Calabretta: io l’avevo detto | I vini del vulcano affascinano anche il New York Times
di Giovanni CorazzolMi ritrovo ad occuparmi nuovamente dei vini di Calabretta. Ne avevo scritto a gennaio in un pezzo monumentale tanto per la denominazione che per l’olivicoltura messinese. L’occasione per ritornare sull’azienda di Randazzo è data da un articolo di Eric Asimov, noto wine critic del NY Times, che prima ha accarezzato il mio ego, e poi ha sollecitato il mio senso critico. Asimov premia l’Etna Rosso del 2002 di Calabretta (evvai) valutandolo il migliore vino della denominazione in un panel di venti. Di seguito la top ten elencata in ordine di classifica:
1. Calabretta – Etna Rosso 2002
2. Tenuta delle Terre Nere – Santo Spirito 2009
3. Murgo – 2009
4. Tenuta delle Terre Nere – 2010
5. Tenuta di Fessina – il Musmeci 2008
6. Fattorie Romeo del Castello – Vigo 2008
7. Tenuta Scilio – Phiale 2009
8. Vini Biondi – Outis 2008
9. Frank Cornelissen – Munjebel 7
10. Tenuta di Fessina – Erse 2008
Non è dato sapere chi ci fosse dalla posizione undici a scendere, per cui limitiamoci quantomeno a notare la roboante assenza di Passopisciaro, I Vigneri e Benanti e la presenza di Murgo, unico tra i produttori citati con vigne a Milo sul versante orientale. Sconsiglierei ai malati di antiamericanismo enologico di prendere con sufficienza le considerazioni di Asimov. Lui ci è e tutto intero. E non solo perché nipote di quel commissario basettoni col cravattino autore della Trilogia della Fondazione (Mondadori, 2004). L’unico elemento su cui forse si dovrebbe chiedere conto ad Asimov è la distanza tra l’annata della bottiglia vincente e quelle delle altre. E’ pur vero che Calabretta oggi esce con il 2002, però sembra doveroso tener conto delle annate più recenti delle altre bottiglie assaggiate. Oltre alla classifica Asimov scrive un circostanziato articolo in cui illustra il territorio ed il contesto produttivo etneo. Snocciola senza farsi mancar nulla l’elenco di tòpoi che negli ultimi anni sono stati utilizzati per inquadrare questi vini: Borgogna, energia e soprattutto vulcano.
Il tema del vulcano naturalmente affascina. Chi di noi ha avuto modo anche solo di passarci accanto non può negarne il magnetismo, l’incredibile forza che si indovina guardandolo. La vita che pullula alle sue pendici mentre in alto si immagina quale potenza distruttiva potrebbe scatenarsi è contrasto evidente, primo tra molti, e di immediata percezione. Il vulcano che modifica un territorio, che ne connota il paesaggio si presta facilmente ad essere idea da trasferire nel vino. E’ comune trovare riferimenti al vulcano quando si legge dei vini dell’Etna. Asimov stesso parla di vibrante energia, concetto che però mi sfugge se applicato a questi vini che continuano a sorprendermi al contrario per grazia ed eleganza. Non è infatti la potenza a contraddistinguere i vini rossi dell’Etna, che spiazzano spesso in degustazioni alla cieca, e disorientano il consumatore medio quando associa alla Sicilia solo vini di grande struttura e consistenza. E se il nerello mascalese con l’aiuto del suo amichetto nerello cappuccio genera questi vini, l’auspicio è che non si indulga in pratiche di cantina che provino ad imbrigliare il vulcano per metterlo nella bottiglia. Poi si ribella e sono guai.
22 Commenti
suslov
circa 12 anni fa - Linkbevuto proprio ieri sera il calabretta 2001 lasciato aperto per almeno due ore. all'inizio VA e acidita' altissima, poi piano piano prendendo aria diventa piu' dolce frutto comunque pochissimo. mineralita' e acidita' da urlo. con una bistecca di angus di 7 etti e' perfetto. posso capire che abbia battuto il terre nere ... un gran vino ma forse piu' facile, mentre il calabretta sembra uscire dalla lava grande vino
RispondiAndrea
circa 12 anni fa - Linkio ho assaggiato Cornelissen http://primobicchiere.wordpress.com/2012/03/01/munjebel07-2009-2010-frank-cornelissen/ niente male davvero...
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkne ho 7 su 10..... ho vinto qualcheccossa???? :-)
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkcomunque sarebbe meglio spiegare agli inglesi che quell'etna rosso ha nome e cognome: Nonna Concetta.... e pure se non è nella loro lista preferisco alla grande l'etna rosato del 1999
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkAmericani, Francesco, non inglesi. C'è una differenza.
