Benvenuti a Brest, città dove il vino è “avant tout un produit de plaisir fédérateur!”

Benvenuti a Brest, città dove il vino è “avant tout un produit de plaisir fédérateur!”

di Emanuele Giannone

Ac’hann e weler kêr, cioè d’ici on voit la ville.
Una città non è più sconosciuta quando vi si trovano un porto e un posto. I porti sono tutti uguali e familiari. I posti sono tutti diversi e sconosciuti finché non ne facciamo posizioni: avvisi ai naviganti e ai viandanti, fari e locande, costruzioni, rettifili e svolte, incroci di volti. Si sceglie come si sente. Cerchi tracciati su mappe sgualcite. La mappa denota, il viandante connota. Brest è un porto e qualche posto cerchiato su una mappa sgualcita e bilingue, dove ai nomi in francese seguono quelli nella lingua sconosciuta. Breizh ha quindi la sua riserva di étrangeté assicurata dalla lingua insondabile ai più. Ed è bene così: è bene che una città non accondiscenda alle avances del viandante, che chieda tempo, conservi novità e imprevisto.

Le città che dànno tutto e subito hanno più chincaglia che anima. Sulla mappa di Brest/Breizh sono cerchiati in blu il Castello, la Torre Tanguy – una cugina di piccola taglia della Holstentor di Lubecca – e il Jardin Kennedy, dal quale scende un tratteggio lungo la Rue Denver: significa passeggiata. Il Jardin Kennedy della mappa è anche invaso da un punto esclamativo rosso: significa Ty Ar Gwin.

La Casa del Vino, questa la traduzione, all’inizio della Via del Castello è un cerchio speciale per vari e validi motivi: innanzitutto, l’assortimento è corposo e comprende molto vino, prodotto che in realtà qui in Bretagna, a parte qualche prescindibile Muscadet, non è di casa; e poi molti distillati e molta birra; seguitando, il personale sfata subito la credenza che il carattere brestois sia un peu rude au départ; per finire, ancora il personale, sollecitato ai consigli per gli acquisti, fa centro quattro volte su quattro e questo non può essere solo un caso. Bravi.

Bravi anche per l’introibo (ad altare Dionysi) di presentazione: “Le vin est avant tout un produit de plaisir fédérateur!”. Fédérateur. Unificante. Vabbè, brindiamoci sopra. Da relegato ex patria brindo alla vostra, relegati e relegandi in patria, e a quando dalle segregazioni torneremo alle congregazioni.

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Fanny Sabre Volnay 2017
Facile a dirsi, di un vino di Volnay, che sia tutto en dentelle, che il suo frutto rosso compendi in eleganza la freschezza e la maturità, che metta d’accordo buveurs e bouviers per qualità tanto auratiche, quanto pratiche e che per ciò stesso confonda il limite tra arte e produzione di massa. Facile a dirsi, facile a bersi, assai meno a farsi. Bravissima Fanny Sabre per la presa delicata e avvolgente, per energia ed eleganza radianti, per un vino soave nei profumi e preciso nei riflessi gustativi, smagliante in progressione e vivificato nel finale dal frutto rosso dolce e maturo e dalla sensazione di diffusa freschezza.

Madiran 2017 Domaine Labranche Laffont
Soprattutto sous-bois: boscoso, cespuglioso, terriccio e corteccia, la stoffa grezza e toh! la visciola all’occhiello della giacca di flanella cardata. A leggere tannat e poi i due cabernet temi un balistico intercontinentale di fabbricazione argentina; invece è leggero e gentile, ha tanto brio, quanto sapore, sa di frutti scuri e tabacco dolce, un poco di noce e ciliegia; e ha tannini piccoli, teneri e dolci. La flanella cardata è grossa e morbida, ha un’aria più informale rispetto a quella pettinata, non va per i pranzi ufficiali ma va benissimo per badiali scorpacciate su rustici tavolacci all’aperto con salumi, formaggi e terrines a profusione. Va benissimo così, pettinature e tavole imbandite possono attendere.

Chinon Rouge Ampoule 2019 Bertrand & Vincent Marchesseau
Cabernet Franc che apre in fluida, ammiccante delicatezza di lamponi, granatina, fiori di campo, lavanda e mentuccia, quindi ombreggia in rovo e musky i chiari, freschi, dolci, acquei tratti iniziali. Presentatomi a richiesta come vin pour tous les jours, è in realtà un navigato marpione che, sotto pronti convenevoli ed essenziali vestimenti, recalcitra agli inquadramenti: leggero e pure allegro, sì sì, certo, finché dai convenevoli glissa sui complimenti passando al marcatore discorsivo – tannini minuti e impregnanti, ubiqui, a scoppio ritardato – e agli argomenti centrali tutti nuvolosi, frondosi, angolosi. Segna il contesto, guida la conversazione, si adatta malvolentieri ai tuoi sistemi linguistici, stronca i tuoi luoghi comuni, ama le svolte inferenziali e ha un lato simpaticissimo e graditissimo a proletari e reietti pensatori del tardo-capitalismo influenzale-consumerista: è vin pour tous les jours ma soprattutto pour tous les budgets. Costa un niente, dà tanto, parla tanto e a senso.

