Biondi Santi in quattro annate che sfidano il tempo (1964 included)

Biondi Santi in quattro annate che sfidano il tempo (1964 included)

di Daniel Barbagallo

Il tempo è un’unità di misura universale, un giorno è un giorno per tutti in tutti i luoghi del mondo, è scandito dal sorgere e dal calare del sole. E così gli anni.
Eppure la percezione del tempo risente di fattori personali ed emozionali: abbiamo l’impressione che passi troppo velocemente nei momenti belli e troppo lentamente in quelli brutti.

Gli appassionati di vino ragionano in annate e io faccio ancora più fatica a parametrare tutto. Se bevo un vino del 1999 ho l’impressione di bere un vino giovane, ma so che non è così, perché ventidue anni sono una vita.

E nel caso di questa verticale dei vini di Biondi Santi gli anni sono molti di più.

Se mi fermo a riflettere, nel 1964 la televisione era ancora in bianco e nero, il Presidente del Consiglio era Aldo Moro e il Festival di Sanremo lo vinceva una ragazzina di nome Gigliola Cinquetti.
Nel 1975 usciva il Padrino Parte Seconda con un Robert De Niro poco più che trentenne, mentre nell’82, all’età di dieci anni, guardavo Bruno Conti fare il brasiliano in mezzo ai brasiliani e l’Italia vincere i mondiali di calcio più belli, mentre un anno dopo il presidente americano Ronald Reagan lanciava lo scudo spaziale.

Biondi Santi fu un vero e autentico pioniere, i suoi vini risalgono alla fine del 1800 e hanno dato vita e lustro a una delle denominazioni più importanti e celebrate al mondo, il Brunello di Montalcino.
Inutile che racconti la storia e la dinastia perché è gia stato fatto in modo approfondito da più parti.

Vorrei soffermarmi sui vini, che non hanno mai concesso nulla alla piacioneria, anzi, sono sempre rimasti fedeli a un’idea di vino di lunghissimo respiro, anche a costo di vedere per alcuni periodi la loro fama affievolirsi, perché etichettati come troppo rigidi e mai pronti in confronto a Brunello più esplosivi e d’impatto. Ovviamente il rispetto che gli esperti e i grandi appassionati di vino riservano a questo produttore ha ben pochi eguali e io, nel mio piccolo, ho deciso di celebrarlo con una verticale di annate non proprio di primo pelo.

Faccio una premessa: tutti i vini si sono rivelati semplicemente stupendi, l’apertura è stata molto anticipata in modo che potessero distendersi e trovare la quadra dopo una media di quasi cinquant’anni, e ognuno di loro è stato ribevuto a distanza di ventiquattr’ore mostrando più vigore e maggiore definizione dei dettagli e delle differenze.
Direi che quello che ha avuto la progressione maggiore è stato il 1983, cresciuto rispetto agli altri anche in struttura.

Brunello di Montalcino docg 1983
Il naso cresce di intensità ed esplosività, è più difficile e austero, spiccano note vegetali di corteccia.
Liquirizia, tamarindo e sambuco insieme a sbuffi tartufati completano il quadro olfattivo, più compatto e meno nobile del suo vicino di annata.
Necessita di maggiore ossigeno e attenzione nella degustazione, la bocca è più concentrata, con ingresso possente e nervoso, meno confortevole del millesimo precedente. Il tannino è compiuto ma più verde. Finale netto e pulito, un po’ meno lungo del 1982 ma più esuberante. 94

Brunello di Montalcino docg 1982
Naso pungente e speziato di pepe e noce moscata, delicate note animali di pellame, eucalipto, erbe e agrume maturo. Melograno, fogliame, tabacco bagnato, sottobosco e caffè in grani. Romanticamente autunnale, maturo ma lungi dall’essere stanco.
Bocca succosa, fresca e piccante, avvolgente e sapida. Chiusura sfumata e interminabile su note dolci. Fantastico sentore post deglutizione di mirtillo nero. 97

