Chianti Classico di altura e cambiamento climatico, Saverio Basagni a Monterotondo

Chianti Classico di altura e cambiamento climatico, Saverio Basagni a Monterotondo

di Andrea Gori

I monaci benedettini vallombrosani avevano capito che quassù poteva succedere qualcosa di straordinario già centinaia di anni fa. Peccato che per secoli sembrasse miracoloso che l’uva potesse arrivare a maturità a quasi 600 metri sul livello del mare, nell’ultimo spicchio di Gaiole in Chianti sul confine di Arezzo e Valdarno. La famiglia di Saverio Basagni acquista negli anni ’50 questi terreni che in passato facevano parte di quelli dell’abbazia di Coltibuono ma che all’epoca come tante altre zone del Chianti Classico erano per lo più abbandonate e decisamente poco frequentate. Dopo anni di gestione come hobby, è Saverio in persona che comincia negli anni ’90 a fare sul serio e ci ha raccontato il suo emozionante percorso di scoperta del terroir di confine nell’occasione di una doppia verticale che legge il cambiamento climatico in questa sezione quasi di montagna del Chianti Classico.

Coltiva il sangiovese ma non solo, utilizza anche canaiolo e colorino e da sempre presente anche ciliegiolo e la malvasia nera nella sua piccola azienda portata avanti insieme alla moglie Fabiana. Un vero vignaiolo che segue tutti i passaggi dalla coltivazione della vite alla bottiglia con la prima etichetta uscita con la 2003 dopo che aveva ripreso a piantare viti nel 1997 sull’impianto originario degli anni ’70. Ci racconta come qui (da 550 a 570 mt s.l.m) i cambiamenti climatici hanno aiutato molto come è evidente nelle annate più calde e siccitose (2011, 2009, 2017) con  maturazioni lente e progressive possibili. La produzione è  molto piccola, 160hl di vino, circa 20mila bottiglie di vino con vendemmie in date ormai inconsuete per la DOCG ovvero ottobre (con fioritura maggio, germogliamento nella prima decade aprile).

La produzione del vino utilizza da sempre acciaio e botti da 7 o 10hl con dalla 2016 un grosso cambio con  utilizzo di botti da 20 e 30hl troncoconici dove viene svolta anche la fermentazione per complessità pulizia e colore con anche macerazioni che arrivano ai 90 giorni in certe occasioni. Altri cambiamenti nel corso delle ultime annate riguardano la 2012 con il cambio in 24 mesi di affinamento per il Chianti classico e 36 mesi per Riserva, dalla 2014 l’arrivo del gruppo freddo e appunto la fermentazione in legno con una sorta di “piemontesina”.

Doppia dicevamo la verticale con i due cru Vaggiolata (che da il nome al chianti Classico annata) e Seretina che da il nome alla Riserva, vere menzioni di vigna , sono due cru ben distinti per esposizione e suolo che comunque prevede poca argilla, galestro e arenaria, senza lastroni affioranti  in un microclima con escursioni notturne importanti, terreno molto drenante che porta a dover utilizzare portainnesto che peschi a fondo l’acqua.

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Prima una panoramica degli andamenti vendemmiali degli ultimi anni fatta da Saverio:
Annata 2010: andamento stagionale piuttosto irregolare, inverno rigido con frequenti piogge che sono proseguite anche in primavera, estate non siccitosa, settembre e ottobre regolari, buona maturazione senza eccessi.
Annata 2011: inverno mite e piovoso, germogliamento anticipato e primavera regolare, in estate le temperature molto alte hanno provocato un po’ di stress idrico ma nella norma; settembre e ottobre con temperature sopra la media; vendemmia anticipata di circa 10 giorni.
Annata 2012: inverno con temperature sopra la media, fatto eccezione per fine Febbraio con una abbondante nevicata e temperature rigide; primavera piuttosto fredda con ritardo di germogliamento e molta peronospora; estate regolare con temperature nella norma, settembre e ottobre belli e con forte escursione termica.
Annata 2013: piuttosto fresca, con inverno e primavera piovosi, ritardo della fioritura ma un luglio e un agosto caldi e regolari hanno consentito il recupero; settembre e ottobre con forti escursioni, termiche buona qualità.
Annata 2014: inverno e primavera con temperature sopra la media e piogge regolari, germogliamento anticipato; l’ estate e quasi tutto settembre con molta pioggia e umidità hanno reso necessario una forte scelta dei grappoli per ottenere una qualità accettabile.
Annata 2015: inverno piovoso e mite; primavera con temperature e piovosità nella norma; estate molto calda con diversi giorni di forte calura; settembre e ottobre senza eccessi hanno consentito una ottima maturazione bella annata.
Annata 2016: molto simile all’annata precedente, inverno piovoso e regolarmente freddo, primavera con germogliamento anticipato, estate calda ma più regolare, settembre e ottobre con forti escursioni termiche, di conseguenza buona maturazione.
Annata 2017: particolarmente anomala, inverno piuttosto rigido, a seguire un Marzo molto caldo con conseguente anticipo di germogliamento; subito dopo ritorno di un anomalo freddo con molti danni ai germogli (nel mio caso nessun danno) estate e autunno molto siccitosi, quantità molto ridotta, circa il 40% in meno ma con qualità fantastica.
E questi gli assaggi:

Chianti Classico Vaggiolata 2010
Naso di sottobosco, alloro, liquirizia e sandalo, bocca soffice e sottile, tannino domo ma equilibrio con ancora qualche guizzo. 85

Chianti Classico Vaggiolata 2011
Ribes nero, mirtillo in confettura, amarena e sandalo, nota di calore che si avverte, tannino che asciuga con tracce di verde. 84 (prima annata con inizi di stagione anticipate e vendemmia primi giorni ottobre e fine settembre)

Chianti Classico Vaggiolata 2012
Naso elegante con traccia balsamica molto bella, bocca pimpante e succosa, intensità che sorprende, bocca un poco asciugante. 85

Chianti Classico Vaggiolata 2013
Dolcezza di amarena, ribes rosso e nero, sorso pimpante ma con  tannino che taglia il frutto, note appena vegetali, solo discreta la piacevolezza. 83

Chianti Classico Vaggiolata 2014
Rosa e lavanda, viole e frutta di bosco, sorso fine e sottile ma ha bell’equilibrio, finale sapido e con bella armonia, disseta e piace. 86

Chianti Classico Vaggiolata 2015
Ricchezza e abbondanza di frutta, legno bello, ciliegia, prugna e sapidità.Sorso dinamico e sapido, pepato e speziato, durone e menta, roccioso e dolce come andamento ma sapidità e freschezza lo sfilano bene. 88

Chianti Classico Vaggiolata 2016
Floreale di lavanda e giaggiolo, cumino, anice e poi frutto che va su arancio e pepe nero, sorso con bella polpa ed eleganza. 92

Chianti Classico Vaggiolata 2017
Stupendo e dolce il naso, tanta finezza al naso e bocca ancora giovane, sorso bello piccante che vira sul balsamico e erbe aromatiche. 90 (per la cronaca, acidità naturale 6,7 , estratto 32, valori record con alcol 13,8%…)

Chianti Classico riserva Seretina 2010
Ampiezza aromatica bellissima, anice e finocchietto, bocca che conserva acidità ma spicca anche nota calda un poco ingombrante, sorso di polpa dolce, marasca, tabacco e tartufo nero, ancora bella vitale e succosa nel ritmo. 89

Chianti Classico riserva Seretina 2011
Note calde e ricche di tostature, caffè, tabacco e spezia, bocca di slancio un po’ frenato e frutto appena arido, ma si beve molto bene e in tavola promette bene in abbinamento. 87

Chianti Classico riserva Seretina 2012
Cardamomo, liquirizia e alloro, marasca amarena, bocca che non ha molta dinamica ma ha austerità intrigante. 87

Chianti Classico riserva Seretina 2013
Amarene, visciole, prugne e more di rovo, sorso con polpa e materia, estratto bello e tannino che dissetano duettando con sapidità. 88

Chianti Classico riserva Seretina 2015
Ampio, solenne e con frutto molto pieno, anice, ribes e pepe, sandalo e spezia, sorso di eleganza slancio e completezza, allunga bene. Da tavola, ottimo anche adesso, bello spessore. 92

Chianti Classico riserva Seretina 2016
Ricchezza e dolcezza di more di rovo, tabacco, anice, pepato. Il sorso guizza tanto, visciola e mela rossa, arancio e sale, spina dorsale salda e poi tanta polpa ancora da distribuire nel tempo. Ma la partenza è bellissima e promettente. 94

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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