iniziano a correre, trainando gusto, piacere e stati d’animo di chi li beve. Dopo neanche un’ora infatti così è stato: fragole in confettura e sottobosco, poi cenere, cuoio, pepe nero, beva carnosa ma comunque pimpante orchestrata da una vivacissima acidità e un tannino sabbioso che abbranchia lingua e gengive senza però affaticarle.
Ha concentrazione e complessità del grande vino ma non quella pesantezza che ti impedisce di finire una bottiglia in una serata, e anzi, mi sono dovuto trattenere. Riesco a diluire la bevuta in qualche ora e ogni tanto il vino va in standby, come se volesse riposarsi un po’, ma quando recupera ossigeno si rianima, mostrando ancor più classe e ampiezza, con note ferruginose, ancora frutta e polvere da sparo. Wow! Vino che dopo 23 anni è in uno stato di forma eccezionale e che ne avrebbe almeno per altri 10-15, un integrità pazzesca che normalmente mi stupirebbe se non fosse che parliamo di Bordeaux, dove la longevità media dei vini è paragonabile a quella degli abitanti di Ravenna.
Pavillon Rouge è composto da un blend di cabernet sauvignon (75%), merlot (20%) e petit verdot (5%), fermentati in botti di rovere, che riposano poi dai 18 ai 24 mesi in barrique al 50% nuove. Nasce da un’idea che risale addirittura al 17° secolo, anche se solo dal 1908 viene chiamato così (in precedenza commercializzato come Château Margaux 2eme vin). Negli anni ’30 ne viene interrotta la produzione, che poi riprende con l’arrivo del nuovo proprietario di Chateau Margaux (André Mentzelopoulos), che lo ha rilanciato nel 1978. La creazione di un terzo vino nel 1997 (chiamato semplicemente Margaux) ne ha aumentato l’importanza: da quell’anno in poi infatti si divide col grand vin due terzi dei vigneti aziendali, beneficiando però delle uve provenienti dalle parcelle più giovani.
Il caso ha poi voluto che, pochi giorni prima di bere questo vino, mi sia capitato di incontrare proprio Chateau Margaux in una super degustazione alla cieca. Ma questa è un’altra storia…
13 Commenti
Rino
circa 1 anno fa - LinkSpulciando un po' su internet in effetti il prezzo è davvero competitivo...non è che si può sapere dove l'hai comprato?
RispondiSimone Di Vito
circa 1 anno fa - LinkCiao, Dignef Fine wines... È un sito belga. Saluti
RispondiGiuseppe Costantino
circa 1 anno fa - LinkSe è del 98 ha 25 anni, non 23
RispondiSimone Di Vito
circa 1 anno fa - LinkDimentichi i ± 2 anni tra vinificazione e affinamento... Quindi 23 è corretto. Saluti
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - Link"Il caso ha poi voluto che, pochi giorni prima di bere questo vino, mi sia capitato di incontrare proprio Chateau Margaux in una super degustazione alla cieca. Ma questa è un’altra storia…" ---- "SUPER DEGUSTAZIONE ALLA CIECA" È l'aggettivo "Super" che mi incuriosisce. Riguarda la qualità del vino degustato? O riguarda la Metodica di ... Dégustation à l'Aveugle?: Sisto distingue 3 livelli di rigore crescente per escludere, il più possibile, errori di "valutazionex "soggettiva"(è quello che fanno gli scienziati quando fanno ricerca). ---- Mentre io mi accontento anche del 1⁰ livello... visto da dove si parte in Italia(scarsa "considerazione" e "applicazione" del Blind Tasting da parte della Critica e della Comunicazione enoica)... Sisto è più intransigente preferendo il 2⁰ e 3⁰ livello. ---- Sono convinto che il vino dell'articolo degustato secondo il Metodo Sisto avrebbe molto probabilmente avuto un'altra recensione. ---- Comunque aspetto che ci venga fatto il racconto della ...Super ... Degustazione alla Cieca.
RispondiLanegano
circa 1 anno fa - LinkE' ancora fresco e bruciante il ricordo di un 2001 aperto per la sera dell'appena trascorso 31/12 e irrimediabilmente ed inesorabilmente 'bouchonèe'. Scusate, non riesco a continuare, il dolore è ancora troppo forte...... :)
RispondiSimone Di Vito
circa 1 anno fa - LinkPurtroppo capita 😔
RispondiVinogodi
circa 1 anno fa - Link..recentemente con Daniel Barbagallo ci siamo bevuti uno Chateau Margaux 1934 e un Petrus 1978. Un po' giovani ma non male...
RispondiSimone Di Vito
circa 1 anno fa - LinkSempre a bere roba giovane voi eh 😂
Rispondilaccendiamo?
circa 1 anno fa - LinkSalamartano 2010 Fattoria Montellori, un bordolese fatto a Fucecchio (fi) che al prezzo di 30 euro sbaraglia senza colpo ferire una valanga di etichette assai più costose e blasonate, anche francesi. Roba per palati fini e portafogli intelligenti, insomma...
RispondiFelix
circa 1 anno fa - LinkOk, ma i diesel entrano in coppia molto prima dei benzina, quindi la comparazione non ha molto senso.
RispondiSimone Di Vito
circa 1 anno fa - LinkComparazione? Non ho parlato né di benzina né di turbo diesel... Ma vista l'età del vino mi riferivo ai vecchi motori diesel aspirati (anni 90), "lenti e rumorosi" non avevano una gran coppia ma quando ci entravano riuscivano a trainare più di quel che ci si sarebbe aspettati... Ricordo una Saxo 1.5 diesel con 57 cv di un amico in cui da giovani spesso ci infilavano anche in 6... E caxxo se trainava! Basterebbe leggere meglio invece di cercare un pretesto per criticare. Saluti
RispondiFelix
circa 1 anno fa - LinkMi dispiace, ma un motore diesel, che sia oggi o negli anni 90, arriva in coppia a giri più bassi, cioè prima, di un benzina. Che non avessero una gran coppia, non c'è dubbio, ma allora neanche i benzina. Il suo testo mi è anche piaciuto, ma questa analogia, purtroppo, non regge. Saluti
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