Angiolino Maule a Vi.Na.Ri.: “Il vino naturale senza controlli non è credibile”

Angiolino Maule a Vi.Na.Ri.: “Il vino naturale senza controlli non è credibile”

di Nicola Cereda

Nel movimento del vino naturale convivono da sempre due anime apparentemente inconciliabili. Da una parte c’è lo spirito squisitamente anarchico immortalato da Jonathan Nossiter in Resistenza naturale, dall’altra il pragmatismo tutto organizzazione, regole e controlli ben rappresentato da Angiolino Maule.

Io sarei per sposare la causa sessantottino-insurrezionalista non fosse che, come sentenzia con cinismo nichilista Larry David nello strepitoso monologo iniziale di Basta che funzioni”, tutte le grandi idee si basano su un presupposto errato, ovvero che l’essere umano sia fondamentalmente buono.

Un pomeriggio a Vi.Na.Ri., l’evento sul vino naturale organizzato a Milano da VinNatur e Vi.Te. per la prima volta insieme, mi ha permesso di avvicinare proprio Angiolino Maule, presidente di VinNatur, con il preciso obiettivo di estorcergli a forza qualcuna delle sue sentenze che non fanno prigionieri. Non è stato necessario.

Vi.Na.Ri.


VinNatur è ancora sotto il giogo della tua tirannide?
All’inizio era davvero così, ma l’ho sempre detto pubblicamente e motivato a chiare lettere. L’associazione è ormai ben strutturata e procede con le proprie gambe. Nel consiglio direttivo possono mettermi in minoranza quando vogliono (ride). È già capitato in un paio di occasioni, come ad esempio al momento dell’approvazione del disciplinare di produzione.

Quali sono gli obiettivi a breve termine?
Produrre buon vino, limitando sempre di più l’uso di rame e zolfo, migliorando la vitalità dei suoli, incentivando la pulizia e la riduzione dei difetti provenienti da gestioni poco accurate della cantina. È ciò a cui si lavora quotidianamente assieme ai produttori associati, organizzando incontri, webinar formativi e di aggiornamento con professionisti di viticoltura ed enologia naturale. VinNatur non è solo fiere, anzi, occasioni come queste sono solo la punta dell’iceberg.

Chi sono i nemici del vino naturale oggi?
Non ho nessun interesse a condurre una battaglia contro la grande industria. Per paradosso i nostri nemici, oggi, sono i furbetti del naturale che si stanno riciclando. Produttori espulsi dalle associazioni e i naturali dell’ultim’ora che si propongono al pubblico senza sottoporsi ad alcun controllo o certificazione, sfruttando il momento storico favorevole. Non vorrei ritrovarmeli di fronte come interlocutori in qualche contesto.

A proposito, come procede il dialogo con le altre associazioni?
Ci vuol poco a mettersi al tavolo e scrivere un manifesto comune. Il problema fondamentale riguarda i controlli. Senza controlli nessun disciplinare può essere credibile. Come diceva quella pubblicità? La potenza è nulla senza controllo! (ride) Vanno messi i paletti sulle questioni imprescindibili. Con ViniVeri sono stati fatti due incontri (assieme a Vi.Te.) senza trovare purtroppo un punto di incontro, almeno per il momento. Con Vi.Te. stiamo andando avanti e già il fatto di essere riusciti a fare le analisi dei pesticidi a tutti i partecipanti ed organizzare questo evento è molto positivo. Sono ottimista.

E le sfide più a lungo termine?
Ovunque vada, dall’Europa, agli Stati Uniti fino al Giappone, questi vini li chiamano naturali, quindi c’è un’identità di fondo condivisa. I vini naturali oggi sono buoni ed affidabili ma devono ambire a diventare qualcosa di più della copia carbone dei convenzionali. L’aspirazione del vignaiolo dovrebbe essere quella di creare vini in grado di emozionare. Una volta in una conferenza mi hanno chiesto cos’è un’emozione. Ti insegna qualcuno a emozionarti davanti a un tramonto o a un prato in fiore? Mi piacerebbe che il vino naturale fosse in grado di regalare alle persone quel genere di sensazione.


