Clos Vougeot 2002: con un grande vino non sei mai solo

Clos Vougeot 2002: con un grande vino non sei mai solo

di Daniel Barbagallo

E due! Daniel Barbagallo piazza un altro post sulla via dell’account di autore. Manca poco, ormai.

Il vino è il fulcro del mio piacere. Fosse per me berrei tutti i giorni, ma devo trattenermi. Sta di fatto che quando non bevo penso a cosa vorrei bere.
Non ho remora alcuna ad aprire bottiglie, le ho comprate per berle e non per collezionarle. Al limite tengo i vuoti. Proprio per questo nella mia cantina non ci sono intoccabili, tutto sta lì per essere aperto a cuor leggero, che sia dopo una giornata buona per suggellarla o dopo una pessima alla ricerca di una coccola.

Ma si sa, non esiste regola che non abbia la sua piccola eccezione, e questa eccezione per me sono i vini di René Engel, il mio primo grande amore in Borgogna, di cui ho avuto la fortuna di bere svariate bottiglie tra fine anni novanta e i primi anni duemila.
Diciamo che, negli ultimi dieci anni, ogni volta che decido di puntare su questo leggendario Domaine vengo preso dallo sconforto più totale: afferro la bottiglia, la poso, la guardo, cerco un’alternativa per salvarla, poi decido, poi rimando, poi… poi… poi…

Il motivo di questo conflitto interiore è che purtroppo nel 2005 Philippe è morto improvvisamente alla giovane età di quarantanove anni, lasciando il mondo e me orfani dei suoi splendidi vini.
Il suo stile era quello della Borgogna che è un po’ nell’immaginario di tutti, fatta di vini scarichi di colore, quasi flebili, sottili senza grassezze, ben delineati e un po’ scarni nella forma, ma con grande sostanza. Uno dei produttori più eleganti (il termine è assai abusato) di sempre.

Oltretutto questo vigneron aveva una politica dei prezzi che li rendeva accessibili ai pochi appassionati dell’epoca.
Purtroppo devo fare mea culpa per la mia scarsa parsimonia, avendo io dilapidato un patrimonio di bottiglie oggi introvabili, se non a venti volte il costo dell’epoca. Ma tant’è.

Ora mi sono rimasti solo due Clos Vougeot 2002, annata celebrata in Côte-de-Nuits come una delle più grandi, con vini che necessitano di riposare molto tempo in cantina ma capaci, nelle migliori versioni, di farti sognare a occhi aperti.

Altra qualità di Philippe era la capacità di leggere le annate in modo magistrale, tant’è vero che è stato uno dei pochi a centrare in pieno sia l’annata 2003, caratterizzata da un caldo torrido che ha fatto inciampare anche i migliori, sia la 2004, ricordata in Borgogna come una delle più funeste. Recentemente, grazie alla generosità di un amico molto più lungimirante di me, ho bevuto un Grand Echézeaux 2003 che era una favola, un esempio perfetto di cosa sapesse fare questo manico fuori dal comune: non vi era nemmeno un accenno di grassezza o pesantezze classiche del millesimo, il vino era fluido, teso e maledettamente buono. Ipnotico, direi.

Questo Clos Vougeot 2002 si presenta come sempre debole di colore ma cristallino, i suoi diciannove anni li porta alla grande e mi regala un naso che è una vera e propria essenza di Borgogna. I piccoli frutti rossi ancora croccanti fanno da apripista alla speziatura, un mix di dolce e piccante, e alle leggere note animali a me tanto care, che nei vini di oggi sono molto meno percettibili a favore di una precisione e definizione del frutto che ai tempi mancava.

In sintesi, trovo i Bourgogne di oggi più belli ma meno affascinanti.

Nel bicchiere che faccio roteare il liquido scorre leggiadro quasi come fosse in assenza di gravità, a poco a poco fanno capolino note di eucalipto e aghi di pino, la buccia amara dell’arancia e una punta di torrefazione. Splende così tanto che sembra avere il sole dentro.
Il sorso è davvero difficile da descrivere, tirato al punto giusto, tanto leggero e aereo a livello tattile quanto pesante a livello emotivo; gli elementi sono in perfetta fusione tra loro, nulla urla ma tutto sussurra.

Il tannino sottile e dolce lascia una bocca che rimette in pace con il mondo, e sì, il timbro è quello di un grandissimo vino vicino al suo punto massimo, che credo raggiungerà nel giro di pochi anni. Finale lungo come il traforo del Monte Bianco e un ritorno di frutto, dopo la deglutizione, nitido e vibrante.

Mentre mi godo le evoluzioni nel calice penso che il mio più grande dispiacere è quello di non essere mai riuscito a incontrarlo, nelle mie svariate fughe in Borgogna.
E mentre ricordo il giorno in cui suonai il campanello di casa sua per salutare la moglie e porgere a lei le parole di stima che non sono mai riuscito a dire a lui, il vino nel bicchiere si è fatto sanguigno e carnale, non perdendo mai la dolcezza del frutto, che è una sensazione che mi piace da impazzire.

Quanto avrei voluto berlo con lui, quanto avrei voluto, arrivato il momento dei saluti, davanti alla sua mano tesa dargli un abbraccio e dirgli “grazie”.

La bottiglia, visto il momento che stiamo vivendo, l’ho bevuta da solo.
Quando mi chiedono come faccio a bere bottiglie così in solitudine, rispondo che con un grande vino non sei mai solo, perché lui, come un amico, ha tante cose da raccontare.

