Cantina Fregnan, o del metodo classico alla toscana

Cantina Fregnan, o del metodo classico alla toscana

di Sabrina Somigli

La nuova geografia del vino toscano passa per il Casentino. Il perché è semplice e sta tutto nella combinazione pinot nero e bollicine.
Che il Casentino sia terra di ottimi pinot nero è ormai risaputo, grazie ai pionieri visionari Vincenzo Tommasi e Federico Staderini che nei pressi di Pratovecchio l’uno confinante con l’altro han dato vita a due delle migliori interpretazioni toscane di questo vitigno: Podere Civettaja e Cuna.

Adesso un nuovo progetto, quello di Cantina Fregnan a Buiano, nel comune di Poppi, dedicato esclusivamente agli spumanti, è da considerarsi altrettanto visionario, e con ottime prospettive direi, visti gli esiti della prima e seconda vendemmia in commercio. Seriamente apprezzabili.

Il metodo classico di Cantina Fregnan a dire il vero non è il primo spumate prodotto in Casentino; già Ornina a Castel Focognano produce da tempo un metodo classico ancestrale da sangiovese e trebbiano, che affianca ad una bella linea di prodotti validi e molto originali, ma un progetto casentinese interamente “frizzante” è novità assoluta.

Ma prima d’esser la nuova frontiera viticola, il Casentino è soprattutto un luogo di una bellezza che toglie il fiato. Non è un caso che San Francesco abbia ricevuto l’approvazione divina per la costruzione del Santuario proprio sul monte della Verna o che San Romualdo circa 1000 anni fa scegliesse le foreste di Camaldoli quale luogo per fondare la comunità di monaci benedettini. O che la Pieve di Romena con i suoi 900 anni conservi inciso un messaggio così attuale: tempore fami. Ovvero in tempo di fame, la popolazione offre al divino il meglio delle sue capacità: e la crisi diventa un mezzo di riscatto per elevarsi.

Il Casentino ha una carica di spiritualità incredibile, che invade ogni volta pure me, atea piuttosto convinta.
Da qualunque parte voi arriviate, da Firenze attraverso il Passo delle Consuma, dalla Romagna per il passo della Calla o dai Mandrioli o a sud da Arezzo vi sembrerà di entrare in un altro spazio e in un altro tempo.
Una sorta di stargate casentinese che vi traghetta in luoghi mistici e pacificatori. E vini d’eccellenza, prove alla mano.
Ma veniamo a Roberto Fregnan e alla sua neonata cantina.

Si lo so, Fregnan non è di certo un cognome toscano, ma Roberto, origini venete, è casentinese d’adozione ormai dagli anni Sessanta, quando recupera i poderi dei nonni materni proprio in questa valle. Qui conosce Maria Grazia e qui sceglie di vivere e lavorare. E ha fatto ben altro che portare un metodo classico 36 mesi in Casentino; c’ha portato un pezzo di sistema solare grazie alla collaborazione di anni con la NASA, per la quale la sua impresa produceva pezzi idraulici destinati agli shuttle.

Ora ritiratosi in pensione ha potuto dedicarsi al suo progetto in via di realizzazione da una decina di anni.
L’impianto risale al 2013; per ora due ettari a chardonnay e pinot nero, e una cantina a misura, in parte interrata, il resto realizzato con le pietre dello scasso del vigneto.

Al momento vi è un solo prodotto disponibile: Il Patriota 2016, poiché la 2017 non è stata vendemmiata causa la gelata che in pratica ha distrutto tutta la produzione. La 2015 esaurita.

Il Patriota è ottenuto da chardonnay (70%) e il resto pinot nero; matura per 24 mesi sui lieviti e in pratica esce dopo 3 anni dalla vendemmia. Bolla impalpabile, cremosa, che profuma di agrume lieve, di mentuccia e vaghi ricordi di frutta tropicale. Leggeri sentori di maturità ne completano il bouquet intrigante con frutta secca tostata e cenni di cera. Teso, sorso largo ma leggero con una evidente sensazione sapida-sassosa in bocca che lo proietta a nord nel gusto e nella soddisfazione.

Al momento la produzione è limitata a questa etichetta, circa 12.000 bottiglie, ma il progetto è quello di arrivare a 4 prodotti in totale, tutti spumanti, ma nessuna anteprima è concessa.

