Cascina Degli Ulivi: quell’amore/odio che non finirà mai

Cascina Degli Ulivi: quell’amore/odio che non finirà mai

di Marco Colabraro

Odi et amo.

Non basta un verso di Catullo per esprimere quel che mi suscita l’azienda Cascina degli Ulivi. A pochi giorni di distanza l’uno dall’altro sono accaduti episodi che mi hanno fatto riflettere sulla percezione dei vini di una delle prime cantine a praticare la biodinamica in Italia.

Il primo: una bottiglia di Montemarino 2019 bevuta in un ristorante di Novara in presenza di amici, sommelier ed enologi. Giudizio dei più: naso preso a sberle da ventate di vernice, bocca imperfetta dove l’acidità trascinava via ogni altra sensazione.

Il secondo: l’apertura in occasione del mio compleanno di un Filagnotti 2010: complessità ed eleganza, al naso e sul palato le sensazioni dei grandi bianchi.

Il terzo: una discussione interminabile tra amici bevitori su quel che piace e quel che non piace, dove convinzione comune è che il vino debba essere buono (con tutto quello che buono può significare), digeribile e possibilmente saper emozionare.
Da una parte fomentati puristi, eterni difensori della biodinamica, dall’altra seguaci di lieviti selezionati e interventismo, ma amanti del buon bere.
Il tono di voce sempre più alto, prese in giro a fior di labbra, si nominavano bottiglie, annate, vitigni… Il tutto tra risate e simpatici insulti, con il tasso alcolemico in ascesa. L’innesco della discussione? Non a caso una bottiglia di Ivag di Cascina degli Ulivi, azienda che, a quanto pare, o si ama o si odia, appunto, oppure si ama un po’ e si detesta un po’, tutto insieme.

Non voglio addentrarmi nella descrizione dei vini dell’azienda perché sono tanti, il mio discorso fa più che altro riferimento alle bottiglie capaci di invecchiare.
Quanto all’azienda vi basti sapere che circola da anni nell’underground del vino, che è diventata hype, che non è solo vino ma un modo di vedere il mondo, che qui solforosa e lieviti selezionati non entrano e che alla guida c’è la giovane Ilaria, figlia di Stefano Bellotti, anima salva di Cascina degli Ulivi.
Di Stefano si è già detto e scritto molto, non ho nulla da aggiungere, se non che quando ne parlo mi coglie un’emozione profonda. Non è semplice, in questa vita, incarnare, come ha fatto lui, un “Altrimenti”, essere “Altrove” dal pensiero dominante, essere “Contraddizione”, avere una convinzione da perseguire fino in fondo, per usare le parole di un uomo di teatro, Antonio Neiwiller: “Ci vuole un altro sguardo per dare senso a ciò che barbaramente muore ogni giorno omologandosi”.
Di certo il vino di Cascina degli Ulivi è fuori dalle tendenze dominanti, e per questo divide, contrappone, fa discutere, e questo è il bello della tavola, questo è il bello del vino.

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Ripenso spesso alla discussione intorno a quel che è “buono” e a quel che “buono” non è, a quel che piace e a quel che non piace e credo che davvero non finirà mai; ho in cantina almeno trenta bottiglie diverse di Cascina Degli Ulivi e non so mai cosa aspettarmi da ciascuna di loro. C’è una tendenza, da non confondere con la verità: le bottiglie d’annata non sono perfette ma i difetti con gli anni si armonizzano ed esaltano la beva, quelle sono per me ambrosia, emozione e sussulto, giaciglio per desideri incontrollati, ristoro e piacere sottile, visione degna del miglior Khayyamm:

“Dell’Eterno né tu, né io, conosciamo i Segreti
E questo enigma del mondo né tu, né io, conosciamo.
Il nostro incontro è nascosto da un velo:
Quando il velo cadrà, né tu, né io rimarremo.

Se sono sobrio la gioia mi è nascosta da un velo
Ma la mia mente perde coscienza se bevo
C’è un attimo solo fra sobrietà e ubriachezza
Per cui tutto darei. È quello la Vita!”

Filagnotti 2010 e 2012, un Montemarino 2008, La Merla Bianca 2007, svariati Mounbé, e molti altri ancora… vini che hanno un solo difetto: i tappi ogni tanto sono consumati, si sbriciolano, quindi l’apertura è una bella sfida ripagata però dalla bevuta.