Intanto mi versa due differenti Sassaia 2006 (sì, stessa annata) prodotti CON e SENZA solfiti aggiunti. Al banchetto si scatena il dibattito. A mio parere la versione solfitata ha dalla sua un profilo olfattivo più definito e piacevole, mentre quella senza SO2 si rivela al palato più sfaccettata e originale, come se al vino fosse stata concessa la possibilità di uscire dai binari senza mai deragliare. Azzardo una battuta che non va a segno: “comunque…sass…omigliano”. Solfiti o meno, la cosa davvero sorprendente è che un vino bianco venduto a suo tempo a 4-5 euro sia qui oggi, 17 anni dopo la vendemmia, a suscitare meraviglia. “Era il mio principale obiettivo” rivendica Angiolino con orgoglio.

Il pomeriggio è poi proseguito con gradevoli assaggi assortiti.
Ecco i miei favoriti saltando di palo in frasca tra i 150 banchetti schierati dalle due associazioni.

Valpolicella Superiore Podere Castagnè 2018, Camerani
Marinella Camerani è il motore di Corte Sant’Alda, cantina che di recente ha acquisito due nuovi appezzamenti per dare vita a tre separate linee di prodotti rinnovando anche il marchio aziendale. Podere Castagnè è il frutto della prima vendemmia da una vigna di soli 6 anni piantata dove una volta c’era un pascolo. Peccato per il pascolo, forse, ma il risultato nel bicchiere è di una levità, una leggibilità, un fascino davvero straordinari. Chi ha detto che un grande vino viene sempre e solo da viti vecchie? Top assoluto di giornata.

Chimbanta 2020 Romangia IGT, Tenute Dettori
Da uve monica in purezza, è un trionfo di frutta rossa e aromi di macchia mediterranea disciolti in 18 gradi alcolici senza che l’equilibrio generale abbia a risentirne. È vero che certi vini sembrano fatti apposta per strappare applausi in degustazione per poi faticare a tavola, ma qui si sente il profumo del miracolo. Dedicato a chi afferma che i lieviti indigeni oltre una certa soglia non siano in grado di completare a dovere la fermentazione alcolica.

Foglia Tonda IGT Toscana Rosso 2018, Podere Casaccia
Un vino a base di foglia tonda, uva a bacca rossa autoctona del Chianti, non l’avevo ancora provato. Roberto Moretti è uno degli artefici della riscoperta di questo antico vitigno che sembrava destinato all’estinzione. Sorso profondo, vellutato e goloso, con un’identità molto spiccata. Patrimonio da preservare.

T.N.76 Weissburgunder, Thomas Niedermayr
Thomas sfoggia un catalogo di vini impeccabili da vitigni Piwi, eppure il suo fuoriclasse resta il pinot bianco del quale, nel trambusto da fiera, dimentico di annotare l’annata. Non importa, tutta la produzione è di livello superiore e soprattutto costante di vendemmia in vendemmia. Una garanzia.

Malbec 2019, Bodega Stella Crinita – Mendoza (Argentina)
Menzione speciale per questa piccola cantina della semidesertica Valle de Uco (nuova frontiera del vino argentino) e a suoi vini (da vigne situate a 1.100 metri d’altezza) tutti di ottima qualità, a partire dai gioiosi pet-nat (con sboccatura) fino ai più seriosi Malbec (il mio preferito del lotto), Cabernet Franc e Petit Verdot, fermentati in uova di cemento e invariabilmente prodotti senza solfiti. È un sollievo scoprire che a Mendoza non esistano solo i colossi che monopolizzano il mercato.

Garganega Veneto IGT Taibane 2018, La Biancara
Vino da vendemmia tardiva prodotto esclusivamente nelle annate fortunate. Miele e fiori al naso, ricco e complesso in bocca ma completamente secco e con un’anima minerale che, secondo l’autorevole parere del vignaiolo, è ancora in piena fase di sviluppo. Insomma, chi lo fa l’aspetta; a me piace già adesso, così com’è.

