Alta Langa, l’<i>affaire</i> delle modifiche al disciplinare si ingrossa

Alta Langa, l’affaire delle modifiche al disciplinare si ingrossa

di Michele Antonio Fino

Alla fine è arrivata la dichiarazione-bomba di Giorgi Rivetti sulle recenti vicende dell’Alta Langa: «Più attenzione alle esigenze dei piccoli produttori e a un percorso di assoluta qualità. Altrimenti il rischio è che molti escano dal progetto».

Dopo il pasticcio brutto di una modifica di disciplinare passata per una manciata di voti, con certi trasformismi da fare impallidire Saragat, il Consorzio di Tutela dominato dai numeri dei big pensava di avere messo in cassaforte le scelte che vi avevamo raccontato in Alta Langa, bassi istinti. (Cinque quesiti sul nuovo disciplinare).

In particolare, e nonostante il voto contrario di un consigliere di amministrazione di peso come Sergio Germano, l’assemblea del 26 ottobre scorso aveva approvato la contestatissima norma che impone, se si fa la sboccatura presso un contoterzista, di scriverlo in etichetta indicando per esteso il nome e l’indirizzo di quest’ultimo. Una norma, dice expressis verbis Rivetti, contro i piccoli in generale e sostanzialmente ad personam: l’unica azienda sul territorio a svolgere questa attività per decine di operatori è la Enosol di Neive (CN). Ma soprattutto una norma doppiamente iniqua.

Iniqua perché se Enosol viene con la propria postazione mobile a fare lo stesso lavoro preso la cantina di cui effettua la sboccatura, non si deve indicare nulla in etichetta: stessa lavorazione, stesso macchinario, stesse persone che fanno il lavoro, ma niente indicazioni in etichetta, con buona pace dell’uguaglianza giuridica, che consisterebbe poi sempre nel trattare nello stesso modo situazioni simili e in modo diverso situazioni dissimili.

E poi, una norma iniqua perché nel frattempo, ricorda opportunamente Rivetti, si continua tranquillamente a permettere il commercio di bottiglie sur lattes, ovvero in affinamento, senza alcun obbligo di informare il consumatore: quest’ultimo può comprare una bottiglia di Alfa, che in realtà è stata riempita da Beta, con vino fatto da Gamma, e non saprà mai un bel nulla. Però, se Alfa porta le bottiglie a sboccare in quel di Neive, l’etichetta glielo dirà. Quando si dice privilegiare le informazioni rilevanti per i consumatori.

Insomma, il Consorzio che solo pochi giorni fa, a beneficio dell’inclito (ancorché localissimo) pubblico, celebrava le proprie sorti progressive e i successi sfolgoranti, sembra avere più di un problema da gestire, visto che Contratto non produce esattamente duemila bottiglie ma è una delle quattro cantine-cattedrali di Canelli oltre che una delle più antiche maison spumantiere del Paese.

Ci sentiamo di fare una riflessione, in attesa delle prossime puntate.
Già si vocifera – e Intravino ha a proprie mani un documento che lo attesta – come nella proposta di gestione dei nuovi impianti, il mai domo Consorzio vorrebbe premiare quelle aziende che NON fanno la sboccatura presso contoterzisti, il che certifica l’impressione di una modifica di disciplinare voluta dai maggiorenti in odio ai piccoli, ma non senza qualche ulteriore interesse.

Si direbbe, davvero tristissima la sorte dei Consorzi di Tutela quando chi li regge non si rende conto di due cose:
a) la dittatura della maggioranza NON è l’espressione della democrazia;
b) fare gli interessi della propria parte, quando si governa, è meschino e controproducente perché dimostra miopia, dilania il tessuto che sorregge l’istituzione, stimola la voglia di rivalsa invece della condivisione degli obbiettivi.

Speriamo davvero che l’anno nuovo porti un pronto recupero della capacità di interpretare il territorio e preparare il futuro da parte dei maggiorenti delle bollicine metodo classico made in Piedmont.

9 Commenti

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AG

circa 1 anno fa - Link

Complimenti! Articolo di rara chiarezza, completezza e profondità, degno della sua competenza.