Le bottiglie giovani, invece, come tendenza, si rivelano ricche di difetti, scomposte, strane. Sono inviti alla pazienza. Ma non sempre abbiamo voglia, o meglio, possibilità di aspettare. E allora ci facciamo andare bene il difetto? Come ci comportiamo nel regno delle incertezze?
Io non lo so, lo ammetto, ognuno è libero di pensare quel che vuole, il gusto è una questione personale, l’etica anche. Di una cosa però sono convinto: questo odi et amo continua ad affascinarmi e mi sa tanto di storia d’amore. Ci si cerca, ci si allontana, ci si ama e poi detesta, in una vertigine infinita. Mi auguro che non ci sia fine nemmeno tra me e Cascina degli Ulivi, realtà misteriosa e cantata, con i piedi vicini al Monferrato e sulla testa l’aria di Genova, luogo dal volto sfaccettato, dove si uniscono per vendemmie ed esperienze, intorno alle tavole apparecchiate, i folli in ricerca, i saggi e i viandanti, colmi di dubbi, che ritrovano scintille di sé nel contatto con la terra, i disperati di città che desiderano trovare una nuova spinta al vivere. Qui dove gli esperti insegnano e i giovani imparano, dove i vecchi ringiovaniscono e a qualche giovane occorre maturare troppo in fretta. In questo luogo contraddittorio, così materiale, così spirituale, così accogliente e così inospitale.

Mi tornano in mente le parole di un amico ottantenne, un monferrino DOC: “Giudica i giovani chi giovane non è più, ma nei giovani è tutta una spinta, tutta una confusione, chi da giovane è mai stato unito? Chi in armonia con il mondo? Se cerchi un giovane è perché lo vuoi così: tutto arruffato, tutto imperfetto, perché ricorda a te chi sei stato, tutti i tuoi vorrei, tutte le tue sofferenze, tutte le tue velleità.”

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Marco Colabraro

Nato a Milano, sangue misto polenta e peperoncino. Di ritorno da un viaggio in Eritrea si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica e fa l’attore per un po’, poi fugge nella Parigi dei bistrot, a Roma corregge romanzi in qualche casa editrice e cambia lavoro ogni tre mesi circa. Torna a Milano, beve per amore dell'ebrezza e della conoscenza, il suo piatto preferito è la pastasciutta al pomodoro.

33 Commenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... articolo un poco intimista ma bello e che si legge bene. Indipendentemente dalla condivisione delle emozioni e della visione filosofica del bere , mi ha messo un poco in crisi identitaria e operandi . Mi rimane il dubbio , sempre presente, di chi "comunica" il vino : come fare ad astrarsi il più possibile da un ipotalamo invadente, da un gusto personale frutto di un percorso magari accidentato , di lunghe militanze dove il punto d'arrivo sensoriale è una scossa non sempre estendibile o generalizzabile . Marco , ti chiedo : se tu recensissi su una guida , non in un blog, ti sentiresti di esprimerti allo stesso modo avendo poche righe disponibili e una necessità di sintesi necessaria alla comprensione anche dei meno addentro agli arzigogoli organolettici? Perchè mai il difetto deve assurgere a pregio per ragioni etiche oppure aspetti tecnici risultare fattori secondari in un contesto di sostenibilità condivisibile , quando non se ne conoscono i presupposti se non il risultato finale nel bicchiere? Chi è in grado , leggendo , di discriminare l'errore tecnico ( quando ci sono difetti è sempre tale) dalla ineluttabile causa - effetto di una solida morale ecologica? Parliamone...

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Marco Colabraro

circa 2 anni fa - Link

Grazie della riflessione e della condivisione che certo apre un bel dibattito. Come ben dici, anche io son ben felice di affrontare ogni tanto crisi di senso. Certo una guida è un altro contesto che si dà regole, canoni e scale, io preferisco la appena nata Scala Intravino by Morichetti!

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Ottimo articolo pieno di numerosi e interessanti spunti per discutere. Ottimo commento di Vinogodi che ha rilanciato alcune tematiche che l'articolo contiene.

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Esseri.umami

circa 2 anni fa - Link

Lanegano vs IVAG '18 è finita 1 a 0. Palla al centro. 🙂

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Mi sei testimone dell'ultima lavandinata....

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Excellence

circa 2 anni fa - Link

la risposta e' implicita nel fatto che Marco scriva su un blog e non su di una guida....