RispondiMassimiliano Montes
circa 12 anni fa - LinkHai quasi ragione :-) L'Etna Rosso Doc Calabretta però è prodotto da vigne differenti dal Nonna Concetta. Di Etna Rosso Massimiliano produce circa 10.000 bottiglie e adesso sta commercializzando il 2002. Il Nonna Concetta è prodotto in tiratura limitata (800-1000 bottiglie) da un vigneto centenario, e l'annata attualmente in commercio è il 2008: http://cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/309-lazienda/6734-letna-da-non-perdere-i-vini-di-calabretta.html Sono entrambi grandi vini, ma non consiglio di lasciarli aperti 2 ore prima di berli. Meglio cominciare subito e vedere poi come evolvono.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkio apro e bevo... tanto sono così ampi da non farti venir la voglia di tracannarli...due ore di preliminari non li reggo. al massimo ne stappo due e mentre bevo in compagnia la prima la seconda si "riscalda"... e anche io ;-)
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linke comunque ribadisco... etna rosato pista e mutta '99
RispondiSara
circa 12 anni fa - LinkTipo "cacce e mitte"?
RispondiMontosoli
circa 12 anni fa - LinkVini di grande interesse...si e forse ? Ma come mai al estero non vendono ? Un morto in agonia.......? Troppo cari ....la risposta... Come mai 2 settimane fa a Montreal c'era una delegazione di produttori del Etna disperati alla ricerca di compratori ....disposti anche a pagare il tutto incluso per visitare cantine e vigne ? Be mia opinione....vado sulla DOCG Vulture e con la meta' del costo porto a casa di meglio sia in qualita' che stile....
RispondiCarema86
circa 12 anni fa - LinkNon scherzare. L' Etna è uno dei migliori terroir del mondo, e il Nerello Mascalese un fuoriclasse. Ha solo bisogno di gente capace e lungimirante...diamo tempo al tempo.
RispondiMassimiliano Montes
circa 12 anni fa - LinkMolto difficile che sulla DOCG Vulture con la meta’ del costo ti porti a casa di meglio sia in qualita’ che stile ;-) Veramente molto difficile (impossibile direi). Il Nonna Concetta costa 16 euro ed è veramente un grande vino, all'altezza dei migliori vini. Provalo prima di esprimerti. Dubito che sul Vulture trovi roba talmente buona. Ed a prezzi così contenuti.
RispondiAlberto G.
circa 12 anni fa - LinkState parlando di prezzo scaffale o in cantina?Non sono aggiornatissimo su questi prezzi.Ma le cose ovviamente cambiano totalmente.
RispondiFlachi10
circa 12 anni fa - LinkGrandi vini di un amico e collega Injenier! Grande Massi Calabretta che ha conquistato gli ammerigani !
RispondiAlberto G.
circa 12 anni fa - LinkHo letto il commento a proposito dell'Etna rosato 99, intendi il migliore dei vini Calabretta?j
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkSono fatto stano, l'etna rosato 99 mi fa andare fuori di testa. Lo preferisco al Nonna Concetta.... ma sono gusti personali
RispondiAlberto G.
circa 12 anni fa - LinkNon giudicherei mai,ci mancherebbe,anche perche'non l'ho bevuto.Mi ha colpito il giudizio netto.Prosit.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - Linkinfatti per me c'è una differenza bestiale legata anche al fatto che di grandi etna rossi ne trovi (cornelissen e foti su tutti) ma l'etna rosato di calabretta lo trovo superiore a omologhi dal costo molto più importante
RispondiMauro Mattei
circa 12 anni fa - Linkvogliamo invece additare, così per sport, il rosato di Alice Bonaccorsi? Un prodotto discreto penalizzato da un nome drammatico: "Rosso Relativo". Ecco, l'ho detto.
RispondiAlberto G.
circa 12 anni fa - LinkGrazie,curiosita' soddisfatta. Solo in parte pero'.Ora spero di trovarlo e di berlo,magari mangiando bene.
RispondiShabbatai
circa 12 anni fa - LinkIl vulcano nella bottiglia fa pensare a vini alcolici e marmellatosi. Vero e' che alcuni produttori, anche tra quelli citati, ci provano a snaturare questi vini e a farne caricature
RispondiMassimiliano Montes
circa 12 anni fa - LinkIl Nerello Mascalese ha naturalmente un contenuto antocianico scarso. Il suo colore è tendenzialmente trasparente e tendente al granato. Ricorda il colore del Nebbiolo o del Pinot Noir. Ma ciò non deve ingannare. Ha un contenuto polifenolico elevato, per cui ad una formale trasparenza si contrappone un palato tannico, a volte aggressivo ed allappante. Il rosso di Calabretta ha un profilo visivo ed organolettico perfettamente corrispondente a come dovrebbe essere un Nerello. Altri Etna Rosso risultano invece concentrati e rosso rubino intenso, discostandosi dalle caratteristiche del territorio, per esempio Cottanera. Non dimentichiamo infine che il Nerello Mascalese dei versanti sud-orientali dell'Etna è lievemente più fruttato e concentrato, ma sempre con evidenti trasparenze e tendenza al granato, per esempio l'Outis di Biondi.
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