Brunello di Montalcino doc 1975
Parte lentamente come un anziano signore rallentato nelle movenze, poi dopo il giusto tempo comincia a uscire e non smette di crescere.
Cuoio, saldalo e patchouli, il frutto è diviso tra prugna disidratata, mora e durone maturo.
Stratificazione straordinaria, tutto giocato su finezza e sussurri, un vino perfettamente compiuto, all’apice già da tempo ma che non si sogna di mollare.
Sorso definito e perfettamente corrispondente, dinamico e inarrestabile, avvolgente ed equilibrato. Perfettamente fuso, è poesia per il palato. Interminabile, con ritorni ferrosi e di macchia mediterranea. Monumentale. 99

Brunello di Montalcino doc 1964
È il più riservato e verticale di tutti, e anche il più integro, si nasconde dietro a un frutto rosso ancora vivo, un po’ di gelso ed erbe officinali. Dimostra la metà dei suoi anni. Per certi versi è quello che ricorda di più un vino giovane, una vera e propria essenza di sangiovese giocato su toni caldi e rassicuranti. L’ingresso al palato è serrato e asciutto. Vino tanto difficile quanto affascinante, un cinquantasettenne in grado di correre una maratona e vincerla. Vino di un’altra epoca per inguaribili nostalgici. 97

Concludo dicendo che tutte e quattro le bottiglie erano in uno stato di grazia che è l’ulteriore conferma del livello eccelso e della longevità dei Brunello di Biondi Santi. Proprio per questo ho voluto dare punteggi ai vini (cosa che non faccio quasi mai), per rendere l’idea della loro grandezza .
A dire il vero il 1964 avrebbe potuto prendere il massimo del punteggio per integrità ma, sembrerà assurdo, è stato un po’ penalizzato dalla sua timidezza e maggiore chiusura rispetto agli altri.
Nota a margine, il 1975 è quello che ho bevuto più volte e a ogni assaggio conferma di essere una bottiglia tra le più grandi mai bevute. Ricordo perfettamente un pranzo alla trattoria I Due Platani nell’inverno 2012, sotto la neve, dove questo signore, aperto come outsider, è stato il vino della giornata in mezzo a bottiglie come La Tâche, Monfortino e Montrachet che erano a dir poco stupendi, tanto per sottolineare l’immensità di questo Brunello.

Questi sono vini che una volta bevuti non si scordano più.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

30 Commenti

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Ai due platani di Parma? Ma il vino lo porti da casa tu, vero?

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Stefano , Era un pranzo tra amici e c’era anche il titolare della trattoria con noi.

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Alessandro

circa 3 anni fa - Link

Sono Brunello "normale", non la riserva, dico bene?

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Ciao Alessandro , 82/83 normali , 64/75 riserva .

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DERBINI

circa 3 anni fa - Link

Capolavori simili, assaggiati in batteria alla cieca, appena messi sul mercato, sarebbero stati stroncati senza mezzi termini dai piu. Così come non tutti possono dare pareri su questioni di cui non hanno un granché di competenza, allo stesso modo, quando si assaggino siffatti vini, dove l'abbraccio tra l'uomo, la natura e il tempo, hanno prodotto qualcosa di unico, l'assaggio in batteria con altri vini, frettoloso e con il palato impiastricciato sarebbe meglio evitarlo. Ci sono vini che richiedono ore per essere compresi. Non sono fatti per quella catena di montaggio che è la degustazione cieca in batteria. Il Brunello di Biondi Santi è uno di questi. Sia in versione annata che riserva. Non a caso va stappato dalle 6 alle 8 ore prima di berlo.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Condivido tutto ciò che hai scritto tanti è vero che come ho scritto i vini erano tutti cresciuti a distanza di un giorno. A presto

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Daniel , sei un provocatore nato...

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Marco, mi aspetto presto una risposta adeguata alle tue capacità di fuoco 😃

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... iniziamo con una sboronata....Daniel , della cinquantina di 1955 Riserva aperte nella mia giovane vita (una anche presso Le Chiuse con Franco presente prima dell'"incidente") , ognuna "bottiglia della vita" all'apertura per i presenti , me ne rimane una decina pronte ad aprirle in compagnia ... vedrai... PS: 1891 fu esperienza di vita , ma anche 1925 e 1945 , la già citata 1955 , la 1958 e la 1964 ( che avete bevuto in questa occasione) , così come la 1970/1975/1978/1982/1999 tutte Riserve. comunque penso di averne assaggiate una sessantina di annate , tutte non meno che eccezionali ( come di Monfortino , l'altro leviatano nazionale , come puoi leggere in una verticale storica pubblicata sul mensile ONAV e Doctor Wine di qualche anno fa, dalla 1926 alla 2008) ) . Ma anche le "annate" , di Biondi santi hanno longevità epica , ...