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Infinito rispetto per Belotti e per il suo pensiero, non tanto sul vino quanto come 'visione' dell' agricoltura, del nutrirsi e soprattutto dell'essere umana società. Però delle sue bottiglie che mi sono capitate in situazioni di convivio ne abbiamo lavandinate due su tre, purtroppo.... Forse anche quando si hanno radicate filosofiche convinzioni (che in gran parte condivido), è saggio fare piccoli compromessi e magari aggiungere un pizzico di So2.

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Alvaro Pavan

circa 2 anni fa - Link

È un fondamentale componente prodotto dalla fermentazione. Ci sarà pure un perché...Per il resto , lunga vita alla Cascina!

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Mauro

circa 2 anni fa - Link

Visitai la cascina e vi soggiornai anni fa, mi riprometto puntualmente ogni anno di riandarci. Vi ho trovato un agricascina davvero naturale, feci scorta dei loro vini bianchi e rossi che bevvi da solo o in compagnia negli anni successivi Mi permetto un piccolo suggerimento, perché non bere i vini della linea semplicemente, subito e attendere gli altri lasciandoli attendere nelle nostre cantinette.? Un grazie all immenso lavoro del fu Stefano, e un caloroso applauso alla figlia che ne prosegue l' operato.

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Patrick Jane

circa 2 anni fa - Link

Qui si fa confusione e si commettono gravi errori. Una conduzione in biodinamica del vigneto non implica affatto un non interventismo in cantina: le due fasi sono separate e i principi della prima si fermano sulla porta. La presenza di rilevante volatile non ha niente a che vedere con la naturalità, bensì con la cialtroneria di non voler usare nemmeno un modesto controllo delle temperature in fermentazione. Altro che Lieviti selezionati. Infine. Le pratiche invasive mica si chiudono con quattro Lieviti diplomati... E le filtrazioni? E le chiarifiche? Fior di cantine fieramente "naturali" o bio qualcosa, sotto sotto ci danno. Mi interessa? NOOO. Perché nel bicchiere non bevo la filosofia, ma un banale vino. Che deve essere buono e puntualizzo come: in primis, esente da difetti tecnici. Altrimenti stiamo ancora a giocare con le costruzioni.

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Michele Carta

circa 2 anni fa - Link

Patrick riassume benissimo anche il mio pensiero . Bravo per la sintesi! …parafrasando per i più piccoli, gli elefanti non volano anche se hanno orecchie molto grandi .:

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Alessandro Morichetti

circa 2 anni fa - Link

Si può dire la stessa cosa senza parlare di cialtroneria. Poi di cosa facciano fior di cantine interessa relativamente quando si parla di una cantina specifica.

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VINOLOGISMO

circa 2 anni fa - Link

Bravo Patirck , concordo e sottoscrivo ciò che hai scritto !!!! Basta filosofie , scienze astronomiche , visioni ancestrali della vita e del mondo...

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Giuseppe

circa 2 anni fa - Link

d'altra parte non si vive di sola tecnica e, secondo me, servono anche personaggi e "approcci" non convenzionali per aprire gli occhi anche al mondo mainstream su tematiche che altrimenti nessuno si sognerebbe di affrontare. Se ormai tutte le cantine/produttori come minimo si vantano di aver ridotto il ricorso alla chimica e di essere meno interventiste di una volta secondo voi di chi e` il merito (o la colpa...)? E questo per rimanere nel piccolo mondo enoico perche` la stessa cosa sta succedendo, chi piu` chi meno, in tutti i settori.

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Marco Colabraro

circa 2 anni fa - Link

Grazie della condivisione. Credo che quando si è sinceri e si comunica il proprio credo e, di conseguenza, come si lavora in vigneto e in cantina, non esiste falsità o cialtroneria, a prescindere dalle metodologie. Poi tutti siamo liberi di scegliere quel che più ci piace bere, e confrontarci, e discutere.

