Che vino si beve in Corea del Sud?

Che vino si beve in Corea del Sud?

di Clizia Zuin

Un viaggio in Korea del Sud magari non è in cima alla lista dei vostri desideri per le prossime vacanze, ma di questi tempi poter viaggiare, seppure per lavoro, è sempre una grande opportunità.

Ed è così che mi sono ritrovata nel Sud della Corea del Sud ad insegnare, in una delle Università della città di Ulsan, un po’ tutto ciò che riguarda il vino italiano ed europeo, scontrandomi con le tante difficoltà derivate dalla quasi impossibile reperibilità dei vini in un Paese orientale che comunica poco attraverso l’inglese, con dinamiche diverse dalle nostre e con norme anti Covid-19 severissime.

Metà della popolazione Coreana è concentrata nella capitale, Seoul, il resto nelle altre città, 4 o 5 in tutto. Quasi nessuno vive nelle campagne perché difficili da raggiungere e poco appetibili dal punto di vista dei servizi.

È facile immaginare quindi che importatori, distributori, negozi di vino e ristoranti stellati, siano tutti concentrati nella enorme capitale. Nelle altre città, come quella in cui mi trovavo io, Ulsan 1,5 milioni di abitanti, seppur molto ricca, doveva accontentarsi delle briciole enologiche del post Natale.

In Corea del Sud la vendita degli alcolici on-line è proibita e se questo da un lato favorisce il giro d’affari delle enoteche, dall’altro mortifica la reperibilità e la varietà dei vini. Bisogna quindi affidarsi agli importatori o distributori locali, la cui email è segreta fino a quando non si paga per sbloccare l’oscurantismo dei vini del Nuovo e Vecchio Mondo o non si entra in non so quale categoria preferenziale.

In un Paese che da solo riesce a consumare 3 miliardi e mezzo di bottiglie di Soju (distillato da fermentato di cereali o patate che generalmente ha 20% vol. di alcol ed è molto economico, meno di 2 euro la bottiglia da 0,335 L), ovvero 70 bottiglie procapite, neonati e astemi inclusi, di spazio per il vino sembra che non ce sia poi molto. Ma per fortuna la Corea del Sud si sta occidentalizzando e grazie ai numerosissimi super ricchi che amano il vino in quanto prodotto di lusso che si presta all’ostentazione conviviale, è facile prevedere un piccolo boom delle importazioni; la curiosità locale, la preparazione in certi settori e lo spazio non mancano di certo.

È facile prevedere quindi un incremento delle esportazioni per andare a compensare le enormi fallanze dei cataloghi dei distributori.

Ma che cosa amano bere i coreani?

Parlando di abbinamento cibo-vino, quello che i coreani amano bere e quello che amano mangiare, cozza parecchio. In Corea del Sud le bevande preferite sono spesso zuccherate, la cucina è fatta di contrasti molto marcati e sapori forti e decisi: si passa da cibi delicati a base di tofu e alghe allo “spice and sour” che rende quasi impossibile ogni abbinamento. I vini preferiti sono dolci e aromatici, spesso rosati che forse col kimchi non ci stanno poi tanto male. Anche se i grandi Château di Bordeaux e i Syrah Australiani, con quel zinzino di residuo zuccherino tanto smart, fanno gola ai nuovi ricchi.

Una grande lode va ai francesi, che si sono fatti avanti a gamba tesa creando la competizione SOPEXA  focalizzata solo sui vini francesi (manco a dirlo) e che coinvolge ogni anno 250 sommelier provenienti da tutta la Corea del Sud. Un concorso molto ambito e che ogni anno forgia 250 persone solo sul vino francese. Una bella idea che si potrebbe replicare anche con i vini italiani, no?

Ultimo input: i vini naturali. Come in ogni angolo di mondo, anche qui “natural is good”. Raramente hanno un’idea chiara della differenza tra vini biologici, biodinamici, agricoltura ragionata etc, per loro sono tutti vini naturali; se poi l’etichetta è fatta a pennarello dalla figlia neonata del produttore, allora avete fatto bingo.

L’invito, cari amici produttori, è di farvi avanti, la Corea del sud potrebbe essere un mercato facile e soddisfacente.

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Clizia Zuin

Veneta di origine, toscana di adozione, cittadina del mondo nel cuore. Dopo la laurea in Lingue Orientali, scopre la complessità del mondo del vino e dopo tanti anni ancora non si annoia. Ha lo straordinario superpotere di trovarsi sempre nei paraggi mentre si sta stappando una bottiglia monumentale. Formazione mista AIS e WSET, con la convinzione che presto conquisterà il mondo; in attesa di diventare il Dottor Male, lavora come sommelier a Firenze.