Bourgueil 2018 Funambule Bertrand & Vincent Marchesseau
Questo è il fratello senza malizie. Profumo intensamente viola-blu: mora, ribes, mirtillo e mammola, un pizzico di muschio, un pizzico di pepe. Senza malizie, né tiri mancini, apre composto e fermo di presa, procede in equilibrio e in pari intensità di frutto, materia, freschezza, col pizzico ben assestato e durevole del tannino, colla coda di liquirizia e spezie dolci, colla dosata sensazione calorica che rilancia gli aromi. Pizzico, lo chiameremo: anche perché – unico tratto in comune col fratello marpione oltre al vitigno – costa un pizzico e non un botto.

Varie ed eventuali.

  •   Ty Ar Gwin – Caves à vins à Brest et Saint-Renan. 51 Rue du Château, 29200 Brest. www.tyargwin.com. Da non perdere assolutamente l’enoteca virtuale navigabile: entri, scegli dallo scaffale e compri.
  •   Le Coup de Fourchette. 21 Rue de Lyon, 29200 Brest. Se avete Brest in animo, in corde o in itinere, passati i tempi di confinement, reconfinement e attestation de déplacement passate di qui. Cucina curata e d’ispirazione concentrica brestoise-bretone-francese. A prezzi onestissimi. Il menu varia continuamente: se mai il mio e il vostro destino si incontrassero a questi tavoli, allora vi direi magret de canard au chouchen (vd. sotto) e soprattutto la bouillabrezh, versione della mediterranea bouillabaisse a base di pescato locale.
  •   Se non il vino, qualcosa pur produrranno, o no? Certo. Per una segnalazione più decente servirebbe però inviare Thomas Pennazzi. Qui si producono molta birra, molto sidro, del whisky (anche da grano nero o saraceno) e soprattutto chouchen, lambig e pommeau. Suonino le arpe celtiche: il primo è affine all’idromele e se ne differenzia per l’aggiunta di succo, mosto o sidro di mele prima della fermentazione; se si aggiunge sidro, prende il nome di chufere. Il secondo, detto anche Fine de Bretagne, è un’acquavite di sidro. Infine, il pommeau è un aperitivo liquoroso a base di acquavite di sidro e succo di mele non fermentato. Se volete approfondire, iniziate qui

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

9 Commenti

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Dario

circa 3 anni fa - Link

Luogo affascinante, Brest. Per puntiglio, però, Breizh è termine bretone che non indica la città (Brest), ma la regione (Bretagna).

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thomas pennazzi

circa 3 anni fa - Link

Eh... a dirla tutta, quand'ero a Morlaix ho tagliato dritto per Quimper, tralasciando Breizh (che è un postaccio). Buona la birra, più buono il sidro, particolare il choucen, ma il lambig non me l'hanno mica fatto assaggiare, sai? Del resto, non mi sarebe piaciuto, come il suo fratello normanno, il calvados, un alcool di mele inacidite che pretende di sfidare il cognac. Tzé.

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Unter den vielen und verschiedenen Gründen, warum ich dich für unbeschreiblich und unnachahmlich halte, gibt es diese überlegene Fähigkeit, ätzende Kritik zu üben, als wäre sie exquisite Höflichkeit.

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Giannone : lingua bretone = Il Volo : Maria Callas. Porta pazienza...

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Confermo: postaccio! Al limite si può visitare il bacino militare, che causò la distruzione della città con bombardamenti durante la II guerra mondiale e che ora è il più importante porto della marina francese sull'Atlantico. Belli i dintorni invece. Poi, se vi piace Fassbinder....

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Sì, belli i dintorni; in verità, tuttavia, non trovo brutta questa città scarna e seria. Forse è una questione personale: più che monumenti e attrazioni, lascio che risaltino presentimenti e atmosfere. Brest non è certamente Tours o Ferrara - le prime due città apertamente belle e grandi altrettanto che mi sovvengono - eppure mi piace. Mi piace perché ha poco o nulla da mostrare e molto lascia presentire di quel che è e che fu.

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Conosco Brest per l'importanza che ebbe nel secondo conflitto mondiale. Per la famosa poesia di Jacques Prévert "Barbara".(collegata al bombardamento degli alleati) Per la sua RADA in un documentario: una delle più grandi e più belle al mondo. Ecc... ____ Ma ora so, se dovessi andarci, dove mangiare un'ottima zuppa di pesce (la bouillabrezh) o il petto di anatra "au chouchen". E dove trovare ottimi vini. __ E poi ho gustato la lettura, sempre originale, del testo di Emanuele G. Piena di spunti di riflessione. Tra le quali il vino come mezzo per favorire(al contrario della separazione dettata dal covid) la comprensione e la "congregazione"(E. G.) tra gli uomini. (Ma questo pensiero profondo di Emanuele G. vale anche per il prima del covid e per il dopo covid) Mi viene in mente il metodo "relazionale" di Nicola Perullo, che, dopo il suo ultimo libro, è stato recensito proprio da Emanuele G. su questo magnifico blog.

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Eh. Difficile commentare oltre i ringraziamenti per le parole di apprezzamento. L'aria del tempo (questo) ci espone al rischio di acuire la miopia che svia dal senso della differenza tra relazione e connessione. Perullo ha suggerito un approccio che sarebbe utile tener bene a mente, specialmente adesso, per ritrovarsi dopo. Qui lascio però la parola a un qualche studioso di sociolinguistica interpretativa di passaggio, perché io non so spingermi oltre.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Poi non lamentatevi troppo di Luca Maroni, però...

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