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Mi hanno chiamato a metà maggio a condividere una Riserva Il Greppo 1994 il 15 maggio scorso. Di solito il Sangiovese non è mai tra i miei uvaggi del cuore ma quella bottiglia era davvero fenomenale. Intensissima, cangiante, caleidoscopica, equilibratissima e di un'eleganza davvero suprema. !3 gradi alcolici. Un nettare strepitoso. Chapeau.

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Si è capito che era metà maggio...?!? :)

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Sangiovese....uvaggio?!?...immagino un problema di correttore.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Ahhh maggio??! a parte gli scherzi la 94 sulla carta non dovrebbe essere grande ma anche io nel mio piccolo ho bevuto alcuni gioielli di quel millesimo , altro motivo per non far mai nulla per scontato

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Marcello Sensi

circa 3 anni fa - Link

Buongiorno, vorrei lanciare una provocazione al signor Barbagallo, che seguo sempre con grande interesse. Lei asserisce di non essere solito attribuire punteggi ai vini e che ha voluto fare un eccezione per BS. Ma poniamo il caso di volerlo fare anche per i vini del Domaine Leroy, da lei recensiti in un epico reportage in terra di Francia. Ebbene, se valutiamo 99 punti il BS 1975 ( annata, peraltro ) quanto e' lecito attribuire agli stratosferici nettari di Leroy? O dobbiamo distinguere tra serie A e serie B? Lungi dall'essere esterofilo, io dico che, non dico criticare, ma non magnificare BS non e' come parlare male di Garibaldi. Vini i suoi impeccabili stilisticamente, per carita', ma - a mio giudizio - privi del guizzo del fuoriclasse che rapisce ed ammalia. E poi 500 euro per la riserva ( se non di piu' ) non vi sembrano un tantino esagerati ?

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

..bravo Marcello : provoca a dovere il Barbagallo winesnob ...

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Marcello Sensi

circa 3 anni fa - Link

E' chiaro che si tratta di una provocazione benevola, stante la stima che nutro per il signor Barbagallo. Comunque, rimanendo nell' ambito ilcinese, io sostengo che il vero dominus di Montalcino sia Giulio Salvioni. Ci rendiamo conto che il prezzo di una riserva BS equivale a ben tre bottiglie di Brunello di Montalcino Salvioni? E teniamo altresi presente che Salvioni produce non piu' di 15000 bottiglie annue di Brunello, beninteso quando esce...

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Buongiorno Marcello, cercherò di rispondere a tutti i tuoi interessanti quesiti: il punteggio che ho dato è il risultato di alcuni fattori: Diciamo che il fatto che fossero tutti millesimi molto datati e sopratutto “ tutti “ informissima ha avuto il suo peso, altra cosa è che come ho scritto che ogni volta che negli ultimi anni ho incrociato il 75 è sempre stato un vino che fa la differenza . Per quello che riguarda Salvioni mi piace moltissimo insieme a Soldera , Colleoni Poggio di Sotto e alcuni altri , questa volta c’è stata l’occasione di bere queste e non me la sono fatta scappare . Il discorso su Leroy è differente e si sposta in un’altro campionato anzi proprio un’altro sport perché lei fa ventuno vini con Leroy e 15 con D’Auvenay e tutti sono ad un livello pazzesco ed una realtà come questa ha davvero pochi eguali nel mondo, ( a mio avviso nessuno ) Per finire il discorso prezzo: Purtroppo Marcello qua tocchiamo un tasto dolente per tutti noi appassionati, ormai le quotazioni dei vini hanno raggiunto cifre folli e in alcuni casi pure ridicole , ma senza fare un pippone di economia dirò una cosa ovvia , purtroppo è sempre la solita dinamica di domanda e offerta e per questo che Vini che nel 2002 pagavo quaranta euro ora costano dieci volte tanto . Sta a noi cercare nuove realtà non ancora sotto i riflettori ( e ce ne sono ) e goderci ciò che abbiamo acquistato quando si poteva. Scusa la lunghezza ma ho cercato di rispondere a tutto . A presto .