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

Condivido. Fa da contrappeso a quelli (addirittura ancora pubblicati nel 2022) in cui si sostengono/riportano corbellerie (puntualmente smentite, con le Pezze di Appoggio, anche dal sottoscritto). Voi date da studiare ai sommelier "Vineyards, rocks and soils" (Alex Maltman) e il 90% delle loro fregnacce (terroir, mineralità, ecc) è distrutto. Non parliamo poi se studiassero qualche ISO su come si fa assaggio (quello vero).

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Stefano Cinelli Colombini

circa 1 anno fa - Link

Non conosco bene come chi scrive questa specifica situazione, però un suggerimento da un amico e collega credo che sia legittimo. Concordo che il ricorso alla maggioranza non sia il sistema più indolore e privo di conseguenze che esista, però la frase "dittatura della maggioranza" è un ossimoro. Non ha senso se non come paradosso. Qui a Montalcino abbiamo sempre discusso a lungo le questioni cruciali, anche molto duramente, e questo ha fatto si che quando siamo andati a votare le maggioranze fossero sempre sopra l'ottanta o ottantacinque per cento e chi ha perso si è adeguato senza proteste. E poi siamo ripartiti insieme. Non so se un sistema simile possa essere possibile in Langa, ma forse potrebbe aiutare.

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Michele A. Fino

circa 1 anno fa - Link

Caro Stefano, A Montalcino, discutendo e rgagiungendo i livelli di consenso che richiami, avete sempre evitato molto opportunamente la dittatura della maggioranza. Che certamente in quanto sintagma rappresenta un ossimoro, ma un ossimoro pieno di significato, in quanto sottolinea l'uso sistematico della maggioranza numerica per eludere la discussione, il dialogo, la composizione di interessi. E in questo caso, anche la tutela dell'uguaglianza sostanziale. Non a caso il consorzio di Montalcino è un esempio di solidità

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Se vogliamo davvero competere in qualità con i player mondiali a livello di rifermentazione in bottiglia, dobbiamo avere slanci di coraggio non banali. Troppo spesso i concetti di prezzo, valore e costo sono fuori dalla comprensione dei consorzi e dei produttori stessi. Farne meno, farlo buono…

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Sisto

circa 1 anno fa - Link

I consumatori della prima DO italiana ( e probabilmente mondiale) per volumi di vendita non la pensano così. Nel mercato chi vende di più ha sempre ragione, specie se il prodotto/servizio è rivolto alla persona fisica. N volte ho ricordato le prime 20 DO italiane per vendita, così tanto per smentire chi straparla di "denominazioni di successo". Per non parlare del fatto che il fantomatico "buono" e il termine più insulso e privo di significato (misurato, oggettivato, riconosciuto) che ci sia quando si parla di prodotti agronomici ovvero quelli valutati dal consumatore. Che è l'unico soggetto che conta veramente (per il produttore/venditore).

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

I consumatori della prima doc mondiale se ne fregano del concetto di marginalità e programmi. E su quella è stato fatto un lavorone a livello di condivisione e politica. Chi vuol provare a crescere, deve necessariamente evolversi e pensare a un lavoro complessivo, non solo al prodotto. E le denominazioni di successo sono quelle che hanno stretto, chiarito, semplificato…

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Andrea

circa 1 anno fa - Link

Non conosco bene il disciplinare da cosa si sente e molto chiuso....... fare crecere un prodotto vuol dire dare crescita ad un territorio e dare lavoro a più aziende con un controllo mirato,sulla qualità del prodotto, i grandi non devono essere ostacolo o impauriti dai piccoli anzi dovrebbero essere una guida per i piccoli. I gaja e contorno,non hanno paura o si preoccupano dei piccoli anzi aiutano piccole aziende a crescere la cosa lmportante mandare dei prodotti sul mercato non farlocchi, un grande prodotto deve essere centrato sulla territorialità generale e non nelle mani di poche aziende

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Giacomo

circa 1 anno fa - Link

Impunite mascherine, le conosco , e da decenni. Avanti così, un po' di spazio nel mercato c'è ancora, prima che sbattiate il naso.

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