Bevi, mangia, corri. Ma non scommettere mai sulle tue prestazioni

di Elena Di Luigi

THE TELEGRAPH. Domenica scorsa Bradley Wiggins ha vinto il Tour de France 2012 e ha debitamente celebrato con un bicchiere di champagne. Invece i connazionali a casa avranno salutato  la prima volta di un britannico in maglia gialla con un Cava o un Prosecco. È ufficiale: le vendite di sparkling wines hanno superato quelle degli champagne, con grande rammarico dei vignerons che da sempre considerano questo mercatoil trampolino di lancio per le esportazioni. C’è chi dice che è colpa della crisi economica, chi parla della migliorata qualità degli sparkling e c’è chi ipotizza anche una punizione all’ostinato protezionismo francese. In ogni caso trattandosi anche qui di una prima volta: santé!

THE INDEPENDENT. È’ l’eterno dilemma dello sportivo: bere o non bere? Anthony Rose dice che il maratoneta olimpionico Deena Kastor si rilassava con un bicchiere di vino la sera prima di una gara. Le università di Oxford e Cambrige hanno più volte sollecitato i governi a riconoscere alle degustazioni lo status di manifestazioni sportive. I circa 8,000 partecipanti alla maratona di Médoc ogno anno dimostrano che mangiare e bere presso gli châteaux bordolesi è fattibile. Qualunque sia la vostra posizione in merito, i fortunati che andranno ai giochi olimpici di Londra avranno tanto da assaggiare, anche dei vini brasiliani. Aspettiamo il loro feedback su Intravino.

THE LOS ANGELES TIMES. Stanchi dei soliti articoli sui vini? Sentite come Edward St Aubyn descrive in Bad News il suo protagonista durante l’assaggio di un Corton-Charlemagne in un ristorante di New York. Fa più o meno così: “al primo assaggio fece una smorfia in segno di riconoscimento, come un uomo che ha avvistato la sua amata su una piattaforma affollata. Alzò il bicchiere e prese un altro gran sorso di quel vino giallo paglierino, tenendoselo in bocca per alcuni secondi e lasciandolo poi scivolare giù per la gola. Sì, pensò, funziona ancora. C’erano cose che non lo deludevano mai. Chiuse gli occhi e il sapore lo inondò come un’allucinazione. Un vino scadente lo avrebbe sepolto sotto un sapore fruttato, qui invece i chicci d’uva erano come delle grandi perle. Si immaginò avvinghiato dalle braccia nervose della vite che lo trascinavano giù nel terreno rosso e pesante. Si sentiva il palato stuzzicato da tracce di ferro, di pietra e pioggia che lo tempestavano come stelle cadenti. Erano delle senzazioni rimaste imprigionate nella bottiglia e ora dispiegate come su una tela rubata. Si, pensò, c’erano cose che non lo deludevano mai, e si mise a piangere.”

THE DECCAN HERALD. Conosciamo bene i danni provocati da uno sconsiderato consumo di vino d’uva, ma sentite come anche gli altri vini possono essere altrettanto letali. La cronaca cinese riporta la notizia di una donna che dopo avere preso parte a una scommessa tra colleghi, cioè di riuscire a bere un’intera bottiglia di vino di riso per 12 euro, è stata ritrovata morta sulla sua scrivania, avvelenata dall’alcol. Una corte ha condannato i colleghi e la ditta a pagare alla famiglia della deceduta un compenso di poco più di 15,000 euro. Scommessa vinta?

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