Philippe, alla tua.

Daniel Barbagallo

avatar

Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

19 Commenti

avatar

Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Mi hai fatto salivare come un varano di Komodo......Personalmente, quando apro bottiglie del cuore, non riesco a non condividerle, è più forte di me. Magari dovrei imparare per godermele fino all'ultima goccia..... :)

Rispondi
avatar

Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Dalle mie parti si dice( in forma dialettale):" Quando mangi l'anatra devi essere in 2... Tu e l'anatra! " Salute! Anche a me è capitato spesso di bere bottiglie memorabili "da solo".

Rispondi
avatar

Rino

circa 3 anni fa - Link

Articolo davvero emozionante complimenti, per qualche minuto mi sono immedesimato anche io nella parte di sorseggiare questo vino, sperando di poterlo fare nella realtà un giorno...

Rispondi
avatar

Rino

circa 3 anni fa - Link

A proposito... vista la prematura scomparsa del produttore qualche altro consiglio per l'acquisto?

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Rino, l’offerta è variegata , ai produttori storici si sono affiancati alcuni giovani talentuosi e molto promettenti. Farti un nome è difficile senza conoscere lo stile che cerchi e la fascia di prezzo su cui vorresti stare. Un caro saluto

Rispondi
avatar

Rino

circa 3 anni fa - Link

Fai conto di avere di fronte un neofita che vuole saperne di più... per la fascia di prezzo diciamo tra 50/80... sperando che per bere bene possa essere sufficiente considerato che si tratta di Borgogna

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Su quella fascia di prezzo ti consiglierei di provare i Village di Duband ( forse anche qualche Premier cru) che spiccano per franchezza e tipicità . avendo una gamma molto ampia potresti sbizzarrirti nel provare vini differenti per percepire le differenze che puoi trovare tra un Nuits Saint Georges un Vosne Romanee e uno Gevrey Chambertin Un’ altro Domaine che negli ultimi anni è cresciuto tantissimo con una purezza dei vino stupenda è Chevillon. Degli emergenti ti consiglio i Bourgogne di Marc Soyard

Rispondi
avatar

Rino

circa 3 anni fa - Link

Grazie mille per i consigli

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...bellissimo . Ho scoperto di avere con te questa passione per Engel e una storia simile nell'affrontare questo "autore" . Irresistibile alla beva , tanto da aver depauperato "quasi" tutto, ma con somma soddisfazione , come è capitato a te . Ma senza rimorsi. Grande descrizione . Confermo Grands Echezaux 2003 un capolavoro . Avremo modo di riparlarne , magari di persona...

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Grazie mille, vedo che il GE 2003 è rimasto nel cuore a molti. parlane di persona sarà un vero piacere. Se poi tu porti una bottiglia di Engel ancora di più. 😀

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...ho sempre trovato analogie incredibili , stilisticamente , con i vini del Domaine Leroy e , in parte, Pacalet , con i quali ho effettuato innumerevoli bicchierate di confronto . Hai mai affrontato il tema e qualche tua considerazione nel caso affermativo... oeh , si fa per chiaccherare sul tema Engel , non è OT...

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Trovo che i vini di Madame abbiano un peso specifico superiore ma le analogie ci sono , per quello che riguarda Pacalet la mia esperienza personale è di vini che all’uscita o nei primi anni mi piacciono , poi ho l’impressione che qualcosa vada storto .

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...qualcosa mi è rimasto, volentierissimo nel condividere queste bevute ( ma anche altre...)

Rispondi
avatar

Stefano

circa 3 anni fa - Link

Oh, se mi mandate un paio di bottiglie così, forse forse qualche riga per Intravino riesco a scriverla anche io! Per inciso Daniel, ottimi Duband, ma secondo me un filino monocordi.

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Stefano, giusta osservazione . a mio avviso i vini di Duband peccano un po’ di dinamismo e mobilità ma compensano con una percezione del village o del cru molto nitida. Da lui ho bevuto una batteria dove nei vini erano percettibili le differenze come poche volte mi è successo. Nella loro fascia di prezzo si difendono molto bene.

Rispondi
avatar

Mostoapposto

circa 3 anni fa - Link

Bello leggere di vini che il 99,9 % non berrà mai.

Rispondi
avatar

arnaldo

circa 3 anni fa - Link

Di questo produttore ricordo che eravamo un gruppetto ristretto di amici che lo compravamo da un reseller tedesco a prezzi accessibili. nel giro di 3/4 anni, annate 99/00 e 2001 ce ne siamo bevuti, tra village (essenzialmente Vosne), premier e Grand cru (soprattutto Echezeaux e Clos de Vougeot) una decina circa. Devo anche dire che le ultime 2 (mie) bevute in due ottime deg (la prima era Clos de Vougeot VS Soldera, e la seconda una fantasmagorica comparativa di GC con dentro un LA TACHE 2001 conferita da carissimo amico a prezzo allora amichevole). Erano ambedue 2001, 1 Echezeaux e 1 clos de vougeot onestamente non mi avevano fatto gridare al miracolo. questo per onesta' di cronaca. Credo che alla disfida di Soldera ci fosse anche Vinogodi, si era a casa di ClaudioAli,.

Rispondi
avatar

Daniel PC

circa 3 anni fa - Link

Cosa è successo con il domain dopo la morte del proprietario?

Rispondi
avatar

Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Ora si chiama Domaine d’ Eugenie ed è della stessa proprietà di Chateau Latour .

Rispondi

Commenta

Rispondi a Eb2323 or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.