Alto Mincio IGP Garganega Frizzante 2020, Josef
Cedro, pompelmo e tanto sale sostenuti da una bollicina finissima e persistente. Altro giro, altra garganega (con un piccolo saldo di tocai) stavolta frizzante, da 500 piante centenarie (anno di impianto 1922) radicate nella zona sfigata del Garda. Dico sfigata in quanto le colline moreniche dell’alto mantovano, a sud del grande lago, vengono sistematicamente snobbate ed è un vero peccato, almeno a giudicare da questa rifermentazione in bottiglia che Luca Francesconi riesce a rendere migliore anno dopo anno. Un vino vivo ed elettrico, tutt’altro che semplice, da servire fresco e non freddo per poterne apprezzare tutta la ricchezza organolettica. E se avrete la pazienza di attenderlo ancora qualche anno in bottiglia, troverete un tesoro.

Vin Santo di Gambellara Vin de Granaro 2015 Menti Giovanni
A proposito di emozioni forti, quello di Stefano Menti è tra i migliori vini dolci per comuni mortali che mi sia capitato di incontrare nel bicchiere. Da uve garganega appassite 6 mesi con l’antico sistema vicentino detto “picaio” e fatte fermentare in caratelli posizionati nella soffitta dell’edifico settecentesco dove ha sede la cantina. Il dolcissimo, denso, scuro, caleidoscopico nettare che confluisce in poche bottiglie da 37cl è tutto ciò che resta dopo 7 anni di forti escursioni termiche, ossidazione e concentrazione per evaporazione. Provare per credere.

Una considerazione in chiusura. Si stima che il vino naturale rappresenti l’uno percento circa del mercato globale. Il termine, sebbene inadeguato e giuridicamente non consentito, fa comunque ormai parte del linguaggio comune (vedi wikipedia in italiano, francese, inglese, spagnolo…). L’associazionismo ha avuto il merito di favorire la nascita e il consolidamento di uno zoccolo duro di produttori molto attivi nella promozione all’interno della specifica nicchia di mercato, ma è anche responsabile dell’attuale frazionamento delle forze in campo. Fare fronte comune è possibile e porterebbe vantaggi all’intera filiera. Affinchè questo accada è necessario che tutte le associazioni facciano un passo decisivo nella stessa direzione. Il messaggio di VinNatur è molto chiaro: ognuno insegua il proprio sogno e persegua la propria filosofia ma in un contesto condiviso e trasparente di regole e controlli per spazzare via sospetti e ogni forma di ambiguità. Ne va della credibilità dell’intero settore.

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Nicola Cereda

Brianzolo. Cantante e chitarrista dei Circo Fantasma col blues nell'anima, il jazz nel cervello, il rock'n'roll nel cuore, il folk nella memoria e il punk nelle mani. Co-fondatore di Ex-New Centro di arte contemporanea. Project Manager presso una multinazionale di telecomunicazioni. Runner per non morire. Bevo vino con la passione dell’autodidatta e senza un preciso scopo. Ne scrivo per non dimenticare e per liberarmi dai fantasmi delle bottiglie vuote.

33 Commenti

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Spunti davvero interessanti. Grazie!

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Per completezza di informazione, VinNatur è l'unica associazione che, per concedere la certificazione di aderenza al proprio disciplinare, richiede il controllo dell'eventuale presenza di pesticidi nel vino e che prevede controlli periodici a sorteggio casuale da parte di ispettori di Valoritalia (ente certificatore riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali MIPAAF) opportunamente formati da VinNatur.

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Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...immagino che i controlli risultino sempre ok, nei confronti dei pesticidi (presenti,regolarmente, in tutti i vini convenzionali nel 99,37% dei casi...)......

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Non propriamente. I produttori positivi per tre anni venivano gentilmente invitati a lasciare l'associazione senza che il motivo venisse divulgato per non rovinare la reputazione degli espulsi. Ora il periodo è stato ridotto a un anno. Clamoroso il caso di un produttore certificato biologico trovato positivo a qualcosa tipo 6 princìpi attivi di pesticidi differenti. Maule nell'intervista si riferisce proprio a quei produttori "naturali" buttati fuori dalla porta e rientrati dalla finestra.

