Bere Chablis nel giardino dei Finzi Contini
di Gianluca RossettiMicòl Finzi-Contini. Ho pensato a lei bevendo vino, e suona già come una bestemmia. Vino che è diventato partecipe di una lettura della quale esso stesso avrebbe goduto e per la quale avrebbe sofferto quanto me se avesse potuto. Ma tirando le somme quel bicchiere è stato solo compagno di viaggio, nulla di più.
Cosa viva ma non troppo, il vino: l’empatia non l’ha in dote. Tuttavia è come la sponda del biliardo, una miriade di possibilità per ogni tiro: le similitudini più bizzarre tra cose, pensieri, eventi accostati spavaldamente a fronte di distanze siderali, sono ammesse o perfino ricercate, desiderate; addirittura apprezzate. Purché, alla fine della fiera, lo sforzo serva ad accoppare birilli al centro del panno verde.
Al libro di Bassani sono tornato dopo molti anni, quando non me ne ricordavo quasi più. Le letture distratte dei sedicenni: “Meglio nulla piuttosto”, mi dico.
Scorro le prime pagine, mi aggrappo a quelle nel mezzo, precipito sulle ultime, in apnea. Rimango stordito per qualche ora, per molte in realtà. Non è facile uscirne. Ci trovo di sguincio pure il vino: “Intervenne quindi Perotti, con le grosse mani da contadino afferrate ai bordi di una seconda guantiera (di peltro, questa), che aveva, sopra, un fiasco di vino bianco e parecchi bicchieri.”. È quanto accade, poi siedono attorno al tavolo “ciascuno bevendo Albana a piccoli sorsi e sbocconcellando zucarìn”. Ma per me è una frazione indistinta del libro, questa. Me ne rimane addosso appena un’ombra, se penso all’altro che ci trovo scritto. E poi non ho nulla in casa che somigli a un Albana.
In realtà è a lei che penso, cosa volete che m’importi della guantiera del Perotti. Corro in Francia, cerco un bianco che renda i freddi di settentrione, i colori di quella donna: “Per via dei capelli biondi, di quel biondo particolare striato di ciocche nordiche, da fille aux cheveux de lin, che non apparteneva che a lei, riconobbi subito Micòl Finzi-Contini.”.
Cerco il nord. Arrivo a Chablis. Mi fermo.
Scusa Micòl: l’Albana non lo trovo e il tuo amato Skiwasser nemmeno. Sarà per un’altra volta. Magari a cavalcioni del muro di cinta del Barchetto del Duca.
Le Meulière
Le vigne aux songes
Chablis
2014
4 Commenti
amadio ruggeri
circa 7 anni fa - LinkEppure l'Albana con i suoi profumi lievi è un richiamo irresistibile, bassaniana fino al midollo (l'Albana torna pure in un altro romanzo poco battuto del ferrarese, L'Airone). Ne dico una bevuta poco tempo fa, Perlagioia di Ancarani. Una piccola epifanìa.
RispondiGianluca
circa 7 anni fa - LinkÈ vero Amadio. E per quanto, come tu dici, poco battuto, io de ''L' airone'' conservo un ricordo vivo: Bellagamba, la nebbia, Codigoro, il Browning e la Krupp. Grazie intanto, cercherò il vino di cui mi parli.
RispondiNelle Nuvole
circa 7 anni fa - LinkIl giardino dei Finzi Contini è per me uno dei film meno riusciti di Vittorio De Sica, mentre il libro, a rileggerlo nella maturità della vita, è veramente molto bello. Non so se avvicinerei la figura di Micol ad uno Chablis, ma ti ringrazio Gianluca per questo bel pezzo. Considerando la vita e le opere di Giorgio Bassani, non solo come poeta e narratore, anche come eccezionale "scopritore" di altri scrittori e poeti, tipo Boris Pasternak, mi fa piacere che venga ricordato.
Rispondiamadio ruggeri
circa 7 anni fa - LinkHai ragione Nelle Nuvole, libro e film sono su due pianeti diversi. Tra l'altro nel film c'è un imperdonabile tradimento. (però Dominique Sanda nel ruolo di Micol era perfetta...)
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