Annata che hai, vino (o vitigno?) che trovi

Annata che hai, vino (o vitigno?) che trovi

di Angela Mion

Mentre l’uomo sfida il tempo cercando pozioni ed elisir di giovinezza mi trovo sempre più spesso difronte a un dilemma: vino giovane o vino vecchio? Vino di quando? Mica facile rispondere senza inciampare in un discorso dileggiante o troppo banale.

In realtà da un pensiero se ne aprono mille e mille ancora.

Parto dal pensiero zero: Tizio e Tizia sono moderatamente appassionati di vino, in pratica gli piace bere bene, spesso ed uscire. Tizia dice a Tizio: non farmi bere solo 2020, non se ne può più di avere tutti vini di ieri! Tizia ridice a Tizio che buona parte del vino che c’è in commercio, senza andare a cercare grandi vini o disciplinari di chissacché, è generalmente vino che bisognerebbe tranquillamente aspettare almeno un altro annetto, senza essere troppo presuntuosi.

Tizio dice a Tizia che rompe e che può pure ordinare acqua. Tizia si anima e ribatte che se la pasta al ristorante è troppo al dente ne facciamo un affare di stato, se è scotta la sputiamo e quindi parliamone.
Sarò forse confusa io ma il mercato pullula di vini fatti ieri. Vini che non hanno avuto nemmeno il tempo di rendersi conto che sono in una bottiglia e non più in botte.

A volte tornerebbe pure utile rispolverare quel metro che il degustatore occhialuto (amico di Tizia) tiene in taccuino: vino giovane, pronto, maturo e.. vecchio! Io sposo pienamente questa semplice traduzione del tempo.

La pasta è cruda, al dente, cotta e scotta. E tutti se la pasta è troppo dura se ne accorgono!
Tutto ha bisogno del suo tempo. Non solo l’uomo. Non solo le stagioni. La pazienza è una sofisticata virtù marziale.

Nulla da dire sul fatto che vini molto giovani possano essere buoni, di pronta beva e adempiano alla funzione del piacere. Certo. Però sono convinta che, anche nelle tipologie di vino non proiettate ad un’evoluzione nel tempo, un periodo di riposo serva per dare stabilità, pienezza e carattere. Complementare alla questione della giovinezza del vino è quello della sua longevità. Quello del vino che sfida il tempo e invecchia. Bene o meno bene.

A volte trovo davvero interessante fermarmi, guardarmi attorno, farmi un po’ di domande e cercare qua e là qualche risposta.
I vitigni più longevi quali sono? Fare vino in una certa maniera aiuta il vino ad avere una vita più lunga? E se sì, come invecchia? Qual è il confine tra tempo e piacere? Esiste davvero un tempo della ragione?
Mi fermerò ancora sul tempo cercando di scavarci dentro.

Tizio guarda Tizia, si siede ed aspetta.
Tizia prende due calici ed una bottiglia di Prosecco col fondo Cà dei Zago dimenticata senza dimenticarsene in cantina da qualche anno.

Ecco l’elogio della terra, del tempo, dell’uomo e del piacere.

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Angela Mion

Veneta, classe 1981, studi giuridici e azienda di famiglia. La svolta cubista arriva quando ormai maggiorenne incontra il vino: Sommelier, Master Alma-Ais ed altre cose in pentola. “Vin, avec toi on fait le tour du monde sans bouger de la table”. Bucolica e un po' fuori schema con la passione per la penna, il vino, il mondo e la corsa. L’attimo migliore? Quello sospeso fra la sobrietà e l’ebbrezza.

7 Commenti

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

La tristezza delle carte dei vini medie è pazzesca, la gestione delle cantine personali, a volte, porta a bere vini troppi giovani. Insomma, bisognerebbe, a mio parere, comprare molto più vino a prezzi decenti di denominazioni meno celebrate, per non avere remore ad aprire la bottiglia giusta al momento giusto.

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Nicola Micheletti

circa 2 anni fa - Link

Tema molto interessante. Purtroppo molte cantine, con ovviamente l’autorizzazione dei rispettivi consorzi, possono vendere il vino con un livello di invecchiamento tra il minimo sindacale e l’inadeguato (esempio Amarone a mio parere). Forse anche di questo varrebbe la pena parlare. Personalmente preferisco pagare di più un vino ma comprarlo dopo un invecchiamento adeguato in cantina , ma molti invece non trovano nulla di male di comprare vino giovani e farlo invecchiare a casa propria.

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Che le cantine vendano vini giovani, con la scarsa liquidità che contraddistingue il settore, è abbastanza normale. Che ristoranti di un certo livello non sappiano consigliare al cliente, o semplicemente mettere in carta, alcuni vini solo dopo che abbiano raggiunto un adeguato stato evolutivo è un tema che, chi ama il vino deve affrontare. Ti descrivono i piatti fino a farli diventare freddi, mentre sul vino non c'è quasi mai discussione o consiglio da parte del personale di sala. In un ristorante milanese di livello, un amico ha ordinato un Bolgheri 2019, nonostante la prevalenza del Merlot, il tannino e l'acidità erano ancora troppo pronunciati e stranamente non sono andato oltre il primo bicchiere.

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Alberto R.

circa 2 anni fa - Link

Brava ad esserti "dimenticata" il Prosecco! L'apice dei Colfondo a mio parere va dai 3 ai 5 anni dalla vendemmia, in funzione anche del tipo di chiusura (meglio di tutti il tappo a corona).

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nicola

circa 2 anni fa - Link

e io che pensavo che a seguito dei cambiamenti climatici e innalzamento delle temperature il destino del vino era di essere bevuto più "giovane", che i Baroli, Brunelli etc degli ultimi 10 anni non hanno nel loro dna la usuale longevità che li ha contraddistinti nel secolo scorso

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Marcovena

circa 2 anni fa - Link

Altro problema, mutatis mutandis, è quello, a mio parere, dei degorgement degli champagne ( se segnalati, of course!..pratica ancora, ahimé, poco usata). Bere uno champagne con una sboccatura troppo recente (sopratutto, per me, se trattasi di bottiglia per molti anni rimasta sui lieviti), equivale a bere un vino dell' ultima annata. Lavoro come sommelier in un ristorante e, con delusione, devo dire che il 99% dei miei clienti non presta attenzione a questa fondamentale informazione.

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Nic Marsél

circa 2 anni fa - Link

Che poi Tizio lo vorrebbe rosa ma la carta è povera e allora virerebbe su un rosso, Tizia ne ha abbastanza di vini eccessivi o neonati e preferirebbe un bianco. Tizio acconsente a patto che non sia macerato, mannaggia, proprio quello che gradirebbe Tizia, perchè in effetti tutti gli altri sono 2020. Il tempo passa e così pure la serata a bocca asciutta (hanno appena chiusa anche la cucina). Alla fine la spunta un pinot grigio ramato che va bene ad entrambi anche se non fa felice nessuno solo perchè a furia di attendere è invecchiato il giusto! "Non c'è tempo! Butta giù in fretta che stanno chiudendo"... qualche ora e siamo nel 2022, tempo di rivalutare i 2020 :-)

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