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Franca

circa 2 anni fa - Link

Mi vengono in mente i jeans strappati...anni fa si buttavano nella spazzatura, oggi sono un must

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"La presenza di rilevante volatile non ha niente a che vedere con la naturalità, bensì con la cialtroneria di non voler usare nemmeno un modesto controllo delle temperature in fermentazione. Altro che Lieviti selezionati. Infine. Le pratiche invasive mica si chiudono con quattro Lieviti diplomati… E le filtrazioni? E le chiarifiche? Fior di cantine fieramente “naturali” o bio qualcosa, sotto sotto ci danno. Mi interessa? NOOO" ---- Quindi, è probabile che alcuni produttori di vini biodinamici o naturali ...sempre...perfetti(senza volatile)...tutti gli anni...anche, attenzione, nelle annate "difficili"... siano dei furbi che utilizzano alcune tecniche che il DISCIPLINARE non prevede. E che, attenzione, non lasciano tracce dell'avvenuto utilizzo. Per contro è probabile che il produttore "non furbo" abbia seguito il DISCIPLINARE e, specialmente, nelle annate difficili, abbia prodotto dei vini con qualche difetto. ---- Non sono d'accordo, invece, con Patrick quando dice: "Mi interessa? NOOO" Perché non possiamo giustamente criticare la RETORICA che accompagna questi vini e poi fregarcene se un vino sia stato prodotto violando le regole del DISCIPLINARE...che viene sventolato sotto il naso dei consumatori. ----- Conclusione. Da queste considerazioni nasce l'esigenza di un SISTEMA DI CONTROLLO più serio del quale non frega a nessuno. Sono, infatti, l'unico a esprimere, in questo blog, questa esigenza. PS Attenzione, è nelle ANNATE DIFFICILI che tutta la RETORICA di questi vini rischia maggiormente di essere contraddetta.

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Littlewood

circa 2 anni fa - Link

Nelle annate difficili si vede la bravura del produttore nn l' uso di pratiche "magiche,, che nn lasciano traccia ..a me fa arrabbiare sta roba! Ma veramente! Annata difficile? Maggior selezione in vigna più lavoro più cura più controllo delle fermentazioni cioè presenza costante in cantina con trovasi e delestage o maggiori follature o al massimo saturazione dei tini con gas inerti prima che parta la fermentazione! La volatile non e' MAI sintomo di naturalita'! MAI! Con buona pace di tutti ma se c' e' e' semplicemente frutto di errore o imperizia!!

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Littlewood parlo anch'io per ESPERIENZA DIRETTA, ma nel settore frutticolo.
Ora la mia esperienza mi dice che è nelle annate difficile che si vede sicuramente "il manico", cioè il bravo produttore, come lei dice.
Ma non è così semplice da attuarsi sempre quella "perfezione" di cui lei parla(tempo inclemente, difficoltà a trovare lavoratori ecc ...)
Ora non ho esperienza di cantine ma quello che ha riportato Patrick l'ho letto più volte sul web.
Lei, che conosce il mondo delle cantine ci potrebbe dire se quello che ha detto Patrick è una menzogna.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

E sarebbe interessante che intervenissero dei TECNICI per smentire quello che asserisco o ridimensionare quello che lei dice.

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Littlewood

circa 2 anni fa - Link

Io ho lavorato e continuo ad avere contatti con quella che forse e' la migliore azienda attualmente a Montalcino non chiedermi perche' sono solo un vignaiolo ma quando usavamo il cornoletame le vigne dopo circa una settimana cambiavano in meglio come vigore e brillantezza delle foglie. Il mio Maestro in cantina nn faceva nulla a parte un po' di so2 ma facevamo un lavoro Enorme in vigna! Nn sto qui a specificare cosa facevamo perché sarebbe lunga ma e' quello che dicevo sopra. Devi interpretare l'annata e nelle annate difficili devi fare il doppio nn il solito standard ..pensare di avere della volatile nei suoi vini lo avrebbe mandato ai matti credimi! E lui e' un biodinamico senza se e ma! Ricordo per es che nel 2014 gravner ridusse le produzioni a 10 qli ha. 10!!

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Littlewood, credo a quello che dici. Ma se rileggiamo il tuo commento, e da come lo racconti, è evidente che non è facile mettere in pratica quello stile di conduzione. Comunque, a me importa dirti questo e ti ringrazio per aver commentato. Nei dibattiti ci si può riscaldare e si possono superare certi limiti. Per me è importante ricomporre i rapporti. Per questo ti saluto con sincera cordialità. Una buona serata

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Littlewood. A proposito.... di uso di pratiche "magiche"... le chiedo cosa pensa del CORNOLETAME.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Nel frattempo scriva un LIBRO del "perfetto" produttore BIODINAMICO che "tutti" gli anni produce vini biodinamici..."perfetti". Potrebbe vincere il Pulitzer.