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Marcello Sensi

circa 3 anni fa - Link

Grazie Daniel per la cortese risposta e continua a deliziarci con le tue avvincenti corrispondenze!

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DL70

circa 3 anni fa - Link

la matematica non mente, se si assegnano giudizi da 99/100 non si può poi scrivere che Leroy fa parte di un altro ‘sport’, i numeri sono sempre gli stessi. Premesso che non ha senso dare giudizi quantitativi a esperienze sensoriali soggettive (lo si fa forse per l’arte? a chi verrebbe in mente di dare 99/100 a un quadro?), credo che se il principio ispiratore del giudizio deve essere l’emozione che il vino suscita in noi allora si dovrebbe avere l’onestà intellettuale di riservare certi giudizi solo a chi raggiunge delle vette assolute, vedi Leroy e company e tenere il resto a debita distanza. Fare diversamente vuol dire fuorviare chi non ha avuto la fortuna di bere certe cose il quale viene indotto a credere che il brunello per Lei da 99 (che dice avrebbe potuto prendere 100 ma è stato penalizzato dalla sua ‘timidezza’) sia l’espressione quasi massima del vino in termini edonistici, circostanza che a me, avendolo bevuto in varie occasioni, non risulta proprio

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Buongiorno , non sono d’accordo ma questo non è un problema ( viva Dio non siamo tutti uguali ) , ho proprio specificato il motivo perché non punteggio mai i vini, proprio perché al di là del livello ( in questo caso altissimo) entra in gioco una componente emotiva assai soggettiva . In questo caso le bottiglie erano In stato di grazia assoluta e se lei non le ha mai incontrate in queste condizioni mi spiace . Le posso dire che difficilmente essendo un grande appassionato di Bordeaux vini per loro natura tra i più longevi ho incontrato una batteria così integra in quattro annate differenti. Detto questo i 99 punti al 75 per bontà ed emozione mi sento di confermalo. Se non ricordo male L amico Andrea Gori decentemente ad un 83 ha dato il massimo punteggio. Non è che il massimo livello sia solo raggiungibile da alcuni e da altri no . A presto .

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

La domanda sorge spontanea: ma se scrivi che "non punteggi MAI i vini, perchè ecc... ecc..." come mai in questo caso l'hai fatto ???