Non so se avrei chiamato il mio spumante il patriota: alla prima impressione può risultare parecchio nazionalpopolare se non addirittura nazionalista. Ho chiesto quindi il perché di tale scelta. Il patriota è dedicato al padre, che ha combattuto qui in Casentino per anni a fianco delle truppe alleate. Ma al di là di questo, mi spiega Roberto, patriota è un concetto intriso di amore per una terra; patriota è colui che antepone gli interessi di una comunità ai suoi personali. E patriota può essere un vino, che non ha bandiere se non il sogno di poter portare in etichetta la dicitura “Prodotto in Casentino”. Ora lo capisco molto di più.

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Sabrina Somigli

Chiantigiana di nascita, microbiologa di formazione, poi sommelier e ristoratrice per vocazione. Raccolgo erbe spontanee e non è colpa della laurea in scienze agrarie; amo il vermouth liscio e il brodo caldo ma non per questo so sferruzzare a maglia. Mi sono appassionata al vino più o meno vent'anni fa, quando lavoravo in Tasmania; ci rido ancora pure io, tranquilli. Credo nel bevi e lascia bere e raccontane se vuoi, ma sii breve.

7 Commenti

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Luca Miraglia

circa 3 anni fa - Link

Le peculiari caratteristiche climatiche e di composizione dei suoli hanno favorito l'acclimatamento, in Casentino, di alcuni vitigni alloctoni, importati dalla Francia tra la fine del secolo 19° e gli inizi del 20°; quello che ha riscontrato maggiore notorietà è il Pinot nero, di cui alle personalissime interpretazioni "ferme" di Vincenzo Tommasi e Federico Staderini e, adesso, anche spumantizzato. Tenuto conto, tuttavia, che il Casentino è terra di continue scoperte, sia di tesori d'arte che di vini e prodotti gastronomici d'eccellenza, mi fa piacere segnalare, per completezza, che un secondo vitigno alloctono altrettanto prestigioso, il Syrah, si è perfettamente ambientato in zona, tant'è che, insieme al Pinot nero, fu citato oltre un secolo fa in un testo specialistico curato, nel 1903, da S. Mondini per conto della Società degli Agricoltori Italiani (cfr. S. Mondini - I vitigni stranieri da vino coltivati in Italia, Barbera Editore, 1903). E la sorpresa qual'è? Eccola: alcune viti ultracentenarie di Syrah, allevate secondo il metodo tradizionalmente utilizzato nella Toscana appenninica della "vite maritata", a piede franco e prefillossera, sono tuttora presenti e produttive presso l'azienda "Podere Bellosguardo", distante poche centinaia di metri dai citati produttori di Pinot nero. Gli esemplari, poche decine di piante su una superficie di 7.000 mq circa, sono stati censiti e studiati, in particolare, dal Centro di ricerca di Viticoltura ed Enologia di Arezzo, su iniziativa del dott. Paolo Storchi. Un'altra scoperta, quindi, riservata da questo meraviglioso lembo di terra appenninica, ancora estraneo ai flussi turistici caciaroni ed ignoranti che, purtroppo, infestano altre zone vitivinicole italiane.

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Simone Di Vito

circa 3 anni fa - Link

Curiosità interessanti, se non sbaglio lei è il titolare del podere bellosguardo giusto?

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Luca Miraglia

circa 3 anni fa - Link

Sì, infatti, ma, da appassionato cultore dell'areale casentinese, ci tenevo a far conoscere un altro aspetto della viticoltura locale, che da non molto si sta affacciando agli onori della ribalta.

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Simone Di Vito

circa 3 anni fa - Link

Guardi la mia domanda non era in tono polemico, era per conferma, avevo letto un articolo tempo fa sui suoi syrah, mi aggiungo a Sabrina sperando di assaggiarli in futuro

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sabrina

circa 3 anni fa - Link

Grazie Luca per le informazioni. Non ero a conoscenza del syrah di Podere Bellosguardo, spero di poterlo assaggiare presto. Sul Casentino ha ragione. Speriamo resti intatto anche se a volte mi sento egoista a sperare che non arrivino i grandi flussi turistici.

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vincenzo

circa 3 anni fa - Link

Articolo bellissimo. Conosco molto bene il casentino e in particolare cono il patriota. Ottimo esempio di spumantizzazione classica. La strada intrapresa dai produttori è quella giusta. Purtroppo il clima in alcuni casi inclemente rischia di rovinare tutto. Verrò a trovarvi non appena si riapre

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vincenzo

circa 3 anni fa - Link

Articolo bellissimo. Conosco molto bene il casentino e in particolare cono il patriota. Ottimo esempio di spumantizzazione classica. La strada intrapresa dai produttori è quella giusta. Purtroppo il clima in alcuni casi inclemente rischia di rovinare tutto

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