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Allo stesso modo conosco produttori in regime di lotta integrata che, aderendo ad uno specifico programma di una multinazionale chimica, hanno ottenuto il risultato zero pesticidi residui (con tanto di analisi Accredia).

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Infine gli ispettori di Valoritalia per Vinnatur controllano vigneti, cantine, registri, bolle, fatture e quant'altro necessario a verificare l'effettiva aderenza al relativo disciplinare. Quindi non solo pesticidi.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Come qualsiasi audit... Senza in alcuno modo intaccare la credibilità degli audit a sistemi di gestione, processi, prodotti/servizi, persone, soprattutto quelli svolti da OdC accreditati e/o notificati (non si dice "riconosciuti"), è bene che la gente non informata sappia che questi sono IMPRESE che emettono fattura al cliente (c'è un contratto di libero mercato). Idem quando si parla di laboratori e quindi prove/tarature. Ovviamente, gli OdC/laboratori devono applicare norme ISO e regolamenti che riducono il rischio di giudidizio non veritiero (credibilità e indipendenza). Tanto dovevo per amore di precisione.

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Giuseppe

circa 1 anno fa - Link

Ah come sarebbe bello il mondo se "...l’essere umano fosse fondamentalmente buono..." purtroppo e' proprio come dici tu. E non serve che sia anche un esigua minoranza a non esserlo, purtroppo basta davvero poco a vanificare sforzi e buoni propositi. Comunque complimenti per l'articolo riesci sempre a informare sullo sfaccettato mondo del "naturale" con obiettivita' e passione, grazie

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marcow

circa 1 anno fa - Link

È incredibile che a parlare di controlli sia il presidente di un'associazione. ____ Un altro passaggio che mi ha colpito dell'intervista è quello relativo al fatto che un vino dovrebbe emozionare. Ora, il discorso andrebbe approfondito perché non ho compreso bene cosa si intendesse dire quando si mette in relazione la capacità di un vino di emozionare all'assenza della solforosa. È corretto dedurre che, seguendo questa logica, un vino contenente solforosa non potrà mai emozionare? Voi siete convinti che per emozionare basta eliminare la solforosa? ____ Sui controlli nell'articolo si legge che prima chi sgarrava veniva sospeso dall'associazione per 3 anni e poi è stato ridotto a 1 anno di sospensione. Questo sembra contraddire la logica di chi vuole controlli seri. ____ A Nic Marsél, che seguo sempre con simpatia e stima, chiedo di spiegare meglio questo pensiero: "Allo stesso modo conosco produttori in regime di lotta integrata che, aderendo ad uno specifico programma di una multinazionale chimica, hanno ottenuto il risultato zero pesticidi residui (con tanto di analisi Accredia)”(Dall'articolo) Saluti

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Ciao Marco, non sospeso ma espulso dall'associazione. All'inizio VinNatur concedeva attenuanti ai produttori trovati positivi ai controlli con un piano di rientro. Ora la positività implica l'espulsione. Per il resto intendevo semplicemente rispondere alla provocazione di Vinogodi: è evidente che si possa produrre vino senza residui di pesticidi anche senza far parte di associazioni naturali. Tanto è vero che ricordo questo programma gratuito (per un solo anno) di una multinazionale chimica che garantiva questo risultato attraverso l'uso di un proprio prodotto (non biologico) utilizzato secondo determinate modalità. Ho visto di persona i risultati delle analisi. Questo per dire che comunque, per il naturale, non è sufficiente fermarsi ai residui dei pesticidi o limitarsi alle dosi di solforosa.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Grazie per la risposta, Nick. __ Sui controlli. In generale, per tutte le tipologie di vino: convenzionali, biologici, biodinamici ecc... Poiché è praticamente impossibile avere un sistema di controlli efficaci al 100% io penso che un modo semplice per spingere i produttori a non sgarrare e a rispettare i disciplinari e, in generale, la legislazione di settore sia un sistema di sanzioni molto pesanti. In Italia non si vuole un sistema statale di controlli efficienti: spesso ho letto sui food e wine blog italiani famosi che "i controlli sono soltanto formalità burocratiche da limitare il più possibile". E, figuriamoci, se si vuole un sistema di sanzioni pesanti. Per quanto riguarda il particolare settore dei vini biodinamici e naturali(C.D.) non sono "credibili"(uso la stessa parola di Maule) ... secondo me... gli attuali sistemi di controllo e non lo saranno mai perché non è lo stato ad organizzarli e gestirli.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