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Invece la formazione di volatile in fermentazione è assolutamente naturale! Innaturale sarebbe la sua assenza. È un difetto, e quindi frutto di una imperizia tecnica, quando i suoi valori si fanno problematici e compromettono l'equilibrio del vino.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"quindi frutto di una imperizia tecnica"

Alvaro Pavan non ho capito bene il senso del suo commento.
Ma formulo lo stesso questo pensiero.

Stiamo parlando di IMPERIZIA TECNICA di produttori(biodinamici) che "seguono" un Disciplinare che...non prevede... alcune tecniche. Sono vietate dal Disciplinare.

Ora se lei dice, per esperienza diretta in cantina, che i vini, anche nelle ANNATE DIFFICILI, e anche non utilizzando alcune tecniche vietate, TUTTI GLI ANNI vengono perfetti... io non sono in grado di replicare perché, come ho detto, non ho esperienza di cantina (ma di conduzione agronomica si).

E ci vorrebbe l'intervento di Tecnici di Cantina.
Per stabilire se le lei e Littlewood dite la verità.

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Quali sarebbero le tecniche vietate? Fare vino è una questione tecnica, essenzialmente, al suo meglio è ,per certi aspetti , un'opera arte. I vini in ogni caso, convenzionali o biodinamici che siano, non sono mai perfetti. Non confondiamo il difetto, frutto di una qualsivoglia imperizia, con aspetti d'imperfezione che possono essere perfettamente giustificabili e che nulla tolgono alla qualità del prodotto. E, in fondo, ogni annata è difficile. Anzi, forse è proprio la cosiddetta annata perfetta la più difficile da vinificare...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

*Anzi, forse è proprio la cosiddetta annata perfetta la più difficile da vinificare…" Da frutticoltore penso il contrario di quello che lei afferma. Nelle annate "difficili" si produce frutta con difetti che pregiudicano la trasformazione industriale di marmellate, frutta sciroppata, essiccata ecc... Ora, come le ho detto, non conosco la cantina e, quindi, non ho le competenze per poter dire la stessa cosa per il vino ottenuto ...con uva non perfetta. In un dibattito su un blog, e non in un convegno di esperti, mi sono spinto a dire delle cose in base a delle... letture... che non possono sostituire l'attività di cantina. Quindi, è probabile che sia stato impreciso in alcune opinioni. Ma delle imprecisioni, dei limiti, delle esagerazioni le ho intraviste anche nella sua replica. Il vino, per me, non è un'opera d'arte. Il problema dei CONTROLLI su cui insisto sempre nei dibattiti non è una questione secondaria o campata in aria: tanto è vero che sono stati rivisti i disciplinari di alcune associazioni perché venivano elusi e per garantire di più i consumatori Io, ad esempio, non ho fiducia nei controlli di DEMETER. Sulle tecniche agronomiche dei biodinamici, e in particolare sulla gestione del suolo, ho invece quella competenza per dire che c'è tanta fuffa.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Signori, penso di aver dato il mio contributo al dibattito e che mi ripeterei. Quindi passo e chiudo.

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Vitis

circa 2 anni fa - Link

Un vino che da giovane non convince in degustazione o peggio ancora ha dei difetti non è che con gli anni migliora… Poi, basta fare un giro da chi i vini li fa in modo - diciamo pure - naturale ma che li sa fare davvero (spesso senza certificazioni) per capire che la storia dei difetti accettabili è una presa in giro da parte di chi i vini non li sa fare, e di chi si ostina a farsi piacere vini difettosi

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Spanna

circa 2 anni fa - Link

Credo però che in molti abbiamo sperimentato l'impatto del tempo sui vini. Vini da giovani "scontrosi" , sono riuscito ad apprezzarli nel tempo dopo ( a volte parecchi) anni. Condivido con l'autore del post l'esperienza di aver apprezzato i vini di questo produttore, parlo dei cru di Gavi, dopo molti anni ( direi attorno ai dieci) dalla vendemmia. I suoi vini di annata e i rossi invece non sono riuscito ad apprezzarli. Ma i vini che non apprezzo mi aiutano nel percorso di definizione del gusto personale.

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Caro Marco, l'argomento è vasto e interessante, sarebbe bello discuterne in presenza. Buona giornata a tutti.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Alvaro. buona giornata.

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