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Concordo con chi afferma che il degustatore non è un laboratorio d'analisi. Non si può usare lo stesso parametro di valutazione per l'ottimo Morellino della cantina sociale e per il Greppo di Biondi Santi. Valutare un vino per tutti gli altri, oltre che per il proprio gusto personale, non è opera semplicissima. Parlare di valutazione oggettiva o aprioristica, ha francamente poco senso. Intanto il peso del contesto storico è determinante Vini concentrati e spersonalizzati nei legni nuovi, 15 anni fa venivano valutati molto diversamente da quanto si farebbe oggi. Alla stessa maniera, certi vini anoressici, oggi glorificati dagli "esperti", 15 anni fa sarebbero stati valutati con mezzo bicchiere scolorito o mezzo grappolo( a seconda della guida di riferimento) L'amante odierno della sottrazione, probabilmente 20 anni fa sarebbe stato un ultras dell'opulenza. Andate a guardarvi le vecchie guide dei vini di quegli anni. Cambiano gli stili di vita, cambia anche la maniera di valutare un vino. Ieri si cercava più l'opulenza, oggi piace più la sottrazione ed una enologia leggera. Detto questo, alcuni vini, pochi per la verità, riescono a sfuggire all'influenza del contesto storico ed alle mode del momento. Vanno per la loro strada, incuranti delle mode che cambiano. Per restare in Italia, e per citare i più facili, sono i Barbaresco di Bruno Giacosa, i Barolo di Bartolo e Mauro Mascarello, di Beppe Rinaldi, i Brunello di Biondi Santi e pochi altri ancora. Più fessamente, aggiungerei i vecchi Barolo di Beppe Colla o di Marcarini, o addirittura Asili e Rabaja della Cantina Produttori di Barbaresco. Ora, assaggiare questi vini in batteria, dove magari a giudicare è uno che conosce il Barolo, come io che sono un liquidatore assicurativo, posso conoscere i trapianti di cuore, è cosa ridicola. Certi vini,meritano una valutazione estremamente attenzionata. Personalizzata e dettagliata. Detto questo, appena vi è possibile, partecipate ad una verticale, che scenda fino alla fine del secolo scorso. È meglio di un libro di costume. Abbastanza facilmente, anche su vini importanti e blasonati, coglierete quel "passaggio di gusto" tra opulenza e sottrazione, quel cambio di stile e quell'inginocchiarsi ai gusti del mercato e delle mode del momento, che ahimè, ci ricorda che seppure è la più buona, anche il vino è una merce.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Come noto io ci capisco ben poco: al massimo posso solo giudicare se un vino mi piace e no. Non capisco una cosa (e chiedo all'autore del post ma anche ad altri lettori): se il sig Barbagallo dà 97 (che potrebbe anche essere cento) ad uno dei Brunelli di cui sopra e poi dà un voto identico (o magari anche di più) ad uno dei vini di Borgogna di "madame Leroy" significa che i due vini sono "buoni" nello stesso modo? Oppure quello francese è comunque sempre "meglio" del Brunello???

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...secondo me ha relativizzato il voto rispetto alla tipologia . Come fanno la maggior parte di Guide , soprattutto in Italia . Non fosse così sarebbero da commedia dell'arte goldoniana gli over 95 di tutte le guide ( oppure voti/giudizi corrispondenti) per tanti Franciacorta o spumanti italici rispetto alla pletora qualitativa di Reims e dintorni o gli over 95 per tanti bianchi , (Chardonnay in particolare ... ma anche altri : ho letto fantasmagorici over 97 per Terlani , Cervari , Cuvée Bois , fantasiosi Riesling langaroli e altoatesini e improbabili Sauvignon triveneti ) da capottarsi dalle risate , se non ascrivibili alla suddetta relativizzazione ... ciò detto bevendoli regolarmente vicino a semplici Villages di grandi produttori di Borgogna ( Chardonnay) , Teutonici e alsaziani ( Riesling ) e Loira (Sauvignon) ... mondi che viaggiano paralleli , ma che mai si incontreranno ...

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Beh, se mi dici che un voto è "relativizzato " (quindi non oggettivo ma influenzato da fattori esterni) mi smonti in nuce la recensione stessa. Relativizzato in che senso? Rispetto a che cosa? Alla tipologia di vitigno? Alla fama del territorio? Al nome del produttore?Alla conoscenza personale con il vignaiolo? Al prezzo d'acquisto? Alle condizioni ambientali di assaggio ? Ai risultati di altre degustazioni fatte da esperti "amici/nemici"? In definitiva (come evidenziato dalla tua frase "mondi che viaggiano paralleli , ma che mai si incontreranno"): alle aspettative del recensore?

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Gino barrini

circa 3 anni fa - Link

Presto in edicola la guida dei migliori vini di Barbagallo, punteggio in tortelli ahahaha.a parte gli scherzi si sta parlando di un grande produttore ed enologo,punteggio è soggettivo fa poco testo