marcow: è vero in parte quello che dici (vedi sopra). Dunque: 1) le ispezioni le eseguono enti pubblici 2) gli audit di certificazione (per le DO, il bio, i sistemi di gestione, etc.) li eseguono gli OdC che devono essere accreditati e, quando previsto per legge, notificati (idem le prove, correlate o meno a certificazioni). Ma, come scrivevo sopra, gli OdC sono delle imprese (jn pratica l'ente pubblico, in conformità alle direttive/regolamenti UE, dà in outsourcing un'attività "privata" ma necessaria (se previsto) in ambito regolamentato. Chi conosce la materia sa queste "finezze". Invece, in giro la confusione è enorme.

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Grazie del chiarimento. In questo caso, tecnicamente, si parlerà quindi di audit da parte di un OdC accreditato, pagato per erogare la prestazione. Al di là della terminologia non capisco l'impatto dato che questo non va ad inficiare l'attendibilità dei controlli.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

L'impatto è di stampo terminologico e, per chi ignora la materia, di stampo informativo. Sull'attendibilità delle valutazioni (non "controlli") mi sono già espresso sopra e pertanto il mio giudizio (abbastanza positivo) è chiaro. Non riferendomi necessariamente a lei: in giro (il "mondo del vino") l'ignoranza su questi temi e altri ignoti agli influencer/mescitori è crassa e trionfante (l'ho dimostrato anche su questo apprezzabile spazio).

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Ruggero Romani

circa 1 anno fa - Link

Anche il disgusto è un'emozione...

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marcow

circa 1 anno fa - Link

A proposito di SOCIETÀ di CERTIFICAZIONE oggi sull'Espresso un articolo che riprende alcuni argomenti del dibattito stimolato dall'articolo di Nic Marsél. Dall'Espresso: "Foreste distrutte col certificato verde: lo scandalo mondiale delle etichette eco "Le aziende pagano attestati e marchi di sostenibilità. Ma almeno 347 società promosse sono state accusate o condannate per gravi violazioni ambientali. L’inchiesta dell’Espresso con il consorzio Icij e IrpiMedia sul greenwashing e il finto ecologismox [...] L'inchiesta ha identificato 48 SOCIETÀ di CERTIFICAZIONE che hanno rilasciato attestati di sostenibilità ambientale a imprese che erano già accusate di aver devastato riserve naturali e oasi verdi, falsificato permessi e organizzato commerci illegali di legno e prodotti derivati. I documenti raccolti mostrano che negli ultimi 25 anni, dal 1998 all'inizio del 2023, almeno 347 aziende del settore del legname hanno ottenuto certificazioni ecologiche anche se erano state denunciate pubblicamente, per gravi violazioni ambientali, da autorità locali, grandi organizzazioni ecologiste e spesso anche da agenzie statali. Almeno 50 di queste società hanno potuto vendere prodotti in legno con le etichette verdi di sostenibilità perfino dopo essere state sanzionate o condannate nei processi. E questa mole di casi è solo la parte visibile del problema: molti governi non pubblicano i nomi delle aziende (e dei manager) responsabili dei reati ambientali" (Brani estratti dall'articolo dell'Espresso) ______ Questo è il link: "Foreste distrutte col certificato verde: lo scandalo mondiale delle etichette eco" - L'Espresso https://espresso.repubblica.it/inchieste/2023/03/01/news/foreste_distrutte_certificato_verde-390076047/

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Come potete constatare qualunque sistema di controllo, pubblico e/o privato, non è efficace se il tasso di corruzione della società in cui opera è elevato. Ora, se pensate che la corruzione ha investito le più alte cariche dell'Unione Europea ed entra nei tribunali e condiziona le sentenze potete immaginare quanto sia difficile avere dei sistemi di controllo efficaci. In una nazione come l'Italia dove la corruzione è endemica.