9 Commenti

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Luca

circa 3 anni fa - Link

L'iniziativa di Sopexa è davvero una bella idea, e l'hanno replicata nella maggior parte dei paesi dell'Asia, facendo poi una "finale" tra i vincitori dei vari paesi, premiati con viaggi in Francia e visite presso i produttori partner. Il punto d'ingresso della promozione del vino tramite i sommelier, fidelizzati attraverso premi, competizione e visibilità generata da essa funziona bene, almeno per il canale HORECA. Per l'Italia ci ha provato ASPI negli ultimi anni con una competizione simile in alcuni paesi (Thailandia, Taiwan), ma sono stati esperimenti isolati che non credo si siano ripetuti

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Nelle Nuvole

circa 3 anni fa - Link

Un bel post. La Corea del Sud è un mercato interessante e in qualche modo meno complicato e banditesco rispetto a quello cinese. Come sempre si parla di piazzamenti e non di volumi, almeno dal mio punto di vista.

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

"In Corea del Sud le bevande preferite sono spesso zuccherate... I vini preferiti sono dolci e aromatici, spesso rosati .. Anche se i grandi Château di Bordeaux e i Syrah Australiani, con quel zinzino di residuo zuccherino tanto smart, fanno gola ai nuovi ricchi." "...numerosissimi super ricchi che amano il vino in quanto prodotto di lusso che si presta all’ostentazione conviviale..." Fatemi capire... hanno i soldi, li vogliono mostrare, capisu n'belin a bate..... i clienti ideali...e noi qui con le cantine piene....

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clizia

circa 3 anni fa - Link

Caro Giacomo, il mercato è ancora acerbo, ma la volontà di andare oltre ed allinearsi ad un gusto occidentale è assolutamente palpabile. La Corea del Sud è un mercato da tenere sott'occhio, molte aziende italiane sono già entrate e con ottimi risultati nonostante l'impossibilità della vendita online.

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Invernomuto

circa 3 anni fa - Link

Un tempo l'import in Corea aveva un solo nome: Nara Food. Purtroppo sono un 6 anni che ho smesso l'export, ma ai tempi la facevano da padroni. Io con tutti i coreani con cui ho abitato, conosciuto in Giappone (un'era geologica fa, come la mia laurea a Ca Foscari come colei che scrive) hanno un solo comune denominatore alcolico: JINRO!!!! AIUTOOO!

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clizia

circa 3 anni fa - Link

Jinro! Un colosso incredibile! Ci sono nuove distribuzioni focalizzate solo su vini e distillati. Qualche coraggioso ristoratore ed enotecario sta tentando l'importazione diretta dove possibile. E nuove distribuzioni stanno per nascere. Il mio consiglio è di tenere le antenne dritte!

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Invernomuto

circa 3 anni fa - Link

Ah no spero desistano dall'importarlo, il Jinro in particolare. :) Sinceramente non ne serbo un bel ricordo, come pure dello Shochu, e devo dire che da orientalista, tutta sta moda dei distillati asiatici che c'è adesso in Italia mi sta un po' indigesta, ma è un problema mio. Invece sarei curioso di capire se il mercato Coreano si sta evolvendo o ancora sono legati ai marchi/denominazioni che vanno per la maggiore sull'export? Sono anni che si diceva di una potenziale esplosione della Corea del sud nel mercato vino, ma da quanto sento è tutto ancora come dieci anni fa. In pratica come mercato evoluto del vino rimane ancora solo il Giappone, che invece ha il problema opposto, una sovraesposizione di etichette/produttori. Risultato: Brunello di dubbia provenienza a 3500 Yen al 7 Eleven

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Clizia

circa 3 anni fa - Link

Il Brunello sconosciuto e cheap si trova anche in Corea esattamente come in Giappone. Quello a cui ho assistito io è un panorama in lento movimento. Lo Soju rimarrà la bevanda di riferimento, ma il mercato si sta muovendo nella direzione del vino. Suckling sta già lavorando molto in Corea e la curiosità o la voglia di ostentazione da parte della classe di supericchi è palpabile. Il mercato Coreano non impone dazi alti nei confronti del vino, l'unico neo è l'impossibilità della vendita on line. A parte questo è un mercato da sfruttare e cavalcare quanto prima.

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Invernomuto

circa 3 anni fa - Link

Aspetta, pensavo ti riferissi a Enoteche e ristoranti italiani che si stavano muovendo per importare IN ITALIA Soju, ho capito male? No perchè se in Corea permettono di importare direttamente stile UE ad un ristoratore è un altro paio di maniche. Per un mercato ancora tutto da fare, la mancanza dell'on line è quasi meglio, non aiuta di certo le vendite, ma permette di fare brand building sul mercato reale, che dopo si rifletterà su quello virtuale degli e-commerce. Dipende da quanti importatori stanno nascendo e come lavorano. Interessante comunque, grazie mille della risposta.

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