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marcow

circa 3 anni fa - Link

È molto interessante la disputa sui punteggi innescata da DL70. Strettamente correlata è l'importanza della componente soggettiva nella degustazione come si evince dai commenti: e questo vale, secondo me, per tutte le degustazioni. Ma, molte ricerche sulla degustazione e valutazione di qualsiasi prodotto alimentare dicono che è influenzata anche da altri parametri. PS I PUNTEGGI, come le CLASSIFICHE, infestano ogni angolo del web. In tutti i settori ci sono classifiche e punteggi. E hanno un grande successo perché sono un modo per semplificare la realtà e per dare alle masse di consumatori un'informazione facile e veloce da assimilare che non richiede grandi sforzi mentali. Il discorso si farà interessante quando L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE, a cui manca la componente emotiva e soggettiva, diventerà uno dei protagonisti più importanti nel campo della degustazione. Vedremo se andrà meglio degli scacchi.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Marcow , non complichiamo ciò che è semplice e banale : mai sentito parlare di "elemento di sintesi" ? : il voto è uno di quelli , il più usato in qualsiasi manifestazioni esternante un giudizio impossibile da quantificare se non discrezionale in base ad un parametro di riferimento : a scuola , negli sport non misurabili ( Ginnastica, tuffi , nuoto sincronizzato, boxe, salvo non ci sia il KO, gli altri sport da contatto ecc , ecc , ecc) , nelle gare di qualsiasi natura , siano essi concorsi animali ( cinofili, felini, equini, sommeliers ecc) , siano essi relativi a manifestazioni dove il giudizio umano deve essere sintetizzato con un numero per generare classifica ( famosi i concorsi , sulla stregua della sommellerie, di miglior ragioniere, miglior ingegnere edile , moto dell'anno, miglior professore di filosofia , auto dell'anno , miglior vino del pianeta , Amministratore di condominio del secolo ecc ... ecc) . Come detto in un thread precedente , qualsiasi votazione che si vede da queste parti non è coerente metodologicamente all'assunto Sistomarcowiano ma neppure ad un metodo ufficiale codificato ... e allora? Ripeto, un poco di relax edonistico quando si parla di vino e si esprime un parere personale che nessuno pretende vergato in pergamena a perenne ed epico documento . Anzi , conosco di persona Daniel e ho il piacere di aver verificato la sua qualità di assaggiatore e la divertente prosa descrittiva: un bel machissenefrega se il suo giudizio non lo esprime dopo un'analisi statistica ponderata , una campionatura numericamente significativa e una relatio descrittiva di sintesi che ha tenuto conto di analisi della Varianza oppure test chi quadrato ("χ²") ... PS: Chiaro , ogni elemento di sintesi va corredato con i criteri che l'hanno generato , ma qui andiamo a molestare un ginepraio dove bisogna aprire un altro thread e siamo già OT a sufficienza ...

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Paolo

circa 3 anni fa - Link

Resistere o non resistere?...questo è il problema! Sempre buongustaio...e come si suol dire...a la santè!

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Sisto

circa 3 anni fa - Link

Ormai si può dire che ci sono due scuole di pensiero (gli appartenenti a ciascuna delle due "fazioni" sono note ai partecipanti di questi dibattiti- i 2 o 3 che mi interessano): 1) "i medologicisti": l'assaggio è misurazione-quindi non sto parlando di mera presentazione e comunicazione- occorre riferirsi ad un metodo con un intervallo di confidenza stabilito e relativo errore di misura. E' il mitico indice di efficacia che anche stamane ho calcolato. Si tratta dell'UNICO metodo (chi studia lo sa e la cosa non è un'opinione) approvato dalla comunità scientifica e utilizzato in sede (nazionale o internazionale che sia) ufficiale/probatoria/codificata/normata. 2) "i sapienti" che esprimono (lo dico rozzamente ma non sono molto lontano dalla realtà fattuale) concetti come "i vini fighi, dei territori fighi, assaggiati da noi fighi, a prezzi pari a agli stipendi medi mensili di maestre d'asilo, vanno valutati a parte". Ovviamente ogni "figo" è una loro, rispettabile, opinione. Ora: il difetto dell'approccio 2 è semplicemente che si presenta sotto mentite spoglie cioè si dà aria di essere attendibile. Invece, è sostanzialmente la summa della componente edonica e dell'erudizione (nel senso di avere già un pregiudizio-molto positivo-perché "qualche guru lo pensa" (una delle 5-6 fallacie famose), "mi piace" e via di anti-attendibilità andando. E poi; "vogliamo valutare poco un vino che so che costa 800 € in su?" Invece, basterebbe presentarlo per quello che è: degustazione con pregiudizio. Se ci fosse questa tag, allora non avrei più nulla da criticare a riguardo.

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