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Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...bene, parliamo di certificazioni: ha credibilita' un sistema dove la " terza parte" e' pagata dal committente? Per me una leggera contraddizione. PS: uno dei piu' grandi laboratori italiani, di Modena con cui collaboro da oltre trent'anni e del quale conosco l'AD e socio di maggioranza, mi ha candidamente confidato che su circa (...circa, per difetto...)10.0000 campioni di vini analizzati per multiresiduali, solo lo 0.25% ha mostrato valori non consentiti dalla legge ( non da fantomatici e fantadiosi disciplinari) . Senza distinzione fra convenzionali, bio o ...naturali . Cosi' confermo , similmente, su analisi di prodotto finito di altri vegetali e derivati ( fatti dal mio laboratorio interno, parlo di milioni di quintali ). Tutto cio' senza entrare nel merito dell' impatto ambientale, che, secondo me, sarebbe il vero focus e su cui puntare e dirottare la comunicazione. Perche' il residuale su prodotti finiti dev' essere a prescindere entro i limiti di legge, severissima. Se smettiamo di dire ...imprecisioni ( mi stava scappando "scemate" , per fortuna mi sono trattenuto) in merito, ringrazio sentitamente...

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Tu parli di limiti di legge, che si danno per scontati, mentre Vinnatur parla di zero residui che è un passo oltre in quanto presuppone un impatto ambientale ulteriormente ridotto. Poi quanto tutto questo sia marketing non saprei dire. Di certo l'approccio dell'associazione è chiaro e trasparente al contrario di altre. Tutto il vino messo in commercio (salvo frodi e sofisticazioni) rispetta le leggi vigenti. Il vino naturale si propone di soddisfare requisiti ben più restrittivi. Nessuno è obbligato a produrre "vino naturale" ma se lo dichiara è auspicabile la possibilità di controllo, anche solo per il presunto beneficio nel posizionamento sul mercato.

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

PS Avere residui sotto i limiti di legge per 200 diverse sostanze (tanti sono i principi attivi ricercati da Vinnatur) è palesemente diverso da avere zero residui su ognuna delle stesse 200 sostanze. PPS chi controlla i controllori? In questo caso il MIPAAF, quindi non credo ci siano differenze (in termini di credibilità) con la certificazione biologica, giusto per capirci. Potrei sbagliare (in buona fede) ma sono certo che gli esperti mi correggeranno :-)

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vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...guarda : lavoravo 50.000 q.li di pomodoro biologico per una linea dedicata e avevano un profilo residuale addirittura 5% superiore al milione di q.li di pomodoro convenzionale ( biocidi spontanei di difesa superficiale?) . Idem per altra mezza dozzina di verdure . Quindi adozione di lavaggio energico per entrambi le tipologie . Risultato : sul prodotto finito " zero residuo" in entrambi, altrochè limiti di legge. Ribadisco : la sostenibilità ambientale non ha nulla a che vedere con la fuffa del residuo zero su un prodotto finito . Fa il paio con la scemenza che il vino naturale fa meno male di quello convenzionale . Da ecologista convinto ( e fondamentalista) , dico che è sui controlli "in campo" che dobbiamo concentrare gli sforzi con verifiche serie di terza parte indipendenti , frequenti e codificate . E' l'ambiente , che va salvaguardato e tutelato , perchè alla salute del cittadino ci pensa già il legislatore, su indicazione della comunità scientifica. La comunicazione markettara ormai è ... "insostenibile" per le gonadi degli addetti ai lavori ... quelli veri... quindi sforziamoci di rendere "sostenibile" anche questo aspetto ...

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Dai, però nessuna associazione va in giro a dire che il vino naturale è più sano... Magari potresti sentir dire che se fa meno male all'ambiente farà meno male anche a chi lo abita. Sono passati 15 anni e vedo solo Vinnatur (che non mi paga e a cui non sono associato) fare passi avanti, come ad esempio coi controlli in campo. Però alla fine chi dovrebbe fare sti controlli? Qualche ente benefico? Più di un certificatore controllato dallo stato potrebbe esserci solo lo stato, ma non avrebbe alcun senso. Piuttosto mi chiedo da sempre per quale motivo nessuna associazione obbliga l'etichetta trasparente. Magari mettendo a disposizione degli esperti per evitare di incappare in sanzioni.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

I commenti postati da quelli che ne sanno (in pratica e in teoria) li si riconosce subito (almeno io li riconosco). Parlo dell'ultimo sopra di Vinogodi. Esattamente, come riconosco le fuffe.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Si, c'è un piccolo errore: gli OdC sono ispezionati (uso il termine corretto) dall'EdA unico (Accredia per lo stato membro Italia) e questa agisce su mandato ministeriale (in seno alle prescrizioni UE). Ovviamente, compliance norme ISO e requisiti di legge.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Ah: sebbene Accredia abbia soci anche istituzionali, anch'essa fa fattura ai soggetti che accredita. E i soggetti, come i loro clienti, possono contestare le decisioni e/o ricusare gli ispettori (non auditor, ispettori). E financo Accredia è valutata (da EA, IAF e, quando applicabile, organi governativi).

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Il numero di positività riscontrate e le relative espulsioni (comunque in decremento col passare degli anni) sembrano raccontare una storia (forse in viticoltura) molto diversa. A maggior ragione in considerazione del fatto che si sta parlando di una nicchia dove tutti si autocertificano buoni, puliti e giusti. Le analisi sui pesticidi sono solo il biglietto di ingresso per Vinnatur. Che le altre associazioni non accettino di giocare a quel tavolo non fa che gettare ombra sull'immagine generale dei produttori cosiddetti naturali. Poi Vinnatur mette in atto una serie di ulteriori controlli che di anno in anno cerca di rendere più efficienti ed efficaci con tutti i limiti insiti nelle certificazioni (di cui non credo possa assumersi la colpa). Potrebbe fare meglio? Avete qui spazio per critiche e suggerimenti.

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Paolo

circa 1 anno fa - Link

@Vinogodi: certo che c'è un problema se la terza parte è pagata dal committente, ma non hai alternative, temo. Chi altrimenti dovrebbe coprire quel costo? Succede anche in altri campi: da chi son pagati i "revisori dei conti" che dovrebbero essere i cani da guardia delle società quotate? Alcuni anni fa da queste parti nacque un certo dibattito sul tema, a causa di problemucci con una società di Collecchio. Non mi risulta che il sistema dei revisori abbia poi avuto stravolgimenti a seguito di questo evento, forse marginale nella scala dei problemi dell'universo. L'apparentemente farraginoso e complicato sistema delle certificazioni da voi descritto cerca di realizzare al meglio la sorveglianza, sapendo che non può essere efficace al 100%. Sono piuttosto d'accordo sul problema del focus: i controlli si svolgono in un quadro di obiettivi che, oggigiorno, sono chiaramente incompleti se guardiamo alla sostenibilità della filiera produttiva, dal campo al consumo. Concentrarsi sulla cantina e sul prodotto è limitante e in parte fuorviante.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Vinogodi: "... ha credibilita’ un sistema dove la ” terza parte” e’ pagata dal committente?" Riprendo un passaggio di Vinogodi. E lo riformulo a modo mio. ______ Quanto può essere INDIPENDENTE la società privata che effettua i controlli dell'associazione VinNatur? L'associazione VinNatur paga la società che effettua i controlli e, semplicemente per questo motivo, NON è INDIPENDENTE. È un concetto che è stato ribadito anche parlando della comunicazione e della critica eno-gastronomica quando queste prendono soldi con la pubblicità delle società che dovrebbero valutare con ... Indipendenza. Detto con altre parole. Un soggetto A che prende soldi da un altro soggetto B per svolgere un precisa attività dipende dal soggetto B. A rendere più problematica la situazione è che l'attività da svolgere è molto delicata. Valutare la correttezza e l'onestà dei soci dell'associazione. ____ Il passaggio successivo e conseguenziale è questo: chi non è Indipendente non è credibile. La Credibilità, in qualsiasi settore della vita sociale dipende dal grado di indipendenza. Un giornalista servile non è credibile anche se siamo così immersi in un sistema mediatico non indipendente che accettiamo ormai supinamente e acriticamente quello che dai media viene trasmesso.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

"Esattamente, come riconosco le fuffe" __ Caro Sisto, io ho ripreso un pensiero di Vinogodi che tu "accrediti" come uno che sa per motivi professionali. Ammetto di non avere certe competenze, ma avrei voluto che tu entrassi nel "merito" della fuffa che ho scritto. E la sintetizzo con le parole di Vinogodi: "ha credibilita’ un sistema dove la ” terza parte” e’ pagata dal committente?”

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

@marcow Ah; ma guarda che stavo parlando in generale (altri articoli, altri commenti, altri commentatori)! Non l'ho esplicitato perché se mi fosse riferito a te, ovviamente, l'avrei esplicitato, dettagliato, motivato, confezionato. Ma anche se mi fossi riferito a questo articolo e i suoi commenti, l'avrei fatto, come sempre. Era una chiosa! Classico malinteso, ciao.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Invece, se vuoi un commento ulteriore sul merito, eccola qui. Le valutazioni di parte terza nel settore privato è notorio che hanno questa caratteristica (il valutato paga il valutatore). Le misure in atto tentano di ridurre il rischio di giudizio non veritiero ma non si potrà mai annullare.

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marcow

circa 1 anno fa - Link

Grazie per la risposta, Sisto. __ Vorrei aggiungere qualcosa. 1 Occorre distinguere l'opinione espressa da Vinogodi dal fatto che così si fa e che non si può fare diversamente. L'opinione espressa nella breve frase di Vinogodi, e da me ripresa, non perde assolutamente di forza argomentativa. Infatti nessuno ha attaccato il concetto che non c'è, in questo caso, indipendenza. Queste società private, invece, in altre situazioni, svolgono la loro attività di controllo a pagamento ma non controllano CHI li paga. E,in questi casi, operano con maggior indipendenza. ____ 2 Aggiungo ancora. Dai primi disciplinari a queste ultime modalità di controllo l'associazione di Maule ha sicuramente fatto dei passi notevoli. Anche guardando alla metodica Demeter. __ 3 È apprezzabili, infine, che è stato il presidente dell'associazione a pronunciare quelle parole sulla CREDIBILITÀ. È un concetto su cui mi soffermo spesso nei dibattiti del blog insieme a quello di Indipendenza a cui è strettamente collegato. (Non c'è credibilità senza indipendenza) __ Per concludere. Appurato che il sistema adottato di controllo non è perfetto (tutti quelli che lo sostengono nel dibattito non hanno potuto dire il contrario) si può fare qualcosa per aumentare il rispetto delle regole e delle leggi da parte dei produttori? Io la mia proposta l'ho detta nel primo commento. Dubito che possa trovare consenso tra iproduttori: e questo è comprensibile. Ma ancora più incomprensibile è che a essere contrari siano i bevitori, gli appassionati di vino e i comunicatori e critici del vino. -- Cordiali saluti, Sisto.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Si ci sarebbero N possibilità, non so neppure da che parte cominciare ma non so quante percorribili. 1) i produttori di vino naturale pubblicano su spazio web apposito tutti gli audit report e tutti i test report (analitici, su tutti i parametri) sia di cantina che di campagna 2) pubblicano il registro di cantina 3) accettano e fanno eseguire i mistery audit 4) etc etc etc 5) si mettono d'accordo, vanno in UNI, realizzano una UNI/PdR come si deve, mettono i soldi in un conto e l'OdC è pagato tramite il conto comune dopo che ha eseguito l'audit a TUTTI. Si rilascia un bollino di "vino..." che è l'unico che dimostra di aver avuto un esame indipendente e di conformità rispetto alla UNI Altrimenti, saremo alle solite: occorre fidarsi del produttore ed, eventualmente, dello statuto associativo.

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